Epilogo
Era la prima volta che Lewis ritornava a corte dopo aver lanciato la sfida a Francis. Scese dalla carrozza con animo tranquillo, i pensieri ancora rivolti a Nora e Lorenzo, partiti la sera prima. Solo poche persone ne erano a conoscenza: James, a cui avrebbe affidato la sua vita a occhi chiusi, i genitori e la splendida donna vestita di verde che attendeva accanto a lui.
«Sei preoccupata?»
Leila sorrise. «Un po’.»
Le porse il braccio e poggiò la mano sulle dita affusolate che stringevano la sua giaccia. «Me la caverò, in un modo o nell’altro.»
Insieme entrarono nel palazzo di St. James, percorsero il corridoio, a testa alta, fieri e sgargianti nei loro abiti preziosi. I presenti li fissavano senza troppo pudore, i bisbigli che producevano un sottofondo indistinto.
Quando arrivarono di fronte alla sala delle udienze, Lewis fu grato a Leila per averlo accompagnato. Nonostante tutta la gioia che gli riempiva il cuore, doveva ammettere che temeva il giudizio di Giorgio.
Furono annunciati e Leila gli strinse la mano, prima di lasciarlo entrare da solo, così come era stato stabilito. Giorgio attendeva, seduto sulla sedia. Le occhiaie gli sciupavano il viso contrito di rughe.
«Groundale, eccovi qui.» La bocca ridotta a una linea sottile e tremenda. «Siete sempre disposto a assumervi le vostre responsabilità?»
Fece un inchino cortese. «Ve l’ho detto, non rifuggo mai dalle mie azioni.»
«Molto bene. Non ho voglia di redarguirvi ulteriormente e ricordavi la vostra insolenza. All’inizio ero deciso a bandirvi da corte per sempre e a lasciarvi marcire nell’abbandono del vostro animo selvaggio.»
Lewis si rilassò, forse non era così infuriato dopo tutto.
«Tuttavia, siete un uomo abile, intelligente e lo avete dimostrato molte volte anche a scapito della vostra vita. Così ho pensato che voi foste adatto per ricoprire un ruolo delicato come quello di nuovo governatore della Giamaica.»
La speranza si strozzò in gola. Kingston era a pezzi, in macerie. Non era un incarico di
onore, era un’intricata missione di salvataggio.
«Avete dieci anni per starvene a riflettere sul caldo suolo delle Indie Occidentali. Un tempo che ritengo necessario per guadagnarvi il mio perdono, visto il grave affronto che mi avete fatto. Se rimetterete in piedi quella colonia, vi sarò grato in eterno. Ho detto a tutti che vi avrei lasciato la scelta tra quest’incarico e un altro, ma solo perché non voglio sospetti su questa decisione. È chiaro che vi sto mandando lì per due motivi precisi. Primo per punirvi, come vi ho spiegato, secondo per garantirmi una Giamaica di nuovo fiorente. E voi siete l’unico uomo che può farlo con successo. Inoltre, così facendo, rimedierete ai guai causati dai Jacobson oltreoceano. E vi prenderete la vostra vendetta. Ho già affidato a vostro padre l’incarico di aprire un’inchiesta sull’assalto di Kingston. Pare che sia una conseguenza della mala gestione di David Jacobson.»
Lewis alzò appena il capo, soddisfatto. «Sarò lieto di ricoprire questo nuovo incarico, Maestà.»
Londra scivolava oltre la carrozza, con i suoi colori, i suoni e le urla. La brezza fredda della sera entrava all’interno dell’abitacolo e portava con sé l’odore di quella grande e immensa città che presto avrebbe dovuto lasciare. Conosceva ogni angolo di essa, le zone d’ombra, i fasti, i segreti. I capricci.
Instabile, voluttuosa città che l’aveva visto crescere, piangere e amare.
Il Tamigi sembrava sorridergli, calmo solo in apparenza, vestito di tramonto, con addosso l’oro di un sole malinconico, capace di esaltare i profili degli edifici. Un disegno intenso che presto si sarebbe sbiadito nella memoria di una nuova avventura.
Lewis chiuse gli occhi e ascoltò l’addio della sua città.
«Dunque, dovrò tornare nelle Indie Occidentali?» Leila si decise, infine, a rompere il silenzio intriso di pensieri non espressi.
«Lo so, non sarà semplice per te.» Lewis la guardò. Gli occhi velati ma sereni. Le scostò i capelli dal collo e la baciò.
«Per te sarà ancora più difficile.»
Il marito le sorrise. «Dici?»
«Dovrai stare lontano da Londra per dieci anni, e tu sei
Londra.»
«Mi conosci meglio di chiunque altro.» Le prese la mano.
Leila sentì qualcosa agitarsi sotto al cuore. Gli occhi di Lewis si erano oscurati per un
momento. Individuò il guizzo di un pensiero taciuto, ma l’ignorò.
Abbracciò il marito e lo baciò con foga. In quell’unione di respiri, Leila vide scorrere gli ultimi, burrascosi mesi. Una lunga nottata che li aveva lasciati spossati, feriti, stanchi, ma con il merito di averli uniti in modo profondo e indissolubile.
Il ricordo della loro prima notte di nozze ritornò alla mente, vivido e tenero. Centinaia di dubbi avevano albergato in lei, quella lontana sera di maggio.
E dopo tutti quei mesi, ebbe la certezza di essere una donna diversa. Le ferite dell’anima erano tutte sanate e aveva ritrovato parte della principessa che era stata.
Lewis le passò le mani sopra il costato, la strinse a sé in un abbraccio possessivo e carico di sentimenti. Fremette, ancora una volta, sotto il tocco delle labbra che assaporavano il collo e si rese conto di come, spesso, il destino seguisse strade tortuose per portare l’amore nei cuori.
Appoggiò il capo contro il petto di Lewis. Il cuore del duca di Groundale batteva per lei, ed era una consapevolezza incisa a fuoco sulla sua pelle.
Non poteva conoscere che cosa le riservasse il futuro, quali lotte e battaglie dovesse ancora affrontare. Lo sapeva: stare accanto a Lewis non sarebbe stato semplice. Il palpito che stava ascoltando narrava di un carattere indomito, avvezzo ai segreti, ma non le importava.
Tempeste e burrasche facevano parte della vita ed era decisa ad affrontarle tutte.
I loro cuori, in quel momento, battevano all’unisono. Una melodia che, in un modo o nell’altro, li avrebbe legati per sempre.
Un raggio di sole, fulgido, brillante d’oro, si posò sulle loro mani intrecciate.
«Leila» sussurrò Lewis a un soffio dalle sue labbra. «Voglio prometterti una cosa.» Attese il resto, assaporando il caldo respiro che le danzava sul viso. «Qualunque cosa accadrà, per quanto buia e scura possa essere la vita, troverò sempre il modo di aspettare l’alba insieme a te.»