Capitolo 10

Jameson

«Mmh, non male», mormora Christopher quando una rossa piuttosto attraente ci passa davanti.

La guardiamo entrambi avvicinarsi al bar. Indossa un aderente abitino nero e ha un sedere alto e perfetto. Io arriccio il naso, infastidito.

«Mediocre.»

«Non è mediocre.» Mio fratello abbassa lo sguardo sul suo didietro e non lo solleva più. «Anzi, tutt’altro.»

«Non fa per me.»

Sospiro contro il mio bicchiere, guardandomi attorno nel club affollato. Di questi tempi, è raro che una donna attiri la mia attenzione, fatta eccezione per la Signorina Bisbetica. Lei non mi basta mai… anche se è completamente ingestibile. Ripenso al nostro alterco di quel lunedì nel mio ufficio, ed emetto un respiro profondo per calmarmi.

È dannatamente complicata, cazzo.

Sarebbe utile se, quando la vedo, riuscissi a tenere la bocca chiusa. Per qualche motivo, mi spinge a darle ordini e ad afferrarla per i capelli. È come se il mio corpo prendesse le redini, animato dal bisogno, ed escludesse del tutto il mio cervello. Ogni volta che Emily lascia il mio ufficio in preda all’ira, mi pento di averla trattata male.

Conosco le donne, so come pensano e di solito posso convincerle a fare qualsiasi cosa io voglia. Lei, invece… non proprio.

Christopher si lecca le labbra, ammirando la rossa. «Io mi butto.» Attraversa il club fino al bar per dirle qualcosa, e lentamente lei gli rivolge un sorriso.

Faccio un ghigno, sorseggiando il mio drink e guardandolo entrare in azione. Ama le donne… tutte quante. Sembra essere una caratteristica di famiglia, siamo fatti tutti così. Ma, di recente, qualcosa in me è cambiato. La mia voglia di varietà è svanita. C’è qualcosa che non va, e non riesco a capire cosa. Lancio un’occhiata verso Tristan ed Elliot, che stanno parlando con due ragazze nella sala lounge. Le donne sembrano eccitate e ridono quasi a comando a qualsiasi cosa esca dalle loro labbra.

Oche giulive.

Bevo il mio drink, guardandomi intorno nella sala.

«Ehi», fa Tristan, raggiungendomi. «Guarda un po’ chi c’è.»

«Chi?» borbotto disinteressato.

«Vestito color crema, capelli sciolti e un aspetto assolutamente sensazionale.»

Mi acciglio, lanciando uno sguardo verso il punto che sta indicando.

È lei. Emily è qui.

Un largo sorriso mi illumina il viso. «Bene, bene. La notte è appena diventata interessante.»

Mio fratello ridacchia. «Certo, se prima non vi uccidete a vicenda.» Mi dà una manata sulla schiena. «Vado al bar.»

«Sì, okay.»

Emily è insieme a due donne che non ho mai visto prima, nonostante abbiano un’aria familiare. Potrebbero essere colleghe del lavoro. Stanno parlando e ridendo. Lei indossa un aderente abito color crema, con le maniche lunghe e una scollatura vertiginosa. Riesco a vedere ogni curva del suo fisico mozzafiato, e il mio membro si ingrossa per l’apprezzamento. Ha i capelli sciolti, li sposta su un lato mentre parla. Posso vedere la curva del suo collo nudo e sento una vampata di calore concentrarsi nel basso ventre per l’eccitazione.

Cazzo… quanto è sexy.

Non ho mai avuto una reazione fisica tanto intensa per una donna. Non mi stanco mai del suo corpo. Più la possiedo e più la desidero. Se solo non avesse l’atteggiamento più irritante che io abbia mai visto… Forse è questo che mi intriga?

La maggior parte delle donne cade ai miei piedi, lei, invece, sembra decisa a respingermi. Mmh. È qualcosa su cui dovrei riflettere. A dirla tutta, farei meglio a starle alla larga. Lavora per me, ha un bel caratterino, e chissà cosa farebbe se litigassimo di nuovo. Sogghigno. So già che ricapiterà, il futuro è scritto. Nessuno mi fa incazzare quanto lei.

Inizia una canzone che pare piacerle, ed Emily comincia a ballare sul posto. Muove lentamente il fondoschiena, seguendo il ritmo, e io rimango immobile a fissarla, folgorato dalla dea di fronte a me.

Non ha idea di quanto sia arrapante.

«Un New York Sour», annuncia Tristan, porgendomi il drink.

«Grazie.» Glielo prendo di mano.

«Lo sai che il modo in cui la stai guardando è illegale in certi paesi, vero?»

Ammiro il movimento circolare dei suoi fianchi e me li immagino sopra di me a fare la stessa cosa. Inspiro bruscamente, mentre l’eccitazione prende a palpitarmi tra le gambe.

«Sei mai stato tanto attratto fisicamente da una donna da non riuscire più a pensare quando lei è nei paraggi?»

«No, grazie al cielo», risponde mio fratello, guardandola ballare. «Anche se con quel sedere posso immaginare…»

«Non osare fissarle il culo, o ti sbatto a terra», sbotto, interrompendolo.

Lui ridacchia. «Guardati, stai diventando possessivo.» Beve un sorso del suo drink e il suo viso si illumina di malizia. «Ha voluto parlare con me di quell’articolo, sai.»

Gli lancio un’occhiata perentoria. «E tu devi discuterne con me, stronzo. Prova ad avvicinarti a lei e morirai.»

Tristan getta indietro la testa e scoppia in una risata fragorosa.

Un uomo biondo si accosta a Emily per dirle qualcosa, e lei gli sorride.

«Oh, attenzione», mi provoca mio fratello. «Concorrenza all’orizzonte.»

Il nuovo arrivato le tocca le cosce, e io serro i denti. Sorseggio il drink senza distogliere lo sguardo da loro. Il biondo le dice qualcosa e lei ride, poi l’uomo la prende per mano e la conduce sulla pista da ballo.

Cazzo, vogliamo scherzare?

Tristan si gira e ridacchia, notando la mia espressione. «Beh, le cose stanno per farsi interessanti.»

Il biondo le abbassa le mani sul sedere, e lei gliele fa sollevare fino alla vita. Mentre li osservo, inizio a vedere rosso per la rabbia.

Levale di dosso quelle cazzo di mani.

Lui dice qualcosa, ed Emily scoppia a ridere ancora una volta. Deglutisco il groppo che ho in gola. Quindi è per questo che è qui? Per rimorchiare un altro uomo? La furia inizia a montare dentro di me.

«Sembra che qualcuno stia per invadere il tuo territorio», commenta Tristan, divertito.

«Tris, chiudi il becco, se non vuoi che ti prenda a pugni», sbotto, tenendo lo sguardo incollato su di loro.

Il biondo si china verso di lei per baciarle il collo. In quel momento, qualcosa dentro di me si spezza e, prima di capire cosa sto facendo, mi ritrovo sulla pista da ballo accanto a loro.

«Levati dal cazzo», ringhio, rivolto all’uomo.

Emily si gira verso di me, rivolgendomi un’espressione raggelata. «Jameson», balbetta.

Le avvolgo un braccio attorno alla vita e la tiro via dalla presa dello sconosciuto. «Lei è con me.»

Emily

Oh mio Dio, che diavolo ci fa Jameson qui? Mi allontano dalla divinità bionda, che mi afferra per attirarmi di nuovo a sé.

«Non provarci», sbotta.

«Non provarci tu», replica Jameson a denti stretti. Mi strappa via dalle braccia del tizio e mi stringe contro il suo petto. «Ho detto che è con me», ripete.

Il biondo mi fissa, e io annuisco piano. Non voglio guai, desidero solo che questo tizio sparisca.

«Sto con lui», bisbiglio.

Con un’ultima occhiata a Jameson e me, quello si gira per dirigersi furioso verso il bar. A quel punto, rivolgo la mia totale attenzione su Jameson Miles, questo bastardo esasperante, e mi libero dalla sua presa.

«Che cosa credi di fare?»

«Che cosa pensi di fare tu, cazzo», ringhia in risposta.

«Non imprecare di fronte a me.»

«Sei venuta qui per rimorchiare?»

Appoggio le mani sui fianchi, indignata. «Sono qui per ballare. Cosa ci fai tu qui, piuttosto.»

«Sono venuto con i miei fratelli.»

«Allora tornatene indietro e rovina la serata a loro», sbuffo.

Faccio per girarmi, ma Jameson mi afferra per un braccio e mi trascina verso il bordo della pista da ballo, per poi spingermi contro il muro. Il suo corpo copre il mio, e io riesco a sentire la sua erezione dura contro la mia pancia. Ci fissiamo a vicenda, e subito l’atmosfera tra di noi cambia.

«Non farlo», mormoro.

«Non fare cosa?»

«Non ipnotizzarmi con quel cazzo magico.»

Mi fa un occhiolino sfacciato. «Hai capito male, piccola. Sei tu che hai ipnotizzato me», bisbiglia, chinandosi verso di me. Mi infila lentamente la lingua in bocca e mi bacia di nuovo, succhiandomi appena il labbro inferiore, e le mie ginocchia tremano tanto che minacciano di cedere.

Buon Dio… quest’uomo sì che sa baciare.

«Jameson», sussurro. «Non dovremmo.» Le sue mani si muovono su e giù per il mio corpo e, Dio, è così bello.

«Non discutere con me di questo», mormora, spingendomi contro il muro con i fianchi.

«Non posso.»

«Puoi e lo farai. Perché vorresti negare al tuo corpo ciò che vuole tanto disperatamente da me?»

Oh Dio, ha ragione. Il mio corpo ha bisogno del suo… moltissimo. Così tanto…

Il nostro bacio si fa disperato, e io gli affondo le mani nei capelli. Lo so che è una follia, ma lo voglio… voglio tutto di lui, non solo il suo corpo. Ci baciamo a lungo come se fossimo le ultime due persone rimaste sulla Terra. Premuti contro il muro e celati alla vista degli altri, Jameson schiacciato contro di me. Due corpi all’inseguimento del reciproco piacere nell’oscurità.

«Ho bisogno di te», mormora contro le mie labbra.

Quando la sua bocca aperta si abbassa sul mio collo, mi sfugge un gemito. Dio… il modo in cui mi tocca è così…

«Jameson.»

«Adesso.» Mi blocca contro la parete, e io sento il suo cazzo pulsare.

Gesù, c’è quasi. Ha davvero bisogno di me.

«Casa mia», boccheggia sulle mie labbra.

«Casa mia», replico subito io.

«No, casa mia», pretende lui.

Indietreggio per guardarlo in faccia. «O casa mia o niente. Prendere o lasciare.»

Jameson serra la mascella, è palese che detesti perdere uno scontro… qualsiasi scontro. «Va bene.» Mi prende per mano. «Da questa parte.»

«No.» Mi libero dalla sua presa. «Non voglio che qualcuno ci veda.» Lui aggrotta le sopracciglia, perplesso. «Sei il mio capo», gli ricordo. «E io sono qui con le amiche del lavoro.»

Alza gli occhi al cielo. «Va bene. Vai a salutarle, io ti aspetto al piano di sotto. Hai due minuti prima che torni su per trascinarti fuori.» Mi bacia lentamente e a lungo e poi, quando mi giro, mi dà una pacca sul sedere.

L’adrenalina mi scorre nelle vene mentre raggiungo le mie amiche. Jameson è qui. Sto per andarmene con lui. Sta succedendo. Sono carica di eccitazione, anche se cerco di comportarmi con disinvoltura.

«Ehi, dov’è quel dio?» chiede Renee.

«Oh.» Mi acciglio. «Era uno stronzo», mento.

Ava rotea gli occhi. «Tipico. Gli uomini tanto belli non possono avere anche un cervello funzionante.»

Faccio un sorrisetto. Conosco qualcuno dotato di entrambe le caratteristiche, ma lo terrò per me. Sposto lo sguardo e vedo Jameson dirigersi verso l’ascensore; mi lancia un’occhiata come per ordinarmi di darmi una mossa. Sorrido, l’attrazione che provo per lui è così intensa da farmi stare male.

«Ragazze, devo andare.»

«Cosa?» Entrambe mettono il broncio. «Perché? La notte è ancora giovane.»

«Lo so. Mi sono divertita moltissimo, ma i piedi mi stanno uccidendo. Queste stupide scarpe nuove sono l’inferno in Terra. Mi farò perdonare il prossimo weekend, ve lo prometto. Vado a prendere un taxi giù all’ingresso.»

«Okay.» Tutte e due mi rivolgono una smorfia delusa e mi danno un bacio sulla guancia.

«Scrivimi quando arrivi a casa», dice Ava.

«Lo farò.» Sorrido, felice che non siano arrabbiate. «Grazie per avermi invitata a uscire con voi.»

Due uomini si avvicinano, e le ragazze rivolgono loro degli ampi sorrisi. Lo prendo come il momento giusto per andarmene. «Ci vediamo», le saluto, dirigendomi verso l’ascensore.

«Ciao», mi dicono.

Entro nella cabina. «Dove la porto?» mi chiede l’addetto.

«Piano terra.»

L’uomo spinge il pulsante, e iniziamo la nostra discesa. Il cuore mi martella nel petto. Jameson Miles mi rende nervosa da morire. Non riesco a ricordare un’altra volta in cui sia stata tanto eccitata alla prospettiva di avere un uomo tutto per me.

Rimani calma… devi solo mantenere la calma.

Le porte dell’ascensore si aprono, e io esco, guardandomi attorno. Dov’è? Attraverso il foyer e scruto fuori nella strada affollata. Non riesco a vedere Jameson.

Ma che cavolo… Se ne è andato senza di me?

«Hai perso qualcosa?» chiede una voce profonda alle mie spalle.

Mi volto e lo trovo appoggiato contro il muro. Il cuore mi fa una capriola nel petto. Mi avvicino, e Jameson mi prende tra le braccia. «Sì, in effetti.» Gli sorrido.

Ci baciamo in un modo molto diverso dal solito: Jameson è dolce e affettuoso, come se anche lui non avesse desiderato altro che il momento in cui mi avrebbe avuta di nuovo tutta per sé.

«Andiamo a casa», sussurra.

Gli sorrido. Mi sembra un’ottima idea. «Okay.» Usciamo e Jameson chiama un taxi. Dieci minuti dopo, ci fermiamo di fronte al mio appartamento.

«Grazie», dico, uscendo dall’auto. Mi giro e gli porgo venti dollari, ma lui scuote la testa come se fosse seccato.

«Ci penso io», ribatte.

Esce, e attraversiamo l’atrio, mano nella mano. Jameson rimane in silenzio.

«Dov’è il portiere?» domanda, guardandosi attorno.

«Non c’è.»

«Non c’è un addetto alla sicurezza in questo palazzo?» Aggrotta la fronte per la sorpresa.

«Sì che c’è.» Indico il citofono sul muro. «Nessuno può entrare senza che qualcuno gli abbia aperto.»

Lui lo guarda, accigliandosi. «Qualsiasi stronzo potrebbe entrare qua dentro.»

«E stasera sei tu lo stronzo in questione.» Faccio un sorrisetto.

Ridacchia, prendendomi tra le braccia. «Lo sono.»

Saliamo fino al mio piano e attraversiamo il corridoio. Il mio cuore batte all’impazzata. È diverso rispetto alle altre volte in cui siamo stati insieme. Di norma, siamo così accecati dall’eccitazione che non ricordiamo nemmeno di aver superato la soglia.

Apro la porta e lo accolgo nel mio appartamento, trattenendo il fiato mentre lui lo osserva. Casa mia è minuscola, entrerebbe letteralmente nella sua camera da letto.

«È carino», commenta.

Ridacchio. «Come bugiardo sei terribile.»

Jameson ride e mi prende tra le braccia. «Qualsiasi posto va bene se sono con te.»

Ci fissiamo negli occhi e qualcosa tra di noi cambia. La rabbia e l’animosità vengono sostituite dalla tenerezza. L’uomo che ho conosciuto a Boston è qui.

«Hai fame?» gli chiedo. «Potremmo chiamare Uber Eats e ordinare una cheesecake al caramello.»

«Cosa? Non usi sul serio Uber Eats, vero?» mi domanda, inorridito.

«Lo uso sempre.» Scrollo le spalle.

«Dici sul serio?» farfuglia. «Permetti davvero che degli sconosciuti abbiano libero accesso al tuo cibo?»

«Non sono degli sconosciuti, sono dei fattorini. Perché non dovrei?»

«Vedono un pasto per una persona sola, mettono del Rohypnol nel tuo cibo, aspettano mezz’ora perché tu lo abbia mangiato e sia svenuta, poi tornano, fanno irruzione nell’appartamento e si approfittano del tuo corpo.» Fa il gesto di spolverarsi le mani. «Fatto, il crimine più semplice della storia.»

Rimango sgomenta. «Cosa?»

Dio, non ci avevo mai pensato.

«Storia vera», dice lui, camminando per il mio appartamento. «Se fossi uno stupratore, è quello che farei.»

«Non so se essere affascinata o terrorizzata da questo ragionamento perverso.»

Jameson si volta verso di me e la sua espressione si fa più dolce. «Affascinata. Facciamo che sei rimasta affascinata.»

Ridacchio mentre lui mi prende tra le braccia. «Okay», mormoro. «E affascinata sia. Perché sei stato così irritabile con me durante tutta la settimana?» gli chiedo a bassa voce, passandogli le dita tra i capelli scuri.

«Perché eri arrabbiata con me», bisbiglia. «E non mi piace.» Cattura la mia bocca con la sua e mi passa lentamente la lingua sulle labbra.

«Ora non sono arrabbiata.»

«E guarda quanto sei bella», dice con dolcezza, prendendomi il viso tra le mani.

Il nostro bacio si fa più intenso, e io mi rendo conto che lo voglio nudo. Nel mio letto e nudo. Gli sollevo la maglia sopra la testa e gli abbasso la zip dei pantaloni. Le sue labbra rimangono incollate alle mie, come se non potesse allontanarle.

Il suo torace è ampio e cosparso di peluria scura, lo stomaco è piatto e muscoloso… ma è il suo sesso a spiccare. Quest’uomo ce lo ha grosso come un cavallo. Non so nemmeno se quel coso vada mai giù. Di certo io non l’ho mai visto flaccido.

«Ora devi sdraiarti di schiena sul mio letto», mormoro, abbassando lo sguardo sul suo magnifico corpo nudo.

Lui fa un ampio sorriso. «È la cosa più bella che tu mi abbia mai detto.» Mi trascina attraverso l’appartamento fino alla mia camera da letto. Con un rapido gesto, mi apre il vestito e poi lo fa scivolare lentamente a terra.

Mi tiene per mano mentre io esco dall’abito, e lui fissa famelico il mio fisico. «Cazzo, Emily, sei così bella.»

Il mio cuore perde un battito per il modo in cui mi sta guardando.

Mi fa sdraiare e mi spalanca le gambe, accarezzandosi piano con gli occhi puntati su di me. Mi contorco in attesa del suo tocco. Prende uno dei miei capezzoli tra le labbra, e io mi inarco sul letto. Le sue dita scivolano fino al mio punto più sensibile. Quando si accorge di quanto sono bagnata, Jameson emette un sibilo di approvazione. Mi concedo un respiro tremante. È così…

Jameson Miles sa come toccare una donna.

Ogni cosa è amplificata, al punto che persino il suo sguardo rovente potrebbe portarmi all’orgasmo. Le sue labbra si muovono lungo il mio corpo, mandandomi dei brividi di piacere, e poi lui mi bacia l’interno coscia. Abbasso le mani fino a raggiungere la sua nuca, mentre lui mi tiene le gambe spalancate, e la sua lingua scorre su di me.

Inarco la schiena, reclinando la testa verso il soffitto. «Oh Dio.»

Inizia a leccarmi, prima lentamente, e poi, come se non riuscisse a controllarsi, prende a divorarmi. Le sue guance ispide mi pizzicano quando comincio a spingermi contro il suo viso. «Oh… è così bello…» gemo.

Solleva le mie gambe per appoggiarsele sulle spalle, e il cambio di posizione mi fa tremare di desiderio.

«Oh Dio», ansimo, affondando le mani tra i suoi capelli.

«Vieni per me. Voglio sentire il tuo sapore», mugola dentro di me.

Vengo scossa da un brivido e tremo fin nel profondo, stringendomi a lui. Jameson mi assapora come se fossi il suo ultimo pasto, poi indietreggia per aprire un profilattico e porgermelo. Glielo infilo dopo avergli posato un bacio sulla punta. Con gli occhi fissi nei miei, mi fa avvolgere le gambe attorno al suo bacino e scivola dentro di me con un movimento improvviso. Ci guardiamo, entrambi senza più fiato nei polmoni.

«Cazzo, è così bello…» mormora, mentre ci fissiamo negli occhi.

Indietreggia e poi rientra lentamente. Rimango a bocca aperta di fronte alla sensazione di essere presa in quel modo. Nessuno scopa come Jameson Miles… nessuno. Posso provare a negare il nostro legame emotivo quanto voglio, ma quello fisico… sarebbe impossibile farlo.

Si muove in cerchio dentro di me e poi affonda di nuovo in profondità. Grido, quasi senza fiato. Solo allora comincia a scoparmi, con spinte profonde e violente, e il mio letto sbatte contro il muro con tanta forza da rischiare di abbatterlo.

«Cazzo, cazzo, cazzo», mormora contro il mio collo.

Mi solleva una gamba, e io non riesco più a trattenermi. Il mio corpo si contrae attorno al suo, mentre Jameson geme e viene insieme a me.

Ci stringiamo l’una all’altro ansimando, e io sorrido mentre un’euforia tutta nuova mi scorre nelle vene.

Jameson Miles è la mia nuova droga.

E io sono completamente assuefatta.

* * *

Mi sveglio sentendo un respiro leggero accanto a me e mi giro con un sorriso. Jameson sta dormendo al mio fianco, sdraiato sulla schiena. Abbiamo passato una notte incredibile. L’uomo tenero e arguto è tornato… e non ho visto traccia dell’amministratore delegato stronzo.

Mi puntello su un gomito per osservarlo meglio. I capelli scuri gli ricadono sulla fronte, le grandi labbra rosse sono dischiuse e gli occhi tremano appena dietro alle palpebre mentre dorme. Ha un braccio piegato dietro la testa e l’altro appoggiato sullo stomaco. È bellissimo. Tutto il suo corpo è splendido. E la scorsa notte ho visto che forse anche dentro è altrettanto bello.

Smettila. Stai diventando pedante e appiccicosa.

Jameson non è il tipo di uomo a cui affezionarsi.

Si sveglia con un profondo sospiro e apre lentamente gli occhi per guardare verso di me. «Ehi, bellissima», bisbiglia con la voce roca, appoggiandomi una mano sul viso.

Gli sorrido, sporgendomi verso di lui per baciarlo. «Buongiorno, Jameson.»

«Chiamami Jay.» Aggrotto le sopracciglia, perplessa. «I miei amici mi chiamano così.»

«Quindi ora siamo amici?»

Mi attira contro il suo petto. «No, tu sei la mia coniglietta del sesso.»

Sorrido, baciando i suoi pettorali.

«Cosa c’è in programma per oggi?» mi chiede.

«Niente.»

Corruga la fronte, come se stesse cercando di trovare un significato nascosto nelle mie parole, e si pizzica la base del naso. «Dirò al mio autista di venire a prenderci e preparerò la colazione a casa mia.»

Mi appoggio su un gomito e abbasso lo sguardo su di lui. «Che c’è che non va con il mio appartamento? Ho del cibo con cui potresti cucinare.»

«Niente. È solo che sono più a mio agio da me. Oggi rimarremo lì.»

«E io sono più a mio agio qui, Jameson», rispondo, vagamente irritata.

«Cosa?» Sussulta. «Come è possibile?»

Mi alzo a sedere, offesa. «E questo cosa vorrebbe dire?» sbotto.

Lui rotea gli occhi. «Eccoci di nuovo.»

«Cosa vorresti dire?»

«Me lo hai chiesto due volte», risponde con tono secco. «Devi discutere per tutto quello che facciamo?»

«Non sto discutendo. Sto solo dicendo che oggi voglio stare qui. Il tuo appartamento sarà anche lussuoso, ma non mi ha colpita quanto credi.» Mi fissa per un secondo. «E, per la cronaca, non discuto per tutto. L’ultima volta ero incazzata all’idea che avessi un rapporto tanto intimo con la tua massaggiatrice, addirittura al punto da ricevere quel genere di messaggi.»

Jameson alza gli occhi al cielo e si posa l’avambraccio sugli occhi. «E rieccoci.»

«Vuoi smetterla di ripeterlo?» scatto, alzandomi dal letto e infilandomi la vestaglia. «Ero sdraiata lì a riflettere su quanto fossi bello, e tu hai dovuto aprire la tua boccaccia e rovinare tutto.»

«È quello che penso anche io», sbotta lui, scendendo dal letto. «E smettila di parlare di Chloe… non abbiamo una relazione.»

Mi blocco. Che diavolo vuole dire?

«Che cosa intendi dire con: non abbiamo una relazione? Che fate sesso?»

Lui si china e prende i jeans, ignorandomi.

«Jameson.» Appoggio le mani sui fianchi e lo fisso.

Infila i pantaloni e chiude la zip. «A volte.»

Trasalisco. «Fai sesso con lei?»

«Ho un appuntamento fisso tutti i martedì e i giovedì. Non viene per fare sesso, ma a volte succede e basta. Lei mi tocca, io sono coperto di olio… capita.»

Rimango a bocca aperta. «Hai fatto sesso con lei durante questa ultima settimana? Da quando sei stato con me?» Lui rotea gli occhi. «Smettila di alzare gli occhi al cielo quando parlo», scatto.

«No. Non ho fatto sesso con lei questa settimana.»

«Però ti sei fatto fare i tuoi soliti massaggi?»

«Sì.»

«Quindi hai avuto le mani di un’altra donna su tutto il tuo corpo?» Sono furiosa.

«Come tu hai avuto addosso le mani di un altro uomo sulla pista da ballo. Smetti di cercare di litigare, Emily. Mi stai facendo incazzare.»

«Beh, anche tu. Vattene da qui.»

«Me ne sto già andando», replica lui in modo brusco.

«Vai a farti fare un massaggio, razza di depravato.»

Jameson scuote la testa, disgustato. «La sai una cosa? Sei perfetta per scrivere quelle notizie fasulle. Il dramma è proprio il tuo forte.» Si infila la maglia e poi si siede sul letto per mettersi le scarpe.

Sono assalita dalla rabbia, così afferro una delle sue scarpe e la scaglio dall’altra parte della stanza.

«Non riesco a credere che tu sia così irritata», sbuffa lui.

Socchiudo gli occhi, mentre la furia mi fa ribollire il sangue. «Già, lo sono. Come sicuramente lo è la vagina della tua Chloe. Quanti clienti si scopa ogni settimana?»

«Non è la mia Chloe.»

«Beh, sai cosa? Dovrebbe diventarlo, perché io non ho intenzione di prendere i suoi avanzi.»

«E questo cosa vorrebbe dire?»

«Che o vieni a letto con me e solo con me, o puoi uscire dalla mia vita.»

Lui si appoggia le mani sui fianchi, indignato. «Non sono interessato ad avere una relazione.»

«Bene. Ho avuto la mia risposta. Vattene.»

«Sai cosa ti dico? Questo tuo giochino del dottor Jekyll e del signor Hyde mi fa davvero passare la voglia.»

«Perché, che effetto credi mi faccia il tuo cazzo in compartecipazione?» strillo io. «Sei un insulto alla mia intelligenza, Jameson. Tornatene al tuo elegante appartamento con la tua macchina lussuosa e vai a fare sesso con chiunque tu voglia.» Mi stringo nella vestaglia con disgusto. «Tanto io sono troppo per te.»

Mi guarda di traverso. «Perché sei così stronza?»

«Perché tu sei un bastardo egocentrico. Vattene di qui!» grido. Prendo un cuscino e glielo lancio.

Lui mi supera in fretta. «Nessuno mi ha mai trattato come mi tratti tu, Emily!» urla, precipitandosi verso la porta.

«Perché li paghi!» esclamo io. «Sei fortunato perché hai un mucchio di soldi, Jameson. Ti servono. Nessuno sopporterebbe gratis le tue cazzate.»

Si gira e mi fissa in cagnesco. «Questo è un colpo basso.»

Gli faccio un sorriso falso. «Ti auguro una buona vita, stronzo.» Mi volto per andare in bagno e chiudo a chiave la porta.

Che se ne vada al diavolo.