BIIP.
Seduto sulla carrozzina, Ambrose ascoltava il rumore delle macchine che tenevano Christopher in vita.
biIp.
Aveva promesso a Kate Reese che non avrebbe mai lasciato suo figlio e, diavolo, era un uomo che manteneva la parola data.
Aiutalo, David.
Quel pensiero attraversò la sua mente, calmo e solenne. Non si era accorto che la porta alle sue spalle si era aperta.
biIp.
Ma avvertì un cambiamento nella temperatura.
«Chi c’è?»
Silenzio. Un respiro.
«Infermiera, è lei?»
biIP.
«Dottore? La mano di questo bambino è bollente come una padella sul fornello. Quanto ha di febbre?»
Un lungo momento di silenzio. E poi…
«Quarantuno e sette», sussurrò la voce. «Ma non sono il dottore.»
Ambrose corrugò la fronte. Cercò di rimanere calmo.
«Il suo cervello sta cominciando a cuocere. Chiami qualcuno.»
«Lo abbiamo già fatto, signor Olson.»
Ambrose si concentrò su quella voce. Non avrebbe saputo dire se appartenesse a un uomo. O a una donna.
«Tra quanto sarà qui il dottore?»
«Tra poco.»
Ambrose capì che quella persona gli stava girando intorno. Pit-pat: camminava sugli avampiedi. E poi udì un’eco appena percettibile. C’era più di una persona nella stanza.
«Tra quanto?» chiese ancora.
«Non lo so con sicurezza. L’ospedale è a corto di personale. Hanno tutti l’influenza.»
La voce era più vicina. Altri passi. Che gli giravano intorno.
biIp.
«Okay», disse tranquillo, mentre afferrava un lato del letto. «Capisco.»
Udì delle risate di scherno da parte di più persone, cinque o sei.
«Lui capisce.» «Okay.» «Lui capisce», dicevano ridacchiando.
«Mi pare che non siate affatto a corto di personale», osservò l’anziano.
Le risate cessarono, rivelando un suono familiare. Sssssssss.
Gas.
«Signor Olson», disse la voce.
Il sangue gli si gelò nelle vene. Finalmente capì a chi apparteneva.
«Sì, signora Keizer?»
«La morte finalmente è arrivata, Ambrose. Non può dire che non l’avevo avvertita.»
Di colpo, una decina di mani lo afferrarono. Alzò le braccia per difendersi, ma la folla lo bloccò. Sentì la plastica fredda della maschera sulla bocca. Il gas usciva dalla bombola sibilando come un serpente. Ssssss.
«Levatemi le mani di dosso, bastardi!» urlò.
Il vecchio soldato spinse via i suoi aggressori, agitando le braccia alla cieca. Afferrò una ciocca di capelli. A un altro graffiò gli occhi. L’esercito di mani lo inchiodò sulla sedia, che si inclinò facendolo finire a terra. La folla gli fu addosso in pochi secondi.
Si batté con tutte le sue forze, ma erano in troppi. Gambe e braccia gli cedettero. Era un vecchio. Cieco. Indifeso. Dovette fare appello alle ultime energie rimastegli per strapparsi la maschera dal viso. Ma una manciata di istanti dopo era di nuovo al suo posto. E a quel punto, poté solo aspettare che i suoi polmoni urlassero pietà.
«Adesso prenda un respiro profondo e faccia il conto alla rovescia, partendo da dieci», gli disse la voce.
Mancava un minuto a mezzanotte.
E lui prese un’enorme boccata d’aria.
Mentre il tracciato sul monitor che controllava i parametri vitali di Christopher diventava una linea piatta.
bIIIIIII