Capitolo 5
Scarlett aprì gli occhi, un brivido caldo le increspava la pelle, mosse i piedi, ricoperti dalla sabbia. Il sole era già alto nel cielo, i resti del falò fumavano malinconici e tutto ciò che rimaneva della festa erano un paio di scarpe arenate, qualche indumento stracciato e residui di cibo.
Si mise a sedere, la testa ronzava, pesante, eppure lʼintero corpo era rilassato. Sorrise e si rivestì alla meglio, aspirando a pieni polmoni la sensazione di essersi lasciata andare. Non si stupì dellʼassenza di Chris. Dʼaltronde aveva ceduto per il puro piacere di farlo, senza aspettarsi altro.
Sʼincamminò verso la spiaggia, e si accorse che poco più in là era stata eretta una grande tenda, su un palo di fianco garriva il vessillo nero di Shiver e lʼintera Devilʼs Bay si era riversata sulla spiaggia.
La realtà tornò violenta, il tempo di osservare il profilo di un paio di velieri che si stagliavano allʼorizzonte, poi corse veloce in direzione della tenda.
Quando la raggiunse, quasi si scontrò con Christopher che usciva. «Ben svegliata!»
«Potevi avvisarmi, dannazione» sbottò. «Dovʼè Arabelle?»
«Dentro.»
Fece per entrare, ma il braccio di Christopher le impedì di proseguire oltre. «In quella tenda ci saranno solo tre persone, il capitano, Jacobson e Arabelle.»
«Posso almeno salutarla?»
Il braccio si scostò e gli occhi verdi le sorrisero. «Fai in fretta.»
Allʼinterno trovò Arabelle sistemata su dei cuscini, con il volto disteso, sereno. Non vi era alcuna traccia di lividi, segno evidente che era stata trattata con il rispetto promesso.
«Scarlett! Mi chiedevo dove fossi finita!»
Lʼavvolse in un caldo abbraccio. «A pagare la mia libertà.» Scosse il capo. «Almeno spero.»
«Credi che andrà tutto bene?»
«Sì.» La voce di Shiver riecheggiò tra le pareti di stoffa che parvero ondeggiare sotto quel tono deciso e inflessibile. «Se vostro padre non farà scherzi, tornerete a Kingston molto in
fretta, milady.»
Il pirata sorrise, sicuro. Non cʼera scherno nel modo gentile con cui si era espresso. Aveva pettinato i capelli allʼindietro, in un codino che faceva emergere la fronte alta e la cicatrice. Si era rasato con cura, un bel pizzetto rame adornava mento e labbra. Scarlett indugiò sulla giacca scura indossata dal capitano, la camicia bianca aveva tutta lʼaria di essere stata appena cucita, e i pizzi lavorati facevano invidia ai migliori sarti di Kingston.
Cʼera uno strano fascino che aleggiava intorno a quellʼuomo e gli occhi azzurri erano due pozze oscure, crudeli, che davano lʼimpressione di nascondere un intero mondo di dannazione.
Shiver mise il cappello in testa e la mano sullʼelsa lavorata della sciabola. «Stanno per sbarcare, voi attenderete all’interno.»
Gli occhi azzurri lasciarono Arabelle per posarsi su di lei.
Diede un bacio alla padrona. «Abbiate cura di voi.»
«Ti auguro di trovare la tua felicità.»
«Ci proverò.» Non aggiunse altro, non ne aveva il coraggio. Arabelle era lʼultimo legame con la sua vecchia vita. Lʼunico che le dispiaceva lasciare.
Shiver intanto aveva già scostato un lembo della tenda, Scarlett uscì allʼaperto, abbagliata dal sole, scombinata dal vento e con gli occhi puntati sulla bandiera inglese.
Maestosa e solitaria, sventolava sulla Elizabeth che scivolava placida tra i due velieri spagnoli.
***
David Jacobson sperava di apparire calmo e di non far notare la frustrazione che serpeggiava sotto la pelle. Aveva appena dato gli ordini ai suoi ufficiali, intenti a espletare i comandi per lʼormeggio.
Paul Rayan era serio, di sicuro concentrato sulla proposta che voleva fare a Shiver, in un’altra situazione, gli avrebbe tagliato la lingua anche solo per aver pensato di fare un accordo con i pirati, ma quel giorno era lui il primo a dover subire uno scambio, non poteva certo biasimare Rayan. In fondo, per Scarlett tornare dal marito era certo un destino migliore che fare la puttana dei pirati.
Michael Orgell gli passò accanto, pallido, sconvolto da ciò che, a mano a mano, si palesava davanti ai loro occhi.
Alle sue spalle sentiva montare la rabbia degli altri uomini. Tutti disarmati, con gli occhi fissi sulla tenda ancora lontana, la bandiera nera, i velieri spagnoli.
Lʼultima imbarcazione ormeggiata sfilava accanto a lui. La Stella di Giada lo salutò con scherno, era dannatamente elegante, un esemplare che racchiudeva in sé la potenza di quaranta cannoni e lʼagilità di una stazza affusolata, in grado di veleggiare con estrema velocità. Un tempo era stata la sua nave. Ora apparteneva al bastardo in piedi, davanti alla tenda.
I marinai calarono la scialuppa in acqua, Rayan e Orgell vi salirono con lui per dare inizio a una remata silenziosa, con il sole a picco sulla testa e le risate di scherno che arrivavano dalla terraferma. Gli occhi fissi sulla figura di Johnny Shiver. A ogni colpo di remo, risaltava un dettaglio in grado di dargli sui nervi: la sciabola, gli stivali a sbuffo, i pizzi, gli anelli, il sorriso spavaldo.
Quando Redblade raggiunse il suo capitano, Jacobson sentì un moto di nausea attanagliargli lo stomaco, pensando a come aveva accolto in casa quel pirata con tutti gli onori.
La scialuppa cozzò contro il fondale e lui saltò sulla spiaggia con un movimento agile, la mano a cercare una spada inesistente. Calò il tricorno sugli occhi con dispetto.
Era sceso uno strano silenzio. Persino i pirati avevano smesso di ridere.
«Ben arrivato, ammiraglio.
» Shiver tolse il cappello e si esibì in un grottesco inchino. Si rialzò, e mentre calava di nuovo il copricapo sulla testa, si godette lʼespressione tesa sul volto pallido e spigoloso di David Jacobson. Un viso pulito con poche rughe, qualcuna appena intorno agli occhi piccoli e neri. Due fessure che nascondevano un odio in grado di avvolgere qualsiasi cosa.
«Prego. Entra.» Indicò la tenda alle sue spalle.
David strinse appena le labbra e lo seguì in silenzio, ma Shiver ne percepiva lʼandamento del respiro nervoso, angosciato. Quando furono allʼinterno gli indicò una sedia accanto al tavolo.
«Come vedi, sono sempre stato un uomo di parola.» Il capo rivolto ad Arabelle.
«Facciamola finita in fretta.» Jacobson rimase in piedi. «Ho la stiva stipata dʼoro. Fai uscire Arabelle di qui, e darò lʼordine di far scaricare le casse.»
«Non ti facevo così accondiscendente.» Il rum gorgogliò dalla bottiglia nei bicchieri. «Pensavo che mi avresti teso qualche sorta di tranello.»
«Ti dico solo questo: è lʼultima volta che mi umili così. Questa dannata storia è durata per
troppo tempo. Finiamola. Ascolta il mio consiglio: goditi lʼoro perché poi, di te, non rimarranno altro che ossa.»
Shiver sogghignò appena, mentre osservava lʼaltro bere e ostentare una sicurezza che non aveva. Voltò gli occhi verso Arabelle. «Andate fuori e dite di procedere allo scambio.»
La ragazza tentennò appena, poi lasciò la tenda.
Agguantò la pistola e la puntò sullʼocchio di fronte a lui. «Sei sicuro di te.»
«Cristo, deciditi! Adesso preferisci ammazzarmi subito? Da un lato sarebbe una cosa molto intelligente da fare. Se non sfrutti questa occasione potresti pentirtene in un prossimo futuro.»
«Spappolarti il cervello deve essere una cosa divertente, ma è un sollazzo che finirebbe subito. No, David. La discesa allʼinferno è lunga, e ti farò assaporare ogni gradino.» Il suo sorriso in quel momento poteva essere lo stesso della morte. «È ancora troppo presto per arrostirti come si deve. Ti farò impazzire, David.» Gli levò la pistola dall’occhio. «Te li farò sputare uno alla volta: i giorni, le settimane e i mesi. Tutti, fino all’ultimo.»
Jacobson si scolò un altro bicchiere di rum. «Prima o poi ti leverò quel ghigno dalla faccia.»
Shiver si limitò a scostare un lembo della tenda. «Ricordi la promessa che ci facemmo qualche anno fa?» Assaporò il veloce gesto d’assenso, carico di rabbia. «Fai bene a non dimenticarla. Quando ti avrò tolto tutto, il sonno, la salute, la ricchezza e il grado, osserverai il mondo ondeggiare dal pennone della Stella di Giada.
»
«Non ci riuscirai mai» gli rispose con il volto paonazzo. «Sarò io a impiccare te, è questa la promessa che ti lascio.»
Uscirono fuori dalla tenda, ad assistere gli uomini della marina che scaricavano le casse con lʼoro. Quando furono tutte depositate sulla spiaggia, Shiver fece un cenno ai suoi.
«Accompagnate Arabelle a bordo della Elizabeth, e dite alla Serenità di prepararsi a salpare.»
«Sguinzagli il tuo cane spagnolo?» ridacchiò Jacobson.
«Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.»
Lʼammiraglio rimase zitto per un lungo momento, fece qualche passo poi tornò a guardarlo. Venne affiancato da un uomo alto, dal viso abbronzato, con gli occhi scuri, un ufficiale che trasudava arroganza e comando.
«Capitano» impossibile non leggere lo sprezzo nella voce. «Voi possedete una cosa che mi appartiene.» Esordì il nuovo arrivato.
Aggrondò le sopracciglia. «Sarebbe?»
«La domestica di Arabelle, Scarlett Baker.»
Lo scrutò, perplesso. «Fa parte del nostro bottino.» Voltò gli occhi verso la ragazza, pallida, le mani a stringere le gonne, sembrava preda di qualche strana e oscura visione, lo sguardo fisso e spaventato sull’ufficiale davanti a lui.
«Lo so, conosco le leggi di voi altri bastardi, quindi ditemi il prezzo.»
«Cosa vuoi da lei?» Christopher si fece avanti in maniera minacciosa, Shiver lo bloccò prima che facesse cose inopportune.
«È
mia moglie. La rivoglio e sono disposto a pagare con generosità.»
Notò il cambiamento di colore sul volto di Christopher, così gli strinse un polso e lo guardò in tralice, intimandogli di stare zitto.
Un tintinnio di monete risuonò vivace e seducente nelle mani dell’ufficiale, molti dei suoi uomini puntarono la loro attenzione, famelici. Non bastavano cinque casse di oro a calmarli, non quando cʼera la possibilità di beffarsi della marina britannica.
L’uomo davanti a lui continuava a fissarlo. Non gli piacque affatto lʼespressione di quel tizio. Somigliava troppo a quella dell’ammiraglio: carica di fascino, in grado di incantare per poi mordere.
«Per voi è solo merce, non è così? Quindi ho tutto il diritto di comprarla.»
Christopher esplose in una risata che doveva essere arrogante, ma risultò fin troppo nervosa.
«Non volete accettare? Dopotutto sono molte sterline per una femmina e questo è un porto dove ogni scambio è lecito.»
«Deve essere il quartiermastro a decidere, è bottino suo.»
«Capitano, è vero, ma è una situazione che va decisa insieme» sentenziò Scrub.
Strinse le mascelle, irritato, l’ufficiale lo aveva infilato in un bel guaio. Non poteva mettersi a discutere con i suoi e farli votare, stavano fronteggiando la marina e occorreva fermezza. Nemmeno poteva negare un guadagno tanto facile. Lʼoro andava diviso con la Spagna e scambiato con merci da rivendere ad Antigua. Quelle erano monete spendibili nel giro di una notte, senza dover aspettare oltre.
Fece spallucce. «Se mi dai il doppio te la do.»
Christopher spalancò la bocca, la furia che già trapelava dalle labbra, ma si trattene e non oppose resistenza.
«Come volete.»
Il sacchetto stava per passare nelle mani di Christopher, quando lʼufficiale sbiancò. «Dove diavolo è andata?»
Shiver voltò gli occhi a fissare il vuoto dove un momento prima cʼera Scarlett. Non poté evitare di sorridere, ma la ciurma era di tuttʼaltro umore.
Iniziarono a urlare, poco felici che la loro vendita fosse andata in fumo.
***
Scarlett correva. Non riusciva a pensare ad altro. Ogni suo respiro era concentrato sui piedi che smuovevano la sabbia. Lʼunica cosa importante era andare lontano, fuggire da quel viso, dalle nocche che tante volte avevano picchiato contro i suoi zigomi, sul ventre.
Paul Rayan era arrivato come una tempesta in un giorno di puro sole, subdolo, velenoso, era riuscito a strapparle ogni prospettiva di salvezza.
Continuò a correre, mentre si voltava indietro. Lʼunica speranza era che Jacobson ripartisse in fretta e lasciasse perdere lʼassurdo affare appena siglato. Un moto di bile nera le salì lungo la gola, ma non cʼera tempo per mettersi a imprecare contro Chris e Shiver. Che cosa aveva sperato? Che lʼavrebbero protetta? Erano pur sempre pirati.
Sʼinoltrò in uno stretto vicolo di capanne. Alle sue spalle dei passi. La stavano inseguendo, ne era certa. Senza pensarci, aprì la porta di una casupola che pareva diroccata e lì si nascose, tra vecchie cataste di legna. I cattivi ricordi a ingombrarle il cuore e la serenità del mattino inghiottita dal volto del marito. Non aveva idea di cosa fare, ma di sicuro Paul lʼavrebbe cercata fino in capo al mondo. In un modo e nellʼaltro sarebbe venuto a prendersela.
Devilʼs Bay non era più sicura.
***
«Dove credi che sia sparita?» Chris camminava svelto, gli occhi attenti, a scrutare ogni volto che incontrava.
Sentì il cannello della pipa muoversi trai i denti di Shiver. «Non lo so.» Il capitano si bloccò. «Ma se è furba avrà già trovato un modo per lasciare lʼisola. Ora tutti sanno quanto vale.»
Chris fece uno sbuffo, infastidito. Le mani prudevano, la voglia di prendere a pugni il
bastardo era ancora forte. Dunque era quello Rayan, il marito di Scarlett. Colui che l’aveva avuta per primo e che forse l’aveva picchiata, umiliata, instillando in lei quello scudo d’orgoglio e durezza. Voleva ucciderlo, falciarlo con la sua sciabola e prima o poi ci sarebbe riuscito.
Il capitano si bloccò, gli occhi fissi su un uomo che sbraitava nel bel mezzo della strada. Si avvicinarono incuriositi. Il tizio, già in là con gli anni, magrolino e nudo, lamentava il fatto di essere stato aggredito alle spalle e privato dei suoi vestiti.
Chris passò oltre, ma si bloccò quando vide Shiver accendersi la pipa, segno che stava pensando a qualcosa. Il capitano aspirò una lunga boccata di fumo, poi sorrise soddisfatto. «Vieni con me.»
Shiver camminò in fretta e tornò verso la spiaggia. Non sapeva nemmeno lui perché lo stava facendo. Scarlett non era affar suo e nemmeno il pugno di monete offerte dal marito. Poteva sistemare la questione in fretta con la ciurma, ma non riusciva a fermarsi, voleva trovarla, vittima di un assurdo, nuovo capriccio.
Raggiunse la battigia e scrutò gli sloop ormeggiati, per una donna bella e spaventata, il miglior modo di passare inosservata era quello di confondersi con ciò che le stava intorno per rimediare un passaggio. Quegli occhi ambrati parlavano di furbizia e avevano sicuro vagliato unʼipotesi simile.
Con un sorriso, osservò Tonega, una sua vecchia conoscenza, affaccendarsi vicino a quello che pareva un mozzo.
«Capitan Shiver, abbiamo trovato la vostra ragazza!»
Strinse le mascelle, irritato. Scrutò Scarlett, vestita da uomo, un cappello in testa da cui spuntavano lunghe ciocche di ricci. «Bravo, Tonega. Mi hai tolto dʼimpiccio.»
«Già, tutto, pur di servirvi, capitano. Immagino che il favore verrà ricompensato.»
Alzò appena la mano in un gesto che ringraziava e intimava di filarsela alla svelta. Cosa che l’altro fece all’istante.
Shiver sapeva che lʼintera Devilʼs Bay avrebbe presto saputo del ritrovamento. La notizia della vendita andata male rimbombava con il fragore di un cannone.
«Molto bene, Scarlett. Hai avuto una buona idea. Ma la tua fuga finisce qui.»
Scarlett alzò appena gli occhi, il cuore che batteva a mille. La sfortuna la perseguitava, dannazione, perché era così difficile? In fondo voleva solo un passaggio per andarsene da qualche parte lontana da pirati e pessimi matrimoni.
Incrociò lo sguardo con Shiver, e non riuscì a dire niente. Era perduta, in un modo o
nellʼaltro sarebbe tornata a Kingston, nellʼombra delle sue lacrime.
Il capitano fece una strana smorfia e le agguantò il braccio. Fu costretta a mettersi in piedi e fronteggiarlo, le iridi azzurre erano a un soffio dalle sue.
«Perché non vuoi tornare da tuo marito?»
«Il suo passatempo preferito era riempirmi di botte.»
«Ho come lʼimpressione che tornerà qui a cercarti.»
«Non vi sbagliate, infatti sto cercando di andarmene.» Scarlett divenne rossa di rabbia, quando vide Christopher fermo a qualche passo. Quel bastardo non aveva battuto ciglio, lʼaveva venduta. Le venne quasi voglia di sputare su quegli stivali fermi a poca distanza da lei.
«Non ho alcun interesse a riportati dove non vuoi. Ma dannazione, non posso nemmeno lasciarti andare! Sono costretto a portarti a bordo.»
«Cristo Santo, sei impazzito?» Christopher raggiunse il capitano e la squadrò allarmato. «Questa è una pessima idea.»
«Lo è stata anche quella di piantarci in asso sulla spiaggia.»
«E avrei dovuto aspettare, zitta e buona, di essere venduta come un animale da monta?» Nel pronunciare la frase fissò Chris con evidente astio. Il quartiermastro abbassò gli occhi.
«No, ma non amo fare la figura dello stupido davanti alla marina, per colpa di una donna. Hai un debito con noi e lo pagherai. Ci farai da mozzo.»
Una sentenza che le piombò sul capo in maniera inaspettata. Il cuore le si fermò in petto, mentre, suo malgrado, era costretta a seguire Shiver che ancora non aveva mollato la presa. Il cuore si era trasformato in un tamburo in grado di assordarla.
Come poteva sopravvivere, adesso, in mezzo a una ciurma di pirati assetati di sangue e denaro che, guardandola, avrebbero solo visto un buco in cui infilare i loro arnesi e due sacche di monete dʼoro andate in fumo?
«Vi prego… io…» balbettò, la sagoma della Stella di Giada si faceva sempre più vicina.
Shiver fermò la folle corsa in cui lʼaveva trascinata. Girò appena il volto, scoccandole uno sguardo duro da sotto al cappello. «Non sono così bastardo da darti in pasto alla ciurma, ma devo darti una lezione. Lʼultima cosa che mi serve è una fottuta discussione tra me e loro. Non ci farai da puttana, se è questo che temi. Farai il mozzo e nient’altro.» Riprese a camminare. «Credimi, dopo tre giorni chiederai pietà. Sarai così distrutta che vorrai tornare persino da tuo marito.»
Scarlett piantò i piedi nella sabbia. Lʼidea di non dover soddisfare una masnada di pirati eccitati le infuse una certa calma. «Così è questo che pensate? Che mi metterò a piangere al primo graffio? Se devo pagare un prezzo per liberarmi di tutti voi, lo farò: mi spaccherò la schiena e non emetterò un lamento.»
«Sei troppo ingenua, dannata femmina.» Shiver le diede uno strattone in grado di farle cedere le gambe come burro, e continuarono verso la spiaggia. Alle sue spalle sentiva i respiri esasperati di Chris, e la cosa la irritava.
«Per il culo del diavolo, Johnny! Nessuno accetterà questa cosa. È assurda.» Il quartiermastro aveva la voce carica di esasperazione. «Si metteranno a blaterare che porterà sfortuna.»
Scarlett si girò a guardarlo con aria di sfida. «Sei superstizioso?»
Ma non le rispose, la superò, senza degnarla di uno sguardo, e sentì la rabbia montarle sulle guance.
«Chris, maledizione, abbiamo una frate per nostromo, non sarà difficile fargli andar giù anche questa e poi stiamo parlando di soldi» sbraitò Shiver, seccato.
«Che ci ha fatto perdere, Johnny!»
«Ma la ciurma scommetterà contro di me. Il gioco non durerà più di una settimana. Se resisterà, darò alla ciurma le monete che mi ha proposto il marito. Se non arriva in fondo, saranno liberi di rivendersela al miglior offerente. In un modo o nellʼaltro, ci guadagneranno. Li voglio allegri. Senza malumori.»
«Ma se resisto, mi lascerete libera» sbottò, doveva pur ricavare qualcosa da tutta quella faccenda.
«Affare fatto» le rispose il capitano.
«Diavolo satanasso! Non ne verrà nulla di buono.» Christopher diede un calcio sonoro alla scialuppa che scivolò ondeggiando.
Calò un silenzio tetro. Scarlett era così arrabbiata che avrebbe voluto prendere a pugni i due uomini che la stavano trascinando verso quellʼimprobabile scommessa. Salì a bordo della lancia con un misto di paura e fermezza. Gliela avrebbe fatta vedere a quei due bastardi.
Una settimana, solo una settimana. Non sembrava poi così difficile, in fondo.