6

Ethan camminava avanti e indietro nello studio. Lady Petra avrebbe dovuto essere arrivata da un pezzo. Non avrebbe dovuto dare retta alle sue remore e avrebbe dovuto mandarle la carrozza. Dopotutto, lei avrebbe potuto portare con sé la cameriera, o la sorella. Non stavano per fare niente di sconveniente. Per quanto lui desiderasse altrimenti.

Soffocò quel pensiero nel momento in cui prese forma, ma non poté soffocare con la medesima facilità il calore che gli pervase il corpo. Dannazione.

Pochi momenti con le braccia intorno a lei, un semplice sfioramento delle labbra sui capelli e non riusciva a smettere di evocarla. Inconcepibile. E se, chiedendole aiuto, avesse messo a repentaglio la sua reputazione, avrebbe desistito all'istante. In particolar modo dal momento che il suo curatore gli aveva scritto per informarlo che riteneva di aver trovato l'ereditiera ideale. La figlia del proprietario di una fonderia da qualche parte nel nord.

Se avesse voluto vederla, avrebbe potuto incontrarla in città durante la Stagione, quando fossero riprese le sessioni del Parlamento. L'uomo suggeriva a Ethan di non tardare nel palesare il suo interesse, ammesso che avesse ritenuto adatta la giovane, dal momento che più di un lord in difficoltà era alla ricerca di una sposa abbiente.

Dannazione.

Si avvicinò alla finestra, guardò fuori e raddrizzò le spalle. Non c'era niente da fare, a meno che Lady Petra avesse trovato un tesoro tra le pagine dei registri, Ethan sarebbe stato costretto a mettersi sotto, per così dire, e fare il suo dovere, come gli imponeva il titolo, per quanto seccante potesse sembrargli.

Una volta fatto, con l'aiuto di un buon fattore e di una moglie capaci di vigilare sulla tenuta, sarebbe potuto tornare al suo reggimento.

Udì un suono alle proprie spalle e si voltò. Lady Petra era sulla porta con un sorriso sul viso. Grazie a Dio. Da quanto era là? Si rabbuiò, augurandosi che lei non cogliesse la pura gioia che provava vedendola. Gioia? Sciocchezze, era sollievo, nient'altro.

Come un battaglione assediato all'arrivo dei rinforzi.

«Perdonate il ritardo» disse Lady Petra mentre si sfilava i guanti e rivelava le mani minuscole. «All'ultimo momento mia sorella ha avuto bisogno con le faccende domestiche.»

Perché una gentildonna del suo rango era costretta a svolgere compiti tanto umili? Perché suo fratello non si prendeva più cura delle sue sorelle vedove?

«Siete in ritardo? Non me n'ero accorto.» Non intendeva lasciarle capire quanto fosse stato in ansia prima del suo arrivo. Sapeva fin troppo bene che le donne erano capaci di sfruttare a scapito di un uomo simili manifestazioni di debolezza. Sua madre era stata una maestra in quell'arte.

Il sorriso di lei scomparve. «Ho chiesto a Mrs. Stone di mandare su un vassoio con il tè. Spero non vi dispiaccia.»

Quelle parole esitanti lo fecero sentire un bruto. «Per niente.» Le indicò la scrivania. «Ho messo sulla scrivania i registri che mi sono sembrati più rilevanti, se volete dare un'occhiata.»

Dopo la sua scortesia, non si sarebbe stupito se lei avesse rifiutato.

Lady Petra si tolse il cappellino, ci mise dentro i guanti e si guardò intorno. «Ho visto che siete riuscito a liberarvi del mobilio nell'ingresso.»

«O'Cleary e io l'abbiamo portato nel fienile con un carro. Inizialmente avremmo voluto sistemarlo in soffitta, ma è già piena di altro mobilio.»

«Cosa ve ne farete? Intendete venderlo?»

«Se a qualcuno interessa. O magari bruciarlo. Non posso tenerlo nel fienile per sempre.»

Lei trasalì. «Devo dire che mi sembra uno spreco terribile.» Si avvicinò alla scrivania e guardò le pile di registri che Ethan aveva preparato. «Immagino sia meglio mettermi al lavoro.»

Senza por tempo in mezzo si sedette e cominciò a leggere, confrontando i diversi anni e andando avanti e indietro tra le pagine.

Con la testa chinata e il sole che entrava dalla finestra e le illuminava i capelli, facendoli scintillare come oro, era graziosissima. Una donna davvero bella. Il ricordo di lei, raggomitolata al suo fianco nella grotta, lo indusse a desiderare una scusa per abbracciarla un'altra volta. Allontanò quel pensiero e si tenne occupato camminando avanti e indietro nello studio, in attesa del suo verdetto.

O'Cleary portò il vassoio con il tè e tornò a prenderlo e lei era ancora intenta a studiare i registri.

Alla fine Ethan non riuscì più a resistere. «Ditemi, ci capite qualcosa?»

Lady Petra alzò la testa di scatto, come se il suono della sua voce l'avesse sorpresa, perché si era dimenticata della sua presenza. Pensiero avvilente.

Poi lei sorrise ed Ethan dimenticò tutto, libri, proprietà, titoli, riuscì a pensare soltanto a quanto avrebbe voluto baciare quelle labbra invitanti. Rimase pietrificato.

Lei inclinò la testa di lato, come se avesse colto qualcosa nella sua reazione, quindi tornò a fissare le pagine che aveva di fronte. «Prendete una sedia e vi dirò quel che sono riuscita a capire finora. Ma mi serve il vostro aiuto.»

Le sedette accanto, consapevole del suo braccio così vicino al proprio, incantato dalla vista della sua nuca delicata mentre indicava una voce sul registro di fronte a lei. Ethan si sforzò di concentrarsi sulla pagina.

«Capisco cosa dice riguardo a cosa fu piantato e quando, ma non riesco proprio a capire dove.» Indicò una serie di lettere e numeri.

Lui li fissò. «Mi sembrano riferimenti relativi a una mappa.»

«Infatti.»

Ethan frugò in una pila di documenti ed estrasse una mappa con gli angoli piegati, punteggiata di lettere, numeri e frecce. «L'ho vista qualche giorno fa e non sono riuscito a capirci niente, eccetto che si tratta di una mappa della tenuta, ovviamente.» Indicò il numero che lei gli aveva mostrato sul registro, poi la sezione corrispondente sulla mappa. «Quelle coordinate si riferiscono a questo punto, credo. Non è precisissimo, ma mi sembra chiaro che intendano questa parte della proprietà.»

«Oh, cielo. Molto bene. E questo?»

Lentamente, ma con fiducia, lavorarono insieme e trovarono una corrispondenza tra i registri e le mappe.

«Ben fatto, Lady Petra. Finalmente un po' di chiarezza.»

Lei sorrise, raggiante. «Senza la vostra conoscenza delle mappe, non avrei mai capito. È molto diverso da come il fattore di mio padre teneva i suoi registri. Ora che abbiamo trovato la chiave, dobbiamo capire esattamente per cosa veniva utilizzato ciascun campo.»

«Posso aiutarvi?»

«Ma certo.» Gli porse un foglio, penna e calamaio. «Penso ci convenga concentrarci sul campo di cento acri che avete mietuto e cercare di capire come sia stato utilizzato negli ultimi quattro anni. Sette sarebbe anche meglio, se aveste a disposizione queste informazioni.»

Lui scosse la testa. «A quanto sono riuscito a vedere, non ci sono registri più vecchi di quattro anni.»

«In tal caso dovremo accontentarci di quel che abbiamo.»

La determinazione nella sua voce era incoraggiante ed Ethan era altrettanto determinato. Era sorpreso, ma era lieto che la sua capacità di leggere le mappe fosse utile in quel caso quanto lo era stata nell'esercito. Era portato per quel compito, era stata una delle ragioni per cui era arrivato al rango di maggiore. Insieme con la sua dedizione al dovere.

Analizzarono i dettagli dei registri, abbinandoli con la mappa finché ebbero un elenco di ognuno dei quattro anni precedenti.

«A giudicare da questo, direi che dovreste finire di mietere e piantare tuberi» dichiarò lei, mentre si appoggiava allo schienale della sedia con un sorriso che tradiva non poca soddisfazione.

La tentazione di baciarle la bocca fu quasi irresistibile.

Ethan raddrizzò la schiena, allontanandosi da lei. «Concordo. Corrisponde a ciò che ho letto sulle riviste di agricoltura.» Fece una smorfia. «Adesso dovrò acquistare un aratro e assumere un aratore. Per non parlare di un fattore.» Occuparsi della terra era davvero un affare dispendioso. Tutte le spese precedevano qualunque guadagno.

Voltò le pagine del registro più recente finché arrivò alle ultime. Erano scritte con una grafia diversa, più fluida, ma qua e là un po' tremolante. C'erano nomi, date e cifre accanto a ciascun nome, insieme a lettere e numeri che dovevano essere una sorta di codice. «Avete idea di cosa potrebbero essere questi?»

Lady Petra scosse la testa. «No, nessuna idea. È diverso da tutto il resto dei registri.»

Come aveva immaginato. Fece una smorfia. «Sfortunatamente, penso di averli capiti fin troppo bene. È un elenco di spese enormi. L'unica cosa che possa spiegare l'esborso di somme tanto elevate sono i debiti di gioco. Dev'essere per questo che nei forzieri non è rimasto denaro.»

Lei sembrò sgomenta quanto lo era stato Ethan, la prima volta che aveva visto quelle somme. «Oh, cielo.»

«Esattamente.» Lui chiuse i registri. «Non è ora che torniate a casa?»

Lei guardò l'orologio, poi spalancò gli occhi. «Le quattro? Di già? Ho detto a Marguerite che non sarei stata via più di due ore.» Ridacchiò. «Sono di nuovo nei guai. Povera Marguerite, sono davvero incorreggibile.»

«La prossima volta che la vedrò, la ringrazierò per avermi concesso tanto del vostro tempo. Vorrei poter ringraziare anche voi in qualche modo.»

Lei lo guardò con gli occhi luminosi. «Sciocchezze, milord. È stato un vero piacere.» Fece una smorfia. «Tuttavia, penso sia meglio che non diciate nulla a Marguerite. Le ho detto soltanto che sarei uscita a fare una passeggiata.»

Lui guardò la pila di registri. «E ci sono ancora molti enigmi da risolvere. Ci siamo concentrati su un campo soltanto.»

«Lo so. Volete che vi aiuti anche con gli altri?»

Ethan stentò a credere a ciò che aveva sentito. «Lo fareste?»

«Quando e se potrò. Se pensate che possa esservi utile.»

Avrebbe potuto farlo da solo, ma ci sarebbe voluto più tempo che se l'avessero fatto insieme. Il sollievo lo pervase. «Utile non comincia nemmeno a descrivere il valore del vostro contributo.»

Un sorriso illuminò il bel viso di lei. «In tal caso verrò ogni volta che potrò.»

«Nel frattempo vedrò se riesco a prendere in prestito un aratro da Lord Compton, dal momento che sembra che a mio cugino non interessasse nulla degli attrezzi agricoli e li abbia venduti con i cavalli. Arare non può essere poi così difficile.»

Lei spalancò gli occhi. «Intendete ararlo voi stesso?»

«Perché no? Andare avanti e indietro in file parallele. Quanto può essere difficile?»

«Non lo so. Non ci ho mai provato, ma ricordo che mio padre diceva che un buon aratore vale tanto oro quanto pesa.» Spostò gli occhi sui registri. «Come un buon fattore. A ogni modo si può sempre imparare.»

«In tal caso, imparerò.»

Lei scoppiò a ridere, poi si alzò e si stiracchiò, rivelando le delizie della sua figura minuta in modo molto sensuale. Senza dubbio non aveva idea dell'effetto che esercitava su un uomo la vista dei suoi seni premuti contro il tessuto della veste. Pur essendo una vedova, sembrava quasi troppo giovane per essere stata una moglie.

Ethan si rabbuiò per quel pensiero ribelle.

«Tornerò quando Marguerite si recherà al mercato venerdì prossimo, a meno che ci siano degli imprevisti» disse, mentre si legava il cappellino sotto il mento e infilava i guanti. «Ci sono molti altri acri cui pensare. Uno dopo l'altro, risolveremo i misteri della vostra proprietà.»

La sua sicurezza era incoraggiante. Forse il soggiorno di Ethan in Inghilterra sarebbe stato più breve di quanto avesse temuto inizialmente. Per qualche ragione quel pensiero non lo rallegrò tanto quanto si sarebbe aspettato.

«Niente posta oggi» canticchiò Petra mentre entrava in salotto.

Marguerite lasciò cadere la penna. «Accidenti. Ne sei sicura?» Sembrava preoccupata.

«Certo. Cosa aspettavi?»

«L'approvazione definitiva dei disegni che ho mandato a un editore settimana scorsa.»

«I tuoi disegni saranno pubblicati?»

Sua sorella arrossì. «Mi è stato chiesto di colorare alcuni disegni di parti di piante per un libro e hanno richiesto degli esempi di disegni di fiori specifici. Speravo che li avrebbero usati.»

«È magnifico. Favoloso.» Petra corse dalla sorella e l'abbracciò.

Marguerite sospirò. «Sarebbe magnifico se accettassero i disegni. Non si guadagna molto colorandoli.» Aveva il libro contabile di casa aperto di fronte a sé.

Petra si sentì sprofondare il cuore. «C'è qualche problema?»

«Se dovessero rifiutare il lavoro, non avremo denaro sufficiente per tutto l'inverno» commentò Marguerite.

«Ma ti devono pagare per un lavoro che ti hanno commissionato, no?»

«Non hanno preso nessun impegno. L'ultimo che ho mandato è stato rifiutato.»

Petra ricordava quanto Marguerite fosse stata turbata. «Ma il tuo lavoro è meraviglioso e adesso sai che cosa vogliono, sono certa che andrà bene. Probabilmente la lettera arriverà domani.»

«Lo spero.» Marguerite non sembrava convinta.

«Potrei mettere delle trappole per i conigli per superare questo momento.»

«Non troverai conigli nel nostro giardino. Jeb si è assicurato che non ce ne siano.»

«No. Le metterò nel campo che Longhurst ha mietuto qualche giorno fa. Là ho visto dei conigli.»

«Sua Grazia ti ha dato il suo permesso?»

Aveva detto che non gli dava fastidio se gli zingari cacciavano di frodo i suoi conigli o pescavano il pesce. Le aveva anche dato il permesso di prendere tutte le more che voleva. «Sì.»

«Ti ha dato il permesso di cacciare i suoi conigli?»

«Non esattamente i conigli.»

«Oh, no, Petra. Non voglio che mia sorella sia arrestata per aver cacciato di frodo. Voglio vedere il suo permesso per iscritto.»

«Molto bene, gli manderò un biglietto.»

Marguerite annuì e tornò al suo libro contabile. «Forse potremmo usare meno carbone, evitando di scaldare le camere da letto.»

Petra si sedette e scrisse un biglietto, poi andò a cercare Jeb affinché lo consegnasse. Non lo trovò. Si rammentò che il giovane aveva detto che avrebbe portato Patch dal maniscalco, perché aveva un ferro allentato. Avrebbe dovuto consegnare personalmente il biglietto, anche se sapeva che Marguerite non avrebbe approvato. D'altra parte, forse sarebbe stato meglio in quel modo, perché se Ethan fosse stato a casa e le avesse dato subito il permesso, avrebbe potuto mettere qualche trappola rincasando.

Si mise cappellino e soprabito e attraversò i campi diretta a Longhurst, raccogliendo nocciole lungo il tragitto. Se il conte non fosse stato a casa, non avrebbe sprecato completamente il suo tempo.

Per combinazione incontrò Lord Longhurst intento a cavalcare lungo il viale che conduceva alla sua casa, mentre lei attraversava il prato in direzione opposta. Faceva davvero una gran bella figura a cavallo, il suo lato femminile indisciplinato trasse un piccolo sospiro di apprezzamento, sembrava aver perso ogni senso del decoro.

Lui smontò appena le fu accanto.

«Lady Petra, a cosa devo il piacere? Non vi aspettavo per oggi, giusto?»

«No. Sono venuta a chiedervi il permesso di mettere qualche trappola per i conigli sul vostro terreno.»

Lui sembrò sorpreso, poi sorrise. «Siete una fonte inesauribile di sorprese. Fate pure. Sapete che potete.»

Era tanto affascinante quando sorrideva, che per poco Petra dimenticò le sue buone maniere. «Vi ringrazio. Ne gradireste uno?»

Lui sogghignò. «Non ho osato chiedervelo ma, sì. O'Cleary e io apprezzeremmo della cacciagione fresca.»

«Molto bene. Domani o dopo. Nel frattempo...» gli porse il suo biglietto, «potreste essere tanto gentile da scrivere che mi accordate il permesso di piazzare delle trappole sui vostri terreni? Così Marguerite non vivrà nel terrore del mio arresto per bracconaggio.»

Lui ridacchiò divertito. «Posso fare di meglio.» Strappò un foglietto da un piccolo quaderno per appunti cui era legato un lapis e scrisse con mano veloce il suo permesso. «Ecco a voi. Non dimenticate che mi avete promesso di insegnarmi a pescare con le mani.»

«Sì. Vi andrebbe bene domani pomeriggio? Così allo stesso tempo controllerò le mie trappole.»

«Ne sarei felice. Pesce fresco per cena sarebbe un cambiamento gradito.»

«Bene. Possiamo incontrarci al fiume dove abbiamo visto il ragazzino.»

«Verrete anche venerdì, come promesso?»

Il cuore di lei accelerò: continuando così quella settimana l'avrebbe visto ogni giorno. Non avrebbe dovuto farlo. «Verrò.»

«Eccellente. Posso offrirvi una tazza di tè prima che ve ne andiate?»

Petra fu molto tentata, ma se non lo avesse lasciato subito, non avrebbe avuto tempo per mettere le trappole e sarebbero passati altri due giorni, prima che avessero carne fresca in tavola.

«Prenderò il tè quando verrò venerdì, se per voi va bene. Adesso devo proprio andare.»

Lui fece un inchino. «A domani, allora.»

«Sì. Domani.» Tornò indietro attraverso il prato, prima di cambiare idea e accettare una tazza di tè.

Ethan arrivò in anticipo. Un buon ufficiale controllava sempre la configurazione del terreno in vista di una sortita. Aveva anche organizzato le cose come desiderava e si era accertato che non ci fossero ragazzini zingari nelle vicinanze. Sarebbe andato incontro a Lady Petra prima che lei entrasse nel bosco. Passeggiò lungo il sentiero fino al punto in cui il fiume emergeva alla luce del sole. Da là poteva vedere il ponte, la strada e chiunque la percorresse venendo dal villaggio.

La prima persona che scorse era un contadino su un carro. L'uomo si fermò al ponte e Petra saltò giù, salutandolo con una mano mentre l'uomo ripartiva. Lei attese che il carro fosse fuori vista, poi saltò oltre lo scavalcasiepe.

Ethan attese che fosse tanto vicina da poterlo sentire. «Lady Petra.»

Lei sorrise.

E fu come se il sole fosse uscito da dietro una nuvola. Ethan guardò in alto, il cielo era limpido, ma la giornata sembrava decisamente più luminosa e tiepida. Scosse la testa per quell'assurdo volo pindarico. Si avviarono verso l'ombra degli alberi e, quando furono fuori vista dalla strada, le sistemò la mano nella piega del gomito e adattò i passi ai suoi. Lo compiacque che lei non si facesse scrupoli rispetto alla sua premura.

Quando raggiunsero il punto prescelto, lei lo lasciò andare con un'esclamazione sorpresa. «Avete portato una coperta?»

Ethan l'aveva stesa dove si era sdraiato il ragazzino. «Non pensavo preferiste sporcarvi la veste.»

Lei ridacchiò. «Ammetto che ho indossato qualcosa di vecchio, sapendo cosa mi aspettava, ma siete stato premuroso.» Sollevò le sopracciglia. «Vedo che avete portato anche delle canne da pesca. Nel caso il mio metodo per pescare non dovesse funzionare?»

«Un'assicurazione» ribatté lui. Forse avrebbe dovuto avere più fiducia nella pesca a mani nude, ma quando O'Cleary gli aveva spiegato dettagliatamente come si faceva e dal momento che il ragazzino non aveva pescato niente in quel modo, Ethan aveva deciso che dei rinforzi avrebbero potuto essere utili.

«Vediamo, che ne dite?»

Si sfilò guanti, soprabito e cappellino. Indossava un abito blu scuro con maniche cortissime. Si coricò prona sulla coperta, in modo che gran parte delle sue spalle fosse sospesa sull'acqua. «Venite» gli disse. «Non potete imparare come si fa restandovene lì.»

Le si coricò accanto.

«Restate immobile» gli sussurrò, «e guardate nell'acqua finché vedete la trota.»

All'inizio Ethan non vide che increspature, alghe che ondeggiavano e sassolini; poi, lentamente, i suoi occhi si adattarono allo scenario acquatico e le forme divennero più definite. Proprio sotto di lui c'era un pesce marrone, nascosto sotto la riva eccetto la testa. Bisognava guardare molto bene, perché il pesce sembrava confondersi con l'ambiente circostante. «La vedo.»

«Dapprima immergete gentilmente la mano nell'acqua, a circa un piede dal pesce.» Dimostrò subito cosa intendesse. «Rimanete così finché smette di notarvi.» Il pesce cambiò posizione, come per guardarle la mano. Affascinato, Ethan osservò la mano immersa nell'acqua, che non si mosse a lungo. Alla fine il pesce tornò alla sua posizione originale.

Lei avvicinò lentamente la mano ancora un poco. Ripeté il movimento finché il pesce non le badò più e lei gli accarezzò il fianco con movimenti ritmici e gentili.

Il pesce parve andare in trance.

«Ora» sussurrò lei, «lo afferrerò sotto la pancia e lo getterò sulla riva.»

Con un guizzo del polso gettò il pesce sulla riva. La trota fissò Ethan, apparentemente sbigottita. «Poveretta» disse lui. «Non riesco a credere che un pesce si sia lasciato accarezzare e poi tirare fuori dall'acqua.»

«Sembra che gli piaccia sentirsi accarezzare la pelle. Pare che li addormenti.»

«Mi sembra un brutto tiro.»

«Ma un buon modo per mettere la cena in tavola in mancanza di una canna da pesca.»

Il pesce cominciò a contorcersi. Petra lo uccise ed estrasse un coltello per pulirlo.

«Lo faccio io» disse lui in tono deciso, mentre le toglieva il coltello di mano.

«Sapete come si fa?»

«L'ho visto fare molte volte.»

«Vedere e fare non sono necessariamente la stessa cosa.» Si sedette sui talloni e osservò. Quando lui ebbe finito, annuì. «Nel vostro caso, sembra di sì.» Si voltò verso il fiume. «Adesso tocca a voi provare.»

Si coricarono uno accanto all'altro, gli sguardi fissi sull'acqua.

«Eccone una» disse lei. «Là.» La indicò.

Anche Ethan la vide. Si tolse la giacca, arrotolò la manica e immerse il braccio nell'acqua gelida. Fece esattamente come aveva fatto lei e il pesce scomparve con un guizzo della coda.

«Più lentamente» suggerì lei.

Trovarono un'altra trota ed Ethan immerse la mano con la lentezza di una lumaca.

Funzionò. Ben presto anche lui accarezzò il fianco del pesce con la punta di un dito. Le squame erano scivolose. Le branchie del pesce rallentarono e l'animale lasciò che Ethan gli chiudesse le dita intorno all'addome.

Ethan lo gettò sulla riva e Petra gli fu subito addosso.

«Che bellezza» commentò.

Continuarono a pescare e ben presto accumularono un bel bottino.

«Cosa ce ne faremo di tutto questo pesce?» le domandò lui. «Non posso mangiarne tanto in una volta sola.»

«Prendete quello che volete per cena e io prenderò il resto. Affumicherò quello che non mangeremo subito. Ci aiuterà a passare l'inverno.»

Ethan si mise a sedere e si asciugò il braccio con il bordo della camicia. Non vedeva l'ora di gustare quel pesce freschissimo per cena. Del pesce affumicato, invece, avrebbe fatto volentieri a meno. Ne aveva mangiato fin troppo nell'esercito. Pesce affumicato, carne secca, gallette. Non gli mancava il cibo dell'esercito.

Avevano preso dieci belle trote e le pulirono insieme, gettando le interiora nell'acqua, dove avrebbero nutrito altri pesci.

Lei lo guardò con un sorrisetto divertito. «Avete portato le canne da pesca per niente.»

«Immagino che non sempre si possa pescare con le mani.»

«Infatti. Ci vogliono le condizioni giuste. Saremmo stati ben lieti di avere con noi le canne da pesca, se fosse stato nuvoloso o avesse fatto più fresco.»

«Bene, devo ringraziarvi per la mia lezione.»

«Siete un buon allievo. I miei fratelli erano un disastro, non erano capaci di restare fermi a sufficienza. A volte è necessario entrare in acqua con il pesce. Qui siamo fortunati, la riva si sporge sull'acqua, è un posto perfetto.»

Ethan toccò il braccio nudo che era rimasto immerso nell'acqua. «Siete gelata. Dovete rimettervi il soprabito.»

«Non ho per niente freddo» obiettò lei.

Lui le scoccò un'occhiata severa. «Non sarete contenta di buscarvi un'infreddatura.»

«Credetemi, mi capita di rado. Ora devo andare. Devo preparare il pesce prima che vada a male e voglio controllare le trappole.»

Lui si strinse nelle spalle. «Come volete.»

Petra si incupì, come se fosse sorpresa che lui non insistesse di più. Perché avrebbe dovuto? Se avesse fatto storie, lei gli avrebbe tenuto testa.

A ogni modo, Ethan non poté trattenersi dal soggiungere: «Vi vedrò venerdì, come promesso».

«Se riuscirò a venire. Se non dovessi essere qui venerdì, verrò alla prima occasione.»

Quella rassicurazione gli sarebbe dovuta bastare. Ethan si srotolò la manica e indossò la giacca. Dopo essersi divisi il bottino, andarono ciascuno per la propria strada.

O, quantomeno, Petra tornò nella direzione da cui era venuta. Ethan, invece, la seguì a distanza, muovendosi silenzioso nel sottobosco finché fu certo che lei fosse tornata sulla via maestra. Perché non aveva insistito per accompagnarla?

Perché lei avrebbe rifiutato e lui non voleva insistere. Se l'avesse fatto, lei avrebbe reagito con freddezza.