Capitolo 17
La prua della Elizabeth fendeva l’acqua, un inchino che spruzzava schiuma e salino tutto intorno alla polena, a bordo i marinai tenevano le labbra serrate in una preghiera e le mani occupate con palle di cannone e moschetti.
David Jacobson osservava l’oscurità che iniziava a schiarirsi, l’alba sarebbe giunta in fretta. C’era un senso di strana malinconia in quel momento illuminato da un chiarore etereo, un istante che si collocava tra due confini. Il giorno e la notte. La vita e la morte.
Il cannocchiale metteva in risalto la poppa della Stella di Giada, ormai vicina.
«Non date quartiere» comunicò al suo equipaggio. «Lo voglio vivo.»
Strinse l’elsa del pugnale. Il suo veliero si spostò verso tribordo, sempre più veloce, uno squalo pronto a sfoderare i denti.
***
«Non ti dirò di metterti al sicuro.» Shiver raggiunse sua figlia e le accarezzò il viso. «Non puoi esserlo da nessuna parte, a bordo.»
Gli occhi ambrati di Scarlett tremolavano in quell’alba che sapeva di sangue. Gli strinse la mano. «Va bene così. È una bella morte, ho conosciuto te e la libertà. Non ho alcun rimpianto.»
Shiver sentiva in cuor suo che non era affatto giusto, c’erano mille parole dentro l’anima, ma non poteva pronunciarle. Rimise il cappello sul capo.
Doveva essere Johnny Shiver ancora una volta, forse l’ultima.
«Preparatevi con i cannoni! Tirate fuori i moschetti! E mordete! Vendete cara la pelle!» urlò.
Le sartie della Elizabeth incombevano su di loro. Era elegante il modo in cui due velieri danzavano per accostare. Mastodontici pezzi di legno, cime e vele, che solcavano il mare con leggiadria, si avvicinavano, inchinandosi in un saluto timido. Rimanevano sospesi, con l’oceano che gorgogliava di spuma bianca tra di loro.
I capitani si scrutavano attraverso l’intricato disegno di alberi, con il vento a suggerire una direzione e l’istinto a percepire l’attimo, il momento perfetto in cui pronunciare quella parola. L’ordine che avrebbe dato inizio a ogni cosa. Lo aveva sempre saputo cogliere prima di ogni altro, quel frammento di vento che racchiudeva la vittoria.
«Capitano, ce n’è un’altra di prua» gridò Alvaro. «Ci sbarra la strada.»
«Bravo David. Hai imparato, finalmente!» Inspirò tutta l’aria, guardò Scarlett, Chris, e l’equipaggio che temerario, nascondeva la paura dell’inevitabile.
Poi lo fece, inspirò e gridò con tutta l’anima. «Fuoco!»
***
Era appiattita contro la tolda. La ferita alla spalla aveva ripreso a farsi sentire con più crudeltà, e qualcosa le si era conficcato nelle braccia. Scarlett aveva le orecchie appesantite dal rumore assordante provocato dallo schianto. Intorno a lei c’erano stivali che correvano e voci concitate.
Da qualche parte, nell’aria, ci fu un altro sibilo. Di nuovo il legno esplose e gemette, disperdendosi in schegge letali. Poco distante da lei un cannone aveva vomitato ferro e fumo, rinculando e facendo vibrare la tolda.
Tossì, e cercò di alzarsi.
Christopher tentò di raggiungerla, ma la voce del capitano li sovrastò. «Ci affiancano, pronti con i moschetti.»
Il quartiermastro le lanciò un’occhiata profonda e seria. «Ti ricordi come si fa?» le chiese, mentre strappava con la bocca la cartuccia della polvere.
Fece un segno d’assenso e lo imitò. Non c’era tempo per pensare.
L’attenzione di tutti era rivolta alla trappola in cui erano finiti.
Stavano per essere abbordati da due velieri insieme.
Non c’era altro da dire.
«Ora capisci perché mi ero arrabbiato quando hai deciso di fare il pirata, Scarlett?» La voce di Chris era alta, stridula, per sovrastare il rumore delle grida di incitamento. «Non mi sembra proprio un bel modo per morire, questo!»
«Ma bisogna pur farlo!» Si acquattò dietro le barricate.
«Sparate!» La voce di Shiver, in piedi sul cassero e con il moschetto puntato, li raggiunse come una frustata densa di determinazione.
Si sporse. La Elizabeth li aveva ormai affiancati e i marinai erano pronti con i grappini. Appoggiò il calcio del fucile contro la spalla, e sparò. Il rinculo le devastò pelle e muscoli, la ferita alla scapola chiese pietà, ma non ci fece caso, pronta invece a ricaricare.
«Fuoco!» Il grido del padre si era fatto pieno di rabbia.
I cannoni della Stella di Giada esplosero tutti insieme verso la man – of – war, mentre loro continuavano a sparare contro la Elizabeth.
Non ci volle molto prima di ricevere in risposta una falcidiata di colpi. Tornò a nascondersi contro il legno della botte.
La paura l’avvolse in un abbraccio stretto. Le palle di metallo sibilavano sopra la sua testa. Si schiantavano sul legno, conficcandosi nelle facce, nei toraci, nelle braccia. Schizzi di sangue volavano nell’aria. Tonfi sordi. Corpi che cadevano inermi. Che annaspavano nel sangue. Compagni e amici ridotti a pezzi di carne maciullata.
Strinse i denti, mentre seguiva Christopher. Si radunarono con gli altri pirati in centro, sotto al maestro.
Da lì poteva vedere la stazza della nave del re. Tre fila di cannoni le cui bocche nere e minacciose li fissavano, pronte a vomitare morte e dolore. Dall’altra parte, la Elizabeth incombeva con altrettanta arroganza.
Si era strusciata contro la Stella di Giada con un rumore sordo di pennoni spezzati e murate che sfregavano con crudeltà.
Strinse la sciabola che Christopher le aveva messo in mano. Il cuore era come impazzito. Il padre era sceso dal cassero e aveva sguainato la spada.
Alvaro li raggiunse. La cutlass in una mano, la pistola nell’altra. Era pronto, come tutti, ad accogliere i nemici. Puntò l’attenzione su Scarlett, accanto a lui, teneva strette le armi, e lanciava sguardi torvi e carichi di ansia intorno a sé, ma sul volto c’era determinazione e coraggio.
I grappini sibilarono nell’aria, si agganciarono alla murata e un attimo dopo, i piedi dei marinai inglesi pestarono la tolda già viscida di sangue.
Un grido si levò dai pirati. Un urlo che attraversò la sua gola, e quella di Scarlett, di Chris e del capitano. Un’antica canzone di battaglia in cui si racchiudeva rabbia e coraggio, paura e sconcerto.
Le lame si alzarono oltre le teste e le pistole fecero fuoco. Una nebbia acre e bianca li avvolse, mentre sopra di loro il cielo si stava facendo d’improvviso azzurro sotto il giorno.
Alvaro ricevette un fendente che gli squarciò la camicia e tagliò la carne dell’avambraccio. Infilzò la gola di chi aveva osato tanto, e sparò a un altro marinaio. Inciampò e cadde a terra.
Quando si rialzò si rese conto di essere lordo di sangue, i pirati venivano feriti e falcidiati,
senza nessuna pietà.
***
Rayan era saltato a bordo della Stella di Giada con un solo pensiero in testa, riprendersi Scarlett. Uccideva e scrutava i volti tesi di rabbia, stravolti dalla fatica intorno a lui, fino a quando la vide con la spada in mano che tentava di difendersi come poteva.
«Scarlett!» Un grido che sovrastò le armi.
Lei si girò, gli occhi che fiammeggiavano tra le ciocche di capelli arruffati. Lo fissava con aria di sfida, selvaggia, libera.
Era stupenda anche con il volto inzaccherato di sangue e nero di polvere da sparo. Non poteva lasciarla morire così, in mezzo a quei bastardi di pirati.
La raggiunse in due falcate. «Vieni via da qui! Morirai!»
«Dovrei farmi salvare da te?» Scarlett mosse la cutlass e gli lanciò contro un fendente. «Per farmi picchiare ancora? Ma non lo capisci che preferisco crepare, piuttosto che stare con te?»
«Allora fallo, dannata!»
La moglie gli tenne testa per qualche istante, poi riuscì a farla cadere con un calcio. Le fu addosso, pronto a riempirla di pugni, l’avrebbe uccisa così, sfogando in quella sinfonia di urla e dolore, tutte le delusioni per l’amore che gli aveva avvelenato la testa. Era puro veleno, non c’era altro modo per descriverlo, qualcosa che lo aveva fatto avvizzire piano piano, facendogli perdere il senno. Se solo lei fosse stata diversa…
Non si rese conto subito di quel che stava succedendo, le sue mani si staccarono da Scarlett e rimase sospeso dalla tolda, un attimo dopo, finiva schiantato sul legno. Aprì gli occhi, con la bocca spalancata in un fiotto di sangue caldo, fissava il ponte di poppa dov’era fino a un attimo prima.
Qualcuno gli girò il viso. Due iridi verdi lo fissavano da una maschera sporca di rosso e fumo. Un pugno si abbatté sul suo viso.
Un altro ancora.
Christopher continuò a colpire Rayan. Le nocche picchiavano la mascella e lui non percepiva più alcun pensiero logico. Solo la certezza che stavano per morire. Tutti, senza differenze. Allora perché non sfogare su Rayan la rabbia per aver perso. Il dolore di dover
lasciare quel mondo proprio nel momento in cui si era di nuovo innamorato.
Tanto valeva morire con soddisfazione e vendicare la sofferenza di Scarlett.
L’uomo sotto di lui smise di muoversi, gli occhi erano sbarrati. Christopher alzò la testa verso Scarlett che respirava con il petto agitato.
Non poteva finire così, lei non meritava di morire in maniera tanto ignobile e violenta, la prese per un braccio e si avviò verso le scialuppe.
Alvaro stava armeggiando con le cime, insieme a Round Robin, Jeffry e Swenny.
«Che diavolo stiamo facendo?» Scarlett era isterica.
Chris la spinse a terra, per evitare un colpo di moschetto. «Tentiamo di uscirne vivi.»
«Scappiamo come codardi?» Lo affrontò con tutto il coraggio e l’orgoglio che lo aveva colpito fin dal primo momento. Quell’ambra era fuoco caldo che gli divorava il petto.
«Possiamo farcela, se abbiamo fortuna.» Abbassò gli occhi. Le stava mentendo, tentava di convincerla a fuggire, ma lui sapeva che sarebbe rimasto. Era inconcepibile lasciare la Stella di Giada senza combattere, impossibile abbandonare il capitano.
D’un tratto gli occhi di fronte a lui si sbarrarono. «No! Non lo pensare nemmeno!» Scarlett gli agguantò il polso. «Non puoi abbandonarmi! Me ne vado solo se ce ne andremo tutti!»
«Scarlett, io…» E le parole morirono in gola, sotto un nodo che non gli permise di dare sfogo alla tempesta di sentimenti che lo stava facendo impazzire.
«Andatevene
!» La voce di Shiver li raggiunse.
Aveva l’ascia nella sinistra e la sciabola nella mano destra. Si muoveva falcidiando braccia, cosce e volti, era ricoperto di sangue e gli occhi azzurri emergevano inquietanti. «Scarlett, vattene da qui!»
«No!»
Christopher li individuò con la coda dell’occhio. Soldati del re che con un gesto familiare, tendevano le braccia dietro la testa. Granate.
Si lanciò su di lei.
Un boato infernale e una pioggia di schegge. Cadde a terra con un tonfo, Scarlett aveva perso i sensi e lui non sentiva più niente, il mondo era muto.
***
Shiver riaprì gli occhi, le orecchie lo assordavano con un sibilo sinistro. Tossì e cercò la
spada, il polso venne torturato da una pressione violenta, uno stivale viscido gli impediva il movimento.
«Pensavi che non avrei avuto il fegato di venire a prenderti?» David lo scrutava, spavaldo. La sua voce gli arrivava attutita dal ronzio alle orecchie.
«Era il minimo che potessi fare, se vuoi diventare davvero l’eroe che ti ho concesso di essere.»
«Non mi hai sempre reputato uno schifoso traditore?» Il viso dell’ammiraglio era teso, meravigliato da quelle parole.
«Sono un demone, e tu mi stai sconfiggendo. Per il resto del mondo stai facendo una buona azione.» La battaglia riprese voce con più forza, le grida e i colpi di moschetto ritornarono più violenti di prima. «Solo io e te sappiamo che cosa sta succedendo davvero.» Tentò di allungare il polso per distrarlo. David glielo pestò con maggiore forza. «Non mi catturerai.»
Mosse la mano libera e lo colpì al fianco con il moschetto, l’unica cosa che era riuscito a recuperare. David ondeggiò, accusando il violento colpo.
Ne approfittò per rimettersi in piedi, spada in pugno, sputò saliva sporca. «Se non fossi un vigliacco, mi avresti già ucciso. Ma tu non sai nulla di cosa voglia dire combattere con onore.»
David sguainò la spada e urlò soltanto, un grido folle che lo assordò, parò il fendente e iniziarono a colpirsi. Le lame stridevano tra i gemiti dei feriti e il crepitio. L’acre odore del fuoco lo colpì prima del vento carico di cenere che gli ferì gli occhi. Si girò di scatto. La mezzana era in fiamme.
«Dovevi togliermi tutto!» gridava David, continuando a incalzarlo con quella furia violenta che lo aveva sempre reso uno spadaccino troppo irruento e prevedibile. «Ma lo sto facendo io, Otis! Ho dato fuoco alla tua seconda, ignobile vita.»
Le gambe gli tremarono, affaticate da tutta quella lotta. L’odore del sangue dava il voltastomaco e la polvere da sparo scorticava la gola. Tentò di difendersi, perché sapeva di essere migliore di David, lo era sempre stato. Con la spada in pugno non aveva mai avuto rivali, ma i muscoli erano stanchi, afflitti da una consapevolezza che trascendeva la fatica. La voce di Scarlett le rimbombava nel cervello, a ricordargli quanto fosse stato stupido. Avrebbe dovuto lasciarla andare. Portarla in salvo. Chiedere a David di perdonarlo. Era sua figlia, e lui la stava condannando al macello.
Ma che cos’altro poteva fare? Mosse ancora la spada, le lame sibilarono come ferite, dilaniate da quella lotta assurda. Ma non poteva arrendersi, non era ammissibile.
Fece una finta, cadde con le ginocchia sulla tolda e colpì David al braccio. «Bruciami, impiccami. Riducimi in cenere, ma io sarò sempre nella tua testa.» Gridò, mentre si rialzava. «E non me ne andrò mai, fino all’ultimo istante di vita io sarò con te.»
Come risposta David riuscì a tagliargli il petto, una ferita superficiale che tuttavia lo mise alle strette. La lama della spada si fermò a un soffio dalla sua gola.
«Ho dato ordine ai miei di far fuoco su qualsiasi scialuppa in acqua. Nessun quartiere, e nessuna pietà. O morti o in catene.» David parlò in tono freddo, d’improvviso tutta la furia era sparita.
Voltò la testa di scatto, e tra la nebbia dell’incendio guardò Alvaro e gli altri tentare una via di fuga, una delle due lance era stata calata in acqua. Spostò gli occhi verso la mezzana. Christopher lo stava abbattendo con Round Robin, capì le loro intenzioni, volevano creare una fuga per le scialuppe.
«Rachel ti odierà, se lo farai.» Tentò un sorriso, ma sentiva l’orrore salirgli in lunghe vampate di calore dal ventre.
David lo pungolò ancora. «Ma non lo farò, Otis.»
Non ci fu bisogno che aggiungesse altro. «L’ho detto io, che sei un vigliacco.» Lasciò cadere la spada, e si mise in ginocchio.
Un atto umiliante, che gli ribaltava le viscere, ma era l’unico gesto d’amore che poteva rendere a sua figlia. Le ginocchia strusciavano contro il legno consunto e viscido, e ripensò al giorno in cui era nata. Si era ripromesso che avrebbe dato la vita per salvarla. Ora stava offrendo tutto, l’onore di Otis Lyam, la temerarietà di Johnny Shiver. La vita, e l’ultima speranza che gli era rimasta nel cuore.
Voltò il capo. Lo stava guardando, con la bocca stretta in un urlo di orrore e gli occhi gonfi.
Le sorrise. «Andatevene!» gridò, prima che le corde gli immobilizzassero i polsi.
***
«Lasciami, prete! Lasciami!» Scarlett non poteva credere ai suoi occhi. Dove diavolo sarebbe dovuta andare?
Perché salvarsi quando il mondo le stava cadendo addosso senza possibilità di scampo?
Il nostromo tentava di trascinarla verso le scialuppe, ma lei voleva solo morire con loro. Ne urlò i nomi, quasi come se potesse fermare gli eventi, gridò fino a quando il respiro non le si mozzò in gola e il fumo le tolse la voce.
***
Christopher continuò a tagliare cime e legno insieme a Round Robin, e aiutarono la mezzana a morire. L’albero, consumato dalle fiamme e libero dagli agganci, si piegò su se stesso, fino a spezzarsi. La parte superiore si inclinò e cadde verso la nave della marina, passandole l’insidia del fuoco.
L’equipaggio del re gridò e suonò l’allarme. Si sforzarono di buttare a mare l’albero infuocato e si concentrarono per spegnere l’incendio e allontanarsi dalla Stella di Giada.
Lanciò uno sguardo di fronte a lui. Le scialuppe erano quasi calate in acqua. Chris sorrise soddisfatto, prima di alzare la spada sui soldati che li avevano raggiunti.
Fissò Shiver che camminava legato tra gli altri prigionieri e strinse le mascelle. Avrebbe voluto combattere con lui ancora una volta, fianco a fianco, perché si era lasciato catturare così?
La risposta arrivò tramite il grido di Scarlett, correva verso di lui.
La raggiunse e l’abbracciò. «Devi andartene da qui.»
«No!»
«Al diavolo, Scarlett! Non è il momento di fare la testarda.» Le strappò un bacio che sapeva di sangue e di fumo, le accarezzò il collo e sfilò la catenina. Voleva morire con qualcosa di suo tra le mani, la spinse verso Alvaro.
«Vi copro le spalle!» gridò all’amico.
Scarlett si dimenò e urlò ancora.
Lui si voltò per non vedere l’addio stretto in quelle lacrime. L’amava, come mai aveva fatto in vita sua. Aveva subito molte ferite dal destino, più di una volta era stato convinto di aver perso il cuore, ma in quel momento si rese conto che glielo stavano strappando con una lentezza straziante.
Due lacrime di rabbia e disperazione gli colorano sulle guancie pensando che non avrebbe più potuto starle al fianco, proteggerla. Era stato uno stupido a permetterle di rimanere a bordo, un dannato bastardo.
L’urlò di Round Robin attirò la sua attenzione, il gigante cadde a terra, il petto sfigurato da un moschetto, agguantò il suo, pronto a difendere la fuga delle scialuppe, ma un colpo di spada gli aprì la coscia come burro, cedette e si appoggiò con le spalle alla murata. Tentò di difendersi, l’aggressore spinse e il legno cedette.
Strinse il palmo in cui teneva la catenina e chiuse gli occhi, lasciandosi cadere nell’oceano.
***
Era caduto. Christopher era precipitato in acqua in una cascata di legno spezzato. Mosse i piedi verso la murata, ma una vampata di fuoco divorò altre sartie e il calore la ributtò indietro, verso le braccia del nostromo. Tentò di rimettersi in piedi, pronta a buttarsi in acqua, ma Alvaro la trascinò lontano.
«Non c’è tempo.» Le bisbigliò all’orecchio, affranto.
La murata da cui era caduto Chris era avvolta dall’incendio. Seguì il nostromo che le indicò le scialuppe. All’interno c’erano i pochi sopravvissuti, e i singhiozzi di Swenny le arrivavano trascinati dal vento oppresso dal fumo.
Scarlett tentò di ribellarsi, ma Alvaro, impietoso, la gettò in acqua. L’oceano la inghiottì avvolgendola in un abbraccio quasi tenero, che prometteva pace e conforto. Per un lungo istante allargò le braccia e lasciò che il mare la cullasse, poi Alvaro l’afferrò e la costrinse ad emergere.
Uscì con la testa fuori dall’acqua, sputando e tossendo. Gli occhi incendiati di sale. Il calore la investì. La Stella di Giada era avvolta dalle fiamme, il fuoco aveva lambito anche l’ammiraglia di Jacobson, e gli uomini della marina stavano tranciando i grappini e manovrando verso la salvezza.
Christopher. Suo padre.
Quel pensiero le fece morire il cuore sotto una stretta acuta, e decise di non opporre più alcuna resistenza. Di lasciarsi andare, di affondare negli abissi. Tentò di divincolarsi, di fuggire dalla stretta di Alvaro.
Ma il nostromo si ostinava a tenerla a galla.
Qualcosa le scivolò accanto. Delle piume bianche carezzavano la superficie dell’acqua. Si sporse e agguantò il cappello di suo padre.
Lo strinse, rendendosi conto di non riuscire a piangere. Né a urlare. Alvaro la trascinò fino alla scialuppa, la issò a forza. Lei non riusciva a muovere nulla del suo corpo. Si distese sul fondo dell’imbarcazione con il cappello stretto nella mano.
Alvaro, testardo, chiuse gli occhi, e iniziò a remare.
***
Il legno bruciava e crepitava.
Sembrava l’unico rumore rimasto al mondo. Il calore delle fiamme li avvolgeva con ventate calde, cariche di lapilli, e nubi di fumo fitto e denso.
Shiver venne strattonato per l’ennesima volta e cadde di nuovo in ginocchio. Di fronte a lui una gonna svolazzava nell’aria incandescente, bandiera di una sconfitta che non si aspettava così amara.
Morire come Johnny Shiver non gli aveva mai fatto paura, ma ciò che riflettevano i due occhi di giada di fronte a lui era uno spettacolo più atroce degli anni a Newgate.
Le fiamme facevano rassomigliare quelle iridi a qualcosa di divino, e per la prima volta in vita sua, vide con chiarezza l’inferno che aveva creato e in cui si era costretto a vivere.
Rachel gli mostrava la sua adorata nave che affondava in un crepitio fatto di strazio, e si chiese che cosa ne sarebbe stato di loro due, di Scarlett, se il giorno prima avesse deciso di accogliere la proposta di perdono che ora bruciava nello sguardo di fronte al suo.
In quell’incendio moriva ogni cosa. La libertà, la redenzione, e la vendetta s’inceneriva per sempre, distruggendo l’amore ferito per cui aveva combattuto fino a un’ora prima.
«Ditemi che è salva.» Rachel parlò con voce appena percettibile.
«Ammiraglio!» Un ufficiale attirò la loro attenzione, si rivolse a David con aria preoccupata. «Siete sicuro di non voler recuperare i pirati che stanno fuggendo?»
«Sì, ve l’ho già detto. Su quelle lance ci sono solo vecchi uomini poco adatti al combattimento, ragazzini.» Fissò Rachel. «Donne.» Shiver incontrò lo sguardo di David. «La Stella di Giada non esiste più. È morta. Il suo capitano verrà impiccato, il quartiermastro è caduto nell’oceano. Non m’interessa altro.» David si avvicinò a Rachel. «Lo vedi, le sto dando una possibilità, perché al contrario di te, io ti amo.»
Shiver si concesse un sorriso. Scarlett era viva, abbandonata su una scialuppa in balia dell’oceano, ma su una rotta ben navigata, e un veliero li avrebbe di sicuro tratti in salvo. Si augurò che potesse finalmente vivere una vita lontano dal sangue e vecchie vendette.
David gli diede un calcio e lo costrinse ad alzarsi. Mentre scendeva nella stiva, non ebbe il fegato di girarsi e guardare oltre le sue spalle.
***
Alvaro continuava a remare con foga. Lo faceva in silenzio. Era tutto perduto, il capitano, Chris.
Non esistevano parole adatte, o bestemmie, o preghiere capaci di descrivere quel momento.
Scambiò un muto sguardo con Jeffry, con i pochi sopravvissuti. Nessuno di loro parlò. Tutto quello che potevano fare era concentrarsi sul rumore dei remi, e sforzarsi di non sentire.
Speravano che lo sciabordio dell’acqua fosse sufficiente a coprire quel dannato crepitio alle loro spalle. Quel lamento incessante di legno che scoppiettava, e moriva. Incenerito dalle fiamme il cui calore lambiva le loro mani stanche e sporche.
La Stella di Giada, simbolo di terrore e invincibilità, stava morendo.
Le vele si erano ridotte in brandelli di fuoco che fluttuavano verso il cielo terso. La tolda veniva divorata. I cannoni affondavano. Il timone era una ruota rovente.
Bruciavano le carte nautiche e le amache. I libri del capitano, il violino, le pozioni di Jeffry. Quel che restava della santabarbara, scoppiava trascinandosi dietro i dadi e i fiaschi del rum che se ne andavano con piccoli boati, quasi un brindisi alla morte.
Nessuna maledizione a proteggere il legno che per tutti quegli anni aveva solcato i mari. Nessun misterioso patto con il diavolo stava salvando la nave dall’oblio.
Le fiamme divoravano i cadaveri dei pirati uccisi, a ricordare che erano fatti di carne e sangue, come qualunque altro essere umano.
Poi, con un gemito, iniziò a inabissarsi. Lo fece con crudele lentezza. Scivolò nell’oceano quasi con eleganza. La polena si staccò con un urlo di legno spezzato e si tuffò. Lo sguardo immobile carico di disperazione.
Il maestro resisteva imperterrito, lambito dal fuoco. La bandiera nera che ancora sopravviveva.
Ma fu raggiunta. Svolazzò nel cielo, lasciando una scia di oscura cenere, poi si spense nel mare. Il teschio, sfigurato per metà, lanciò un ultimo sorriso arrogante.
E rimase a fluttuare tra i resti della Stella di Giada e i cadaveri della sua ciurma.