Capitolo 15
Ogni fortezza ha il suo punto debole, basta solo sapere quale.
La voce maliziosa di Anne Bonny le rimbalzava nella testa. Non c’era più niente. Solo quelle parole ossessive che rischiavano di farle perdere del tutto il senno.
Scarlett fissava gli alberi dei velieri. Svettavano alti verso il cielo. Imponenti. Con il vessillo del re, del potere, a sventolare nell’aria calda.
Aspettava. Sotto il sole. Con le braccia dilaniate dalle corde e il viso in fiamme.
Il cuore inerme. Devastato, calpestato da tutto ciò che aveva scoperto. Avrebbe voluto mordersi la lingua e uccidersi piuttosto che essere lì, alla mercé degli uomini che le avevano spezzato la vita ancor prima che potesse sbocciare.
Guardò di fronte a lei. Woodes Rogers era fiero, severo nella sua alta uniforme. Si chiese da quanto tempo si fosse messo all’opera per comprare l’isola che si era inginocchiata alla flotta reale come una puttana davanti a un cliente.
«Un veliero in avvicinamento, signore.» L’annuncio di un ufficiale le fece abbassare il capo.
Era sul punto di urlare per dare fondo a tutta la sua voce, perderla per sempre, farsi esplodere le vene.
Ogni fortezza ha il suo punto debole. Pensò, per l’ennesima volta.
***
Otis teneva la sciabola puntata alla gola di Rachel, continuava a essere preda di sentimenti che si alternavano troppo in fretta nella sua mente. Ma non riusciva a perdonarla, non poteva.
Un lungo, lento battito del cuore accompagnò la sua lingua contro il palato. «Fatene ciò che volete, è tutta vostra!»
Rachel sussultò, un singhiozzo le sconquassò il petto. «Hai riservato lo stesso destino anche a lei?» mormorò a mezze labbra, con le lacrime che le scivolavano lungo il mento.
Alzò una mano, bloccò i pirati. La sciabola divenne pesante nella sua mano. «Lei ?» sibilò, scrutando quegli occhi, dilaniati da una paura assoluta, qualcosa che poco c’entrava con gli sguardi famelici intorno a loro.
«Scarlett.» Un singhiozzo. «Hai fatto questo anche a lei, te la sei presa e poi l’hai data in pasto alla ciurma?»
Ingoiò la saliva. Rachel era stata cresciuta in un mondo dove non era contemplato l’affetto per delle semplici domestiche.
Iniziò ad avere paura.
Un tremito freddo gli avvolse il cuore. «No.» Era difficile articolare le parole. «Scarlett si è unita a noi di sua spontanea volontà e non l’ho mai toccata.»
La vita tornò a rifluire nello sguardo di Rachel, il sollievo le rilassò il torace. «Grazie a Dio.»
Si chinò di fronte a lei. «Perché preoccuparsi di una serva in un momento del genere?»
«Volevo morire senza questo peso addosso.» La voce era sempre più bassa.
«Parla, Rachel, perdio. Non costringermi a tirarti fuori le parole di bocca!»
Ma la donna di fronte a lei sembrava aver perso la capacità di parlare, si mordeva le labbra, tremava.
«Che cosa non riesci a dirmi?»
«Non è morta di febbre.»
Il vento gli sferzò la faccia come uno schiaffo, rischiò di cadere, preda dell’incredulità. «Cosa hai detto?»
«Jade è viva.» Un altro singhiozzo. «Richard Lesley mi aiutò a inscenare la sua morte, per proteggerla, ma non l’ho mai persa di vista. Ho seguito sempre i Baker, la famiglia a cui l’ho affidata. Le ho dato un nuovo nome.» Lo fissò negli occhi. «Scarlett.»
Era rimasto colpito da Scarlett per via di quella assurda somiglianza con Rachel. Il motivo per cui si era dimostrato tanto protettivo nei suoi confronti. Forse l’istinto aveva intuito la verità. Un conato di bile nera gli risalì nella gola, rendendosi conto di tutti gli assurdi pericoli che lei aveva sopportato. La scalata sul maestro, English Harbour, gli arrembaggi.
Cosa ne avrebbe fatto di Scarlett, se Chris non si fosse invaghito di lei? Se quella somiglianza non gli avesse fermato la mano?
Ebbe paura della risposta. Una certezza che lo metteva di fronte al mostro in cui si era trasformato per colpa di quella donna che continuava a piangere davanti a lui. Avrebbe dovuto sgozzarla. Bearsi del sangue che le avrebbe lambito la pelle, i capelli d’oro, la scollatura.
Rimase immobile, incredulo, con la mano stretta sull’elsa del pugnale.
«Siamo in vista di Devil’s Bay!» gridò la vedetta, distraendolo. Le voci gli arrivavano lontane, il corpo era freddo, molle.
Ma il giubilo che seguì l’annuncio, fu presto mitigato dall’angoscia provocata dal secondo grido. «Vele bianche in porto!»
Diede ordine di legare Rachel all’albero maestro. Sfregò i denti uno per uno. Afferrò le griselle e iniziò a issarsi, i muscoli che trovavano il giusto sfogo dopo tutta quella tempesta d’odio, amore e incredulità. Una miscela così velenosa da uccidere anche il cuore più arido.
Raggiunse la prima coffa. Puntò il cannocchiale. Il profilo dell’isola cara a qualunque pirata era un’ombra scura che risaltava contro il cielo, e le vele bianche di almeno quattro navi da guerra riflettevano la luce del sole come perle appena risputate dall’oceano. Il rosso e il blu della bandiera inglese sventolava su ogni parrocchetto a simboleggiare che non erano lì come ospiti, e le paratie dei cannoni spalancate sottolineavano le intenzioni poco amichevoli.
«La famigerata flotta di Rogers?» Chris lo aveva raggiunto.
Spostò gli occhi sul vessillo dell’ammiraglia. «Sì, e Jacobson è con lui.» Fece un grande sospiro. «Ammainate le vele e mettete alla fonda» ordinò.
Tutti gli occhi della ciurma si puntarono su di lui, stupiti. Solo Christopher ricambiava il suo stesso pensiero.
Doveva salvare sua figlia. A ogni costo.
Un secondo annuncio lo rincuorò. John Rackham si stava avvicinando. Il tempo di farsi affiancare dal piccolo sloop e Alvaro, accompagnato da Jeffry e Swenny, sbarcarono sulla tolda. Il viso del nostromo era torvo e preoccupato.
Prese una bottiglia di rum. «Vi siete già accorti della sorpresa, vero?» sputò oltre l’impavesata. «Devil’s Bay è perduta. Comprata da Rogers.»
«Dov’è Scarlett?» La domanda del quartiermastro anticipò la sua.
«Il marito l’ha catturata.»
Chris gli schiantò un pugno in faccia. «Cristo santo, ti avevamo chiesto di proteggerla!»
«Diavolo, era pieno di uomini della marina. Non so perché ma la cercavano in parecchi, la vostra Scarlett. Alcuni uomini di Rackham mi hanno detto che hanno ricevuto proposte su di lei. La marina la voleva, e di certo non potevo andarla a salvare da solo. Ci tengo al mio collo.»
Shiver sentì il furore incendiargli le viscere. Intuì subito il motivo della cattura di Scarlett. Decine di bestemmie uscirono dalle sue labbra, mentre raggiungeva Rachel.
Le diede uno schiaffo. Una goccia di sangue iniziò a colare dall’angolo della bocca. «E hai osato chiedermi perdono? Tu, che l’hai data in pasto a David per fottermi?» La colpì ancora. Stordito. Voleva ucciderla a mani nude.
«Non l’ho fatto!» gridò. Isterica. «Lesley l’ha detto a Rogers. Stavo andando a Nassau per chiedere di portarla al sicuro. David l’avrà scoperto grazie alle sue spie.» Lo fissò, disperata. «Non le avrei mai potuto fare una cosa del genere!»
Urlò. Le diede un altro schiaffo. Il sangue gli assordava il cervello.
Chris lo raggiunse. «Dobbiamo decidere cosa fare.» Lo prese da parte, accigliato. «Hanno segnalato che vogliono parlamentare con noi.»
Alvaro era accanto a loro. Gli occhi neri dello spagnolo lo fissavano, attenti.
«Come pensi di recuperare Scarlett, senza che la ciurma ci faccia a pezzi?» Il quartiermastro chiuse gli occhi.
«Posso capire che teniate a lei, ma è impossibile.» Alvaro scosse il capo.
«Ha ragione lui.» Chris si morse un labbro, preoccupato. «Dovremmo filarcela e alla svelta, senza contare che forse sarebbe meglio lasciarla lì, vorranno solo catturare i pirati e di certo non baderanno alle donne.»
Shiver agguantò il braccio di Christopher, glielo strinse con forza. «Devo recuperarla, non posso abbandonarla.» Vide la gelosia e il dubbio insinuarsi negli occhi verdi di Christopher. Dovette inspirare e buttare fuori l’aria per diverse volte, prima di riuscire a trovare la forza.
«Scarlett è mia figlia.»
Christopher rimase a bocca aperta. Fissò il viso sconvolto del suo capitano.
La verità fluì da quella bocca come un fiume in piena e lasciò lui e Alvaro senza più fiato in corpo.
Il suo capitano, amico e fratello d’armi aveva appena confessato loro una verità assurda, ma qualunque sentimento stesse provando a riguardo era costretto a metterlo da parte. Quattro velieri da guerra non erano un impiccio da poco.
«Rogers vorrà proporti il perdono?»
Il suo capitano non rispondeva. Teneva gli occhi azzurri stretti in due fessure. Appariva pallido, con i capelli rossi che gli ondeggiavano intorno al capo. Un uomo lambito da una debolezza sincera, dai dubbi, dalla preoccupazione. Per la prima volta dopo molto tempo, Chris lesse in quelle iridi il tormento che solo le anime più passionali e umane potevano provare. Non ci volle molto per intuire l’idea che si stava palesando nella mente del capitano.
«La ciurma non la prenderà bene.»
«No.» Le labbra si mossero appena. In un attimo rinsaldò lo sguardo, infilò il cappello in testa e sguainò un sorriso determinato. «Segnalate che accettiamo.»
***
Un colpo di remi. Un colpo di tamburo nella testa.
Una marcia cadenzata, il lento sciabordio della scialuppa verso l’altra che stava venendo loro incontro. Shiver osservava le due persone a bordo da sotto la tesa del cappello, impossibile distinguere le fisionomie da quella distanza. Rincontrare Woodes Rogers lo metteva a disagio. Il governatore delle Bahamas era lo specchio di tutto ciò che avrebbe potuto diventare Otis Lyam. Strinse i denti, e diede un altro colpo di remi in perfetta sincronia con Christopher.
Il mondo intorno a loro era fermo. Cristallizzato in una scheggia di sole rovente e mare cristallino.
L’idea di saperla viva faticava ancora a entrare nella sua testa. Voleva vederla, toccarla. Era disposto a tutto per farlo. Per ottenere tempo da passare con lei e ridarle la vita a cui entrambi erano stati strappati.
I remi smisero di fendere l’acqua. Le due scialuppe rimasero a ondeggiare, incerte, l’una di fronte all’altra. Christopher puntava il moschetto contro la canna avversaria. Shiver alzò la tesa del cappello.
«Ed eccoci di nuovo qui a discutere di uno scambio.» La voce di David lo raggiunse, tronfia.
Strinse l’asta del remo fino a scorticarsi il palmo. «Scambio?» Cercò di mostrarsi sicuro. «Che cosa vuoi propormi, di preciso?»
«Le vedi quelle navi?» Jacobson indicò i velieri alle sue spalle. «Ti inseguiranno appena girerai la prua e ti affonderanno.»
«Una deduzione a cui eravamo arrivati anche noi, ammiraglio.» Il tono di Chris era carico di sarcasmo.
Lui rimase in silenzio a scrutare David. Ogni singola ruga, ogni sfumatura dello sguardo. Per l’ennesima volta non riusciva a capire l’uomo che per anni era stato un libro aperto in cui trovare conforto. Da troppo, da quello sciagurato giorno in cui era stato arrestato, David si era trasformato in un pozzo nero. Torbido e insondabile.
Capire le motivazioni di Rachel era stato semplice. Capire l’amico di un tempo era un cruccio più crudele dell’odio. Aveva promesso di ucciderlo, ma dopo averlo fatto la domanda sarebbe rimasta ad aleggiargli sul capo. Pronta a scavare un solco di sensi di colpa.
«E che cosa dovrei darti, per sfuggire alla tua ira?» Si accese la pipa con noncuranza.
Le scialuppe ondeggiarono, un colpo di remi e un lieve sciabordio per riallinearle. Una boccata di fumo e un sorriso sul volto di David.
«Accetta il perdono.» Quella frase in bocca a David era fiele.
«Sei serio?» Rise, tradendo il nervosismo. «Cosa pensi che mi faccia accettare la tua proposta? Sono disposto a dar fuoco al mio veliero con me dentro, piuttosto che arrendermi a te.»
«Tua figlia.»
David non tolse gli occhi dalle iridi azzurre. «È viva. Ed è mia prigioniera.»
Non ci fu alcuna meraviglia. Nessun urlo. Nulla che potesse rivelare il dolore, il rimescolamento di un’anima già dannata che scopriva una verità in grado di farla impazzire. C’era solo l’odio. Un guizzo di rabbia in grado di incenerire ogni cosa. Aveva pregustato quel momento, lo aveva aspettato, pronto a godere dell’attimo in cui Johnny Shiver si sarebbe spezzato come era accaduto a Otis Lyam.
Ma la calma che traspariva dal viso impassibile di fronte al suo parlava di una certezza che finì per spiazzare lui. Lo sapeva già; e si chiese come avesse fatto, se lui stesso ne era rimasto all’oscuro, nonostante diciotto anni di vita passanti accanto a Rachel.
Gli occhi di Shiver divennero scuri, quasi come se il nero dell’odio si fosse spinto dal cuore fino alla sclera dell’occhio.
«Prendi un cannocchiale e guarda verso la prua della Stella.» La voce era più gelida di un vento carico di neve.
Possibile che non avesse un lamento, un grido, una lacrima per la figlia che credeva morta? Dunque si era bruciata ogni traccia di umanità nell’uomo di fronte a lui? Come avrebbe fatto a vincere, se non vi era più alcun punto debole?
Puntò la lente come gli era stato suggerito. E fu lui a spalancare la bocca. A emettere una sorta di respiro strozzato in un rantolo di stupore, a sentire il suo cuore agitarsi. Sua moglie era legata, in ginocchio, con due moschetti puntati alle tempie.
Prima che ogni idea su come avesse fatto a finire lì, prima dell’odio per l’ennesimo scacco, arrivò la voce di Shiver a strappargli il cuore.
«Siamo andati a letto insieme. L’ho presa come facevamo un tempo.» I denti aguzzi, abituati alla tortura, gli mordevano sangue, muscoli e anima con estrema maestria. «Lei era consenziente. Ha goduto di piacere.»
David spostò il cannocchiale dalla prua, per un attimo sulla lente comparve il riflesso storpiato di Shiver, poi lo gettò a terra, instupidito.
«Ora potresti anche dirmi cosa pensavi di chiedermi per ridarmi indietro Scarlett.» David boccheggiò, mentre l’altro gli sorrideva con una smorfia di pura, estenuante arroganza.
«È fin troppo facile farti perdere la lingua, David» lo sbeffeggiò. «Te lo dico io, allora. Volevi che sbarcassi con te a Devil’s bay, arreso, implorante, pronto a chiedere di lavorare per te. Un’umiliazione a cui mi sarei sottoposto in cambio di saperla in salvo.» Riportò la pipa alle labbra con sicumera. «Invece sarai tu a implorare. Se non mi rimandi qui Scarlett, darò Rachel in pasto alla ciurma.» Assottigliò lo sguardo, rendendolo più affilato di qualsiasi lama. Era sincero. Parlava di certezze. «A tutti i centocinque uomini che sono a bordo, dopo te la sgozzo. E siccome dalla tua faccia vedo che nonostante tutto alla fine ti sei innamorato di lei, faresti bene a voltarti e iniziare a remare.»
***
La giacca di Otis sapeva di tabacco e oceano. Vi si aggrappò grata di avere quel sudario di colpa e desiderio sulle spalle a proteggerla da tutto ciò che stava succedendo intorno a lei. Rachel sanguinava. Dal labbro devastato dagli schiaffi e dal cuore, una lunga cascata densa e immaginaria che si allargava lungo tutto lo spirito.
L’umiliazione si confondeva con il disperato bisogno di sentirlo ancora tra le sue braccia, con la colpa di tanti anni prima che la stava quasi soffocando. Lui era di fronte a lei, remava dandole la schiena. Non era più uscita una parola dalle labbra che, solo poche ore prima, aveva amato con tutta se stessa. Deglutì, sicura che, una volta scesa dalla scialuppa, sarebbe impazzita.
Si sporse appena. Vide la prua della lancia scivolare sull’acqua e una lunga ciocca di capelli ricci volteggiare nell’aria del tramonto. Agguantò il legno e cercò di placare l’agitazione.
Immaginò la confusione, l’incomprensione provata dalla figlia in quel momento. Fissò la schiena di Otis. L’avrebbe odiata. Scarlett lo avrebbe fatto con tutta se stessa perché l’anima era la medesima del padre.
Abbassò il capo verso il fondo della scialuppa e attese. Incapace di pensare. Agganciata al battito del cuore, assordata dal suo sangue che racchiudeva il fluire di una vita di rimorsi.
***
Scarlett tremava, se ne rese conto quando si mise in piedi, pronta a passare nell’altra scialuppa.
La prima cosa che individuò furono gli occhi verdi di Chris. Lo vide prendere contatto con i lividi, tendere la mascella e il braccio che agguantava la sciabola. La vista di quel volto la rassicurò per un istante, e il desiderio di passare una mano sul velo di barba incolta che intravedeva, la mise al sicuro dalle emozioni pronte a divorarla.
Scostò appena le iridi sulla donna. Rachel Jacobson. La nobile che credeva mossa da un istinto di onestà e benevolenza era la madre snaturata che l’aveva messa sul cammino della dannazione. Strinse il ciondolo che Jacobson le aveva ridato come prova da mostrare a Shiver, e seguì la ciocca bionda di Rachel fluttuare intorno al viso, ritornando con la mente a quel ricordo di neve, alla mano che le aveva regalato l’anello che racchiudeva la verità più affilata.
Il mare gorgogliava intorno alle due imbarcazioni. Al silenzio carico di implicite minacce che riempiva il cielo ormai avvinto dal tramonto imminente. L’ocra lambiva l’oceano e le lacrime di sua madre. Non sapeva cosa provare per quella donna.
Poi deglutì e trovò la forza di guardare dentro l’abisso. Nelle pozze di azzurro liquido dove vi trovò meraviglia, incredulità, per una consapevolezza che riluceva chiara nelle iridi.
Mandò giù un ennesimo groppo di saliva. L’uomo che aveva temuto e imparato a rispettare come capitano era suo padre. Gli sprazzi di umanità e malinconia che aveva intuito oltre il pirata portavano il nome di una tragedia di cui lei era protagonista. Si chiese se fosse un bene essersi ritrovati.
Intorno a sé percepiva il mondo in collisione. Trame di destini che si erano persi anni prima. Fili spezzati che venivano riannodati con violenza. Con un solo passo su una scialuppa vacillante, sporcata d’oro rosso, profumata di salino.
«Insieme, Otis» sibilò Jacobson. «O la uccido.»
Le armi furono abbassate. Scambiò un muto sguardo con la madre e mosse le gambe insieme a lei. Le scialuppe ondeggiarono in maniera pericolosa. Sfiorò la spalla di Rachel che rischiò di cadere. Le afferrò il braccio e la sostenne prima di ritirare indietro la mano, devastata dal guizzo nello stomaco.
Traballò, Chris le afferrò le spalle per poi abbracciarla.
Suo padre rialzò il moschetto per puntarlo verso la testa bionda che si allontanava veloce, poi quando furono abbastanza lontani, prese le aste e iniziò a remare.
Senza dire una sola parola.