Capitolo 10
Christopher mise piede sulla banchina di English Harbour. Lʼacqua sciabordava allegra tutto intorno e Antigua gli dava un benvenuto carico di profumi e antichi ricordi.
Tante piccole lame che trafiggevano lʼanima.
Il mare, allʼinterno dellʼinsenatura naturale, splendeva cristallino sotto un cielo terso. La spiaggia bianca si adagiava soffice lungo tutta la riva e la vegetazione lussureggiante ricopriva i pendii. Aspirò a pieni polmoni lʼaria di casa sua, fino ad accarezzare con lo sguardo il profilo minaccioso di Fort Berckeley.
Si stagliava, cupo, lungo il lembo di terra che andava a chiudere la baia: una fortezza creata dalla natura in grado di proteggere le numerose imbarcazioni mercantili che vi erano ormeggiate.
Si inoltrarono verso il centro abitato, Scarlett era al suo fianco, interessata. Il benvenuto fu come sempre caloroso.
«Perché Shiver non è sceso?»
La guardò con un sorriso. «La sua faccia è un po’ troppo conosciuta e… temuta. Per quanto sia fonte di ricchezza, è una presenza di difficile gestione. Meglio tenere tutti tranquilli. Siamo pur sempre in un porto della marina britannica.» Nel pronunciare lʼultima frase, fece scorrere gli occhi sui profili degli impiccati.
Lei aveva fatto lo stesso. «Loro non hanno goduto della nostra stessa accoglienza.»
«Non tutti possono permettersi di corrompere chi conta.» La vide imbronciarsi. «Cosa non ti convince?»
«Forse dovremmo distruggere il potere di uomini come Lowes, non aumentarlo.»
«Ti sbagli.» Scosse il capo, divertito. «Vedi, li abbiamo resi dipendenti da noi. Per essere chiari: li teniamo per le palle. Lowes è ricoperto di debiti. Due anni fa, una tempesta gli ha mandato allʼaria la flotta e la piantagione, si è ritrovato con il culo per terra e Shiver gli ha dato una mano. Ribellarsi a noi, vorrebbe dire rendere pubblici i suoi traffici. E a nessuno piace essere additato come un traditore della Corona. No, Scarlett. Tu non ti rendi ancora conto di cosa siamo in grado di fare. Ti accorgerai che cʼè un gusto tutto particolare a renderli succubi dei nostri saccheggi.»
Sʼincamminarono verso lʼedificio più grande che spiccava, per altezza ed eleganza, su quelli costruiti intorno. Sistemò meglio il cappello, mentre si preparava a varcare la soglia di quel che un tempo era stata la sua casa.
Scarlett allungò una mano e afferrò il saldo bicipite di Chris, teso sotto la camicia. Il viso del quartiermastro si era velato di una strana malinconia fin da quando il timone della Stella aveva puntato verso Antigua. Era divenuto sfuggente, guardingo, intenzionato a eludere ogni sua domanda. Non riusciva a capire il motivo di tutto quel turbamento, e qualcosa le diceva che ne avrebbe scoperto la causa, se avesse varcato la porta di quel palazzo insieme a lui. Tuttavia il costato premeva sotto lʼombra di un pericolo.
Lowes era un uomo del re e conosceva Jacobson, aveva frequentato il palazzo di Kingston, non se la sentiva affatto di rischiare, per lʼennesima volta, di essere riportata indietro da Rayan, magari mettendo nei guai la ciurma.
Individuava, oltre le tende, lʼagitarsi della sua vecchia vita. Domestiche compite, affaccendate a servire e riverire uomini che di onesto avevano solo i vestiti.
«Posso andare con Scrub?» mormorò appena.
Chris le lanciò una penetrante occhiata sotto al tricorno. «Qualcosa non va?»
«No, è che preferisco stare alla larga da gente come Lowes. Tutto qui.»
Il quartiermastro si limitò a un cenno del capo in direzione di Scrub. Il pirata la prese sottobraccio, allegro e Scarlett osservò un silenzioso Christopher entrare nel palazzo. Gli occhi verdi erano assenti, lontani. Non le aveva rivolto nemmeno un saluto, né un sorriso.
Sospirò, mentre poggiava le dita sulla cutlass, le esercitazioni erano continuate e lʼavevano messa a dura prova. Lividi ed escoriazioni sul corpo testimoniavano quanto fosse difficile maneggiare con sicurezza le armi. Ma si era impegnata ed era riuscita ad acquistare un poʼ di dimestichezza. Si augurò che bastasse per difendersi.
Camminò insieme a Scrub e con lui entrò in una taverna. I loro compari erano già persi in giochi dʼazzardo, bestemmie e donne.
«Si sbrigherà in fretta?» chiese a Scrub, mentre si sedeva al tavolo. Una donna le servì il rum.
Scarlett si bagnò le labbra, lanciando unʼocchiata circospetta agli avventori. Nessuno pareva aver riconosciuto una ragazza sotto agli abiti maschili che indossava.
«Sì, non ti preoccupare.» Le diede uno scappellotto dʼintesa dietro al collo. «Tornerà presto» disse, strizzandole lʼocchio.
Arrossì.
«Eh, non siamo mica ciechi, sappiamo che ve la intendete.»
Decise che fosse saggio ingollare altro liquore. «E la cosa non vi dà a noia?» chiese, a disagio. «Sì, insomma. Non sono proibite certe faccende a bordo?»
Il pirata fece spallucce. Scrub le piaceva. Forse perché, sfidandola allʼarrampicata delle sartie, le aveva dato modo di guadagnarsi ciò che voleva, ed era un tipo che dimostrava di rimangiarsi in fretta i suoi errori di valutazione.
«A diavolo, qualcuno dice che porti sfortuna, ma sangue di Giuda, per me divertirsi porta solo buon umore. A Shiver non fotte nulla della superstizione.» Cozzò il calice contro al suo. «Certo, se eri parte del bottino la faccenda era un pochino diversa, noi gentiluomini del mare tendiamo a condividere tutto. Ma ora che sei una di noi, fatti vostri. Non siete mica lʼunica coppia a bordo.»
Rischiò di strozzarsi con il rum.
«Per il culo del demonio, dimenticavo che arrivi dal mondo civile. Ti stupisci? Io no. Alla fine molti di noi finiscono per sviluppare certi gusti. Sai, si combatte fianco a fianco con il proprio compare per interi anni e.… ci si affeziona.»
La naturalità con cui parlava di una questione che per il resto del mondo era considerata contro ogni legge di dio e punita con lʼimpiccagione, la meravigliò, e le diede la misura di quanto fosse giusta la sua decisione. Tra i predoni del mare esistevano regole di assoluta tolleranza.
Rilassò la schiena contro la sedia. Si stava abituando ogni giorno di più a quella vita. Poteva sedersi in maniera scomposta, bere senza curarsi di apparire volgare, restare seduta in mezzo agli uomini senza doversi difendere dalle loro attenzioni.
Ma nel fondo del boccale, ritrovò la preoccupazione per Christopher. «Conosci bene il quartiermastro?»
«Da anni, ormai.»
«Posso chiederti una cosa?»
«Dimmi tutto, bellezza.»
«Perché è così strano da quando siamo arrivati ad Antigua?»
Scrub soppesò con cura lʼidea di risponderle. Le diede un lungo sguardo da sopra il boccale, di certo combattuto allʼidea di tradire qualche confidenza di Chris. Dopo un lungo sorso che gli fece ondeggiare il pomo dʼAdamo, decise di accontentarla.
«È nato qui, e non se la passava neanche male, sua madre era lʼamante di Thomas Edward, un ricco piantatore. È cresciuto nel palazzo che abbiamo lasciato. Ha studiato, sai? In realtà il nostro quartiermastro è un medico di bordo.»
Si rese conto di essere rimasta con la bocca spalancata. Tutte quelle informazioni su Christopher, in una sola volta, lʼavevano lasciata perplessa. Faticava a vederlo nei panni di un uomo onesto, ma poi si ricordò di come era stato facile, per lui, fingersi il nipote di Ferd, e di certo le regole di buona condotta da qualche parte doveva pur averle imparate. Ora le era tutto più chiaro.
«E poi che cosa è successo?»
Scrub ruttò, prima di asciugarsi le labbra con la manica. «Eh, diavolo. Quel che è successo a molti di noi. Ha incontrato un capitano partorito da una bagascia.»
***
Christopher entrò nel salone. Poteva andare da Lowes cento volte di fila, ma il risultato non sarebbe mai cambiato. Ogni volta, il cuore gli riproponeva dettagli immobili nella sua mente. Il quadro di famiglia alla parete, il tavolo lungo con le sedie, le tende gialle. Ma nulla era più come un tempo, lʼarredamento era stato sostituto e non rimaneva traccia della famiglia Edward.
A parte la presenza tangibile, opprimente, che solo lui percepiva. Il fantasma del padre gli danzava intorno, lo soffocava, gli spezzava la schiena, pressato da un giudizio severo, una delusione che aveva avuto la fortuna di non vedere sul volto di Thomas Edward. Cʼera solo il ricordo, la coscienza di aver tradito nel profondo i desideri, i principi di colui che lʼaveva messo al mondo, protetto e amato, pur essendo solo il figlio di una serva.
«Ben arrivati.» Lowes li accolse con cortesia.
Deruan fu più svelto di lui, prese posto davanti allʼuomo elegante, che li osservava con gli occhi grigi, piccoli e spaventati. Unʼimitazione grottesca del gentiluomo che un tempo si era seduto a quel tavolo.
Ebbe il forte impulso di sputare, di maledire la febbre che gli aveva strappato il padre. Invece sedette, spavaldo, scacciando il ricordo di tutti i lutti che si erano avvicendati tra quelle mura, in un vortice senza uscita di sfortuna e miseria.
«Ottimo carico.» Lowes brindò alla sua salute, mentre lasciava scorrere, compiaciuto, lo sguardo sull’inventario.
«Volete sapere da dove proviene?» gli scoccò un sorriso crudele.
«Loro di Jacobson…»
Percepì il disagio, e rincarò la dose. «Stavolta avete le mani davvero nere. Lʼammiraglio non sarà certo tenero nei vostri confronti.»
Il governatore picchiettò le dita sul legno. «Jacobson non mi spaventa.»
Afferrò il bicchiere, poggiando il piede sul tavolo, arrogante, arrabbiato, come ogni volta che doveva starsene lì, nel mezzo di ricordi che voleva solo affondare nel mare.
«La vostra sicurezza mi suggerisce che voi abbiate qualche interessante affare con le Bahamas?»
L’altro abbassò gli occhi, d’improvviso incerto.
«Non siate timido e forniteci piuttosto qualche interessante informazione. Cosa fa il caro governatore Rogers?» chiese.
Lowes fece una strana smorfia, qualcosa che durò il tempo di un istante. Fece finta di interessarsi a qualcosa oltre la finestra, il cicaleggio del porto aleggiò tra loro, mangiandosi lo strano silenzio appena sceso.
«Nulla, se ne sta lì, a osservare i suoi possibili corsari ubriacarsi a Nassau e a tentare di ripagare i suoi debiti. Non so quanto sia stata buona lʼidea di questa nuova amnistia. I corsari servono a poco nei periodi di pace.»
Chris sfilò dalla fusciacca lʼelsa di un pugnale e iniziò a giocarci, giusto per dare un tono di minaccia a ciò che stava per dire. «Qualcuno ci ha parlato di una flotta. Avete notizie?» Scoccò un sorriso eloquente, mentre faceva roteare la lama.
«No, affatto. Non so nulla.»
Con un gesto repentino, infilzò il pugnale dentro al legno del tavolo. Lowes sussultò.
«Mi auguro per voi che sia la verità.»
«Lo è. Non vi mentirei mai.»
«Fate bene, vi conviene stare dalla nostra parte, Lowes.» Staccò lʼarma e la riappese alla cintola. Portò due dita al cappello in segno di saluto. «Indispettire il diavolo è più rischioso di quanto possiate immaginare.» E uscì.
Era tempo, il vortice del passato rischiava di farlo impazzire.
***
Scarlett osservava la baia di English Harbour oscurarsi, il tramonto era calato in fretta, il tempo di qualche bagliore dʼoro, poi il sole aveva lasciato il posto alla notte. Le prime fiaccole ardevano davanti ai locali, sui velieri ormeggiati, dietro alle finestre di Fort Berckeley che si ergeva proprio di fronte a lei.
Strinse più forte il ciondolo, come sempre quando era preoccupata. Oltre lʼintricato sartiame dei velieri, scambiò un muto sguardo con i mattoni duri e minacciosi. All’interno di quelle mura, Chris aveva conosciuto la sofferenza. Sentiva un nodo alla gola, le parole di Scrub a riecheggiarle nella testa.
Oltre la porta della camera, arrivava il ritmico ansimare dei suoi compari, intenti a godersela. Eppure lei voleva solo andarsene al più presto da lì. Il sentimento profondo che la legava al quartiermastro la induceva a portarsi addosso una parte del suo dolore.
«Scarlett.»
La voce di Chris era strascicata, così come i passi che si mossero nella stanza. Era spettinato, la camicia slacciata, la bottiglia in mano e gli occhi distanti, annacquati.
Gli fu accanto. «Siediti.»
Lo accompagnò verso il letto. Chris si gettò lungo disteso, la bottiglia ormai vuota rotolò sul legno consunto. Per un lungo momento il quartiermastro rimase a fissare il soffitto.
Raccolse le idee per tentare di dirgli qualcosa. Non era una stupida, la sbronza di Chris non era nata dal divertimento per festeggiare il bottino. Scaturiva da una sofferenza profonda.
Gli afferrò una mano, ne accarezzò i calli provocati dalle cime e dalle armi, pensando alla prima volta che lʼaveva stretta. A come si era sentita umiliata a mostrarsi nuda e prona davanti a uno sconosciuto nei cui occhi riluceva una bramosia familiare a troppi.
Ma in fondo, era proprio il modo in cui lui gli aveva offerto aiuto quel giorno, che le aveva permesso di capire quanto Chris fosse diverso.
Lui alzò appena la testa, per poi farla ricadere pesantemente sul cuscino. «Qualcuno dei ragazzi ha spifferato tutto, non è così?» parlò in maniera lenta, con fatica. «Che vadano a farsi fottere.» Ma non cʼera molta convinzione nel suo insulto.
Gli strinse più forte la mano. «Colpa mia, ho dato il tormento a Scrub.»
Le palpebre di Christopher si chiusero. Aveva lʼimpressione che fosse così sbronzo da non avere la forza di arrabbiarsi o mostrarsi abbattuto.
Prima che potesse aprire bocca per dirgli qualcosa, la tirò verso di sé. Finì per ritrovarsi coricata sul suo corpo, accoccolò la testa contro il petto, e il mento di Chris si poggiò sui suoi capelli. Un braccio la cinse.
Rimasero così, zitti. Si prese del tempo per ascoltare il cuore del quartiermastro, quasi come se ne volesse carpire i segreti.
Le dita si staccarono dalle sue e le finirono sotto la camicia, sondarono il profilo del ventre, poi stuzzicarono un capezzolo, maliziose.
«Non sei così sbronzo, dopotutto.» Alzò il capo per guardarlo.
Le sorrise. «So reggere lʼalcol, mozzo.» Si chinò a baciarla e si prese tutto il tempo per esplorare la sua bocca.
Scarlett sentì i sensi risvegliarsi. Chris la faceva diventare burro fuso, la rendeva malleabile, incapace di resistere. In quel bacio si nascondeva un’urgenza diversa dal semplice desiderio. Le stava chiedendo di aiutarlo a scacciare i demoni, i ricordi, la sofferenza di cui era diventata partecipe, suo malgrado.
Lʼafferrò per le spalle e la girò sul letto. Prona.
«Sei stata molto cattiva. Non si ficca il naso negli affari di un quartiermastro, sai?»
Cʼera ilarità nella sua voce, ma irruenza nel modo in cui le sfilò i calzoni.
Girò appena gli occhi, maliziosa, mentre si alzava sulle braccia. Non gli disse niente, lo invitò con un gesto del bacino. Lui iniziò a baciarle le natiche, poi risalì lungo la schiena. Il rum lo rendeva meno tenero forse, ma non le importava. Sospirò. Tante volte si era ritrovata a subire in quella posizione, ma ora era tutto diverso.
Cʼera un gusto selvaggio nel modo in cui Christopher faceva sesso con lei. Qualcosa che le rendeva possibile afferrare il piacere fino in fondo, che la faceva sentire potente.
Essere un pirata voleva dire vivere con eccesso ogni emozione offerta dalla vita, e lei percepiva una depravazione tutta particolare nello starsene lì, di schiena, nel mezzo di un porto della Royal Navy, con il corpo di Chris che strusciava contro al suo, irruento, il letto cigolante sotto le spinte, e le mani forti a stringerle i fianchi, mentre il ciondolo le sbatteva sul petto, seguendo il ritmo ossessivo dei loro sospiri.
Provò a immaginare come si sentisse lui a mettere in ginocchio la città che lo aveva visto umiliato, costringendo Lowes a fare commerci loschi con Shiver. A sbeffeggiare lʼautorità che lo aveva reso pirata.
Aprì la bocca, sconquassata dal piacere, mentre le membra si scioglievano, soddisfatte. Quando ebbero finito, Chris si riversò su di lei, lʼabbracciò stretta, come forse non aveva mai fatto prima di allora, e le fu chiaro che non cʼera nessun sentimento di rivincita nel cuore del quartiermastro.
Solo rabbia.
La stessa che animava la sua anima. Era un sentimento potente, in grado di cancellare qualsiasi traccia di principi morali.
E di lasciare un insopportabile gusto di amaro in bocca.
***
Il raggio di un sole già alto le danzava sul viso e la costrinse ad aprire gli occhi. Dalla finestra entrava la vita di English Harbour con le imprecazioni degli scaricatori, i richiami degli ambulanti e lʼopprimente puzza di umido, pesce e rifiuti che ammorbava ogni porto.
Scarlett stiracchiò le braccia, languida, Chris dormiva scomposto al suo fianco e lei si tirò a sedere, assonnata e con la speranza di lasciare al più presto quel luogo.
Camminò a piedi nudi fino alla finestra mentre infilava la camicia: diede uno sguardo alla baia. Nulla era cambiato rispetto alla sera prima, a eccezione di un veliero che troneggiava sugli sloop ancorati. A tre alberi, con vele bianche e una carena dipinta con i colori di Sua Maestà. Ebbe un fremito.
Sentì Chris svegliarsi e solo allora si accorse di qualcosa che stonava. Oltre la porta proveniva solo un silenzio inquietante. Considerando il numero di avventori della sera prima, doveva pur esserci qualcuno che se la cantava mentre faceva colazione. Per non parlare delle stanze limitrofe, altrettanto quiete. I pirati non perdevano tempo quando se ne stavano a terra. Strano che qualcuno di loro non avesse pensato di farsi qualche altro giro con una prostituta.
Scambiò un lungo sguardo con Chris, intento a infilarsi i calzoni e la fusciacca. Il quartiermastro, ormai sobrio, pareva aver avuto la stessa sensazione.
«Cʼè una nave in porto» lo informò. «Una nave del re.»
Una smorfia passò sul viso di Christopher. «Meglio controllare» bofonchiò, aprendo la porta sul corridoio.
Chris si affacciò alla balaustra di legno. I tavoli erano occupati dalla ciurma e da altri avventori. Tutti zitti, con le mani sulle armi. La locandiera e il marito erano fermi dietro al bancone, le braccia lungo i fianchi, i volti preoccupati. Il profumo del pane sfornato riempiva lʼaria, e i piatti se ne stavano carichi e golosi in attesa di essere mangiati.
Ogni cosa era sospesa, immobile, sconcertata.
Sembravano solo apparizioni, così seri e lindi, con le armi in ordine, i tricorni e i volti seri e pallidi di chi non era abituato al sole dei tropici. Erano concentrati, in attesa di ordini, con gli occhi fissi davanti a loro per evitare di incrociarli con le puttane sedute in fondo alla stanza.
Il loro capitano era nel bel mezzo della taverna, la mano su un fianco. Lo sguardo penetrante dei due occhi marroni risultava più ombroso a causa del tricorno, e forse degli anni che erano passati. Il naso, un tempo bello, era storto, riassettato male dopo la frattura.
Lʼespressione guardinga, quasi dolce, era sempre la stessa. Qualcosa che induceva nel profondo a sottovalutarlo, a ritenerlo mansueto di carattere, poco incline agli scatti dʼira e alla crudeltà che invece scorreva furiosa sotto la pelle.
Christopher strinse il legno della balconata, inghiottito da quellʼincontro imprevisto, forse insperato. Il capitano Mark Gray lo fissava con quegli occhi liquidi che non sapevano trasmettere nessun tipo di emozione.
Si mosse, come in un sogno. Iniziò a scendere la scala, mentre quei due occhi lo scrutavano. Muoversi era diventato pesante, avviluppato com’era da una melma invisibile di tensione e ricordi.
«Manco da anni e guarda chi ritrovo? Il bastardo di Thomas Edward.» Alla fine la bocca stretta e sottile si era aperta, implacabile.
Chris continuava a tenere la mano salda sulla sciabola, un colpo secco, un fendente e tutto sarebbe finito. Ma intercettò lo sguardo preoccupato di Scrub e lʼignoto che poteva seguire a un colpo di testa come quello. Uno scontro andava soppesato con molta calma, oltre la porta vedeva altri soldati.
Cercò di mostrarsi calmo. «Ben tornato, capitano . Vorrei dirvi che mi siete mancato. Ma forse sarebbe meglio dire che siete mancato alla mia spada.»
Gray fece spallucce. «Irritante come al solito.» Guardò le unghie di una mano, prima di dargli una lunga occhiata derisoria. «Ho come lʼimpressione che tu ti sia cercato un mestiere pericoloso, di questi tempi. Morire impiccati era molto più onorevole che mendicare sul mare.»
Mosse appena le dita, smuovendo lʼelsa. «Ho fatto molte cose, in questi anni, tranne che mendicare.» Sorrise, arrogante.
«Non bearti, Christopher. So chi sei. La gente parla, soprattutto quando vede approdare una man - of – war venuta dritta dall’Inghilterra. E ciò che sei diventato non mi spaventa affatto.»
Gray si allontanò appena, iniziando a camminargli intorno, lento, con gli occhi sornioni di una fiera che circondava il suo pranzo. Glielo aveva visto fare troppe volte, e non preannunciava nulla di buono.
«Credi di essere forte?» Il capitano scosse il capo, arrogante. «Ti sbagli. Voi siete feccia, lurida merda che aspetta solo di affondare nel mare. I governi vi tollerano, i re vi usano, ma quando si stufano lo sai che succede?» Tornò a fronteggiarlo. «Vi schiacciano. Cʼè stato un perdono e un’amnistia, provvedimenti che non sono serviti, per questo ora da Londra hanno cambiato melodia. Non cʼè più tolleranza, né per voi, né per coloro che avete corrotto. Siete considerati nemici dellʼintero genere umano, ed è questo il modo in cui verrete trattati. Non importa quanto sia rumoroso il nome del capitano che vi comanda, finirete comunque a penzoloni.» Mark Gray gli sorrise, docile, e mosse una mano.
Chris non aveva perso di vista lʼaltra, già ferma sulla spada. Veloce sguainò la sua, dando vigore agli altri e scatenando la battaglia che era aleggiata, silente, fino a un momento prima.
***
Il cuore sovrastava ogni cosa. Le urla. I colpi di spada. Scarlett stringeva la cutlass così forte che sentiva il palmo farle male. Preda di una paura profonda, imparagonabile a qualsiasi situazione di timore provata sino a quel momento. I muscoli erano diventati rigidi come ferro. Il respiro le sibilava nel petto, arrancando sulle labbra.
Tremò, quando il corpo esanime di un soldato sgozzato le cadde proprio di fronte. Un fiotto caldo di sangue spruzzava dalle carni lacerate e scivolò sul pavimento, denso, dolciastro, fino a raggiungere le sue ginocchia. Un ultimo sprazzo di coraggio le diede la forza di uscire da lì.
Riemerse, la spada di un soldato era pronta ad abbattersi su di lei, mosse la cutlass. Parò il fendente, un colpo tremendo, ferro contro ferro che vibrò lungo tutto il braccio. Sganciò la lama e abbassò il capo appena in tempo per evitare la successiva stoccata del suo avversario.
La pancia .
Christopher le aveva detto di colpire lì. E lo fece. Infilò la lama nel ventre molle dell’uomo. La cutlass fu risucchiata con un rumore viscido e scomparve per metà, gli occhi del soldato divennero piccoli, stretti. Scarlett sentì qualcosa gorgogliare allʼinterno della sua gola, nausea, sgomento, non ne aveva idea, sapeva solo che doveva fare in fretta. Ritirò indietro il braccio e la lama riemerse viscida e rossa.
Tremava da capo a piedi, ma cercò un altro avversario. Una fitta lancinante la fece boccheggiare, spostò le iridi di lato. Cʼera la punta di un coltello infilzata nella sua scapola. Aveva lʼassurda sensazione di fissare il corpo di qualcun altro. Poi il dolore arrivò improvviso, colò sulla camicia insieme a un fiotto di sangue.
Lʼistinto di sopravvivenza la rendeva più veloce nei pensieri, non seppe come, ma fu svelta a infilare l’arma nellʼinguine del soldato, liberandosi del suo aggressore prima che il pugnale potesse affondare ancora, in maniera irreversibile. Boccheggiò, una mano sulla ferita calda e pulsante.
Poi qualcosa di duro e violento le impattò contro la testa. Cadde a terra supina di fronte a due stivali inzaccherati di sangue.
***
Il fumo della polvere da sparo ricopriva ogni cosa, così come le urla e il rumore di ossa spezzate. Gray lo incitava, eccitato da quel duello che entrambi credevano perso per sempre. Un soldato cercò di immobilizzarlo, ma Chris lo sgozzò con un colpo netto. Il sangue gli schizzò sul viso. Immaginò di avere un aspetto folle, con gli occhi sgranati, pronti a divorarsi lʼuomo che gli aveva stappato la vita dalle mani.
Mark Gray gli teneva testa, ma non poteva molto contro la furia che lo animava. Muoveva in contemporanea le sue sciabole, nel tentativo di colpirlo, tagliargli la testa, infilzargli il cuore, cavargli un occhio.
Il suo capitano di un tempo non resistette a lungo e Chris riuscì a immobilizzarlo contro il muro. Rimasero a fissarsi, le spade che strusciavano tra loro.
«Vuoi uccidermi?» sibilò Gray, mantenendo unʼassurda nota di ilarità.
«Tu che cosa dici, fottuto bastardo? Mi hai costretto a veder morire Alan, mi hai quasi impiccato. Certo che ti ammazzo!»
«Sei sempre stato un tipo irruento.» La spada venne sganciata, Chris ritornò in posizione di difesa.
Un altro colpo, poi alle sue orecchie giunse un grido. Con la coda dellʼocchio vide Scarlett tenersi una mano insanguinata sulla spalla, e un soldato pronta a colpirla.
La distrazione fatale di un istante.
Gray lo conosceva troppo bene. Chris non riuscì a parare una finta, provò a difendersi con l’altra spada, ma una pistola era appena spuntata tra le mani del capitano, e puntava verso Scarlett, svenuta a terra.
«No!»
«No?» Gli occhi di Gray scrutarono le sue braccia ancora armate. «Arrenditi e forse le salvo la vita. Te lo leggo in faccia che ci tieni. Alla fine è sempre la solita storia con te, non è vero?»
Chris lanciò una potente bestemmia e gettò a terra le spade.
Rimbalzarono con un tintinnio assordante. La lama di Gray a pungolare il suo cuore.
«È finita, Chris.»