«Un pacco per voi, milord» esordì O'Cleary. «E il vostro nuovo fattore, un certo Mr. David Carter, vi aspetta all'ingresso.» O'Cleary posò su una sedia il grosso pacco rettangolare.
Ethan guardò l'oggetto rabbuiandosi. Non poteva essere ciò che pensava fosse. «Fa' entrare Carter.»
Si alzò e strappò la carta del pacco. Sì, sfortunatamente era proprio ciò che pensava. Maledizione.
«Buongiorno a voi, Lord Longhurst.»
Il giovanotto fermo sulla soglia gli era stato raccomandato da Lord Compton, quando si era recato dal gentiluomo per discutere la faccenda dei Beckridge.
Ethan strinse la mano del giovane e gli fece cenno di accomodarsi. Suonò il campanello e diede e O'Cleary istruzioni su cosa fare con il dipinto che Lady Petra gli aveva rimandato.
Non le sarebbe piaciuta la sua soluzione.
«C'è molto da fare qui, Mr. Carter» disse, mentre tornava a sedersi.
«Sì, milord. Mi sono preso la libertà di dare un'occhiata qui intorno prima di venire da voi. Vedo che le cose sono state abbandonate a se stesse per qualche tempo, ma con un po' di lavoro presto la vostra tenuta recupererà.»
A Petra sarebbe piaciuto l'approccio di quel giovanotto.
«Eccellente. Quando potete cominciare?»
Carter parve sorpreso. «Non volete vedere le mie referenze, milord?»
«La raccomandazione di Compton è una referenza più che sufficiente per me» rispose Ethan. Anche lui era un buon giudice di caratteri, la maggior parte delle volte, almeno.
Non era stato molto sveglio con il mercante d'arte, d'altra parte non sapeva nulla di quel genere di persone. Per sua fortuna Lady Petra aveva occhi da aquila.
Senza dubbio le sarebbe piaciuto molto quel giovane fattore.
Accidenti, ogni volta che pensava a qualcosa, si domandava cosa avrebbe detto lei, cosa avrebbe pensato. A volte sentiva perfino la sua voce nella testa, che rideva o lo scherniva. Avrebbe dovuto smettere di pensare a lei, aveva respinto la sua proposta, chiuso.
«Dovreste controllarle comunque, milord.» Carter gli porse un involto di referenze.
Ethan le scorse. Erano tutte ottime e tutte scritte da uomini integerrimi.
Posò l'ultimo foglio sulla scrivania e sollevò le sopracciglia. «Dunque quando potete cominciare?»
L'altro arrossì e sorrise. «Tra un mese, milord. Il mio attuale datore di lavoro ha venduto la sua proprietà e l'acquirente ha già il suo fattore.»
«Circostanza davvero fortunata per me» commentò Ethan prima di avviare le trattative per termini e condizioni di assunzione e salario, basandosi ancora una volta sui preziosi consigli elargiti da Lord Compton.
«Questa storia deve finire» dichiarò Marguerite. «È la terza volta che questo dipinto torna indietro.»
«Non posso accettarlo» disse Petra, esasperata. «Sai che non posso. Cosa direbbe Red a un gentiluomo che offre a una gentildonna, con la quale non è imparentato, un oggetto tanto inestimabile?»
«Andrò a parlargli» concluse Marguerite.
«No, andrò io a parlargli.» Lo avrebbe costretto a ragionare.
«Cosa dice il suo biglietto questa volta?» chiese sua sorella, incuriosita.
«Se non vi piace, vendetelo.»
«Tutto qui?»
«Un mucchio di sciocchezze riguardo al ripagare un debito nei miei confronti e la sua sincera gratitudine. Non è decoroso.»
«Avrebbe potuto essere più decoroso, se non fossi andata a letto con lui.»
Petra si irrigidì. «Non è gentile.»
«È la verità.»
Ecco la ragione per cui il dipinto avrebbe dovuto tornare indietro. Erano stati amanti. Se Mrs. Beckridge non li avesse sorpresi, se non ci fosse stato il rischio che qualcuno venisse a conoscenza della loro relazione, Petra sarebbe stata lieta di accettare quel dono come riconoscimento per l'aiuto che gli aveva dato con la sua tenuta. Ma dal momento che un giorno la verità sarebbe potuta venire a galla, accettare il dipinto avrebbe potuto sembrare il compenso per un'amante. Petra non poteva sopportarlo.
Aveva amato Ethan, lo amava ancora e, benché lui non la amasse, non voleva che la loro relazione fosse macchiata da ciò che avrebbe potuto essere percepito come una sorta di transazione commerciale.
«Peccato non poterlo vendere» rifletté Marguerite. «Risolverebbe tutti i nostri problemi finanziari.»
«Credevo fossimo fuori pericolo.»
Sua sorella strinse le labbra. «Hanno accettato tre dei miei quattro disegni di botanica. Non ho ancora ricevuto un'altra commissione.»
«Che ne è stato del quarto?
«Hanno deciso di non usarlo.»
«Ma ti hanno pagata per il lavoro, non è vero?»
«Te l'ho già detto, non funziona così.»
Petra si voltò verso il pacco appoggiato alla sedia, non si era nemmeno data la pena di scartarlo. Non poteva tenerlo, per quanto lo desiderasse. Sarebbe stato troppo doloroso ogni volta che lo avesse guardato. E certo non avrebbe potuto venderlo. «Glielo riporterò di persona questa volta. Ti serve il calesse oggi?»
«No, lavorerò in casa tutto il giorno.»
Non sembrava contenta. Marguerite aveva sempre amato dipingere e disegnare. «Non farlo se ti infastidisce» suggerì Petra. «Possiamo trovare un altro modo per guadagnarci da vivere.»
Aveva avuto milioni di idee per la proprietà di Ethan, ma in una tenuta grande come Longhurst Park le opportunità erano assai più numerose. Il loro cottage non ne offriva.
Marguerite sorrise. «Mi dispiace, mi sto comportando da disfattista. Posso farcela, lo so. Porta Jeb con te a Longhurst, cara. Per favore.»
Non c'era bisogno che Marguerite le ricordasse di recitare la parte della gentildonna perbene, tuttavia non disse niente. Non sarebbe più sgattaiolata di nascosto a casa di Ethan, ma se Marguerite si sentiva meglio recitando la parte della sorella maggiore responsabile, che facesse pure.
Mentre attraversava il cortile, la vista del piccolo calesse che si avvicinava rallegrò e rattristò il cuore di Ethan al tempo stesso. Una combinazione di emozioni stranamente sgradevole che non gli piacque riconoscere. A ogni modo, conosceva la ragione della visita; depose la sedia che stava trasportando e attese che il calesse si fermasse.
«Buongiorno, milady» disse quando Petra arrestò il veicolo accanto a lui. Salutò Jeb con un cenno del capo. «Tua madre prepara i biscotti oggi. Troverai O'Cleary in cucina, intento a mettersi tra i piedi.»
O'Cleary lo stava aiutando a togliere il mobilio dal fienile, ma alla vista del calesse gli era venuta una voglia improvvisa di biscotti e tè.
Jeb sorrise. «Lo porto dentro, se per voi va bene, milady.» Prese il dipinto da dietro il sedile.
«Sì, grazie» rispose lei, l'espressione distaccata.
Ethan attese che Jeb non potesse sentirlo. «D'accordo, avete vinto. Non ve lo rimanderò un'altra volta.» Non c'era motivo, non soltanto Petra non voleva lui, non voleva nemmeno niente da lui.
«Grazie» ribatté lei pacata.
E lo ringraziava anche. Dannazione.
Lei indicò la sedia con il frustino. «Cosa fate?»
Ethan indicò a sua volta la pila di mobili nel prato. «Un falò.»
Lei boccheggiò. «Intendete bruciarli?»
«Non ho scelta. Sono pieni di tarli. Quella pila va in soffitta, ma il resto è rovinato. Mi dicono che, se non voglio che i tarli arrivino alle travi della casa e la demoliscano, devono essere bruciati. Certo non posso venderli.»
«Anche i dipinti?»
«Non i dipinti, solo le cornici.» Scosse la testa. «Mio cugino deve aver comperato qualcosa che era infestato e i tarli se la sono spassata. Spero di essere in tempo per salvare la casa. Ho chiesto a un esperto di venire da Londra a dare un'occhiata e dovremo tagliare un paio di sezioni dalle travi ormai infestate, ma ha detto che, per fortuna il mobilio ha tenuto i tarli occupati, impedendo che causassero troppi danni altrove, benché sia soltanto questione di tempo. Spero abbia ragione.»
Sgomento e compassione trasparirono nell'espressione di lei. La compassione era meglio che niente, si sarebbe accontentato di quel che c'era.
Petra osservò la pila. «Che spreco terribile.»
Ethan stesso era colpito. «Fortunatamente nessuno degli oggetti nella casa di città è infestato e il mobilio che c'è qui ha un valore inferiore. Gli oggetti a Londra furono acquistati dal prozio di mio cugino.»
«E questi?»
«Mio cugino raccolse ciò che c'è qui a Longhurst Park. Non aveva buon occhio come il suo predecessore. La maggior parte di questi mobili sono riproduzioni o mal fatti. Non mi sarebbero fruttati molto, anche senza tarli.»
«Capisco.»
«Francamente, il conte precedente non aveva idea di cosa facesse. Non riusciva a trattenersi. Qualunque cosa vedesse, doveva acquistarla. La lista che trovammo nel mio studio non era un elenco delle sue spese di gioco, bensì di tutto ciò che acquistava a cifre vertiginose. Vorrei che avesse avuto la medesima compulsione nei riguardi degli attrezzi per l'agricoltura. Quelli avremmo potuto usarli.»
«Pensate che soffrisse di una qualche sorta di squilibrio mentale?»
Ethan socchiuse gli occhi, Petra si domandava lo stesso di lui? «Non ne ho idea.» Spostò lo sguardo sulla pila di mobili. «Tuttavia ci sono un paio di cose che mi avrebbe fatto piacere tenere.»
«Non ci sono alternative?»
«Mi dicono che esistono dei trattamenti, ma nessuna garanzia. Non intendo rischiare di perdere la casa per della paccottiglia sentimentale.»
«Mi sono dovuto liberare della scrivania nello studio. E della poltrona.»
Lei gli rivolse un sorrisetto asciutto. «Paccottiglia sentimentale, decisamente.»
Maledizione, era chiaro che si era espresso male. «I ricordi mi bastano.»
Petra spalancò gli occhi.
Un colpo messo a segno, Ethan trattenne un sorriso.
«Mi dispiace molto che le cose siano andate così male per questi oggetti.»
«Anche a me. In questo momento dormo per terra e abbiamo ancora molte altre stanze da svuotare.»
«Abbiamo?»
«O'Cleary e io. Finché i dipinti e il mobilio a Londra non saranno valutati e venduti, continuo a non disporre dei contanti per assumere gli aiuti che mi servirebbero e mi rifiuto di indebitarmi per qualcosa che posso facilmente fare io stesso. L'esperto ritiene che nel giro di due, tre settimane al massimo dovremmo incominciare a vedere dei ricavi dalle aste per la casa londinese.»
«Posso mandare Jeb ad aiutarvi, se il suo aiuto può esservi utile. Al momento non ha molto da fare a Westram Cottage.»
La sua prima reazione sarebbe stata rifiutare la sua offerta, come lei aveva rifiutato il dipinto, ma sarebbe equivalso a tagliarsi il naso per fare dispetto al viso. «Accetto, ammesso che mi consentiate di pagare il suo salario per il tempo che trascorrerà qui.»
Lei sorrise con tanta dolcezza, che qualcosa nel petto di lui si strinse e all'improvviso il dolore fu tanto intenso, che gli si piegarono le gambe. Le bloccò irrigidendole.
«Sì» convenne Petra. «Mi sembra giusto. Potrete pagarlo quando disporrete dei fondi sufficienti.»
Le sorrise, per essere una donna, era davvero assennata. «Bene. Mandatemelo domattina, se per voi va bene.»
«Farò di meglio. Posso chiedergli di mettersi al lavoro già adesso.»
«Meglio ancora. A proposito, vorrei informarvi che ho assunto un fattore. Comincerà a lavorare tra un mese.»
«Eccellente.» Il tono di lei gli parve un poco sopra le righe, possibile che non apprezzasse l'idea che Ethan avesse trovato un aiuto? Si strinse quel pensiero al cuore e, in qualche modo, ciò attenuò il dolore.
«Sono sicuro che vi sarebbe grato se poteste passargli le informazioni che avete appreso nel corso delle ultime settimane» disse, sperando di colpire nel segno ancora una volta. «Cercherò di farlo io stesso, se ritenete che sarebbe inappropriato parlargli voi, ma capite tutte queste cose assai meglio di me.»
Ah, eccola. L'espressione di lei si illuminò come gli piaceva tanto.
«Sarei lieta di aiutarlo, se necessario. Ma non dovreste essere tanto modesto. Imparate in fretta e sono certa che ormai abbiate chiaro cosa sia necessario.»
E così, come il quadro, gli rese anche il complimento.
Era chiaro che Ethan non aveva speranze.
Attesero insieme che Jeb tornasse, affinché Petra potesse dargli le sue istruzioni. Bastarono pochi minuti perché lui e O'Cleary li raggiungessero sul viale.
«Jeb, Sua Grazia ha bisogno del tuo aiuto per i prossimi giorni. Mr. O'Cleary ti troverà un posto dove potrai dormire.»
Jeb aggrottò la fronte. «Prima dovrei chiedere a Lady Marguerite.»
«No» ribatté Petra, decisa. «Se fosse qui adesso, direbbe la stessa cosa. Per qualche giorno ce la caveremo senza di te a Westram Cottage.»
O'Cleary sogghignò. «Sarà il benvenuto, milady. Un ragazzo grande e forte come lui, vale dieci volte me.»
Jeb sorrise per il complimento e le punte delle sue orecchie arrossirono. «Ve la cavate benissimo» assicurò a O'Cleary con tono gentile. «Farò come volete, milady, ma se doveste avere bisogno di me al cottage, fatemelo sapere tramite uno dei ragazzi al Green Man.»
«Promesso.»
Ethan la guardò e avrebbe voluto baciarla per la sua gentilezza, invece ruotò le spalle indolenzite. Come avrebbe potuto fidarsi dei sentimenti che nutriva per lei quando erano insieme? Non poteva.
Durante la sua infanzia l'amore era stato un dono dato e ripreso indietro senza una logica. Il dolore e il tradimento lo tormentavano ancora, dopo tutti quegli anni. Come avrebbe potuto credere che lei non gli avrebbe gettato in faccia le sue emozioni, proprio come aveva fatto con la sua proposta di matrimonio?
«L'aiuto di Jeb è benaccetto, Lady Petra. Vi ringrazio per la vostra generosità.» Il suo ringraziamento suonò riluttante.
«A cosa servono i vicini, se non per aiutarsi?» ribatté lei con tono leggero.
Ethan trattenne un sospiro. In futuro le loro interazioni sarebbero sempre state così, formali, rigide e imbarazzate.
«L'aratore di Compton arriverà la settimana prossima» disse per cambiare argomento. «Dovrebbe riuscire ad arare tutti i campi dei quali abbiamo parlato prima dell'arrivo dell'inverno.»
«Eccellente.» Petra si voltò e guardò la pila di mobili. «Quando pensavate di darle fuoco?»
Altre banalità. «Appena avremo tirato tutto fuori di casa, suppongo. Non ci dovrebbe volere più di un paio di giorni.»
Un'espressione pensosa apparve sul viso di lei, che alzò lo sguardo verso di lui. «Vi dispiacerebbe aspettare fino alla settimana prossima? Ho avuto un'idea.»
«Che idea?» Maledizione, sembrava sospettoso.
«Preferisco non dirvelo, finché non sarò sicura che funzioni. Ho bisogno di parlarne con Marguerite.»
«Suppongo di poter aspettare ancora qualche giorno. Non possono fare danni, dove si trovano. Purché non piova molto, la legna prenderà anche tra qualche giorno. A ogni modo il quattro dovrò presenziare all'apertura del Parlamento e dovrò andarmene qualche giorno prima, per la prova dell'abito e le eventuali modifiche. È già tutto stabilito.»
«Oh. In tal caso forse la mia idea non funzionerà. Penso che dovreste essere qui quando il fuoco verrà acceso.»
«Mi dispiace, sono confuso.»
«Potreste essere a Longhurst Park il cinque, il giorno dopo l'apertura del Parlamento?»
«Se mi volete qui, allora sarò qui. Non è un gran viaggio.»
Lei annuì. «Molto bene. Appena sarò sicura che si possa fare, vi farò sapere in quale giorno sarà necessaria la vostra presenza.»
Ethan la guardò, perplesso. «Avete qualcosa in mente per questa pila di mobili? Non posso venderli, non intendo mettere in pericolo la proprietà di qualcun altro.»
Il sorriso di lei si scaldò un poco. «So che non lo fareste. No, ho un'idea per il falò.»
Lui si guardò intorno. «Qui non può fare danni. È lontano dalla casa e dagli alberi. Non dovete preoccuparvi per questo.»
«Non mi aspetterei niente di meno da voi, Lord Longhurst.»
Dannazione, non intendeva rivelargli la sua idea. Avrebbe potuto non funzionare e non si fidava di lui abbastanza da sapere che non l'avrebbe schernita, se non se ne fosse fatto nulla.
Il pensiero lo intristì inspiegabilmente. Annuì, brusco. «In tal caso attenderò vostre notizie prima di procedere. Spero solo che non avremo un acquazzone prima di poterlo accendere. Più in fretta brucerà, meglio sarà.»
Lei fece una smorfia. «Naturalmente avete ragione. Forse alcune tele cerate potrebbero essere la soluzione. Dovete averne qualcuna da qualche parte.»
Lui chiuse gli occhi per un momento. «Certamente. Vedrò cosa riuscirò a trovare.»
La aiutò a risalire sul calesse e la guardò allontanarsi.
Tele cerate. Sospirò e guardò O'Cleary.
«Si dà il caso, Vostra Grazia, che ci siano alcune tele cerate arrotolate nel sottotetto del fienile. Immagino siano state utilizzate per coprire le balle di fieno con il brutto tempo.»
Avrebbe dovuto saperlo, aveva ancora molto da imparare. «Bene. Vedi se tu e Jeb riuscite a coprire quel dannato mucchio di legna, quando tutta la roba sarà stata portata fuori di casa.»