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QUANDO Christopher si svegliò, l’indomani mattina, non ricordava quando si fosse addormentato. Ma vide la luce che filtrava attraverso le tende. E questo significava tre cose: che era venerdì. Che avrebbe lasciato l’ospedale. E sarebbe andato a vedere Bad Cat in 3D!

Si voltò verso il bagno: la porta era aperta.

Sua madre si stava lavando le mani.

E il sibilo non c’era più.

«Sveglia, pigrone.» Gli sorrise. «Pronto ad andare a casa?»

Quando l’infermiera lo accompagnò all’uscita, su una sedia a rotelle, finse di essere il rivale di Bad Cat, Ace, lo scoiattolo volante a cui veniva sempre la nausea quando era in movimento. I sedili rivestiti di vinile della loro vecchia auto non gli erano mai sembrati così comodi. Mamma lo portò in una tavola calda vicino al motel, dove ordinò pancake con le gocce di cioccolato. In condizioni normali, quello sarebbe stato il momento clou della giornata.

Ma non c’era nulla di normale.

Quello era il giorno di Bad Cat. Per tutta la mattina, e per tutto il pomeriggio, Christopher pensò a quel gattaccio e alla sua migliore amica, Ice Cream Cow, che preparava un gelato squisito. Guardò l’orologio appeso alla parete, e sfruttò quello che aveva imparato dalla signorina Lasko riguardo alla lettura delle ore. La lancetta dei secondi si muoveva a scatti, verso lo spettacolo delle sedici e trenta, e l’attesa era più snervante di quella della vigilia di Natale.

«Perché Natale non può arrivare un giorno prima?» chiedeva ogni volta a sua madre.

«Perché così ti lagneresti il ventitré di dicembre», gli rispondeva lei.

Alle quindici, andarono al cinema nei pressi del South Hills Village, per mettersi in coda. Verso le sedici, la fila arrivava dietro l’isolato. SpecialEd arrivò con sua madre, ed entrambi erano vestiti come due personaggi del film. Kate pensò che il bambino doveva aver dato il tormento a sua madre, costringendola a mettersi in ridicolo. Almeno, sperò che fosse andata così. Quel ragazzino aveva già abbastanza problemi, senza bisogno di una madre che spontaneamente si travestiva da Kicker, l’asino.

Quando finalmente la maschera aprì le porte, Christopher era eccitatissimo. Prese i goffi occhiali 3D. «Proprio come un bambino ricco!» esclamò. Trovarono i loro posti perfetti, a metà sala; sua madre andò a prendere qualcosa da sgranocchiare, e tornò con tutti gli snack spazzatura che lui adorava.

Ne aveva mangiati la metà già dopo i trailer. Ma a ogni trailer e a ogni manciata di popcorn l’eccitazione cresceva. E, quando alla fine il film cominciò, i bambini si lanciarono in un applauso.

Questa sarebbe stata per sempre la loro infanzia, pensò Kate.

Ricordò i film che aveva amato da ragazza, quando credeva di essere una principessa che si era perduta, e che in realtà proveniva da una famiglia molto più carina della sua. Non era vero, ma in qualche modo aveva messo al mondo un principe.

«Ti voglio bene, Christopher», gli disse.

«Anch’io, mamma», le rispose, distratto dal film.

Lei alzò gli occhi verso lo schermo e sorrise, quando Bad Cat andò dal vicino granchio, Leonardo di Pinchy, che stava dipingendo la sua fidanzata, Groan-a Lisa.

«Bel ritratto, Leonardo», gli diceva. «Pensavi di finirlo?»

E tutti i bambini si misero a ridere.

Alla fine del film, la madre di SpecialEd insisté, Cristo, per portare tutti da TGI Friday’s per cena. Offriva lei.

«Così i bambini possono prendere le ali di pollo, e noi un bel ‘succo di frutta da mamme’», disse strizzando l’occhio.

Durante la cena, Kate dovette ascoltare la madre di SpecialEd – «Cristo santo, chiamami Betty» – mentre margaritava (era diventato un verbo) una storia dopo l’altra, e raccontava di quando aveva quasi finito il college, e aveva sposato il padre di SpecialEd, che aveva appena aperto il sesto – «Contali… il sesto!» – negozio di ferramenta nei tre stati confinanti.

Si chinò verso di lei, e con l’alito che sapeva di alcol, le disse: «Hai presente quella S-T-R-O-N-Z-A della signora Collins? Be’, suo marito, quel noto P-O-R-C-O, continua a presentare progetti edilizi e la gente continua a chiedere prestiti per ristrutturare casa, quindi posso dire soltanto ‘’Fanculo, Home Depot! Mio marito è ricco!’ Cameriera, ho il bicchiere vuoto, e riesco ancora a ricordare i miei problemi!»

La madre di Christopher pensò che magari lei e Betty Anderson sarebbero diventate amiche. Ci sono persone che sono nate per parlare. Altre per ascoltare. Ed è meraviglioso quando due esponenti delle due diverse categorie si incontrano.

«Mi piaci, Kate», le disse Betty, mentre andavano al parcheggio. «Sei una fantastica ascoltatrice.»

Tornando a casa, Christopher si addormentò, con la pancia piena. Mamma lo portò su per le scale del motel, e lo mise a letto.

«Mamma?» fece lui, nel sonno.

«Sì, tesoro?»

«Possiamo andare a rivedere Bad Cat

«Certo, amore, quando vuoi.»

Gli diede un bacio sulla fronte e lasciò che si abbandonasse ai sogni. Si preparò una birra on the rocks e si gustò la serata. Perché sapeva che l’indomani sarebbe arrivato il conto, che non avrebbe avuto modo di pagare.