Mese per mese

Giugno. Annaffiare le piante tutte le sere con acqua a temperatura ambiente; cominciare le concimazioni liquide settimanali o quindicinali (a seconda delle esigenze della pianta); terminare la piantagione dei fiori annuali estivi e degli ortaggi.

Luglio. Fare talee e margotte di arbusti e piccoli alberi; stendere una rete ombreggiante se l’insolazione eccessiva prostra le piante. Agosto. Annaffiare regolarmente ogni sera dopo il tramonto.

Il proverbio sul quale meditare. Dio nus uardi simpri dal sut, ma fra lis Madonis piês di dut. Creato dalla saggezza contadina friulana di ieri, calza a pennello anche per le terrazze urbane di oggi: «Dio ci guardi sempre dalla siccità, ma più che tutto fra le due Madonne». Le madonne sono quella del Carmine (16 luglio) e l’Assunta (15 agosto). Il periodo a cavallo tra i due mesi più caldi d’estate è cruciale per le piante in vaso, in quanto la temperatura elevata ne surriscalda le radici e provoca la rapida evaporazione dell’umidità. Per quanto si annaffi con cura, il problema si ripresenterà sempre, a meno di adottare qualche piccolo accorgimento: vasi di plastica (al contrario della terracotta, che è porosa, non consente l’evaporazione attraverso le pareti), una pacciamatura di compost in superficie, una rete ombreggiante o l’allestimento dei vasi a gruppi perché possano farsi un po’ d’ombra tra loro.

Estate sul balcone e in casa

155. Una dozzina di fiori estivi invece dei soliti gerani

• Acroclinio. Fiori che sembrano di carta, bianchi e rosa a margherita, perfetti per terrazze con sole accecante e senz’acqua. Stesse esigenze per l’elicriso.

• Agerato nano. Fiori azzurro-violetti o rosei sino all’autunno, vuole mezz’ombra e fresco. Eccellente a copertura di grandi vasi con arbusti e alberetti.

• Alisso. Bianco o violetto, alto solo 10 cm, copre qualsiasi angolo vuoto in balcone e si dissemina da un anno all’altro. Vuole sole, terriccio sabbioso, poca acqua e qualche concimazione. Ottima soluzione per fessure di pavimentazione e muretti.

• Bocca di leone. Popolare e generosa, vuole molto sole e terra ricca e piuttosto asciutta. Se si trova bene si dissemina allegramente. Per i vasi meglio una varietà nana.

• Clarkia. Poco nota, ma facilissima da coltivare al sole, soprattutto nelle fioriere insieme agli arbusti acidofili. Sono più belle le varietà doppie, vuole vasi profondi almeno 25 cm.

• Cosmos. Con i suoi fiori bianchi o rosei e il suo fogliame fine e vaporoso rallegra per mesi le terrazze al sole e in mezz’ombra e con le sue radici migliora il terriccio. Scegliere una varietà nana (anche se andrà meno bene da taglio).

• Diascia. Aspetto fragile per una robustissima bellezza d’estate ancora misconosciuta. Una nuvola di fiori curiosi rosa, salmone o porpora chiaro da maggio a settembre su steli ricadenti, al sole o in mezz’ombra e con terriccio fertile e fresco.

• Nasturzio. Generosissimo, più in mezz’ombra che in pieno sole. Buon terriccio fertile e drenato, annaffiature regolari, qualche concimazione garantiscono fiori gialli, arancioni e rossi sino a ottobre. I più abili lo ritirano a fine stagione e lo trattano come perenne.

• Petunia. Campione di floribundità, diretta concorrente dei gerani, ama il sole e il terriccio sempre fresco e ben concimato. Alcune varietà profumano di vaniglia.

• Portulaca. Ottima soluzione come tappezzante nei vasi per mantenere il terriccio in ombra, forma al sole e al caldo una distesa di fiori multicolori che necessitano di minime annaffiature.

• Tagete. Giallo, arancio e bruno a volontà sino a fine ottobre. Meglio il sole, acqua quotidiana e concimazioni liquide settimanali, ma sa farne senza da vero campione di adattabilità.

• Verbena grandiflora. Perfetta nelle cassette da balcone, migliore dei gerani parigini in pieno sole (dove questi entrano in sofferenza), forma cespuglietti larghi e ricadenti sino a ottobre. Il segreto: modeste annaffiature, buone concimazioni.

156. Piante di casa in villeggiatura

È solo questione di trovare la location adatta, poi nei mesi estivi le vostre piante da interni, sempre al confino tra quattro mura, saranno più che felici di assaporare i piaceri e i vantaggi dell’aria aperta. Perciò mandatele in villeggiatura sul balcone sin da inizio giugno, ma attenti: niente sole diretto, la tintarella per loro si risolverebbe in una tragica scottatura della vegetazione.

Solo le cosiddette piante grasse ambiscono a rosolarsi al sole, d’altronde loro vengono dai deserti assolati, mentre dracene, felci, orchidee, croton e clivie, insieme alla stragrande maggioranza delle piante verdi, provengono dalle foreste subtropicali, dove vivono protette all’ombra dei grandi alberi e in un ambiente caldo e umido.

Proprio ricordando la loro origine sarete così gentili da offrire un soggiorno all’aperto con tutti i comfort del caso: disposizione a gruppi per ricreare un microambiente umido, ombreggiamento luminoso, annaffiature quotidiane, anche delle foglie, dopo il tramonto del sole, una concimazione liquida insieme all’acqua di annaffiatura ogni 15 giorni. In quanto alle succulente, tanto sole e, per quanto sembri impossibile, tanta acqua ogni giorno. Ma che il terriccio sia drenato abbastanza perché l’umidità duri il tempo di una corroborante rinfrescata.

157. Nutrire e moltiplicare

• Come nutrire le piante in vaso. A inizio stagione tenere nell’armadietto dei prodotti per il giardinaggio una confezione di concime liquido per piante verdi ricco di azoto (meglio di origine organica, come sangue secco, guano o carniccio liquido) e una confezione di concime liquido per piante da fiore, più ricco di fosforo e potassio. Stabilire un giorno della settimana, sempre lo stesso, per diluire il concime nell’acqua di annaffiatura e somministrare, di sera, dopo una leggera annaffiatura con sola acqua per inumidire il terriccio dei vasi. Per le piante da appartamento sospendere le concimazioni a metà settembre, per quelle del balcone proseguire altre due o tre settimane, se sono ancora in fioritura.

• Come fare talee. Da fine luglio a tutto agosto si possono moltiplicare per talea arbusti da vaso come ortensie, oleandri e bossi, rampicanti come clematidi e falsi gelsomini (Rhincospermum jasminoides ), erbacee suffruticose (cioè con base legnosa) come gerani e fucsie. Si asportano porzioni di rami semilegnosi da ridurre a 15 cm di lunghezza; tolte tutte le foglie escluse le due superiori, si immerge la base in polvere ormonale prima di interrare le talee, a gruppi, in vasi riempiti con un miscuglio di terriccio e agriperlite. Annaffiate e coperte con un sacchetto di plastica trasparente (da mantenere sollevato con tre bastoncini piantati nel vaso), ci vorranno tre o quattro settimane perché le talee mettano radici e diventino nuove piante, da rinvasare e far crescere sino alla piantagione definitiva la primavera seguente. Il momento giusto per procedere alla separazione è forse l’unico momento problematico di un metodo di moltiplicazione altrimenti facilissimo e sicuro. Sicché, prima di tagliare sbirciate nell’involucro senza rimuoverlo. Quanto meno dovrete vedere alcune radici che si fanno strada nel substrato di coltura.

• Come fare margotte. Se volete riprodurre un ficus, un melograno, una camelia, un acero giapponese o altre piante della vostra collezione e ottenere un esemplare già sviluppato e con la base legnosa, da giugno ad agosto individuate il ramo (o il fusto) e il punto dove sollecitare l’emissione di nuove radici. Praticate due incisioni superficiali e parallele e asportate un anello di corteccia alto circa 1,5 cm. Spennellate sul legno messo a nudo un po’ di polvere radicante e, poco sotto a questa zona, legate un pezzo di tessuto geotessile nero. Intorno all’anello scortecciato formate con il telo un cartoccio, riempitelo di torba umida e agriperlite in parti uguali e richiudetelo in alto in modo da formare una saccoccia gonfia. Bagnate di tanto in tanto con una siringa perché il substrato umido e caldo sia favorevole alla formazione di radici. Potrete dividere la nuova pianta recidendola al di sotto della margotta un paio di mesi dopo o più.

158. Una tinozza, una storia

Scommettiamo che anche un balconcino di città può avere il suo laghetto? E, allora, seguite il vostro maestro giardiniere e adattate la sua ricetta alle esigenze di spazio e ai vostri gusti. Ingredienti: un mastello di legno o un cachepot di plastica spessa profondo almeno 40-50 cm e con imboccatura larga, un telo di plastica nera (meglio quello apposito da laghetti), un mezzo secchio di terra pesante e grassa, un loto nano (oppure una ninfea, un iris acquatico, una tifa o altra specie di dimensioni contenute), un giacinto d’acqua (o un’altra galleggiante minuta, come lattuga d’acqua, o piccole felci come la salvinia e l’azolla), un pezzetto di pianta sommersa ossigenante come l’elodea o il ceratofillo, due pesciolini gambusia o un pesciolino rosso. Sistemate il contenitore in mezz’ombra (al sole in estate si surriscalderebbe), rivestite le pareti con il telo, versate sul fondo la terra e colmate con acqua. Dopo un giorno appoggiate sul fondo melmoso un vaso di loto nano (‘Momo Botan’, ‘Pink Ball’, entrambi a fiori doppi rosa carico; ‘Fu Zuo Lian’, ‘Baby Snow-Flake’ bianchi ecc.), deponete in superficie il giacinto acquatico e il pezzetto di ossigenante. Per ultimi immettete i pesciolini.

Succederà che, soprattutto se avrete inserito nella terra del vaso una cialda di concime a lenta cessione prima della piantagione, otterrete una magnifica fioritura, richiamerete forme di vita di ogni genere, zanzare comprese attratte dall’acqua tiepida per la deposizione delle uova, ma i pesciolini si nutriranno di questi ospiti sgraditi.

Un laghetto, per quanto minimo, è un mondo a sé che stenta a entrare in equilibrio (si formano alghe, arrivano insetti, si moltiplicano troppo le piante, si creano improvvisamente odori ecc.). La fortuna è che si resta tanto ammaliati da desiderare, ogni volta che si affaccia un problema, di trovare presto una soluzione, cosa che regolarmente avviene. Se poi avete una terrazza spaziosa e che regge bene i pesi, allora provate a fare un laghetto con una mezza tinozza alta 60 cm e di 120 cm di diametro (sono per uso enologico) e vedrete che diventa amore.

159. Tre tinozze, un universo

Un giardino in vaso è quanto di più interessante si possa desiderare dal punto di vista estetico e giardinieristico, soprattutto quando, in un contenitore di 60 cm di diametro e altrettanti di altezza, le associazioni sono azzeccate e la convivenza tra piante si rivela vincente. Qui di seguito tre ricette esemplificative; poi però, capito lo schema, mettete a frutto la vostra fantasia e chiedetevi che cosa vi interessa ottenere, tenendo conto del clima, dell’esposizione e del tempo che potete dedicare.

• L’orto-frutteto in vaso. Ci sta un albero da frutto nano (melo, pero, ciliegio, pesco), tanto meglio se allevato a candelabro e, alla base, un tappeto di lattughino da taglio, misticanza di cicorie e rucola. Ogni tanto si rinnova la coltura, magari metà vaso alla volta per non restare senza insalata. Sennò in estate ci possono crescere pomodori ciliegini ricadenti o peperoncini nani e in inverno spinaci, che così rinnovano la fertilità del terriccio. Oppure si dota il vaso di un obelisco di legno sul quale far arrampicare fagioli e peperoni e ai suoi piedi tante fragoline di bosco rifiorenti.

• Erbacee perenni e aromatiche. Piantate sullo sfondo una perenne di taglia medio-alta a lunga fioritura estiva (per esempio Echinacea , Rudbeckia, Achillea, Coreopsis) e fatele condividere lo spazio con una fioritura di fine estate e autunno (anemoni giapponesi, Aster, Tricyrtis), poi giocatevi lo spazio intorno con basilico (anche a foglie porpora), timo, melissa (bella la varietà ‘Aurea’), maggiorana e altre perenni di taglia medio-bassa a fioritura primaverile, quali campanule e saponaria.

• Colore in tutte le stagioni. Usate il vaso per cantare la gloria di un acero giapponese (sceglietelo con le foglie rosse o dorate o il magnifico Acer palmatum ‘Ariadne’ variegato di bianco e rosa) e ai suoi piedi piantate annuali, per esempio viole del pensiero dall’autunno alla primavera e petunie per l’estate. In mezzo avanzerà ancora spazio per qualche piccolo bulbo: bucaneve, tulipani botanici, muscari o scille per marzo, agli ornamentali bassi per maggio-giugno, dalie nane per l’estate.

160. Quando una terrazza male esposta è perfetta

«Peccato che la mia terrazza veda poco il sole» dicono alcuni con la malinconia di chi non potrà mai diventare un pollice verde come tanto vorrebbe. A un maestro giardiniere suona a giustificazione dello scarso impegno a trovare una soluzione, che c’è ed è straordinariamente interessante.

Per esempio, si può fare un orto botanico di piante da mezz’ombra e ombra, magari anche da substrato acido, certe piante insomma come le camelie o le azalee che nei giardini della vostra zona mancano perché in piena terra non ci sono i requisiti di pH. E allora: collezionate ortensie; alcuni vivai italiani traboccano di centinaia di specie e varietà, anche di dimensioni modeste per vasi da 20 cm di diametro se non disponete di fioriere capienti.

Imparate tutto delle felci, molte delle quali spettacolari, quasi tutte adatte all’ombra. Date luce con le foglie ornamentali delle Hosta: ce ne sono di azzurrate, di variegate di bianco o di giallo, di alte solo 10 cm e alte un metro. Scoprite la bellezza dell’unica begonia rustica, cioè che può stare fuori anche in inverno, Begonia grandis subsp. evansiana, che in estate fiorisce di rosa o di bianco. Fatene un regno di Geranium vaporosi, fioriti nella prima metà dell’estate, ma alcuni sino a ottobre, come Geranium ‘Roxanne’ dai fiori blu vivo.

Prendendoci gusto scoprirete che le mente (non una, ma decine) stanno meglio all’ombra, come le campanule, le violette, le fragole, erbacee perenni sempreverdi come Pachysandra terminalis e gli ellebori o rose di Natale, annuali come la pianta di vetro o Impatiens che, se vi sembra troppo comune, potete scegliere solo nelle nuove varietà fiori doppi simili a roselline.

Per dare ancora più significato a scelte ragionate se non sofisticate di questo genere, impegnatevi a dotare ogni vaso di cartellino con il nome scientifico della pianta, la varietà, il vivaio e l’anno d’acquisto. In quanto ai problemi di coltivazione, non ce ne sono. Tutte queste piante amano il terriccio torboso, fertile, ben annaffiato d’estate, un po’ del vostro amore e nient’altro.

161. Per i fautori degli automatismi

Annaffiare tutte le sere d’estate può essere un sacrificio se non si apprezza il dialogo che, in quella mezz’oretta, si instaura con le piante. Piuttosto che vivere l’operazione come un calvario, meglio ricorrere all’irrigazione automatica. Costa qualcosa ma, se è automatica davvero, solleva da qualsiasi impegno e consente di andare in vacanza tranquilli grazie a una centralina elettronica programmabile che decide quando aprire e quando chiudere l’acqua.

Tra questa soluzione tecnologicamente evoluta e la rudimentale bottiglia di plastica dell’acqua minerale rovesciata nei vasi ci sono poi tante soluzioni intermedie. Una di queste consiste nel predisporre da soli un impianto a goccia acquistando i componenti in un garden center ben fornito, ma il limite è che la dislocazione dei vasi dovrà rimanere sempre quella. Infatti, al tubo principale che va dal rubinetto all’ultimo vaso sono innestati tubicini che terminano con gocciolatori per ogni vaso (da uno a cinque, in base al volume di terra da bagnare).

I maggiori produttori di materiale da irrigazione prevedono inoltre kit fai da te che alimentano sino a venti vasi (ma estensibili) o che, in mancanza di un rubinetto esterno a cui collegarsi, ricorrono al prelievo da appositi secchi-cisterna. Questi ultimi sono utili in caso di assenza breve e con le piante da appartamento che non si sono mosse dalla loro sede abituale in casa, possono ancora bastare per le quattro cassette di gerani sulla ringhiera del balcone, mentre non sono sufficienti per una terrazza con tanti vasi.

162. Responsabilità ecologica del giardiniere da balcone

Se già non si dovrebbero usare concimi e pesticidi chimici in piena terra, figuriamoci in uno spazio piccolo come la terrazza o il balcone che concentra, e non diluisce, gli effetti di eventuali sostanze pericolose per la salute e l’ambiente. Qualche soluzione per insetticidi a basso impatto c’è, con l’avallo dell’agricoltura biologica. La percentuale di diluizione in acqua dipende dal prodotto, dunque bisogna leggere le istruzioni per l’uso delle diverse confezioni in commercio. Indossate sempre mascherina e guanti e lavatevi con cura dopo il trattamento.

• Piretro. Si ricava dai fiori di Chrysanthemum cinerarifolium. Agisce per contatto, paralizzando parassiti quali afidi, psille, mosche della frutta, cavolaie. Bassa tossicità e altrettanto bassa persistenza, come dire che se non risolve il problema al primo colpo vi si dovrà di nuovo ricorrere dopo breve tempo. Risulta però tossico anche per gli insetti utili. Se avete lattughe sul balcone attendete 7 giorni prima di raccoglierle e consumarle.

• Rotenone. Si estrae dalle radici di leguminose tropicali, agisce con modalità simili al piretro, ma con forza maggiore e persiste più a lungo. Ad ampio spettro d’azione, è utile anche contro le zanzare, ma risulta tossico per gli insetti utili e gli organismi acquatici. La commercializzazione verrà progressivamente abbandonata. Tempi di sicurezza per le lattughe di cui sopra (ma in generale per qualsiasi pianta che si voglia consumare dopo il trattamento): 10 giorni.

• Quassio. Si tratta di un principio attivo estratto dal legno quassio, un albero dell’America tropicale (Quassia amara). Agisce per contatto e ingestione contro afidi, tentredini delle rose, minatori fogliari e vari insetti e lepidotteri che attaccano i fruttiferi. In commercio in formulati già pronti all’uso. Meno tossico e più persistente del piretro, ha un tempo di sicurezza di 7 giorni.

163. Il sedum sul tetto che scotta

Ci sono situazioni limite in cui la coltivazione di una terrazza è quasi impossibile, vuoi per il surriscaldamento che si produce in estate, vuoi per la mancanza di una manutenzione giornaliera o almeno settimanale. Capita soprattutto nelle seconde case al mare, ben esposte e abbandonate per lunghi periodi, ma anche sulle terrazze in cima ai palazzi di città che sono croce e delizia di gente che vive sempre di corsa. A volte si pone rimedio semplicemente con la scelta di piante tanto generose da perdonare tutto: caldo eccessivo, vento improvviso, mancanza di annaffiature. Se poi la terrazza funge da tetto per camere sottostanti, conviene considerare l’opportunità di realizzare un cosiddetto «tetto verde». I vantaggi sono molteplici. Le piante che rivestono l’intera pavimentazione, debitamente impermeabilizzata, isolata e rivestita con uno strato di terra, consiste essenzialmente in piante succulente e rustiche di Sedum, insieme a qualche ciuffo di graminacee, garofanini, Verbena bonariensis, lavande e a tappezzanti che con il caldo e l’asciutto ci vanno a nozze. Tra queste la più bella e nuova è Lippia repens, che forma un tappeto verde compatto, per tutta l’estate ricoperto di fiori a glomeruli bianco rosato. I sedum e le loro piante compagne non hanno bisogno quasi di niente, e in compenso il loro ruolo è formidabile: migliorano il microclima della terrazza rendendola vivibile, isolano dal caldo e dal freddo gli ambienti sottostanti, proteggono dal rumore e dalle polveri sottili e, acon una spesa affrontabile, fanno aumentare di valore l’immobile.

164. Coltivatore o agricoltore?

Alla C di «Coltivatore» dell’opera «Nuovo corso completo di agricoltura teorica e pratica» del botanico francese François Rozier. «Contrassegna questo vocabolo quel proprietario che abita sopra i suoi fondi e che li fa valere sotto i suoi occhi da domestici e da operai giornalieri. Alcuni fittanzieri ricchi e istruiti prendono ugualmente il nome di coltivatori, quando dirigono e sorvegliano la coltivazione delle terre tenuti da essi in arrenda. Un agricoltore o un agronomo è quello che si occupa più della teoria che della pratica, che dà le regole per coltivare i campi…» Se anche non siete in grado di classificarvi in una delle categorie, potete sempre partecipare a quanto scritto in coda alla voce: «L’arte del coltivare è la più adatta alla dignità dell’uomo, quella che più facilmente lo guida alla felicità. Quando io considero tutti i piaceri ch’essa procura a colui il quale a un’anima indipendente accoppia uno spirito colto, non so concepire come volontariamente rinunziare si possa a un tale stato». Per la cronaca, è stato pubblicato in Francia tra il 1781 e il 1800 e uscito in italiano nel 1828.

165. Un davanzale… succulento

Viene dal Sudamerica, si chiama Echinopsis ed è un genere di cactacee un po’ speciale perché, a differenza degli altri generi, comprende specie che possono stare all’aperto tutto l’anno. Oltretutto molto belle, di forma globulare o cilindrica, con costolature spinose, magiche quando sbocciano le corolle a tromba bianche, rosee, gialline o rosse, enormi rispetto alle dimensioni della pianta, talvolta profumate. Se si trova un davanzale esterno giusto, è fatta: diventa la loro casa tutto l’anno, estate e inverno. Qual è questo davanzale giusto? direte voi. Deve essere esposto bene in luce, ma non in pieno sole, ideale a sud-ovest, verso il tramonto. Deve essere riparato perché è vero che stanno fuori in inverno, ma se il terriccio si bagna, poi gela. Il freddo in sé va bene, e temperature intorno a 4 °C sono utili a provocare nella pianta il desiderio di fiorire.

Come tutte le «piante grasse», in estate le Echinopsis gradiscono annaffiature generose e qualche concimazione liquida con un prodotto specifico per succulente. A fine stagione avranno emesso nuove piante ai lati di quella principale, che è bene dividere e ripiantare a parte: fanno perdere alla pianta il desiderio di andare a fiore!

166. Tre idee per vivere il balcone d’estate

Voglia di esotico. Se la città è grigia anche d’estate, preparatevi alla riscossa con una scena sgargiante di fiori annuali. Li trovate in vendita, ai primi stadi di sviluppo, sino a metà giugno, raramente più avanti in stagione. D’obbligo i Coleus con le foglie rosse, porpora, verde acido, bianche, in un mix pirotecnico. Facilissimi da coltivare, vanno però cimati sin dai primi stadi di crescita, sennò a fine luglio sono già a fiore e tutto finisce. Con la cimatura invece diventeranno cespugliosi e rimarranno colorati sino a fine ottobre. Anche Iresine herbstii, chiamata «sanguinaria» per il rosso sangue delle sue foglioline, richiede lo stesso trattamento un po’ sadico, ma l’alternativa è che diventi alta e stretta come una bacchettina. Metteteci in mezzo qualche girasole giallo o rosso ruggine. Se vi attivate per tempo, tra aprile e maggio, li potete seminare in vasetti e averli pronti per il trapianto un mese dopo. Altrimenti li potete acquistare già in boccio. Aggiungete qualche amaranto, per esempio Amaranthus tricolor con un delirio di gialli, rossi e verdi acidi, e A. caudatus che a sorpresa, in cima al fogliame d’oro e rosso, emette lunghe «code» rosso, manco a dirlo, amaranto.

Voglia di ombra. Se il sole implacabile vi impedisce di star fuori durante il giorno e avvizzisce le piante, una soluzione non troppo complicata consiste nel tendere al di sopra della terrazza una rete ombreggiante da vivaio in filo di polietilene con ombreggiamento del 35%. Ne esistono anche con ombreggiamento superiore (45-60-75 % e oltre), ma l’ombra diventerebbe troppo fitta per le piante. Ben tesa tra pali alti almeno 2,5 m, questa rete lascia vedere il cielo e protegge anche da vento, grandine e, in parte, dalla pioggia.

Voglia di clematidi. Avete ammirato fiorita in aprile una pergola di Clematis montana, una profusione di fiori rosa a quattro petali, e adesso morite d’invidia per quel giardino che esibisce un esemplare di una specie estiva vigorosa, Clematis tangutica, che gronda campanelle gialle. Avete tempo sino ad agosto per prelevare dalla pianta oggetto d’invidia un rametto privo di fiori e già un po’ legnoso. Dividetelo in porzioni di 15 cm, togliete le foglie lasciandone solo due, immergete la base in polvere radicante e poi in un miscuglio in parti uguali di torba e agriperlite. Preparatene una decina per sperare di ottenere tre o quattro piantine. Saprete in ottobre se anche la vostra terrazza avrà una di queste clematidi, o entrambe, a costo zero.