Premessa in punta di vanga

Meglio un manuale in tre tomi esaurienti destinati a diventare un caposaldo dell’argomento per i prossimi cinquant’anni o, al contrario, un agile libro di lettura che cela nel racconto ciò che occorre conoscere per avviare con piacere una carriera di pratiche di giardinaggio? Meglio dire tutto e subito, e poi sono fatti dei lettori se il paradiso dei giardinieri non è così facile da raggiungere, né intuitivo il luogo in cui si trova il pulsante dell’ascensore che conduce a quel paradiso?

Oppure è più onesto porgere le cose per gradi, con garbo e leggerezza, se possibile anche con una spolverata di ironia, cominciando dalla primavera che è tempo di resurrezione a contatto con la natura, e lasciando all’apprendista il necessario tempo di digestione? Meglio in punta di penna o in punta di vanga?

Ci siamo chiesti insomma se era più utile intervenire a due voci, il maestro di vanga da una parte a raccontare le proprie soddisfazioni, i propri crucci e i mille trucchi messi a punto a contatto con la terra, la maestrina di penna dall’altra a dire quanto sia gratificante perdersi e ritrovarsi tra orti e giardini in nome della bellezza e della felicità. E abbiamo deciso di essere una voce sola, la voce simbolica di chi ha maturato decenni di pratica e alimentato passione a sufficienza per fare proprio il titolo di maestro giardiniere che, beninteso, non è un titolo onorifico, ma un’assunzione di responsabilità nella ridistribuzione di un’arte, in modo che chiunque lo voglia possa crescere abbastanza per provare un immenso piacere nel praticare il giardinaggio. Tutti a scuola abbiamo cominciato dalle lettere dell’alfabeto e noi maestri giardinieri incanutiti non neghiamo di aver usato metà della prima elementare a ripetere aste e cerchi sul quaderno con la copertina nera, il margine rosso e i fogli a quadretti grandi. Però, ed è uno dei messaggi di questo libro, poi si cresce; si impara a mettere le lettere di fila per farne parole e l’esperienza fa il resto, così da alunni si può sperare di diventare maestri.

La saggezza popolare italiana dice in un proverbio che esperienza e illusione non stanno mai sotto lo stesso cappello. Dunque abbiamo cercato di scrivere con entusiasmo, anche con l’intento di trasmettere il senso che, con creatività e voglia di provare, il cammino verso il paradiso è più lineare e gratificante. Tuttavia abbiamo cercato anche di non fare troppi sconti. Esistono i parassiti, le inclemenze del tempo, la mancanza di spazio, i nomi delle piante che sono talvolta difficili come il loro carattere, la necessità di potare e concimare per ottenere risultati apprezzabili: inutile illudersi che nel giardinaggio siano solo rose e fiori.

Il messaggio che alla fine vuole lasciare questo libro è che si può stare in giardino, nell’orto e sul balcone in souplesse, partendo da aste, cerchi e quadretti per imparare giorno dopo giorno ad articolare il discorso e la filosofia. Ovvero che la natura è tanto elastica da perdonare molto e da sistemare altrettanto. Purché capisca che nei gesti di un giardiniere o di un orticoltore c’è incontro e c’è amore, per quanto imbranato o poco esperto sia.

Ecco, l’amore. Potete sapere che cos’è e come si pratica la zaffardatura, potete essere diligenti esecutori di cimature e innesti, potete brandire il trapiantatoio con la scanzonata gioia ludica di un bambino che si diverte sulla spiaggia con secchiello e paletta. Ma senza l’amore, vuole suggerire la nostra pratica di lungo corso, non si fa giardinaggio.