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Non è stato nemmeno capace di ammazzarsi, quel deficiente che ha ucciso tutti. “L’hanno salvato in extremis”, ha detto il dottore, l’ho sentito prima quando sono andata a prendermi un tè alla macchinetta. Ma perché non l’hanno lasciato morire, mi chiedo io. A cosa serve che resti in vita? Io la risposta la so, a niente serve, ma ormai i dottori li conosco, loro sono fissati che devono salvare la vita a chiunque, a ogni costo. Ma lasciateli morire i criminali, i pedofili, gli zingari, i ladri: il mondo non può che essere un posto migliore se crepano tutti i delinquenti. Invece no, sempre appresso a loro dobbiamo stare, con tutte le persone che si ammalano e hanno bisogno, no, noi dobbiamo perdere tempo con chi non se lo merita.
Dicono che si sia impiccato con una cintura, non lo so, e che l’abbia trovato una guardia, salvandogli la vita. Vedo tanti disperati in reparto e sinceramente spendere soldi, tempo e fatica per rianimare e curare quell’assassino a me sembra uno spreco. Io l’avrei lasciato dove l’hanno trovato. Davvero, qua ne arrivano di tutti i tipi, il peggio è quando sono bambini. Abbiamo un protocollo, rigide procedure, eppure quando arriva un bambino, qua, io non capisco più niente. Lo so, non è professionale, me l’ha detto il primario e anche Rosanna lo ripete sempre, fa presto lei, insensibile com’è, ma io non ci riesco. Devo medicarli, accudirli, pulirli, fare coraggio a loro e ai genitori, e nemmeno ne ho per me, altroché. Mio marito dice che sto diventando matta, forse è vero. Sono contenta quando riusciamo a salvarne uno ed è bellissimo quando dopo mesi, dopo anni addirittura, passano in reparto e ci portano un sorriso, ci dicono grazie.
Questo pezzo di merda che stiamo curando adesso cosa mai ci potrà dire? Quando mai verrà a ringraziarci? Stamattina presto sembrava che si stesse aggravando, invece il destino e quel dottorino giovane giovane lo hanno salvato. Ma lasciatelo morire! A cosa serve una feccia come lui? Ne abbiamo già abbastanza.
È tutta la mattina che parliamo solo di lui, di quello che ha fatto. Nessuna ha il coraggio di dirlo, ma secondo me siamo tutte d’accordo: se fosse morto non sarebbe dispiaciuto a nessuno. Forse alle suore, a loro sì, ma a loro dispiace per tutti. Si dispiacciono, piangono e pregano per tutti quelli che ne hanno bisogno, vivi o morti che siano. Sapete cosa vi dico? Ho visto tante persone guarire grazie ai dottori e alle medicine e anche grazie a noi infermiere, ma non ho visto nessuno che si sia rimesso a furia di preghiere. Nessuno.