Undici

La città brilla di luce rifratta. L’oro delle arcate barocche, l’azzurro delle vesti delle giovani donne, il verde degli alberi ricoperti di foglie: è una splendida domenica di sole. La sua giacchetta in cotone svolazza al vento, quasi voglia scappare via, i pantaloni sfiorano la catena che vortica alla stessa velocità delle ruote, e i suoi riccioli rimbalzano sulle irregolarità della strada. Gli urlo qualcosa, si gira, mi sorride e pedala ancora più forte. Oggi niente scuola, e le biciclette ci portano al fiume.

A pochi chilometri dalla Città, le case sono sempre più rare, gli alberi prendono il sopravvento e siamo nel paradiso: vedo i blu, i turchesi e i bianchi che, accordandosi, accompagnano i profumi di campagna, di campi e di animali. Rallenta e lo affianco. Mi sorride. Con la mano sinistra indica una svolta che non dobbiamo mancare e grida di muovermi. Rispondo che è il mio turno di guidare la spedizione, e pedalo più di quanto il mio cuore permetta, perché l’aria fresca mi ricorda che l’estate non è lontana. I piedi scendono sui pedali come pistoni, la strada si stringe veloce davanti a me e gli alberi diventano una grande macchia verde che, insieme ad altri colori, mi indica la via del fiume.

Ed eccoci, sudati e stanchi, scendere dalle biciclette e costeggiare una fitta boscaglia, dove funghi e muschi ci accolgono, finché il sole non ci scoppia in faccia rimbalzando sull’acqua dolce.

Lasciamo andare le biciclette. Corriamo verso il fiume che scivola creando schiume bianche e deboli mulinelli, e crolliamo sulla sabbia umida di aprile.

Guardo il sole, stringo gli occhi, e guardo il sole.

«Pensi a lei?» Drazen rompe il silenzio.

Sospiro.

Nonostante i miei occhi stiano bruciando, li lascio lì, fino a quando, cieco per la troppa luce, mi giro verso di lui, scalzo e sorridente.

«Quella ragazza mi ha stregato.»

«È fantastica» conferma, mentre il suo petto sale e scende ancora in affanno.

«Sono giorni che mi dico che dovrei farmi coraggio… non so… Ogni sera quando vado a dormire, sento quella forza e penso “Domani è il grande giorno!”… e credimi, sono convinto che riuscirò a dirle qualcosa. Poi mi sveglio, è mattina, c’è il sole e la mia forza è andata via.» Sbuffo e riprendo: «Hai ragione. Basta rimandare a domani. Devo fare qualcosa, devo dirle qualcosa…».

«Si chiama Darka» dice d’un tratto.

«Le hai parlato?!»

«Siccome non lo fai tu, ci ho pensato io.»

«Drazen, che cosa le hai detto?» chiedo alzandomi sui gomiti.

«Le ho solo chiesto il suo nome e abbiamo scambiato qualche parola. La prossima volta che andremo al Diksi sarà più facile per te parlarle. Almeno non fai la figura del cretino: “Due… due caffè all’italiana”».

«Ti ha detto qualcosa di me?»

«Sì, certo! Mi ha detto che si è innamorata dal primo momento che ti ha visto» rivela entusiasta. E io sento una felicità scoppiare nel cuore, finché Drazen non aggiunge, prima che sia troppo tardi: «Sei proprio uno stupido! Pensi che vada a dirle: “Sai, piaci al mio amico… che pensi di lui?”. Non siamo più ragazzini».

Rimugino sulle sue parole e ritorno alla posizione più comoda. «Ha una bella voce, vero?»

«Sei proprio andato» risponde, lanciandomi un pugno di sabbia.

«Sì» ammetto. «È il primo pensiero quando mi sveglio… è il pensiero fisso durante la giornata, e la sera nel letto, prima di addormentarmi, penso sempre a lei.»

«Ah sì? E pensi a lei con la sinistra o con la destra?» domanda, scoppiando in una risata improvvisa.

«Con tutt’e due!» rispondo soddisfatto. Ridiamo della nostra battuta da ragazzini.

In quel momento una folata di vento sospinge alcuni granelli nei miei occhi. Stropiccio le palpebre, e quasi non credo a quello che vedo: Drazen si è alzato in piedi, si è tolto la giacchetta e la maglia.

«Che fai?»

«Facciamo un bagno, dài» dice.

«Ma è aprile!»

«Che ti importa?» grida eccitato all’idea, tirandosi via anche i pantaloni.

«Lasciamo stare, fa freddo.»

«Io sono già in mutande!» e si avvicina tirandomi per le braccia.

«Va bene, va bene, ho capito. Adesso mi alzo.»

Borbotto qualcosa e sorrido, ammirando Drazen fiondarsi nell’acqua limpida del Fiume Blu.