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Quando Ethan non trovò traccia di O'Cleary in cucina, mise a bollire l'acqua sul fornello. Dannazione. Aveva lasciato la cravatta nello studio. Corse al piano superiore e, abituato a vestirsi di fretta, ben presto ebbe una nuova cravatta legata intorno al collo.

Tornato in cucina, trovò O'Cleary intento a preparare un vassoio con tazze e piattini. «Dove diavolo eri?»

«Ho preparato la carrozza. Ho immaginato che non voleste rimandarla a casa con il pony di Shanks. Ehm... milord.»

Ammansito dal fatto che O'Cleary avesse anticipato i suoi desideri, Ethan sorrise. «Ben fatto.»

«Mmh. Non è meglio che torniate dalla vostra ospite?» L'uomo osservò Ethan dalla testa ai piedi, poi estrasse un pettine dalla tasca del panciotto. «Tenete. Questo potrebbe aiutarvi.»

Ethan si passò il pettine tra i capelli, poi glielo rese. «Grazie.» Tornò nello studio.

Lady Petra guardava fuori dalla finestra quando la raggiunse. Nonostante la polvere sull'orlo del vestito e le ciocche sottili di capelli sfuggite alle mollette intorno al viso, era deliziosa.

Accidenti, aveva dimenticato di chiedere a O'Cleary di aggiungere dei biscotti al vassoio. Ammesso che ce ne fossero. Lei lo avrebbe considerato un bruto maleducato, ancora peggiore di quanto già non lo ritenesse. Come diavolo gli era venuto in mente di formulare quello stupido invito?

«Il tè sarà servito fra poco» annunciò.

Lei trasalì, come se fosse stata lontanissima con i suoi pensieri e non l'avesse sentito entrare, benché lui non avesse cercato in alcun modo di essere silenzioso. I suoi occhi blu erano colmi di tristezza.

Ethan si irrigidì. Era per qualcosa che aveva detto?Lady Petra era una di quelle femmine che andavano trattate con i guanti di velluto? Sembrava autonoma, ma forse era tutta una messinscena per tenere un uomo sulle spine.

Le donne lo facevano. Fingere. Sua madre si era sempre agitata per lui, come se l'avesse amato, ma soltanto quando era presente suo padre, affinché le sue attenzioni lo ingelosissero. Sarah aveva finto di tenere a lui solo per ottenere il suo titolo.

Gli occhi di Lady Petra si spalancarono quando lo vide, notando che si era sistemato. E allora? Pensava che proprio non conoscesse le buone maniere? Se era stato un po' grezzo quando si era arruolato a quindici anni, i suoi compagni ufficiali l'avevano raddrizzato in breve tempo.

Lei sorrise ed Ethan si sentì inorgoglito dalla sua approvazione palese, quando in realtà non gli importava se lei approvasse o no. Le sorrise a sua volta, era la cosa più ovvia da fare. Nel dubbio, sorridere. Lo aveva imparato dalle interazioni con sua madre. Lei se n'era sempre andata quando lui aveva mostrato il minimo segno di insoddisfazione. Qualunque preoccupazione gli aveva procurato soltanto improperi e punizioni; sua madre gli aveva detto chiaramente che aveva già fin troppi problemi a causa del padre, senza bisogno che ci si aggiungesse anche lui.

Tuttavia, il sorriso di Lady Petra tentennò quando vide il suo. «Non volevo arrecarvi tanto disturbo.» La sua voce era dolce, ben modulata, musica per le orecchie di un uomo abituato alle parole dure dei soldati. Forse era quella la ragione per cui aveva trovato Sarah tanto attraente dopo vent'anni di compagnia esclusivamente maschile.

Vent'anni. Quanto tempo. Eppure a trentacinque anni era ancora nell'età migliore. Ed era fortunato a essere ancora vivo, avendo combattuto tanto a lungo per il suo Paese. Cosa che avrebbe preferito al sedere nel suo studio intrattenendo una gentildonna.

Una gentildonna troppo attraente per essere la moglie di un soldato. Un uomo si sarebbe preoccupato nel lasciare a casa una donna tanto graziosa per recarsi al fronte. Mise da parte quel pensiero ribelle.

«Nessun disturbo, milady. Tra breve scoprirete che O'Cleary è un mago nel preparare il tè.»

«O'Cleary?»

«Il mio attendente. Cioè, non più il mio attendente, adesso è più un valletto, maggiordomo e stalliere. Vi ha fatta entrare lui.»

Le sopracciglia di lei si sollevarono. «Un uomo dai molti talenti.»

«Una buona descrizione.» Non poteva assumere domestici prima di aver capito quale fosse la situazione finanziaria della proprietà. I libri contabili erano stati trascurati negli ultimi anni di malattia di suo cugino, a quanto aveva capito.

Lei aggrottò la fronte. «A quanto ne so, ereditaste questa proprietà più di due anni fa, non è vero?»

Lui serrò la bocca. «Sì, ma questioni assai più importanti richiedevano la mia attenzione.»

Sembrò allibita.

Possibile che nessuno capisse che Ethan non desiderava il suo titolo? Era un soldato fino al midollo e invece eccolo là, costretto a barcamenarsi con rendimenti, lavoratori, moggi e cestini e... bah! Era il suo dovere e l'avrebbe svolto, ma ciò non significava che dovesse piacergli. Avrebbe sistemato la tenuta, le avrebbe fornito una contessa e un erede e se ne sarebbe tornato al più presto a ciò che importava davvero.

«I francesi. La guerra.»

Lei arrossì. «Sì. Certamente.» Tuttavia non gli parve convinta. Comprensibile che non lo fosse, considerato come aveva perso suo marito.

O'Cleary entrò con il vassoio del tè, schivò con abilità il mobilio e depose il vassoio di fronte a Lady Petra con un sorriso e un occhiolino. «I frollini sono un po' bruciacchiati, ma ho tagliato le parti ridotte peggio.»

Ethan inorridì vedendo i bordi frastagliati e le briciole carbonizzate. «Dovete scusarci, Lady Petra. Siamo scapoli usi alla vita nell'esercito. Portali via, O'Cleary.» Era chiaro che O'Cleary, abituato a cucinare su un fuoco da campo, non aveva ancora familiarizzato con il forno moderno della cucina.

O'Cleary fece per prendere il piatto, ma Lady Petra Davenport allungò una mano per fermarlo. «Vi ringrazio, Mr. O'Cleary, sono sicura che vadano bene così.»

Vedendo il sorriso che lei rivolse a O'Cleary e il sogghigno con cui rispose l'altro, fu tentato di afferrare il suo attendente per il colletto e sbatterlo fuori dalla porta. Batté le palpebre, sorpreso da quell'impulso inconsueto. Non era mai staro geloso in vita sua. Deliberatamente. Aveva imparato molto presto che era un'emozione inutile.

«È tutto, O'Cleary» disse brusco. «Penso che Lady Petra possa continuare da sola.»

O'Cleary uscì fischiettando. L'idiota.

La nobildonna versò due tazze di tè e aggiunse il latte. «Il villaggio sarà lieto che finalmente vi siate trasferito qui.»

«Mi fa piacere che loro ne siano lieti.» Prese la sua tazza e bevve un sorso. Strano, era proprio come piaceva a lui.

«L'idea non vi piace?»

«No.» Chiuse gli occhi per un momento. Perché mai glielo stava dicendo? Ormai era fatta, non poteva interrompere la conversazione. Perfino lui sapeva che sarebbe stato estremamente scortese. «Non so niente di agricoltura, né di come si amministri una proprietà. L'esercito è la mia vita.» Sospirò. «Non sono tagliato per questo.» Fece un gesto che voleva includere casa, terreno e tutto il Kent.

Si era sentito un pesce fuor d'acqua anche a casa di suo padre, non aveva mai capito come compiacere l'uomo che lo aveva generato, senza mai sapere se sua madre avrebbe reagito alle sfuriate del marito attribuendo a Ethan la colpa di qualunque cosa l'uomo avesse deciso che non andava. Arruolarsi a quindici anni era stato un sollievo rispetto al caos che regnava a casa sua. Da allora si era sempre visto come uno scapolo, uno spirito libero.

Lady Petra gli porse il piatto con i biscotti.

Ne masticò uno distrattamente, finché trovò un pezzetto carbonizzato. Fece una smorfia, lieto di osservare che lei non ne aveva preso uno.

«Un bravo fattore dovrebbe potervi aiutare» disse. C'era una nota di incoraggiamento nella sua voce? Sicuramente no, stava solo facendo conversazione.

«Certo. Ma come distinguerne uno bravo da uno cattivo? Da quanto sono riuscito a evincere leggendo l'agenda relativa alla proprietà di mio cugino, ho l'impressione che avesse assunto un ciarlatano.» Cosa c'era in lei che lo induceva a rivelarle i suoi timori? L'avrebbe trovato di una noia terribile. Non poteva funzionare. A meno che lei non stesse cercando di adescarlo deliberatamente con la gentilezza, come aveva fatto Sarah.

Studiò la sua espressione, ma non colse secondi fini. D'altra parte come avrebbe potuto? Le donne erano molto abili nel nascondere i loro veri pensieri e sentimenti.

«Forse potreste informarvi tra i vostri pari» propose lei.

I suoi pari? Ne conosceva? C'era quello menzionato dal vicario, Compton, che viveva nel villaggio vicino e rivestiva la carica di magistrato locale. Forse Ethan avrebbe potuto recarsi a trovarlo e presentarsi. Anche se non riusciva a immaginare cosa potessero avere in comune. «Buona idea.»

Lei parve sorpresa e compiaciuta.

Ethan si rabbuiò. Non si era aspettata che lui trovasse utile la sua idea?

Lei sorseggiò il tè. «Se posso permettermi di offrirvi un altro suggerimento...»

Lui si irrigidì. Senza dubbio stava per scoprire il motivo reale della sua visita. Mascherò la propria mancanza d'interesse. «Vi prego.»

«Ebbene... se fossi in voi, appena possibile falcerei il campo dove ci siamo incontrati. È perfetto per la mietitura e, se lo taglierete subito, potrete avere un secondo raccolto prima dell'inverno.»

Perché non ci aveva pensato? Perché, benché i suoi cavalli mangiassero fieno, non si era mai chiesto come arrivasse nella stalla. Non lo riguardava, quando aveva una guerra da combattere. Lo spaccio militare si occupava di quel genere di dettagli. «Me ne occuperò di certo. Vi ringrazio.»

Lei lo guardò in modo strano e finì il suo tè. «E ora, se volete scusarmi, sarà meglio che torni a casa, prima che mia sorella cominci a domandarsi cosa mi sia successo.»

Ethan guardò fuori dalla finestra. «La mia carrozza vi attende.» Con sua sorpresa, notò che la vecchia carrozza era in condizioni migliori rispetto all'ultima volta che l'aveva vista e, con Jack pronto a trainarla, sembrava addirittura signorile.

«Milord, davvero, posso andare a piedi.»

«Mr. O'Cleary sarà ben lieto di accompagnarvi, anche perché Jack ha bisogno di fare un po' di esercizio. Non ho avuto tempo per portarlo fuori oggi.»

«Molto bene. Dal momento che mi rendete impossibile rifiutare senza sembrare scortese, approfitterò della vostra gentile offerta, milord.»

Ethan rimase colpito dal discorso tanto diretto; niente giri di parole o leziosità per Lady Petra Davenport. Gli piacque, così sapeva con chi aveva a che fare. Ma se fosse stato uno stratagemma? Ebbene, non l'avrebbe raggirato facilmente, pertanto lui avrebbe preso le sue parole alla lettera finché avesse scoperto la verità.

Grazie al cielo aveva accettato la sua offerta di un passaggio con la carrozza, in caso contrario sarebbe stato costretto ad accompagnarla a piedi fino a casa, utilizzando una quantità di tempo che non aveva. Eppure... Guardò fuori dalla finestra. Una passeggiata a braccetto con una bella vedova sarebbe stata assai piacevole.

Proprio il tipo di coinvolgimento in cui non si sarebbe concesso di indulgere.

La accompagnò fuori e la aiutò a salire in carrozza. Dopo che ebbe chiuso la portiera passò avanti, a parlare con O'Cleary, seduto a cassetta. «Non correre. Né all'andata, né al ritorno.» Guardò il cielo, le nuvole non sembravano particolarmente minacciose, ma in Inghilterra non si poteva mai sapere. «Nemmeno se dovesse piovere.»

O'Cleary sorrise, si toccò la tesa del cappello – messaggio ricevuto – e mise Jack in movimento.

Lady Petra alzò una mano in segno di saluto mentre la carrozza si allontanava.

Falciare il fieno. Era il primo suggerimento utile che avesse ricevuto e il fatto che arrivasse da una nobildonna graziosa che sembrava poter essere più a suo agio in un salotto di Londra che nella campagna del Kent, era una vera sorpresa.

Per la verità non era sembrata tanto una nobildonna, quando l'aveva incontrata intenta a raccogliere le sue more. Allontanò l'immagine che apparve nella sua mente.

Probabilmente qualcuno l'aveva incoraggiata a rendersi utile con un conte scapolo. Dopotutto, perché la sorella di un conte avrebbe dovuto andarsene a zonzo per la campagna consegnando barattoli di marmellata, se non per attirare la sua attenzione?

Due mattine dopo la sua visita al conte, Petra uscì per andare a raccogliere funghi per lo stufato, prima che la rugiada si asciugasse. Li aveva notati in cerchio, come le fate, come dicevano da bambine, lungo la medesima siepe dove aveva raccolto le more. Non si aspettava di incontrare ancora Sua Grazia ma, nel caso fosse successo, aveva già una scusa pronta. Dopotutto, benché non avesse menzionato alcun fungo, il conte l'aveva invitata a cogliere tutte le more che voleva. Quindi per quale ragione avrebbe dovuto obiettare, se lei avesse raccolto dei funghi, purché gli offrisse parte del bottino?

Un piccolo brivido piacevole attraversò il suo corpo al pensiero di incontrare Longhurst un'altra volta. La medesima sensazione che aveva provato quando lui le aveva guardato le gambe nude. Non ricordava che una semplice occhiata le avesse mai trasmesso sensazioni del genere in precedenza.

Nemmeno Harry aveva esercitato quella sorta di effetto viscerale su di lei, il che lo rendeva molto strano.

Quando si erano stabilite a Westram, Petra aveva suggerito alle sue sorelle che, essendo vedove, si sarebbero dovute sentire libere di trovarsi degli amanti. Era stata la rabbia per l'abbandono da parte di Harry, sia prima sia dopo la morte di lui, a indurla a proporre un'idea tanto licenziosa. Rabbia che, col tempo, aveva lasciato il posto al rammarico. E non si era certo aspettata di avere un'opportunità per mettere in pratica quell'idea nelle campagne del Kent. No, l'ultima cosa che potesse volere era altro dolore nella sua vita.

Inoltre, quell'uscita non mirava a rivedere Lord Longhurst, bensì a trovare del cibo per la loro tavola.

Attraversò lo scavalcasiepe ed entrò nel campo.

In quel periodo dell'anno gli uccelli erano più tranquilli, anche se si sentivano ugualmente dei cinguettii quando svolazzavano intenti a banchettare con more e semi. L'aria fresca mattutina sembrava annunciare l'arrivo dell'autunno, ormai dietro l'angolo. La rugiada rifletteva i raggi del sole e scintillava, come se manciate di diamanti fossero state sparse sull'erba. Non sarebbe rimasta a lungo, la brezza muoveva già i fili d'erba, asciugandoli.

Trovò i funghi che aveva scorto qualche giorno prima e, dopo aver strofinato con delicatezza una delle cappelle, per assicurarsi che diventasse rosa e non gialla, tagliò i gambi e li depose con cura nel cestino. Poi, tra le ortiche ai piedi di un olmo, trovò una vescia enorme, grande a sufficienza per garantire a lei e Marguerite un'ottima colazione. Badando a evitare che le ortiche le toccassero la pelle, tagliò il gambo e, ben presto, anche la vescia fu nel cestino.

Proseguì lungo il terreno e giunse fino alla base della collina che si estendeva al centro del campo.

Dal momento che l'erba era molto alta, gran parte del suo bottino cresceva lungo la siepe, dove la vegetazione diminuiva. Raccogliere funghi era più semplice nei boschi o in un pascolo dove l'erba era corta, ma dal momento che aveva promesso a Marguerite che non sarebbe entrata da sola in un bosco, proseguì sulla collina.

Quando raggiunse la cresta, il cestino era colmo di funghi assortiti ed era venuto il momento di tornare. Stiracchiò la schiena e si voltò. Due uomini a torso nudo falciavano l'erba in fondo al campo.

Sembrava che Lord Longhurst avesse ascoltato il suo consiglio.

Socchiuse gli occhi a causa della luminosità del sole. Oh, cielo. Se non si sbagliava, uno di quei due uomini era proprio Lord Longhurst in persona e la sagoma più bassa e magra era Mr. O'Cleary.

Aggrottò la fronte, perplessa. Con solo due uomini al lavoro, alla velocità con cui progredivano, ci sarebbero voluti secoli per falciare quel campo. Dopo avrebbero dovuto ammucchiare l'erba in covoni affinché asciugasse. Ci sarebbero voluti giorni per finire. Perché mai Lord Longhurst non aveva assunto dei braccianti?

Incapace di trattenere la curiosità, continuò a procedere lungo la siepe, raccogliendo uno o due funghi mentre di tanto in tanto alzava la testa per controllare se i due avessero notato la sua presenza, fingendo di non averli visti. Avvicinandosi, poté ammirare ambedue gli uomini in tutti i loro magnifici dettagli, anche se in realtà non ebbe occhi che per il gigante biondo più alto.

Il petto di Lord Longhurst era ampio e muscoloso, come la statua di un dio greco, le sue braccia, mentre brandiva la falce, erano lo spettacolo più seducente che Petra avesse mai visto. Cielo, il modo in cui i muscoli sul dorso si contraevano a ogni movimento le fece stringere lo stomaco come non le era mai accaduto. Impressionante. Si sforzò di ignorare il desiderio di passare le mani lungo quella schiena fino a... Non ricordava di aver mai visto un uomo in carne e ossa che potesse fungere da modello per un dio greco. Un esemplare magnifico della specie umana.

Si sventolò il viso. Cosa le prendeva? Non era solita a lasciarsi andare a pensieri tanto licenziosi. Nemmeno quando Harry era stato ancora vivo e l'aveva trattata come se l'amasse. Con Harry, capì, era stata tutta risatine da giovinetta, impaziente di fare qualunque cosa pur di ottenere la sua attenzione. Con quell'uomo le sue reazioni erano assai più sottili, per certi versi, e più elementari per altri che non riusciva a capire.

Oh, Signore. Cosa avrebbe pensato Longhurst se avesse conosciuto la direzione presa dalla sua mente? Probabilmente ne sarebbe rimasto turbato quanto lei.

All'occhiata successiva vide Sua Grazia infilarsi una camicia. La delusione che la pervase la colpì. No, no, non era delusa, era compiaciuta perché doveva averla vista. Sì, infatti, perché appena fu coperto in modo decoroso si avviò verso di lei.

Mentre si avvicinava, Petra scorse alcune gocce di sudore che dalla linea dei capelli gli scendevano lungo il collo. E la camicia gli aderiva alla pelle in modo assolutamente delizioso. No, no, intendeva indecente.

Agitò un dito ammonitore in direzione di quella nuova versione licenziosa di se stessa e assunse un'espressione di cortese sorpresa. «Buongiorno, Lord Longhurst. Giornata perfetta per il lavoro nei campi, non è vero?»

Lui sorrise e il cuore di lei si contrasse in modo strano. Oh, aveva un debole per quei sorrisi aperti da ragazzo. Lo aveva sempre avuto. Ma aveva imparato che quei sorrisi nascondevano anche vizi da ragazzo, non ci si poteva fidare.

«Sì» confermò lui. «Anche se devo ammettere che, sebbene il sole sia un vantaggio, sono grato per la brezza.»

Anche Petra, in particolar modo quando un refolo portò verso di lei il profumo del conte, sudore mescolato con il profumo fresco del sapone. Inspirò profondamente e si accorse che lui la fissava con espressione strana.

Sorpresa dalla propria incapacità di controllare reazioni del genere in se stessa, deglutì e notò con sorpresa che aveva la bocca asciutta. «Sono stata a raccogliere funghi» disse mostrandogli il cestino, la voce più simile al gracidio di una rana di quanto avrebbe voluto. Deglutì ancora. «Metà sono vostri.»

Lui parve sorpreso e osservò i funghi. «Siete certa siano commestibili? Ho sentito che molti sono velenosi.»

Pensava che fosse un'idiota? «Milord, raccolgo funghi da quando sono in grado di camminare. Potete fidarvi del mio giudizio.»

Lei e Marguerite erano andate in cerca di cibo con la loro cuoca, impietosita sapendole orfane di madre. Era una cara vecchina e aveva svelato loro moltissimo dei tesori che si potevano trovare nella campagna. Aveva insegnato loro anche i rudimenti della cucina, senza immaginare che un giorno avrebbero potuto rivelarsi utili.

A Petra piaceva stare all'aperto, anche nelle giornate in cui Marguerite preferiva restare in casa con il suo cavalletto a dipingere, piuttosto che vagabondare per la campagna e affrontare ogni sorta di intemperie. Petra avrebbe voluto aver trascorso più tempo in cucina ma, per fortuna, la loro cameriera, Becky, non era male come cuoca e, fra tutte e tre, riuscivano a mettere in tavola piatti gustosi, ancorché semplici.

Sua Grazia fece una smorfia. «Apprezzo l'offerta, ma non sono sicuro che O'Cleary sappia cucinare molto eccetto manzo, rape e patate bolliti. Probabilmente li rovinerebbe.»

Come aveva bruciato i biscotti. Un uomo nella posizione di Lord Longhurst avrebbe dovuto essere in grado di assumere un cuoco vero, oppure no?

«Mi scuso se vi sono sembrato ingrato» soggiunse lui, probabilmente per colmare il silenzio imbarazzato.

Lei rimise insieme i pensieri e scosse la testa. «Per niente. Pensavo che è un peccato che non abbiate una cuoca, tutto qui. Potreste trovare qualcuno in una delle fiere che si terranno da queste parti nelle prossime settimane.»

«Sì» rispose lui, restando sul vago. «Forse quando avremo finito qui proverò a cercare qualcuno.» Si guardò dietro le spalle, dove O'Cleary stava estinguendo la sete usando un mestolo con il manico lungo e un secchio che dovevano aver colmato in un ruscello. L'uomo immerse il mestolo nell'acqua fresca, poi se la versò in testa.

«Fa caldo. Viene sete» commentò lei.

«E abbiamo completato solo una frazione di tutto quel che c'è da fare.»

«E se ingaggiaste qualcuno degli uomini del villaggio per aiutarvi?»

«Gli altri proprietari terrieri li tengono occupati. Faremo quel che potremo e dovrà bastare.»

La determinazione nella sua voce la colpì. Sembrava che gli importasse qualcosa della sua proprietà.

L'ultima volta che Harry si era unito ai suoi fratelli durante la fienagione, aveva gettato il fieno qua e là, l'aveva inseguita intorno ai covoni e aveva causato molto disturbo e ilarità. I suoi modi spensierati erano ciò che aveva amato in lui da fanciulla e ciò che l'aveva irritata tanto quando si erano sposati.

Esitò. «Vi dispiace se mi permetto di darvi un altro consiglio?»

Un altro consiglio? Falciare quel prato era stata un'idea di Lady Petra. Lo stava spiando per controllare se avesse seguito le sue istruzioni? Oppure aveva ragioni differenti? Una scusa per incontrarlo e civettare con lui? Prima che lasciasse la penisola iberica i suoi compagni ufficiali l'avevano schernito riguardo a tutte le donne che gli avrebbero teso tranelli nella speranza di accalappiare un conte. E Sarah aveva confermato che avevano ragione. Avrebbe scelto da solo, grazie molte. Un semplice accordo tra persone sensate gli sarebbe bastato, senza bisogno di fingere emozioni. L'idea stessa del genere di passioni distruttive come quelle che avevano nutrito i suoi genitori lo faceva sentire male. Non intendeva lasciarsi intrappolare da una donna intrigante in una vita tanto odiosa.

La presenza di Lady Petra così presto in quel campo era molto sospetta. Una nobildonna del suo lignaggio non avrebbe avuto motivo di aggirarsi nei prati alla ricerca di cibo da mettere in tavola. No, se era lì doveva essere per un secondo fine.

Meglio stare attento. «Sentiamo.» Si preparò per ciò che avrebbe potuto uscire dalla sua bocca.

«State tagliando l'erba, più che falciarla. Dovreste fare movimenti più lenti e più ampi. Procederete più in fretta e sarà meno stancante.»

Ethan rimase a bocca aperta. Adesso voleva insegnargli come usare un attrezzo agricolo? Vista la sua corporatura minuta, dubitava che fosse in grado di sollevare una falce, figurarsi usarla. Quel dannato arnese era tanto pesante quanto scomodo.

Senza dubbio lei era una di quelle femmine che fingevano di sapere qualcosa di tutto e amavano dare ordini a uomini grandi, grossi e, apparentemente, stupidi come lui. «Capisco.»

Lei arrossì in modo delizioso e, per un momento, lui dimenticò l'irritazione. Il che lo irritò ancor di più. «Forse volete mostrarmi come fare, Lady Petra?» la sfidò.

«Sì, potrebbe essere più facile che cercare di spiegarmi.»

Ethan la fissò allibito e la seguì quando avanzò attraverso l'erba alta, fino al punto in cui O'Cleary si accingeva a imbracciare la sua falce.

Lei rimase a osservarlo per un momento.

«Avete mai visto qualcuno falciare l'erba?»

«Certamente» rispose Ethan. Non vedeva l'ora di godersi lo spettacolo di lei intenta a falciare con quelle braccia e le mani minuscole, per non parlare delle gonne lunghe e del cappellino.

Lei posò a terra il cestino, si sollevò le gonne e infilò gli orli nella cintura del grembiule, rivelando ancora una volta le gambe allettanti e le caviglie sottili.

Ethan si sentì la bocca asciutta.

O'Cleary si voltò e lasciò cadere la falce con un fischio.

«Non siate ridicolo» sbottò lei. «Avrete già visto delle ragazze lavorare con le sottane sollevate prima d'ora.»

O'Cleary arrossì ed Ethan intuì a che genere di lavoro stesse pensando il suo attendente.

Lady Petra si incupì con aria di rimprovero. «Lattaie e via dicendo.»

O'Cleary abbassò lo sguardo. «Sì, milady.»

«Datemi la vostra falce.»

O'Cleary gliela porse. Era alta quasi quanto lei. «In genere ne uso una più piccola» osservò Petra. «Le fanno di dimensioni diverse.» Afferrò i manici. «State indietro, per favore.»

Mosse la falce lentamente all'altezza delle caviglie e una striscia d'erba si piegò. Avanzò di un passo e la mosse ancora, un'altra striscia d'erba cadde, sconfitta. Con due mosse aveva tagliato quanto Ethan con dieci.

Evidentemente crescere in città con un impiegato della dogana come padre non l'aveva preparato per la vita di un conte in una tenuta di campagna. Nemmeno la vita nell'esercito.

«Capisco cosa intendete» disse, mentre riprendeva la falce e la restituiva a O'Cleary. «Posso provare?» Non voleva che lei si stancasse.

«Certo. Prima di cominciare, assicuratevi sempre che non ci sia nessuno vicino. Utilizzata con forza, la lama può causare danni considerevoli a un arto umano.»

Lady Petra arretrò di un passo e, con grande, assurdo disappunto da parte di Ethan, liberò le gonne e le sistemò al loro posto, assumendo nuovamente un aspetto del tutto contegnoso.

«O'Cleary» disse Ethan con voce profonda. «Indietro.»

Prese la falce che aveva utilizzato in precedenza e la mosse come aveva visto fare a lei. Per poco quel dannato arnese gli sfuggì dalle mani.

«Il segreto è più nel movimento che nella forza» disse lei.

Ethan ritentò e riuscì a compiere un movimento fluido a semicerchio, assai mano faticoso dei suoi sforzi precedenti. Provò ancora qualche volta e fu sorpreso dai progressi che fece.

«Eccellente» commentò lei. «Mr. O'Cleary, tocca a voi provare. Spostatevi un poco più a destra, così sarete parallelo rispetto a Sua Grazia, ma lontano dalla sua lama.»

O'Cleary si toccò il ricciolo che gli cadeva sulla fronte e fece come gli era stato indicato. Ben presto anche lui si mosse in modo fluido e poté procedere con passo costante.

In barba al cinismo di Ethan, Lady Petra sapeva davvero di cosa stesse parlando. Lui si chinò sul suo attrezzo da lavoro. «Vi ringrazio, Lady Petra. Falceremo questo campo in un batter d'occhio.»

Lei gli sorrise e lui la imitò. Il sorriso di lei svanì. «Anche così, se continuerete a lavorare soltanto voi due, ci vorrà qualche giorno.»

«Sì» ribatté lui, domandandosi cosa avesse fatto per cancellare il sorriso dal viso di lei. Le donne erano tutte uguali, proprio non riusciva a capirle. E non nutriva il benché minimo desiderio di capirle, anche quand'erano graziose come quadri. «Meglio che mi rimetta al lavoro. Grazie ancora.»

Impugnò la falce e raggiunse O'Cleary, muovendola in archi fluidi. Quando tornò a sollevare lo sguardo, lei se n'era andata.

Nelle ore successive lui e O'Cleary fecero progressi straordinari, ma di quando in quando la visione di una gentildonna minuta con le gonne sollevate, intenta a maneggiare una falce da vera esperta, emerse tra i suoi pensieri.

Si sentiva come se avesse subito un'imboscata e non fosse ancora riuscito a riorganizzare le truppe nei ranghi.