Capitolo 22
«Dovete fidarmi di me, signor Redblade.» Rogers gli fece un sorriso e allungò verso di lui una brocca d’acqua. «Capisco quanto deve essere difficile per voi rimanere qui, sapendo quel che sta per accadere ai vostri compagni.»
Chris volse gli occhi verso la finestra per evitare che Rogers vedesse il turbamento brillare nelle sue iridi. «Forse preferirei farmi amputare la gamba, dopotutto.»
«Attenzione a ciò che desiderate, vedo che la febbre vi ha di nuovo colto, potreste morire in fretta.»
Versò l’acqua nel bicchiere. «Allora sapete che non ho nulla da perdere.»
«No, infatti.» Il governatore delle Bahamas lasciò la sedia e allacciò le mani dietro la schiena, guardò oltre le imposte spalancate, assorto e concentrato. «Però magari potreste prendervi una soddisfazione contro Jacobson.»
«Come?» Strinse i denti per un’ennesima fitta di dolore.
«Aiutandomi a recuperare lo Smeraldo di Venere.» Rogers lo guardò dritto negli occhi.
A lui venne da ridere. «Che diavolo di soddisfazione sarebbe? Dopotutto è anche merito della vostra stramaledetta flotta se mi trovo qui e Johnny sta per essere impiccato.»
Rogers tornò a sedersi di fronte a lui. «Non c’è nulla di personale tra di noi.» Gli sorrise. «Io ho fatto gli interessi della corona, voi quelli del vostro capitano. Ma per quanto riguarda l’ammiraglio, conosco il motivo dell’odio di Shiver, e di certo vi stupirà sapere che sarei contento di aiutare Jacobson ad affondare nel declino e nell’umiliazione.»
Christopher abbassò il capo, scrutò la fasciatura che, per l’ennesima volta, si macchiava di sangue, poi tornò a guardare negli occhi di Rogers e vi trovò una comprensione che non si aspettava. «Avete conosciuto Otis Lyam?»
«Sì.» Il governatore stese le spalle contro lo schienale. «A Bristol tutti volevano andare a Londra per conoscere l’intraprendente corsaro Lyam. Io ebbi la fortuna di farlo, parlare con lui mi diede l’ardore per continuare questo mestiere, per partire all’avventura.» Scosse il capo, amareggiato. «La Regina Anna era intenzionata ad affidargli una spedizione intorno al mondo. Quella che io feci qualche anno più tardi.» Si versò dell’acqua. «Nel corso della mia carriera ho lambito il disastro più volte. Ho sopportato ammutinamenti, tempeste e dolori. I debiti mi hanno sempre inseguito e ho rischiato di morire in carcere per questo. Invece ora eccomi qui,
a ricoprire il ruolo di eroe, forse lo stesso che avrebbe ricoperto lui, se non fosse stato così avventato da farsi risucchiare dall’amore per quella ragazzina viziata.»
Christopher fece un sospiro. «Volete dire che parteggiate per lui?»
«Se fosse per me lo libererei oggi stesso, in fondo ho fatto firmare il perdono reale a gente molto peggiore. Ma non posso. Non c’è perdono per il diavolo.» Gli offrì una pipa. «Però posso conciare Jacobson per le feste, strappargli il tesoro e farlo tritare dai denti aguzzi dei capricci reali, grazie al vostro aiuto.»
«Come?»
«Vi siete infiltrato a Kingston spacciandovi come nipote del mercante Ferd, per controllare che l’oro spagnolo fosse ancora qui.»
«Sì, è andata così.» Non poté fare a meno di pensare a Scarlett, al primo incontro con lei.
«Una notizia che poteva essere reperita senza bisogno di rischiare il cappio, se lo avete fatto era perché in ballo c’era dell’altro.»
«Dunque siete davvero scaltro come dicono» ammise.
«Orgell mi ha raccontato di come vi siete conosciuti e di come Taylor Ferd sia sparito dalla Giamaica non appena siete scomparso voi. Così dopo il rapimento di Arabelle ho mandato qualcuno a indagare. Un vecchio domestico di Ferd, troppo zoppo per seguirlo, ci ha detto che voi avete comprato qualcosa da Ferd, e che il vostro finto zio aveva recuperato mesi prima una sorta di vecchio libro sulla ricostruzione dopo il terremoto.» Rogers lasciò di nuovo la sedia e iniziò a camminare per la stanza. «C’era una vecchia leggenda su una rete di sotterranei costruita dopo la tragedia. Una via di fuga contro i pirati o gli spagnoli, ma nessun documento è mai stato ritrovato. Eppure ho l’impressione che Jacobson sappia qualcosa. Dai magazzini spariscono molte merci, e vengono spostate senza che nessuno veda nulla.» Tornò a fissarlo. «Ferd aveva ritrovato la mappa. Ho ragione?»
«Sì, esistono quei sotterranei. Li ho visti con i miei occhi, quantomeno Ferd mi ha mostrato l’entrata.» Portò una mano alla tempia. «Ho imparato a memoria quella carta.»
«Dite che ha nascosto là il tesoro?»
«Non ho dubbi a riguardo.»
«Mi aiuterete?»
Sorrise, sentiva di nuovo la forza dell’azione e della vendetta scaldargli il cuore. «Datemi un foglio.»
S
«Ho dubitato di te, Scarlett.» Alvaro la raggiunse vicino al bompresso dell’Artiglio. Veleggiavano con il tramonto intorno, l’equipaggio che seguiva gli ordini di Andrews che a sua volta si era affidato a Roberts, senza sapere che molto del piano in atto lo si doveva alla ragazza dagli occhi risoluti di fronte a lui.
«Ho sbagliato a non darti fiducia e credo che tu, più di tutti, meriteresti di essere un capitano. Hai avuto la forza di reagire, io stesso mi sarei limitato a salvare la pelle.»
Scarlett continuava a tenere gli occhi puntati verso l’oceano. «O forse faresti meglio a dubitare ancora, perché credo di essere folle. Sto andando a recuperare il cadavere di mio padre, nient’altro. Sappiamo tutti che non faremo in tempo. Per farlo brucerò una città, non merito molto, tantomeno comprensione.»
Le mise una mano sulla spalla. «Non è solo questo, stai tentando di rendere giustizia, sì, in un modo violento, ma questo mondo ci insegna solo la violenza.»
Scarlett abbassò gli occhi fino al crocifisso. «Com’è possibile che un uomo di chiesa parli in questo modo?» Le scappò un sorriso, il primo dall’affondamento della Stella.
«La vita in monastero è l’unica che ho conosciuto. A sette anni i miei genitori mi hanno abbandonato ai monaci per rispettare un voto con Dio e io sono cresciuto in balia di un mondo al maschile, saggio per alcuni versi, ma corrotto per altri. Le preghiere non bastano a cancellare i vizi capitali, e sono cresciuto abbagliato dalla ricchezza e dal potere. Sono diventato un uomo di fiducia di un ricco possidente, e mi sono fatto travolgere da intrighi e tradimenti. Finché un giorno ho visto il povero Swenny che veniva offerto a un gentiluomo in qualità di sollazzo e ho deciso di scappare, portando con me ciò che sapevo. La fuga mi ha portato a pestare i piedi a Edward Teach e ad essere preso in simpatia da Shiver.» Strinse il crocifisso. «Ed eccomi qua.»
«Edward Teach» mormorò lei. «Si dice sia stato un grande amico di mio padre.»
Chiuse gli occhi, malinconico, ripensando a quei tempi. «Sì, hanno condiviso insieme molti anni sul mare.»
Scarlett era tornata seria. «Per quale motivo lo porti ancora?»
«Non lo so. Quando ero un bambino mi insegnarono a credere in Dio, nella sua misericordia, nella sua forza. Una volta cresciuto ho capito come funziona davvero il mondo, ma ho sempre creduto che tenermi questo vicino al petto, potesse aiutarmi a trovare la fede e la giusta strada anche in un mondo così violento. Ma temo sia solo un’illusione. Ho come la sensazione che Dio abbia abbandonato gli uomini da tempo e ormai questo è soltanto un bell’ornamento.»
«Ho cercato di pregare in questi giorni, lo sai?» La voce della ragazza aveva vacillato. «Un’abitudine che ho perso da tanto, ma ho provato a chiedere perché tutti loro sono morti e io sono ancora viva, lanciata verso la dannazione. Ho tentato di chiedere perdono e aiuto, ma sento solo di essere senza speranza.»
Alvaro le strinse le mani. «Un vecchio monaco mi disse che è facile avere fede quando le cose vanno per il verso giusto, la prova è credere nella vita quando ogni cosa è perduta.»
Scarlett scosse il capo. «In ogni caso, non so nemmeno io in che cosa sperare. Come ti ho detto prima, sto impazzendo, vi sto trascinando tutti con me in questa pazzia.» Lo guardò e gli concesse un altro sorriso. «Ma sono grata che tu sia con me, Alvaro.»
S
C’era silenzio nelle celle del forte. La notte si era allungata lungo le piccole finestre e le fiaccole del corridoio ardevano nella penombra. Shiver era rimasto da solo. Uno dopo l’altro i suoi uomini erano stati trascinati fuori e impiccati. La solitudine rimbombava nei suoi pensieri sporchi di morte.
Un giovane camminava verso di lui, in mano teneva una bibbia. Shiver sorrise. La compagnia di un prete non era certo la più indicata per l’ultima notte di vita, ma forse dopotutto poteva essere un conforto.
«Sono qui per confessarvi.» Il giovane si fermò proprio di fronte a lui, gli occhi lucidi che riflettevano le fiaccole, le mascelle tese, strette sotto la paura.
«Non dovreste avere timore di me. Come vedete sono solo un uomo, non un diavolo.» Gli fece un gesto d’incoraggiamento. «Venite, possiamo discutere se vi va.»
«Discutere?» Il prete aggrondò le sopracciglia. «Sono qui per salvare la vostra anima.»
Rise di gusto. «Arrivate tardi di molti anni, ormai.» Appoggiò la testa alla parete di roccia. «È tardi per aver fiducia nella misericordia, non trovate anche voi?»
Il soldato che accompagnava il prete aprì la cella. Il giovane sembrava determinato nella sua missione. «Dio è sempre disposto a perdonare» esordì.
«Non me ne faccio niente del suo perdono. Domani morirò e avrei preferito ottenere pietà prima, non dopo. Tutto ciò a cui tengo rimarrà da questa parte.»
«Ma siete stato voi a decretare la vostra fine, dovete solo essere grato che l’onnipotente sia disposto a mondarvi del sangue che vi ricopre.»
Chiuse gli occhi. «Ho invocato per giorni Dio. Sopratutto quando mi rinchiusero a Newgate.
Sapete quand’è che si prega con più disperazione? Quando rimani legato a un muro.» Mise in evidenza i polsi avvolti dai ceppi. «In attesa.» Sospirò. «Non c’è peggior tortura dell’attesa. Il primo anno a Newgate l’ho trascorso così. Mi avevano condannato, ma dovevo subire un altro processo, rischiavo la decapitazione.» Si contorse le mani. «Ancora adesso non so se sia stato un bene non morire allora. Lavoravo per uomini potenti, ma che non riuscirono a donarmi la libertà. Mi salvarono da un’ascia, e mi condannarono alla dannazione.» Stese una gamba e rimase per un lungo istante a fissare il vuoto, con il braccio poggiato sul ginocchio. «Dopo l’attesa della morte, ci fu quella di un salvataggio o di un assassino venuto a finire il lavoro. Ho sempre temuto d’impazzire. Si sono susseguiti giorni, mesi, anni.
Rimani incatenato, consapevole che la vita continua. Pronta nella sua eterna rincorsa in cui trascina le anime, in cui succede tutto e il contrario di tutto. Bene e male lottano, senza un vincitore, ma tu continui a restare in balia dei tuoi rimorsi, delle parole non dette. Di tutto ciò che non sei riuscito a fare.» Fece una pausa e lo fissò. «Nessuno ti salva da quella immeritata dannazione e Dio lascia che si compia il peccato peggiore di tutti.»
«Sarebbe?»
«Spezzare l’anima di un uomo onesto. Credo che al mondo nascano uomini già votati ai cattivi sentimenti, alcuni di essi possono salvarsi, altri finiscono in pasto alla loro vera natura, come David. Poi ci sono i giusti che invece resistono, decidono di rimanere fedeli, onesti. Per farlo compiono sacrifici e scelte difficili e poi vengono traditi. Quando un’anima così si spezza, nascono i demoni più difficili da uccidere, perché hanno saldato le loro ferite con la disperazione. Dopo è impossibile fermarli, la loro furia è intrisa di un dolore assoluto, implacabile.»
Il prete parve riflettere un istante. «Vi considerate un anima spezzata?»
«Sì, ma non sono qui a chiedere misericordia per questo. Domani verrò ucciso come io ho ucciso. La vita funziona in questo modo. Ne ero consapevole fin dall’inizio. Non sarà di certo una benedizione a portarmi conforto, stanotte.»
«Sbagliate, invece. Potrebbe sollevarvi da molte pene.»
Appoggiò la testa contro il muro e chiuse gli occhi. Tutto ciò di cui aveva bisogno per sentirsi sollevato era il conforto di sua figlia, di Rachel. Voleva passare quella notte in compagnia di Christopher, impegnarsi in una lunga partita a scacchi, dibattere con Alvaro di politica e teologia. Ricordò con una stretta al cuore le nottate passate intorno ai falò, sulla spiaggia. Memorie che emergevano chiare. Non era solo la vita di Otis Lyam che lasciava a malincuore.
«Il rum» bisbigliò, con un mezzo sorriso. «Il rum solleva da qualsiasi pena.»
Il prete alzò un sopracciglio. «Un vizio che annebbia le menti.»
«Ma uccide gli incubi. Lo diceva sempre Barbanera.»
Il sacerdote si segnò. «Bastate voi come diavolo, questa notte.»
Non rispose. Pensò a Teach, al suo fianco aveva girato il timone verso la pirateria e la vendetta. Chissà cosa gli avrebbe detto nel vederlo così, incatenato in attesa del cappio. Si sarebbe messo a ridere ma senza biasimarlo. Edward aveva conosciuto molto bene i tormenti dell’amore.
Fece un lungo sospiro. Forse non era così male avere la compagnia del prete. «In ogni caso vi ringrazio per essere qui.» Sistemò meglio la schiena contro la parete. «Affrontare la morte in battaglia è facile. Un colpo di spada, una palla, persino la febbre è misericordiosa. Si scivola nell’oblio senza accorgersene, ma sapere di dover indossare un cappio, essere consapevoli che si sta per morire» strinse le spalle. «È
una faccenda difficile per tutti, quindi parlare con voi, sì, mi sarà di conforto.»