KATE e l’uomo gentile caddero in strada. Le mani di lei tentavano di cavargli gli occhi. Lui le lacerava le carni con le dita. Kate stava lottando, ma le forze cominciavano a venirle meno.
Nella mente le riecheggiò l’avvertimento di Christopher.
Il potere ha un prezzo.
Indietreggiò barcollando e lui si avvolse attorno al suo corpo come un serpente. La sua pelle si allungò sopra la bocca di Kate, mentre preparava ago e filo che le avrebbero chiuso labbra e occhi per l’eternità. Le sussurrò all’orecchio. E lei sentì la follia del mondo intero. Il male che la notte faceva piangere Dio. A ogni parola, diventava sempre più debole.
«Kate, tuo figlio sta per essere divorato vivo. haI solo un modo per salvarlo, adesso.»
Poi, vide la signora che sibilava. I cervi brulicavano intorno a lei come squali in una frenesia alimentare. I dannati le saltarono sulla schiena. Uno dopo l’altro. Mordevano. Graffiavano. Artigliavano.
«Christopher ti ha dato il suo poterE. Se lo usi per uccidere leI, ti lascerò andare.»
Kate sentì il retro delle palpebre leccar via l’umidità dagli occhi. Occhi bollenti di febbre. Con la visione era onnipotente, ma quello era il suo mondo. Riusciva a vederlo. Stava morendo di paura. E faceva paura. Bruciava di una furia fredda.
«Ho conosciuto troppi uomini come te», gli disse.
«No, non è verO.»
E poi, le cucì la bocca.
«Non hai conosciuto nessuno come mE.»
E le staccò un brandello di carne dal collo, con un morso. Era ovunque, e da nessuna parte. Era tutti, e nessuno.
«Quindi, se non la ucciderai, diventerai leI.»
Kate lottò con tutte le forze che le erano rimaste. Spezzata. Sanguinante. Finché lui non le fece buttar fuori tutto il sangue, come acqua da una spugna, e la gettò in strada come spazzatura. Si sbucciò la pelle sull’asfalto e finì sul prato accanto alla signora che sibilava. I cervi e i dannati formarono un circolo attorno alle due donne. Non potevano combattere l’Inferno intero da sole. Avrebbero avuto bisogno di un esercito. Ma almeno suo figlio era riuscito a fuggire. Ed era l’unica cosa che contasse.
«Mamma.»
Kate si voltò e lo vide.
Uscì dal bosco.
Solo.
«NO!» strillò lei, strappandosi il filo dalla bocca. «LASCIAMI QUI! SCAPPA! CORRI!»
I cervi si lanciarono verso di lui.
«Va tutto bene, mamma.»
«NON SEI SULLA STRADA!» gridò la signora che sibilava.
«Non preoccupatevi. Sono qui.»
Kate provò a muoversi, mentre l’uomo con la divisa da Girl Scout usciva dal tunnel con il resto dei dannati e andava verso suo figlio.
Christopher non vi badò. Continuò ad avanzare. Senza timore. Sentì le voci che tornavano a lui attraverso il cordino. Non gli straziavano più il cervello. Non c’erano emicranie. Non c’era febbre. Ascoltava semplicemente le voci sul cordino. Il passato di ogni persona. I segreti. L’innocenza perduta. La sofferenza. L’identità. La delusione. La rabbia. La confusione. Il rimpianto. Il senso di colpa. L’amore. La perdita. Di tutta l’umanità. Non era dolore. Era potere. La paura non è paura. È eccitazione intimorita dalla sua stessa luce. Il mondo intero si estendeva di fronte a lui. Tutti gli abitanti della Terra. Non aveva mai sentito un amore così intenso. Unito alla speranza. Alla gratitudine. Di ogni singola anima lungo quella fila conosceva nome, amori, speranze, sogni. Conosceva quelle persone ed era loro. Così come loro erano lui.
«Siete liberi, adesso.»
Sentì le persone-cassetta che si strappavano i fili come elefanti che all’improvviso si erano rammentati che una corda non è una catena. Aprirono gli occhi come minatori che vedevano il sole dopo aver trascorso cent’anni sottoterra. Si strapparono i fili dalle labbra. Le parole si riversarono nella valle. Nel bosco. Nella radura. La battaglia non era finita. L’uomo gentile non aveva vinto. Erano ancora in guerra, e i buoni avrebbero continuato a combattere fino all’ultimo di loro. Non avevano bisogno di un esercito.