Capitolo 20

Jameson

Entro nell’appartamento alle sette precise, accolto dal delizioso aroma del cibo che Emily sta cucinando. Sorrido, appoggio la borsa del computer e mi dirigo verso la cucina, trovando la mia splendida donna che sta ballando mentre prepara da mangiare, con la schiena rivolta verso di me. Mi fermo sulla soglia e la guardo per un momento. Indossa una gonna nera e una camicia bianca, i suoi lunghi capelli scuri sono raccolti in una coda, e il suo viso naturalmente bello sembra quasi brillare. Sono attraversato da una sensazione calda di pace di fronte alla sua evidente felicità.

Va tutto bene nel mio mondo quando lei è con me. È la cosa più strana che mi sia mai successa. Non vorrei essere in nessun altro luogo a parte che qui con lei. Ho cominciato a guardare l’orologio dalle tre di questo pomeriggio, aspettando il momento di poter tornare a casa.

La guardo mentre prende il suo bicchiere di vino e beve un sorso, il rossetto color borgogna lascia sul vetro una perfetta impronta delle sue labbra, e io sorrido. Persino il suo rossetto su un bicchiere mi scatena qualcosa dentro. Non vorrei lavarlo mai più, sono come uno scolaretto innamorato.

Il suo sedere si muove in maniera sensuale, seguendo il ritmo della musica, e io lo ammiro, incantato da questa bellissima donna nella mia cucina. In quel momento, lei si gira e si accorge di me, così mi rivolge un sorrisetto sexy.

«Ciao.»

Mi raggiunge e la stringo tra le braccia.

«Come sta il mio uomo?» domanda, baciandomi teneramente.

«Bene ora che sono a casa.»

Le nostre labbra si incontrano ancora e ancora, e io la faccio sedere sul bancone della cucina per infilarmi tra le sue gambe mentre ci baciamo.

«Ci godiamo un antipasto prima della cena, signor Miles?» sussurra contro la mia bocca.

Mi abbasso la zip. «Sembra proprio di sì.»

* * *

È giovedì e qui è un manicomio. Stiamo preparando i rapporti per la riunione del consiglio di domani. È bello tornare al lavoro senza la pressione aggiuntiva di tutte le altre cose che stanno succedendo. Tristan ed io siamo seduti alla mia scrivania, per discutere del nuovo budget pubblicitario che abbiamo stabilito, quando qualcuno bussa al mio ufficio.

«Avanti», dico. La porta si apre e un viso familiare appare nel mio campo visivo. Il buonumore svanisce dal mio volto, e mi alzo immediatamente. «Claudia.»

Tristan sgrana gli occhi e si rimette in piedi, lanciandomi uno sguardo confuso. «Ciao, Claud.» La raggiunge e le bacia una guancia. «Come stai?» le chiede.

Lei si costringe a sorridere. «Bene, grazie… e tu?»

«Tutto a posto.» Mio fratello incrocia il mio sguardo dall’altra parte della stanza. «Ho delle cose da fare. Ci vediamo più tardi, Claud.»

«A dopo.» Il suo sorriso svanisce, e lei sposta lo sguardo nervoso su di me. «Ciao, Jameson.»

«Ciao.» Mi avvicino a lei, baciandola sulla guancia, il suo profumo familiare risveglia in me dei ricordi dolorosi del nostro passato insieme. «Come stai?» le chiedo.

Lei stringe la sua borsa. «Ho dato le dimissioni da Vogue e sto tornando a casa, a New York.» La fisso, senza parole. «Mi sei mancato troppo, Jameson. Non posso vivere senza di te», bisbiglia.

Il cuore mi sprofonda nel petto. «Claud, no…»

I suoi occhi si riempiono di lacrime. «Hai detto che era la lontananza.»

La osservo con compassione nello sguardo. Non sopporto di vederla sconvolta, così la prendo tra le braccia.

«Non è più per quello», mormoro tra i suoi capelli. La porta si apre, ed Emily entra con passo allegro. Non appena vede Claudia tra le mie braccia, la felicità svanisce dal suo viso e lei si blocca sul posto.

«Oh… sono…»

«Entra pure, Emily», le dico.

Claudia si libera dal mio abbraccio e punta uno sguardo folle su di lei.

«Claudia, lei è Emily… la mia ragazza», le presento.

Lei sposta lo sguardo tra noi due, e poi porge la mano alla mia ex. «Salve, Claudia. Piacere di conoscerti.» Le sorride con gentilezza.

Lei ricambia la stretta. «Salve.» Riporta subito l’attenzione su di me.

Emily fa scorrere di nuovo uno sguardo interrogativo tra noi due. «Vi lascio un po’ di privacy.»

«Grazie», bisbiglio, tenendo lo sguardo fisso su Claudia. Detesto ferirla.

«Arrivederci», la saluta Emily. «È stato un piacere.»

Mentre la porta si chiude con un click sordo, gli occhi di Claudia si riempiono di nuovo di lacrime. «Almeno sa chi sono?» mormora.

«Sì.»

«Ed è serena all’idea di lasciarti qui con me nonostante mi abbia vista tra le tue braccia?» borbotta con tono sarcastico.

Sostengo il suo sguardo, irritato dall’insinuazione che Emily possa avere dei motivi validi per essere insicura. «Sa a chi appartiene il mio cuore.»

Claudia ricomincia a piangere, e io mi prendo mentalmente a calci per essere un tale bastardo. «Sto tornando a casa, a New York, Jameson. Possiamo rimetterci insieme.»

«No, non possiamo.» Mi fissa. «La sposerò, Claud.»

«Non dirlo», mormora. «Per te è solo la scelta più facile, perché non ti offre nessuna sfida.»

«Ti sbagli, è l’amore della mia vita.»

Lei serra la mascella, in preda all’ira. «Che bastardo.»

«Mi dispiace.» Faccio un passo indietro. «Ma non c’è altro modo per dirlo.»

La rabbia divampa in lei. «Quindi… cosa succederà quando ti vedrò in giro?» sbotta.

«Mi saluterai.»

«Credi di potermi sostituire tanto facilmente?» farfuglia. La fisso, mi dispiace che stia tanto male. «Io ti amo, Jameson. Torna da me», mi supplica, prendendomi una mano tra le sue.

«Ora devi andare, Claud.»

«Mi stai cacciando via?» strilla.

«No. Ti sto chiedendo di andartene.»

«È la stessa cosa.»

Espiro profondamente, questa storia non finirà bene. Devo chiuderla prima che scoppi una guerra aperta. Le do un bacio sulla fronte, poi vado alla porta e la apro. «Addio, Claudia.»

Lei si asciuga le lacrime con un gesto rabbioso e mi supera come una furia. Chiudo la porta e fisso la moquette per un momento. Finalmente mi sembra che tutto stia andando al suo posto. Torno alla scrivania e faccio il numero di Emily.

«Ciao», mi risponde lei.

«Ehi.»

«Ero venuta su per vedere se oggi volevi andare a pranzo fuori.»

Sorrido. Amo questa donna. Non prova un briciolo di insicurezza.

«Certo. Ci vediamo nel foyer all’una.»

Emily

Sono quasi le tre del pomeriggio.

Mi volto verso Aaron. «Vorrei davvero che apparisse dal nulla una dannata cheesecake a domicilio.»

«Sì, anche io», borbotta lui.

«Vado a fare il caffè.» Mi alzo e mi dirigo verso la cucina. Preparo una tazza per Aaron e per Molly, e poi, mentre sto facendo il mio, Jake entra nella saletta.

«Ciao, Emily.»

«Oh, ciao.» Mescolo il caffè.

«Cavolo, dovresti prepararti ad affrontare una vera e propria tempesta mediatica per domani.»

«Perché?»

Si guarda intorno e si sporge verso di me, come se non volesse farsi sentire da nessun altro. «Vedrai cosa faranno uscire sui giornali i Ferrara.»

«Che cosa?» Aggrotto la fronte.

«Non puoi dirlo a nessuno», bisbiglia.

«Non lo farei mai.»

«Hanno delle informazioni su Jameson Miles. Sta per scoppiare uno scandalo.»

Sgrano gli occhi. «Cosa? E tu come fai a saperlo?»

«Il nostro infiltrato nel loro ufficio ci ha appena informati.»

«E di cosa si tratta?»

Lui si guarda attorno. «A quanto pare…»

Qualcun altro entra in cucina, ed entrambi ci allontaniamo l’uno dall’altra con aria colpevole. Il nuovo arrivato inizia a chiacchierare di cose inutili con Jake. Se rimanessi qui ad aspettare, gli farei capire che voglio parlargli da sola. Cazzo, verrò di nuovo qui più tardi.

Ritorno alla mia scrivania con il cuore in gola. Che informazioni hanno scovato su Jay? Oh, cavolo, devo scoprire di cosa si tratta.

Tengo d’occhio la cucina, e non appena vedo Jake tornare alla sua scrivania, mi dirigo verso di lui. I suoi occhi si illuminano quando mi vede. «Ciao.»

«Vediamoci nella stanza della fotocopiatrice, per favore», mormoro.

«Certo.»

Vado ad aspettarlo e, qualche istante più tardi, lui mi raggiunge.

«Che accidenti sta succedendo?» sibilo.

«Non posso dirtelo qui, è troppo rischioso», risponde, guardandosi attorno.

«Dimmelo e basta.» Quasi lo supplico.

«Incontriamoci dopo il lavoro, e ti dirò tutto quanto davanti a un drink veloce.»

Lo fisso. «A che ora?»

«Alle sei e mezza?»

Ci rifletto per un momento. Così avrei il tempo di andare da Tristan subito dopo, se ce ne fosse bisogno. «Dimmelo adesso e basta.»

«Assolutamente no. Te ne parlerò stasera, è una questione troppo complicata.»

Dannazione, non voglio vedermi con questo idiota, ma, se non lo faccio, come riuscirò a scoprire cosa stanno tramando i Ferrara? Se ne vengo a capo, forse potremo ottenere un’ingiunzione e impedire alla storia di andare in stampa.

«Okay, va bene. Dove?»

«All’Harry’s Bar alle sei e mezza.»

«Va bene, ci vediamo lì.»

Torno alla mia scrivania e mi guardo intorno con aria colpevole. Il mio cuore batte all’impazzata. Che cosa sanno di Jameson? Oh, no, il mio povero uomo.

Entrambi i miei colleghi non sono alla loro scrivania, e so che devo approfittare di questo momento per chiamare Jay e fargli sapere che farò tardi. In questo modo, Molly e Aaron non mi sentiranno mentirgli e io potrò usarli come alibi per la serata.

Compongo il suo numero, nervosa.

«Ehi», mi risponde la sua voce sexy.

«Ciao.» Comincio a sudare, preparandomi a raccontargli una bugia. «Stasera devo uscire a cena con Molly e Aaron.» Faccio una smorfia. «Aaron è un po’ giù e vogliamo provare a tirarlo su di morale.»

«Oh.» Mi sembra sorpreso.

«Per te va bene?» replico preoccupata.

«Certo che sì.»

«Arrivo non appena finisco, non farò tardi.»

«Okay, piccola.»

«Che cosa mangerai?» Mi acciglio. Detesto non cucinare per lui. Prendermi cura di Jameson è diventata la mia attività preferita.

«Troverò qualcosa, non preoccuparti per me.»

«Oh, okay.» Ammutolisco, sentendomi in colpa.

Come se avesse percepito il mio travaglio interiore, mi chiede: «Va tutto bene, Emily?»

«Sì, certo. Ti amo. Ci vediamo stasera.» Riattacco rapidamente prima di confessare la mia bugia.

* * *

Alle sei e trenta in punto, entro nell’Harry’s Bar. Sono già stata qui con Aaron e Molly, quindi so dove si trova. Jake è in un angolo in fondo, e, quando mi vede, agita allegramente una mano. Gli sorrido imbarazzata e mi dirigo verso il tavolo. C’è un bicchiere di vino ad aspettarmi.

«Ciao.» Mi siedo di fronte a lui.

«Ciao. Sei bellissima.» Si illumina, squadrandomi da capo a piedi, e io mi acciglio. Sono andata a casa per lavarmi e cambiarmi rapidamente. Spero che non creda che lo abbia fatto per lui. Mi sono cambiata per Jay, per quando lo vedrò più tardi.

«Mi hai ordinato da bere?» gli domando.

«Sì.» Mi fa un sorriso caloroso. «Spero che ti piaccia, è Cabernet-sauvignon

«Grazie.» Ne bevo un sorso. «Qual è la notizia su Jameson?»

Lui apre il menù. «Dovremmo prendere qualcosa da mangiare?»

«In realtà, non ho fame», rispondo. Voglio solo ottenere l’informazione e andarmene da qui.

Jake continua a leggere il menù. «Potrei prendere delle patatine.»

«Mi dici quello che sai?» gli chiedo di nuovo.

«Beh, è una faccenda intricata.»

Bevo un sorso del mio vino mentre lo fisso. Sono così innervosita da ciò che sta per dirmi che ho quasi la nausea.

«A quanto pare domani pubblicheranno un lungo articolo.»

Bevo un altro sorso. «Su cosa?»

«Beh…» Si ferma. «Credo che prenderò le patatine, tu le vuoi?»

«Va bene, prendi queste dannate patatine», sbotto.

Lui legge ancora il menù, e io sono sul punto di esplodere.

Decidi cosa vuoi mangiare, maledetto idiota.

«Vado a prendere le patatine», gli dico, alzandomi in piedi di colpo. «Tutto qui? Non vuoi altro?»

«No, grazie.»

Marcio verso il bancone. «Posso avere una porzione di patatine con tre salse, per favore?» Espiro profondamente, cercando di calmarmi.

Rimani concentrata.

«Emily.» Sento una voce che mi chiama da dietro le spalle.

«È tutto?» mi chiede il cameriere.

«Sì, grazie.» Gli sorrido e mi volto verso la voce che mi ha appena chiamata. Jake mi prende per mano e mi bacia sulle labbra. Faccio un passo indietro, scioccata. «Che stai facendo?»

«Ti sto baciando.» Mi sorride e si sporge in avanti per farlo di nuovo.

Faccio un balzo indietro, allontanandomi dalla sua portata. «Ma che cavolo, Jake! Non mi piaci in quel senso», sbotto, strofinandomi la bocca.

«Credevo che, siccome abbiamo un appuntamento…»

«Cosa?» balbetto, orripilata. «Sono venuta qui solo per sapere di Jameson.»

Lui mi rivolge un sorrisone sfacciato e poi fa un occhiolino.

Lo guardo in cagnesco. «Non c’è nessuna notizia, vero?»

Jake scrolla le spalle. «Potremmo crearne una noi trascorrendo insieme una notte di passione sfrenata.»

«Sei un coglione», esclamo. «Tu non mi interessi.»

«Oh, ma dovrei.» Mi prende di nuovo per mano, e io lo colpisco sul petto.

«Smettila.»

«Sono ventidue dollari», dice il povero cameriere, spostando lo sguardo tra di noi.

«Non pagherò le patatine di questo imbecille», dichiaro con tono secco. «A mai più, Jake», dico, precipitandomi fuori dalla porta.

«Emily… andiamo. Saremmo perfetti insieme», mi grida dietro.

Esco dal bar furiosa, con il fumo che mi esce dalle orecchie. Sono stata in ansia per tutto il giorno, e per cosa? Per una bugia che quello stupido di Jake mi ha raccontato per vedermi da sola. È un viscido verme. E ora non posso nemmeno andare a casa perché ho mentito a Jay su dove sarei stata.

Entro in un ristorante thailandese e un cameriere si avvicina.

«Posso avere un tavolo per uno, per favore?» chiedo con tono triste. Cenerò da sola e poi tornerò a casa dal mio uomo.

Non posso credere di essere caduta in un trabocchetto simile. Che stronzo.

Almeno non c’è nessuna notizia.

Jameson

Mi chino e bacio Emily sulla fronte nell’oscurità. Sta ancora dormendo. «Piccola, io vado.»

«Mmh.» Mi stringe le braccia attorno ai fianchi e mi attira verso di sé. «No, non andare. Oggi saltiamo il lavoro.»

Sorrido tra le sue braccia. «Non posso, questa mattina ho una riunione.» Sospiro. Devo limitare il più possibile i danni. Anche se la minaccia immediata di una fuga di notizie si è conclusa, questa battaglia con i Ferrara non è ancora finita. Anzi, sento che la situazione sta per precipitare. «Due giorni e poi andremo via», le ricordo.

Mi sorride con gli occhi ancora chiusi. «Due giorni sono troppi, signor Miles. Prima o poi ti rapirò.»

Ci baciamo dolcemente, ancora e ancora, e sento l’eccitazione crescere tra le mie gambe. Mi allontano da lei. «Devo andare», le sussurro tra i capelli. «Se rimango qui, finirò per scoparti e arriverò in ritardo.»

«Bene.» Fa un sorrisetto. «Scopami e arriva tardi.»

Ridacchio contro le sue labbra e poi, dopo averle dato un ultimo bacio, mi alzo e la guardo stesa nel mio letto, che è tutto in disordine. Lei mi sorride e mi si stringe il cuore. Niente mi è mai parso tanto perfetto… né altrettanto giusto. Nonostante tutto il caos di questi giorni, Emily mi trasmette un senso di calma, come se nel mondo esistesse ancora qualcosa di buono, e tutto perché noi ci apparteniamo.

«Ti amo.»

«Io ti amo di più.» Mi sorride, sollevandosi e facendo un ultimo tentativo di trascinarmi a letto. È dannatamente dura andarsene quando fa così.

Scendo le scale e vedo il mio fidato amico Alan in piedi accanto all’auto.

«Buongiorno», gli sorrido.

Lui mi risponde con un sorriso triste, e io mi acciglio. «Va tutto bene?»

Alan apre la porta della limousine, e io vedo Tristan, Christopher ed Elliot sui sedili posteriori che mi aspettano. Aggrotto le sopracciglia. «Ciao.» Lancio un’occhiata interrogativa al mio autista. «Cosa sta succedendo?»

«Entra», sospira Elliot.

Li guardo uno a uno. Mi rivolgono tutti la stessa espressione cupa, e capisco che deve essere successo qualcosa. «Papà sta bene?» gli chiedo.

«Sì, sta bene.»

«La mamma?»

«Benissimo. Entra.»

Salgo in auto e chiudo la portiera, poi la limousine si immette nel traffico.

«Voglio che tu sappia che non crediamo a niente di tutta questa faccenda e che siamo semplicemente qui per te», dichiara Tristan.

«Che sta succedendo?» sbotto, preso dall’agitazione.

Elliot mi porge il giornale. Lo fisso per un momento, mi serve qualche secondo per elaborare quello che sto vedendo. Sulla prima pagina del Gazette c’è un’enorme immagine di Emily che sta baciando Jake, l’investigatore. Lo tiene per mano e sta sorridendo mentre lui preme le labbra sulle sue. Sembra che siano in un ristorante o un posto del genere.

Mi acciglio e sento una fitta al cuore. «Che cazzo è questa roba?» esclamo con rabbia, aprendo il giornale.

Leggo la storia.

Jameson Miles: la caduta in disgrazia del guru dei media

In quello che sembra il colpo di grazia per Jameson Miles, la sua fidanzata, Emily Foster, ha intrapreso una relazione segreta. I due sono stati visti in diversi luoghi e due mesi fa sono stati ripresi durante una vacanza in Italia. Estratti conto bancari divulgati oggi dimostrano che Jameson Miles ha sottratto indebitamente denaro per trasferirlo in un conto offshore. Oggi il consiglio dovrebbe licenziarlo dalla sua posizione di amministratore delegato della Miles Media, e verrà mossa a suo carico un’accusa. A quanto pare, Emily Foster ha abbandonato la nave appena in tempo.