Capitolo 16
Cadde in ginocchio non appena mise piede sulla Stella di Giada. Scarlett fu schiacciata dal peso della verità. La consapevolezza di aver trovato un posto nel mondo e di aver scoperto a chi appartenesse il sangue nelle sue vene, faceva più male dei lividi sul viso.
Suo padre sbraitava ordini in cagnesco a una ciurma che non sembrava affatto contenta dello scambio appena fatto.
Tentò di rimettersi in piedi. Christopher le afferrò la mano. L’abbracciò forte e lei capì. Il quartiermastro sapeva la verità. Era sconvolto quanto lei. Persino Alvaro era pallido e preoccupato.
«Chi è stato a farti questo?» Chris le passò una mano sui lividi.
«Rayan.»
«Lo ucciderò. Te lo prometto.»
Nessuno di loro ebbe il cuore di affrontare il discorso. Silente, serpeggiava la consapevolezza di essere stata usata come coltello per tagliare una breccia nell’infallibilità di Shiver.
Ne cercò gli occhi, ma il padre non la guardava.
La notte stava scendendo. Un sudario nero che avrebbe coperto le ferite, e che li avrebbe salvati dagli occhi della flotta.
La ciurma esplose nelle sue recriminazioni. Accusavano Shiver di aver sprecato Rachel Jacobson per lei. Deglutì.
«Bastardi, figli di puttana, zitti!» Shiver tuonò. Furente come il mare in burrasca. «Ve le ricordate le regole, vero? Siamo sotto attacco, quella flotta ci darà la caccia. Sapete bene che in situazioni del genere sono io che comando. Io solo. Dopo potete pure spedirmi all’inferno ma finché non porto il vostro culo in salvo, ho il diritto di fare esplodere la testa di chi mi intralcia. Sono stato chiaro?» Il silenzio calò, gelido. «E poi voglio proprio vedere chi di voi avrà da recriminare quando andremo a Kingston a prenderci lo Smeraldo, credete che abbia sprecato Rachel Jacobson? Sbagliate! Mi ha detto il punto esatto in cui viene custodita quella stramaledetta pietra!» Ovazioni si levarono dai pirati. «Bene, allora, se volete diventare ricchi, muovetevi! Spegnete ogni lume, dobbiamo sfruttare la bassa marea che tiene Rogers ancorato a Devil’s Bay, e approfittare della notte.»
Shiver approntò la rotta, poi si richiuse in cabina sbattendo la porta.
Un istante dopo dall’interno iniziarono a rimbombare colpi assordanti.
Il rumore sordo della devastazione.
***
David avanzò verso il tavolo. Una lanterna illuminava la cabina e il piccolo specchio dentro cui Rachel si stava riflettendo, un fazzoletto poggiato sulle labbra gonfie. Gli occhi rossi, spiritati. Quasi folli.
Si girarono a guardarlo. «Non avresti dovuto usare Scarlett, dovevi tenerla fuori. Lei non c’entra.»
Rise, maligno. «Vuoi farmi la predica tu? Tu che mi hai mentito per diciotto anni? Rogers l’avrebbe usata contro di noi, ho agito in anticipo.»
«Non ne avevi il diritto.»
«E tu non avresti dovuto fare la puttana a diciassette anni!»
«Lei non c’entrava nulla!» ripeté, imperterrita.
«Sai che c’è, Rachel? Tu hai il tradimento nell’anima. Ti piace. Prima Otis. Adesso me.» Sedette, divorato dalla gelosia con le parole di Shiver che gli risuonavano nella testa. «Perché?» Pronunciò la domanda con un sibilo di voce.
Gli occhi verdi lasciarono lo specchio, si posarono nei suoi, ma erano distanti, vuoti. «Non vuoi concedermi il beneficio del dubbio, David? Sono stata sua prigioniera per ore, non pensi che possa aver mentito per umiliarti?» Aveva parlato con tono tremulo. Si era seduta. Le mani si contorcevano, nervose.
Rimase in silenzio per un lungo istante, prima di sbattere un pugno sul tavolo con violenza. I calici e la bottiglia tremarono. Rachel sussultò.
«Vogliamo davvero continuare a farlo?» le sbraitò contro. «Vuoi continuare a mentire a te stessa?» Afferrò il bordo del legno. «Vi conosco troppo bene. Non potete sfuggirvi!» gridò, rovesciò una sedia, fuori di sé. «Come hai potuto farmi questo?»
Incapace di controllarsi, furioso per essere stato messo all’angolo ancora una volta da Otis, raggiunse la moglie che si alzò di scatto, impaurita. Le avvolse la gola con le mani.
Rachel sgranò gli occhi. «Calmati, David!»
«Calmarmi
?» urlò. «Cristo santo, Rachel, ma non capisci che gli hai dato ciò che voleva
di più!» La spinse lontano, lei impattò contro la parete, tossendo, le lacrime sulle guance. «Gli hai dimostrato che lo desideri, che ti sei pentita!» Rovesciò a terra i bicchieri. La strattonò, facendole impattare la testa contro il legno.
«Non puoi capire, io volevo solo far finire la guerra. Pensavo che così facendo…»
«Mi hai tradito!» le gridò. «Dopo tutti questi anni, sei tornata da lui!» Si allontanò un momento. «Non ti ho costretto a fare nulla, hai scelto tu questa vita! Hai combattuto con me.»
«Non posso resistergli, non posso dimenticarlo» mormorò la moglie. «Ma è finita, lui morirà. Non può sfuggire alla flotta.»
«Sì, andrà così ma avrà la certezza che tu gli hai ceduto, che forse lo ami ancora.» Diede un altro pugno sul tavolo. «Perché è così, vero? Tu lo ami ancora!» La rabbia tornò con violenza.
Rachel lo guardò, gli occhi disperati. «Non farmi questa domanda, per l’amor di dio, David! Abbi pietà! Credi sia facile per me?» Stavolta fu lei ad avanzare. «Mi ha umiliata, mi ha strappato l’anima, e io stupida! Maledetta stupida, gli ho permesso di farlo!» Gli afferrò una mano. «Otis è la mia maledizione. Lo odio, un odio così sconvolgente che mi porta alla pazzia.»
David sedette. «Se è così, Rachel, prima che sia finita, dovrai dimostrarmelo.» Cercò di calmarsi. «Avrai un posto in prima fila alla sua impiccagione.» La fissò, crudele. «Lo guarderai morire una volta per tutte.»
***
Aveva sradicato il tavolo dal pavimento. Si era sfogato con i libri. Con qualsiasi cosa potesse scaraventare a terra. Il violino si fracassò contro la parete e rimase a terra spezzato a metà, con le corde arricciate in aria.
Stava impazzendo.
Otis Lyam era tornato con tutta la sua fragile umanità. Con il dolore e la malinconia, la sofferenza, e la vigliaccheria di non riuscire a guardare in faccia il sangue del suo sangue.
Non poteva. Non con i fantasmi di tutte le sue vittime a girargli sul capo.
Sedette a terra, con la testa tra le mani. La porta della cabina si aprì.
Attraverso le dita la vide avanzare verso di lui, con i capelli sciolti sulle spalle, il vestito macchiato di sangue e il volto gonfio. Lo raggiunse e si sistemò accanto, spalla contro spalla.
Ci fu un lungo momento di silenzio. Le tende erano tirate, una minuscola lampada schermata appesa al soffitto illuminava la cabina. Un debole chiarore in quel buio dove oceano e cielo si erano confusi, dove dubbi e speranze avevano assunto lo stesso colore indistinto fatto d’incertezza.
Gli prese una mano e poggiò qualcosa sul palmo. Luccicava timido sotto la luce, uno scintillio d’oro. Il fragile filo che li aveva uniti. Le dita lo strinsero.
«Era di mio padre. Me lo diede quando diventai un capitano.» Si alzò e trovò la forza di guardarla in faccia. «Una rosa dei venti per non perdere mai di vista la rotta. Lo regalai a tua madre insieme al mio cuore.» Chiuse gli occhi. «Dannazione! Avevo dimenticato tutto questo. Per me tu… sangue di giuda, è così difficile.» Tenne la testa bassa. «Ti credevo morta.» Fece un grosso sospiro. «Avrei potuto venderti come puttana, farti violentare, ucciderti durante l’arrembaggio.»
Scarlett continuava a guardarlo. La verità era piombata sulle spalle di entrambi, travolgendoli all’improvviso senza dare loro il tempo di capire. Di abituarsi all’idea.
«Ma ora io sono qui. Davanti a te!» Lasciò il pavimento. Scavalcò i resti della sua furia. «Ho imparato a rispettarti. A conoscerti, a volerti bene anche se non lo sapevo.»
Strinse le mascelle. Si era protesa in avanti per abbracciarlo. Fece un passo indietro. «Sei su un veliero inseguito da quattro navi da guerra.» Si allontanò ancora di un passo, consapevole del perché avesse distrutto la cabina. «E non sai che cosa ho in mente di fare.»
Scarlett ritrasse le braccia. Le chiuse a pugno. «Vuoi continuare a combattere?» Si rese conto di aver parlato con isteria.
Ma che cosa si aspettava, in realtà? Non lo sapeva. Era solo sconvolta, da tutto. Dal mondo intero.
«Devo ucciderlo, capisci?»
«Sì, credimi. Ti capisco!» ammise. Lei stessa era divorata dalla voglia di strappare il cuore dal petto a Rachel e David. «Però, ci hanno dato una possibilità. Siamo di nuovo insieme.»
Shiver si adombrò, e infilò la pipa in bocca. Le diede la schiena. «Lo so, è un miracolo.» Uno sbuffo di fumo si allargò nella stanza. «Ma non so se sia stato un bene. Sono un pirata, non ho niente da offrirti se non sangue e morte.»
«Ma puoi ricominciare da capo!» Sentì il bisogno di sedersi. Lo fece sul bordo del tavolo rovesciato. Fissava le spalle del padre che, immobile, continuava a fumare. «Provo anche io un desiderio di vendetta, ma perché ostinarsi?»
Shiver si voltò, la pipa a un angolo della bocca e un’espressione di pura sofferenza sul volto. «Spero di poter raggiungere Saba senza essere visto. Lì potrai stare al sicuro e, se sarò ancora vivo, tornerò a riprenderti.»
«Vuoi farlo davvero, vuoi sfuggire alla flotta e assaltare Kingston?» Era incredula. Tirò un pugno sul bordo dello scrittoio.
Aveva creduto di trovare lacrime, emozioni, la felicità di un padre che rivedeva la figlia. Ma c’era solo freddezza.
«Cosa ti aspettavi?» Fu lui, stavolta, a sbattere i palmi contro il duro legno della parete. «Non posso cancellare diciotto anni di odio, lo capisci?» Il tono era alterato, quasi un grido.
La luce della lanterna accarezzava le dita del padre, metteva in risalto l’oro degli anelli, le sfumature delle pietre preziose. Il diavolo tatuato e le lettere che ora leggeva in maniera chiara.
«Jade
» bisbigliò. «Il mio vero nome.»
Shiver ritrasse la mano, come se il legno si fosse tramutato in fuoco vivo.
«Sì, ti avevamo chiamata così in onore degli occhi di tua madre, di quel soprannome con cui ero solito chiamarla.»
Boccheggiò. Per anni quell’uomo era stato rinchiuso in una cella, con il polso marchiato a fuoco da due ricordi indelebili e persi. L’amore e una figlia che credeva morta, una domanda le salì alle labbra.
«La Stella di Giada.» Sentì la gola tremare.
«Sì, sono un idiota, Scarlett.» Suo padre aveva alzato le mani in un gesto di ira e sconforto. «Ho giurato vendetta, e di dimenticare ciò che ero. Eppure ho deciso di battezzare la mia nave con un nome che, ogni giorno, mi avrebbe ricordato la figlia perduta. Seppellita in un cimitero che non avrei mai potuto raggiungere.»
Il padre si sedette sul bordo del tavolo. «Il tuo ricordo era una stella che doveva mantenermi aggrappato all’ultimo briciolo di Otis Lyam.»
Scarlett trattenne la lacrima in bilico sulla sua ciglia, d’improvviso così arrabbiata da non potersi trattenere.
«Ma ora sono qui, perdio! Davanti a te, in carne e ossa! E che cosa stiamo facendo? Invece di provare a vivere la dannata vita che ci hanno strappato, stiamo andando ad assaltare Kingston!»
Il padre accusò il colpo, strinse le mani a pugno e rovesciò la testa indietro. «Io. Te l’ho già
detto. Io soltanto andrò a Kingston.»
«Non rimarrò in disparte mentre tu e Christopher rischiate di farvi ammazzare!» sbraitò.
«Lo farai, invece. Pensi che possa lasciarti combattere? Sarei un bastardo.» Le agguantò una mano. «Te lo ripeto, dopo tornerò. Te lo prometto.»
«Dopo
» sibilò Scarlett. «E se non ci sarà il tempo per un dopo?» Strinse le mascelle, e si rese conto che il padre stava facendo lo stesso. «Siamo qui per uno scherzo del destino: e stai andando a gettare morte su altra gente innocente.» Scosse il capo. «Non ne può venire nulla di buono.»
Calò il silenzio. Per un lungo istante rimasero così, uno accanto all’altro, ad ascoltare i loro respiri.
Scarlett si alzò, di scatto. «Tu non ci riesci!»
Shiver le lanciò un lungo sguardo stanco e ancora una volta rimase zitto.
«Cristo santo, a te questa vita piace! Tu vuoi
essere Johnny Shiver, non ti hanno costretto le tue dannate tragedie!»
Stavolta le iridi azzurre furono attraversate dall’ira. «Vuoi che lo ammetta?» diede un calcio alla sedia. «Sì, mi piace! Sono cresciuto come un uomo di spada e di mare! Ed è proprio colpa di questo dannato mare su cui siamo, il motivo per cui sono quello che sono!» La sedia fu presa a calci. «Non so fare altro, se non comandare un veliero! Non riesco a vivere senza il salino che mi soffia sulla faccia e il rumore delle vele, e dei cigolii del legno!» Si fermò un istante, sconquassato da respiri agitati. «Quando sono stato libero, dopo tutti quegli anni, volevo solo tornare a essere una cosa sola con il mare. Perché avrei dovuto rifiutarmi di diventare un pirata? Mi hanno abbandonato tutti, anche coloro per cui mi battevo.» Per l’ennesima volta la sedia fu spinta dallo stivale. «Avevo un nome una volta, una dignità. L’onore! Mi sono ripreso tutto con il sangue, Scarlett!»
«E non lo vuoi abbandonare!» Calò il capo, non sapeva dire se fosse delusa o arrabbiata. Sapeva solo che non c’era pace in vista. Per nessuno di loro due.
«Ho bramato la vendetta per diciotto anni, Scarlett. Solo una porta mi separa dal realizzarla. Rachel mi ha detto dove custodiscono lo Smeraldo Devo solo andare a Kingston, aprire la porta delle cucine di casa Jacobson, allungare la mano e tagliare la gola di David. Una volta fatto questo, forse la mia sete di sangue si placherà.» La raggiunse, le sfiorò una guancia. «Avrei tanto voluto farti conoscere Otis Lyam.» Il tono del padre era diventato nostalgico. Caldo.
Scarlett sentì il respiro fermarsi in gola, mentre seguiva quelle dita sulla sua guancia. Si
muovevano lente, quasi avessero paura di spezzarla.
«Otis era onesto, leale. Per quasi un anno ti ha dedicato tutto il suo amore, e avrebbe continuato così. Ti avrebbe insegnato la sincerità e il rispetto. Sarebbe rimasto al tuo fianco, sempre.»
Gli afferrò la mano e la strinse. «Puoi farlo ancora» bisbigliò.
Il padre fece un sorriso triste, che le spezzò il cuore. «Non posso recuperare le ore perse. Le giornate a leggerti i libri, a giocare a scacchi, a insegnarti a suonare il violino.»
Nelle iridi azzurre vide riflessa la loro vita insieme, un padre e una figlia che ridevano insieme, gioivano. Si amavano.
Le mise una mano sul cuore. «Ti avrei insegnato che l’amore viene prima di tutto. Sarei morto felice, orgoglioso di aver messo al mondo una figlia come te» chiuse gli occhi. «E lo farò, Scarlett. Morirò pensando che posso davvero essere orgoglioso di te.»
«Ma te lo ripeto, non è ancora venuto il momento per noi di arrendersi. Possiamo stare insieme.» La gola era graffiata, ma s’impose di non piangere. «Io ti ho conosciuto. So chi sei.»
L’abbracciò, stretta. I loro cuori sbatterono disperati, l’uno contro l’altro. «No, tu hai conosciuto Shiver. Un uomo che ha scelto il male per sanare i suoi dolori. Il conforto della crudeltà per non cedere alla pazzia.» La scostò per guardarla dritta negli occhi. «Ho le mani sporche di sangue, Scarlett. Non posso semplicemente togliermi il cappello, e liberarmi di ciò che sono stato.»
Assaporò il bacio che le diede sulla fronte. «Queste sembrano le parole di un uomo che ha già accettato di morire.» La voce le tremava.
«Chiunque combatta per la bandiera nera, accetta di morire, Scarlett. È un patto implicito che si fa con quel maledetto teschio.» L’abbracciò di nuovo. «Non so che cosa succederà, ma promettimi una cosa.»
Non disse niente, accoccolata tra le braccia del padre. Lo sentì tremare. Avrebbe voluto fermare il tempo. Bloccare l’intero mondo in quel momento.
«Qualunque cosa succederà, tu devi vivere la vita che Otis Lyam voleva per te.»
Non ebbe la forza di rispondere.
«Promettimelo Scarlett.»
«Te lo prometto.»