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Petra sarebbe dovuta restare sorpresa nel ricevere il biglietto di Ethan, tre giorni dopo il ballo, in cui le chiedeva se avrebbe gradito uscire con lui in carrozza all'ora consueta. Non lo fu, ma fu meravigliata da quanto l'idea la elettrizzasse.

Marguerite concordò che non ci sarebbe stato niente di male nell'accettare l'invito. Era chiaro che sua sorella aveva altre questioni per la mente. Continuava a sparire per conto suo per commissioni. In un'occasione, due giorni dopo il loro arrivo, era parsa particolarmente abbattuta. Quando Petra le aveva chiesto di punto in bianco cosa non andasse, Marguerite aveva accennato un sorrisetto e aveva detto che le avrebbe rivelato tutto a tempo debito. Poi si era chiusa in camera sua per due giorni.

Marguerite aveva forse un amante segreto? Era stata respinta? Oppure soffriva ancora per Saxby e la visita a Londra le aveva riportato alla memoria tutti i ricordi del defunto marito? Petra era addolorata per sua sorella, ma come avrebbe potuto aiutarla, se Marguerite non le diceva cosa la affliggeva?

Ethan arrivò con qualche minuto d'anticipo, Petra tuttavia era già pronta e lo aspettava in salotto, quando il suo calessino si arrestò fuori dalla porta.

Dal momento che Marguerite non era presente per ricordarle le buone maniere, scese di corsa le scale, ancora prima che il campanello squillasse. Quando il maggiordomo aprì la porta, sorrise a Ethan, che era bellissimo con una giacca di lana superfine blu con bottoni d'argento. Lui si tolse il cappello e la salutò con un inchino. «Lady Petra, è un piacere constatare che siete pronta.»

Uno degli stallieri di Red si era avvicinato ai cavalli e li tenne fermi mentre Ethan la aiutava a salire sul calessino e riprendeva il controllo delle redini. In breve tempo si immisero nel traffico, diretti verso Hyde Park.

Ethan passò a lato del barroccio di un birraio ed evitò una carrozza postale che arrivava in direzione opposta.

«C'è traffico oggi» osservò Petra.

Il cavallo di destra scartò quando un pezzo di carta sospinto dal vento gli passò davanti, ma Ethan lo controllò. «Credo ci sia sempre traffico a Londra.»

«E rumore» soggiunse lei, mentre notava tre venditori ambulanti all'angolo della strada, in competizione per attirare l'attenzione dei passanti sulle loro merci.

Lui fece un sorrisetto e annuì.

Il rumore diminuì soltanto un poco, quando svoltarono in Hyde Park, dove numerose carrozze avanzavano lungo la strada lentamente, affinché i loro occupanti avessero tutto il tempo per vedere ed essere visti. Senza contare le pause in cui i conoscenti si salutavano e si squadravano dalla testa ai piedi.

Per fortuna il tempo, benché fresco, non sembrava minacciare pioggia.

«Avete un cappellino molto grazioso, Lady Petra» osservò Ethan, mentre arrotolava le redini intorno a una mano sola con movimenti capaci e si voltava verso di lei.

«Vi ringrazio. L'ho fatto io stessa.»

Lui parve sorpreso. «Devo ammettere che siete molto dotata.»

Lei sorrise per il complimento e diede voce al pensiero che dominava la sua mente. «Avevate un motivo per invitarmi a uscire con voi oggi, oppure l'avete fatto soltanto per il piacere della mia compagnia?»

Le labbra di lui fremettero. «Siete anche molto diretta. Il che mi piace» si affrettò ad aggiungere.

«Davvero? In tal caso non esiterò mai a dirvi cosa penso quando sono con voi.»

Seguì un breve momento di silenzio. «Ho pubblicizzato i miei pascoli e, per fortuna, Compton ha avuto la necessità di sistemare la sua mandria da latte, dal momento che uno dei suoi campi è allagato e ci vorranno settimane prima che asciughi completamente. Mi ha anche prestato un vecchio aratro. Ha bisogno di alcune riparazioni, ma O'Cleary è convinto di poterlo sistemare.»

«Mi sembrano buone notizie.»

Lui scosse la testa. «È un passo avanti, ma non è sufficiente.»

«Forse potreste affittare altri pascoli.»

«Affitterò tutti quelli che potrò, ma anche se avessi animali in ogni pascolo, sfortunatamente non basterà a coprire le spese.»

Accidenti, Petra ci aveva sperato. «Forse dovreste sposare un'ereditiera» disse, pensando a suo fratello e Miss Featherstone. Aveva deciso che fosse l'unica ragione per cui Red poteva essere disposto a sposare quella donna, il che avrebbe spiegato il suo aspetto tirato.

«Non siete la prima persona a suggerirlo» disse lui con tono asciutto.

Una fitta le attraversò il cuore al pensiero che lui sposasse un'altra. O forse fu perché anche lui sembrava pronto ad accettare qualcosa di tanto freddo come un matrimonio di convenienza. Cercò di non mostrare la delusione. Dopotutto aveva sempre saputo che lui si sarebbe dovuto sposare, prima o poi, ma per qualche ragione aveva sperato potesse essere poi. Qualcosa le strinse la gola, forse lacrime trattenute? No di certo, probabilmente covava un raffreddore.

«Avete già in mente qualcuno?» chiese calma, augurandosi che lui non notasse niente di strano nella sua voce. «Oppure volete che chieda con discrezione alle nobildonne di mia conoscenza? Spesso sono informate riguardo a queste faccende.» Trasalì, temendo di sembrare un po' amareggiata.

«Lo fareste per me?» Lui si incupì.

«Se lo desiderate.» Era impazzita? Detestava la sola idea.

«Capisco.» Fece avanzare un poco i cavalli e si tolse il cappello per salutare un gruppo di signore che passeggiava lungo il sentiero. «In effetti c'è qualcuno che aspetta dietro le quinte, ma non ho ancora incontrato la giovane donna in questione.»

Non sembrava contento, soltanto stoico.

«Preferireste non doverlo fare.» Petra si sentì appena più allegra.

«Di sicuro non sarebbe la mia prima scelta.»

Era chiaro che non avrebbe detto di più, essendo un gentiluomo.

«Quando la incontrerete, potreste restare piacevolmente sorpreso.»

«Lady Petra, sembra quasi che stiate cercando di convincermi a sposarmi.» La sua risata suonò vuota, benché i suoi occhi scintillassero. Cercava di far sentire meglio entrambi riguardo a ciò che stava per accadere. Petra gliene fu grata.

«E se vendeste la vostra casa in città?» chiese lei.

«Vincolata. Pare che i Longhurst fossero una manica di incompetenti e abbiano deciso di assicurarsi che, almeno le proprietà immobili, restassero alla famiglia.»

«C'è altro di valore?»

«Solo il mio cavallo, ma sarei costretto a comprarne un altro, pertanto vendere Jack sarebbe inutile. Anche se dovessi affittare la casa di città e la tenuta, non guadagnerei abbastanza per sistemare almeno la tenuta.»

Avevano calcolato insieme quanto sarebbe stato necessario, una cifra enorme.

Quindi si tornava all'ereditiera. «Sì. Sembra che abbiate le mani legate. Non mi viene in mente altro che potreste fare per garantirvi somme di denaro ingenti.»

«Nemmeno a me.»

Le persone si sposavano per denaro e spesso erano felici. A volte no, ma se Petra avesse potuto augurare qualcosa a Ethan, sarebbe stata la felicità. «Una banca non sarebbe disposta a concedervi un prestito?»

«Lo farebbe, se avessi qualche garanzia.»

Raggiunsero la fine della strada e uscirono dal parco. La loro ora era terminata.

Sembrava un uomo messo di fronte a un'impresa disperata. «Forse dovreste pensarci ancora qualche giorno. Potrebbe venirvi in mente qualcosa.»

«Non ho fatto altro che pensarci.» Sospirò. «Posso aspettare ancora un giorno o due, dal momento che il nemico non è ancora alle porte.»

«Sono lieta di sentirvelo dire. Andrete al ballo dei Frobisher la settimana prossima?»

«Non ho ancora risposto all'invito. Voi ci andrete?»

«Sì. Forse per allora uno di noi due avrà trovato una soluzione.» Che non fosse sposare un'ereditiera. Petra se lo augurò di cuore.

Ethan sospirò e gettò a terra la rivista d'agricoltura. Aveva trascorso tutto il pomeriggio leggendola fino all'ultimo articolo, inutilmente. Non c'erano scorciatoie per i proprietari terrieri, ci volevano almeno cinque anni perché ogni dannata cosa cominciasse a rendere.

O'Cleary gli aveva fatto sapere che l'aratro era stato riparato e aveva chiesto quale campo andasse arato per primo. Inoltre, gli aveva domandato se fosse possibile assumere un uomo per quel lavoro. Ethan non aveva il denaro per le sementi, che senso avrebbe avuto pagare per assumere un aratore? Avrebbe dovuto tornare a casa e pensarci di persona.

Qualcuno batté col pugno sulla porta d'ingresso. Ethan trasalì. Non aveva assunto domestici per la casa londinese, perché aveva deciso che, pur dormendo là ogni notte, non avrebbe effettuato alcuna visita né ne avrebbe ricevute. La casa era un disastro e sarebbe stato necessario ripulirla da cima a fondo, prima di poter pensare di ospitare qualcuno. Un'altra spesa a cui presto avrebbe dovuto far fronte.

Nel frattempo, se qualcuno desiderava incontrarlo, poteva farlo al suo club, dove Ethan si recava a mangiare, mantenendo così le spese al minimo.

Non avere O'Cleary ad aiutarlo era scomodo, ma lui era perfettamente in grado di vestirsi e radersi da solo.

I colpi si ripeterono. Ethan si alzò, guardò in strada e vide un viso assai familiare guardarlo a sua volta da sotto un ombrello. Lady Petra. Sotto una pioggia torrenziale.

Non era vestito per ricevere ospiti, ma non intendeva lasciarla sulla soglia di casa sua, dove ogni passante avrebbe potuto vederla. Strinse la cintura della sua veste da camera, si fece largo attraverso la quantità di mobili che occupava ogni pollice di spazio e aprì la porta. La fece entrare in fretta.

Lei notò il suo abbigliamento e gli sorrise. «Mi scuso se è un momento inappropriato per una visita, ma Marguerite è uscita e a me è venuta un'idea.»

«Un'idea?» La speranza gli riempì il cuore. «Lasciate che vi aiuti a togliervi la giacca bagnata.» Lei la sbottonò e lui le sfilò quell'indumento assurdo; il tessuto sottile non offriva quasi nessuna protezione dagli elementi e arrivava appena alla vita alta della sua veste. Gli orli delle gonne erano fradici.

«Sì» confermò lei, mentre si guardava intorno. «Vendete tutto. Tutti i mobili, le lampade, i tappeti. Non possono essere vincolati anch'essi. Sarebbe d'aiuto, no?»

Lui scosse la giacca e la appoggiò allo schienale di una sedia. Petra si tolse capellino e guanti e glieli porse, Ethan li posò su un'altra sedia. Poi scosse la testa. «Non valgono niente. Come tutta la roba a Longhurst, la maggior parte è adatta soltanto per uno straccivendolo o per il fuoco.»

«Ci avevate già pensato.» Sembrava delusa.

«Un uomo è venuto a valutare il mobilio ieri. Mi ha proposto di portare via tutto insieme.»

«Dovrete pagarlo perché lo faccia?»

«Sì. Solo a quel punto potrò affittare la casa.»

«E io che credevo di aver trovato una risposta» disse Petra, affranta.

«Vi ringrazio per il tentativo, ma sapete che non dovreste venirmi a trovare qui. Non ci saremmo dovuti vedere al ballo dei Frobisher domani sera?»

«Non ci andremo. Marguerite è rincasata dopo pranzo e ha annunciato che domattina torneremo a casa.»

«Perché tanta fretta? Cos'è successo?»

«Non ne ho idea. Red è furioso con lei, ma pare che sia riuscita a pagargli tre mesi d'affitto in anticipo per Westram Cottage, così potremo tornare a casa.»

«E voi siete venuta perché volevate sapessi che non vi avrei incontrata al ballo.»

Lei annuì, poi spostò lo sguardo sul quadro appeso nell'ingresso. Come tutti i quadri in quella casa, era coperto da una patina di polvere. «Questo dipinto mi sembra familiare.» Sfiorò la superficie e la punta del suo dito rimase coperta di nero. Aggrottò la fronte e tornò a guardare il dipinto. «Mi ricorda un dipinto che Marguerite cercò di copiare da un libro durante il suo periodo italiano» disse lentamente. «La entusiasmò per almeno un'ora. Si chiama Canal... qualcosa. Me lo ricordo perché è ciò che dipingeva per lo più. Canali veneziani.»

Ethan non sapeva niente d'arte e di artisti, sapeva solo quando gli piaceva qualcosa. Il commerciante che aveva valutato i mobili aveva guardato un solo dipinto e aveva dichiarato che era la copia di un Reynold, oltretutto fatta male.

«A Longhurst c'era un diario che accompagnava il Gran Tour di un certo Joshua Trethewy» disse. «Il padre dell'ultimo conte. Non lo degnai di grande attenzione, quando capii che non aveva niente a che vedere con la tenuta, ma una delle pagine che lessi riportava svariati acquisti di quelli che lui definisce scarabocchi e che sua madre gli aveva chiesto di comperare.» Oltre ad aver registrato una quantità di altre sciocchezze, come i balli in maschera e il comportamento licenzioso dei giovani uomini in città. A giudicare dal tono del diario, Joshua doveva aver acquistato copie di seconda scelta dei dipinti, spendendo la maggior parte del suo denaro con le donne di Venezia, alla cui bellezza e sensualità aveva dedicato pagine e pagine.

Petra voltò le spalle al dipinto e fissò l'ammasso di mobili che riempiva l'ingresso. Poltrone, casse intagliate, sculture di dimensioni e materiali diversi, tutto alla rinfusa. «Santo cielo, è proprio come a Longhurst. Vostro cugino doveva avere qualche problema.»

«E nelle camere è lo stesso. Venite, vi mostro la casa. Se doveste vedere qualcosa che secondo voi vale la pena recuperare, sarei lieto di saperlo.»

Passarono da una stanza all'altra. Ognuna era piena zeppa di oggetti. «È terribile» esclamò lei. «Chi ha bisogno di cinque letti, tutti nella medesima camera?» domandò, mentre sbirciava in una delle stanze degli ospiti, dove i letti erano in pezzi e i materassi impilati in un angolo. «Tutte queste cose devono essere costate una fortuna.»

«Lo credo anch'io. Ma adesso dubito che valgano più di qualche centesimo, essendo così brutti e fuori moda.»

«Che spreco terribile» commentò lei con un sospiro.

«Se avesse speso anche solo metà di questo denaro per mantenere la tenuta...» Non continuò, non voleva menzionare ancora la necessità di sposarsi per denaro.

Se fosse stato sincero con se stesso, invece di cercare di fingere che fosse altrimenti, non gli sarebbe dispiaciuto sposare Petra, se lei l'avesse accettato. Si sentiva a suo agio con lei, era diventata una buona amica, una confidente; per non parlare di quanto apprezzasse fare l'amore con lei. Il fatto che lei gli facesse anche battere il cuore una frazione troppo in fretta era qualcosa che avrebbe potuto controllare. Sfortunatamente, dato che lei non possedeva una fortuna, non sarebbe mai successo.

Infine raggiunsero l'unica stanza in tutta la casa che avesse una parvenza di normalità, la camera da letto principale in cui dormiva Ethan. Conteneva solo tre armadi.

Lei entrò nella stanza e accarezzò il copriletto ricamato con grande maestria. «Suppongo, dal momento che presto chiederete alla vostra ereditiera di sposarvi, che questa sia l'ultima volta che ci vediamo da soli.» Gli rivolse un sorrisetto timido pieno di significato.

Il cuore di Ethan sprofondò al pensiero che dovessero separarsi, mentre il suo corpo reagiva all'invito palese nelle sue parole e nello sguardo. «Suppongo di sì.»

«Sarebbe un peccato sprecare quest'opportunità» gli disse Petra, mentre gli tendeva le braccia.

Lui la strinse a sé e la baciò.

I baci di Ethan erano semplicemente divini. Quando la teneva tra le braccia, Petra si sentiva preziosa e femminile, facile credere che potessero restare così per sempre, quando in realtà non potevano. Essendo figlia di un conte, lei capiva che la nobiltà si sposava per aumentare la propria influenza o riempirsi i forzieri. Suo padre era stato indulgente nel consentirle di scegliere suo marito per amore.

Non aveva funzionato molto bene.

Ethan sarebbe stato molto più felice sposando la sua ereditiera, sapendo che il nome della sua famiglia era salvo e che avrebbe sottratto la tenuta al disastro, piuttosto che sposando una vedova impoverita, ma quanto avrebbe voluto possedere più denaro. A quel punto, tuttavia, lui l'avrebbe sposata per il suo denaro, come Harry era stato convinto dalla sua famiglia a sposarla per il suo rango.

No, non lo desiderava davvero. Sospirò.

Lui si ritrasse e la guardò in faccia.

«Tesoro, cosa c'è? Se non vuoi, dillo, ti prego. Non vorrei mai che dovessi pentirtene.»

Lei riuscì ad abbozzare un sorriso. «Certo che lo voglio.» Gli spintonò una spalla. «È stata una mia idea.»

«Allora perché il sospiro?»

«Pensavo a quanto mi mancherà questo, stare con te.»

«Anch'io. Non pensiamo al futuro, godiamoci quello che abbiamo adesso. Sarà un bel ricordo per entrambi.» La sollecitudine sul suo volto le toccò il cuore.

«Sì, mi piacerebbe. È stata un'amicizia adorabile, ma in futuro ci incontreremo come semplici conoscenti, al villaggio e in chiesa, tuttavia a ciascuno resteranno i ricordi.» Sarebbe stato difficile incontrarlo in quelle circostanze, sapendo che non avrebbero potuto crearne altri.

«Prima sarà meglio toglierti quel vestito, non voglio che tu prenda un'infreddatura.»

«È tutta una scusa» ribatté lei, ridendo mentre slacciava il nastro che le teneva chiuso il bustino. Lui le sfilò la veste dalla testa e arretrò per ammirarla. Un momento dopo era alle prese con i lacci delle sue mutande. «Queste potrebbero seguire la veste, non credi?»

«Assolutamente.»

La trasse a sé e il suo bacio fu intenso e tanto pieno di desiderio da stordirla; si abbandonò al corteggiamento delle sue labbra, alle carezze leggere della lingua e ai brividi causati dalle mani che la accarezzavano. Voleva che fosse meraviglioso anche per lui, un ricordo indelebile della beatitudine che sapevano creare insieme. Non riusciva proprio a immaginare di farlo con un altro uomo che non fosse Ethan.

Estrasse le forcine dai capelli e se li lasciò cadere sulle spalle. Lui le insinuò le dita tra le ciocche. «Mmh...» le mormorò sulle labbra. «Adoro i tuoi capelli, sono così soffici, serici.»

«Piace anche a me» disse lei, mentre brividi roventi le scendevano lungo la schiena.

Ethan la sollevò tra le braccia e la depose sul letto, poi la guardò. «Sembrano oro filato disteso sui cuscini.»

Lei arricciò il naso. «Purtroppo sono soltanto capelli, altrimenti te li darei per venderli.»

Lui scosse la testa e le rivolse il sorriso che le rapiva ogni volta il cuore. «Non vorrei mai che te ne separassi.»

Lei gli tese le braccia. «Vieni a letto, mio caro Ethan. Non sprechiamo tempo parlando.»

Lui si tolse la veste da camera, sotto cui non indossava assolutamente niente. Era un uomo magnifico, la pelle nuda, il membro eretto. Stupendo. E palesemente interessato a lei come donna.

Si sfilò le ciabatte e le si coricò accanto. Si sostenne su un gomito, la guardò, prese una ciocca di capelli e se la avvicinò al naso. «Non annuserò mai la lavanda senza pensare a questo momento, né assaporerò le more senza ricordare come ci siamo incontrati, né mangerò una trota senza rivederti sdraiata a pancia in giù sulla riva del fiume.»

Un dolore le trafisse il cuore, tanto intenso che Petra riuscì appena a respirare. «Ethan» mormorò, augurandosi che la sua risata non suonasse forzata alle orecchie di lui, perché voleva che la credesse felice. «Dici le cose più adorabili.»

Lui si strinse nelle spalle e le rivolse un sorriso timido e dolcissimo. «È la verità.»

Lei rifletté per un momento. «Non attraverserò mai più un campo di fieno senza ricordarti mentre maneggi una falce, i muscoli che guizzano sotto la pelle sudata che brilla alla luce del sole. Non mangerò mai più pesce senza ricordare la tua espressione la prima volta che ne pescasti uno con le mani. Adorabile.»

Ethan le tirò i capelli con gentilezza. «Adesso mi prendi in giro.»

«È la verità. E non raccoglierò più castagne senza desiderare che tu sia con me per aiutarmi.» Gli posò le mani sul viso, gli abbassò la testa e lo baciò perché, se non l'avesse fatto immediatamente, sarebbe scoppiata a piangere.

Come se percepisse la sua angoscia, Ethan la baciò a sua volta mentre premeva il palmo della mano prima su un seno, poi sull'altro, facendoglieli sentire pieni e pesanti, i capezzoli induriti. Petra rotolò verso di lui allineando i loro corpi, mentre cercava alla cieca la vicinanza della quale aveva bisogno.

Ethan emise un brontolio e la baciò con urgenza e abbandono, finché Petra non poté pensare ad altro che alle richieste del suo corpo, il desiderio di sentirlo dentro e il bisogno di percepire il suo peso.

Divaricò le gambe e lui si spostò sopra di lei, sistemando il corpo sui suoi fianchi. I muscoli del petto di Ethan si irrigidirono quando si sorresse sulle braccia e lo stesso fecero quelli dell'addome. Era davvero troppo bello.

«Ah, tesoro» disse. «Quando mi guardi così, mi sento come se potessi spostare le montagne.»

La penetrò lentamente e cominciò a spingere con affondi lenti e deliziosi.

Petra si mosse verso di lui, alzando i fianchi per andargli incontro. Il piacere crebbe e lei flesse le gambe, circondandolo per portarlo ancora più in profondità nel suo corpo accogliente.

Ethan le succhiò un capezzolo, poi l'altro; lei lo strinse, mentre raggiungeva l'annullamento delizioso di corpo e anima.

Il dolore dolce di quel momento la lacerò; non aveva mai sperimentato nulla di simile prima di Ethan e non l'avrebbe sperimentato mai più. Lui si ritrasse e raggiunse a sua volta il piacere. Appagata, il corpo abbandonato, giacque boccheggiando accanto a lui. Ethan tirò il copriletto sopra entrambi e Petra si addormentò tra le sue braccia; sapeva bene che sarebbe stata l'ultima volta e compì uno sforzo monumentale per non piangere.