Prologo
Bahamas, Nassau,
23 marzo 1720
La prua fendeva l’acqua con delicatezza. Lo sciabordio era l’unico rumore di quella notte ormai stanca, prossima alla fine. Nassau veniva loro incontro con le luci delle taverne ancora accese e i velieri ormeggiati in fila, sloop e piccoli pescherecci che parevano tanti sudditi inchinati di fronte alla Delicia, la nave del governatore. Poco più in là, il forte gettava uno strano senso di ordine e di giustizia sull’isola dove tanti anni prima lui stesso si era lasciato andare agli istinti più sfrenati.
Richard Lesley assaporò l’odore delle Bahamas, un puzzo indistinto di umori che un tempo erano stati il simbolo di una libertà senza confini. Si chiese perché fosse stato di nuovo assegnato alle Indie Occidentali. Avrebbe fatto a meno di tornare in quel pezzo di mondo vestito di paradiso, che nascondeva l’inferno più infame.
La Lyonesse fu ormeggiata mentre l’alba irrompeva, il sole strisciava sull’oceano e già prometteva di mordere la pelle senza alcuna pietà.
Qualche ora dopo fu introdotto nella casa del governatore.
«Capitano Lesley. Venite, entrate.» Woodes Rogers gli sorrise, mettendo in mostra la piccola eppure profonda cicatrice sullo zigomo, retaggio della spedizione intorno al mondo che aveva reso quell’uomo un eroe nazionale.
«è un onore potervi rincontrare, Eccellenza.» Entrò, abbassando il capo con deferenza. Provava rispetto per Rogers, corsaro e politico dalle capacità indiscusse, che era stato in grado di riportare sotto la bandiera inglese Nassau, con in tasca solo il perdono reale per i pirati e una buona dose di spregiudicatezza e diplomazia.
«Prego, servitevi pure.» Il governatore gli indicò il tavolo imbandito.
Dalla finestra si poteva intravedere il mare azzurro e Nassau invadeva la stanza con la voce dei mercanti, il martello dei carpentieri, il chiacchiericcio delle donne.
Lesley bevve il rum migliore della sua vita e assaporò frutti di cui non ricordava più il sapore. Parlarono di cose futili, di Londra e della guerra appena conclusa con la Spagna. Per tutto il tempo Rogers aveva tenuto gli occhi distanti, persi in qualcosa di molto più serio dei pettegolezzi d’oltreoceano. Le labbra serrate promettevano guai. Lesley se ne era accorto da un po’.
«Capitano, vi ho chiamato per una questione di massima delicatezza.»
D’improvviso persino il tempo oltre la finestra sembrò adombrarsi. Posò il bicchiere.
«Ho ripulito Nassau dai pirati, ma le acque ancora sono infestate. Soprattutto da un capitano.»
Il nome non serviva. Bastava solo pensare a Johnny Shiver per avvertire un brivido strisciare intorno, sentire gli echi delle grida e percepire intorno a sé l’ombra del pirata che aveva ricoperto i Caraibi con un sudario fatto di sangue. Una paura palpabile persino lì, nello studio dell’uomo più potente delle Indie Occidentali.
Rogers toccò il bicchiere per la prima volta. «Ed è una guerra, questa, che non riesco a vincere.» Giocherellò con il calice. «Ma voi, forse, potreste darci una mano.»
«Io?» La sillaba uscì smozzicata dalle labbra.
Woodes Rogers gli passò un plico di lettere. Alcune erano giallognole e sbiadite dal tempo, altre erano vergate di fresco, una fine ricostruzione di un passato lontano, che doveva essere sepolto per sempre.
Dovette fare uno sforzo per non spargere i fogli sul pavimento. Li poggiò sul tavolo con la gola secca e il cuore agitato.
«Come avete fatto?»
Rogers gli sorrise. «Non sono finito qui per caso. Dovreste saperlo che sono bravo a scavare nel torbido.»
Lesley cercò di calmarsi. «Ma non vedo come questa storia…»
«Il segreto che vi portate con voi, mio caro Richard, può liberare queste acque da due demoni.»
«Due?»
«Sì. Se voi mi confesserete ciò che sapete, il mondo si libererà una volta per sempre di Shiver e dell’ammiraglio Jacobson, un uomo ormai scomodo a molti, soprattutto a Londra.»
Richard Lesley fece un sospiro. «Avevo promesso di portare questo segreto con me all’altro mondo.»
«Non siate stupido, capitano. Sapete da voi cosa può capitare a uomini innocenti che intralciano il volere di Sua Maestà.» Una minaccia chiara passò negli occhi di Rogers.
«E va bene.» Agguantò il bicchiere per farsi coraggio.
Il rum bruciò la gola e scavò in fondo al cuore, là dove aveva nascosto l’illusione di un amore non corrisposto e il segreto di una tomba anonima in un cimitero di Londra.