Psicogenesi della paura della strada nell’età infantile
1913
In nevrotici che hanno paura di andare per strada senza essere accompagnati da determinate persone, si riscontra molto spesso una seconda fobia: la paura di stare soli in casa. Si tratta d’individui a cui l’inconscio non permette di allontanarsi dalla cerchia di quelle persone sulle quali si è fissata la loro libido. Ogni tentativo di questi malati di trasgredire al divieto del loro inconscio è scontato con uno stato di angoscia.
Un bambino di cinque anni affetto da entrambe le fobie testé ricordate fornì recentemente e del tutto spontaneamente – dunque non su interrogatorio di un medico – una conferma di questa esperienza psicoanalitica. La dichiarazione del bambino è così sorprendente nella sua determinatezza e nella sua brevità lapidaria, che io vorrei qui comunicarla e commentarla con qualche parola.
A causa della sua violenta paura non si riesce a indurre il bambino a uscire da solo dalla casa dei genitori per andare a far visita ai parenti che abitano nella casa accanto, sebbene non debba a tal fine neanche attraversare la strada. Allo stesso modo prova angoscia quando la madre esce di casa, sebbene rimanga con lui la bambinaia. Ultimamente si rifiuta anche di andare a passeggio in compagnia della bambinaia.
Allorché un giorno la madre lo esortò a fare una passeggiata in compagnia della bambinaia, egli si oppose e dichiarò in tono reciso: «Io non voglio essere un bambino da passeggio (Spazierkind), io voglio essere un bambino di mamma (Mutterkind)».
Il modo in cui il bambino si è espresso è interessante da parecchi punti di vista. Egli sottolinea il desiderio di un legame quanto più intimo possibile con la madre (Mutterkind). Si rifiuta di camminare dando la mano a una persona non amata (essere Spazierkind).
Si deve però soprattutto prestare attenzione al fatto che il bambino non parla della sua paura ma di un «volere». Non si misconoscerà l’importanza della fissazione del bambino alla madre; ma si porrà la domanda di come possa allora svilupparsi questa fobia se il desiderio di «essere un bambino di mamma» è così poco estraneo alla coscienza del bambino.
Tale obiezione non è difficile da confutare. Secondo la teoria freudiana della nevrosi non è tanto il desiderio del bambino di stare con la madre che viene rimosso, quanto piuttosto il desiderio incestuoso di prenderne possesso sessualmente. Una seconda dichiarazione del bambino, risalente agli stessi giorni della precedente, conferma questa interpretazione. Essa dimostra che il piccolo si trova in conflitto con il complesso edipico e che è dominato dal desiderio di possedere la madre in maniera esclusiva.
Il padre del piccolo era partito per un viaggio di parecchi giorni. In questo periodo il bambino ebbe il permesso di dormire a fianco della madre, nel letto del padre. Quando una mattina la madre gli comunicò che il padre sarebbe tornato quel giorno, egli replicò: «Sarebbe però molto più bello se papà non tornasse mai dal viaggio». In queste parole il bambino espresse, in maniera inequivocabile, il desiderio di morte nei confronti del padre e la pretesa di dormire accanto alla madre.
Entrambe le citate dichiarazioni del bambino contengono un’ammissione ingenua di desideri infantili. Entrambe recano però già in modo chiaro l’impronta della rimozione, e si può mostrare che al di sotto dei desideri espressi apertamente vi è uno strato più profondo di desideri inespressi. Questo strato corrisponde al complesso edipico.
Tali osservazioni dei primi stadi di sviluppo della nevrosi sono particolarmente adatte a sorreggere quelle opinioni che abbiamo acquisito con grande difficoltà mediante la psicoanalisi di nevrosi completamente sviluppate.