15

Robert stringeva forte la mano di Ianthe e mormorava a mezza voce, mentre costeggiavano a passo svelto il muro del porto per raggiungere la rimessa delle scialuppe, un grosso casotto di legno con una rampa ripida che scendeva nell'acqua.

«La barca è qui!» gridò per sovrastare la tempesta, spingendola dentro.

«Fffiu!» Una volta al riparo, Ianthe tolse il cappuccio, rivelando due guance rosse e occhi scintillanti.

«Avete cambiato idea?» chiese lui speranzoso.

«Affatto.»

Robert le lanciò un'occhiataccia, ma sapeva che era inutile discutere. Per quanto fosse folle, non aveva argomenti sufficienti per impedirle di dare una mano. Se Ianthe non gli avesse chiesto di fare qualche pazzia – salire sulla scialuppa, per esempio, una cosa che non avrebbe mai permesso – non avrebbe corso grandi rischi.

«Nell'armadio ci sono coperte e medicinali. Con questo tempo, non possiamo prendere un carrello, dovrete portare tutto a mano. Spero che qualcuno vi aiuterà, ma alcuni saranno impegnati a trasportare i remi. Ricordate di avvolgere le coperte, per non farle bagnare. E rimanete sul lato sottovento della barca, sarete più riparata.»

Ianthe annuì, iniziò a frugare nell'armadio e fece un mucchietto accanto alla porta con tutto ciò che poteva essere utile. Gli uomini iniziarono ad arrivare. Robert la guardò per un attimo, fece un cenno di approvazione e rivolse la sua attenzione ai volontari.

«Pronti?» Aprì le porte della rimessa e, gridando, dette indicazioni agli altri per sollevare la barca e portarla fuori, sul molo interno. Una volta lì, la appoggiarono su un fianco, in una posizione precaria, poi la rovesciarono in modo che la carena fosse rivolta verso l'alto. Così, sarebbe stato più facile trasportarla. Erano in ventiquattro, Robert compreso, venti per la barca e altri quattro per l'attrezzatura. Potevano bastare.

«Ci siamo, ragazzi? È proprio la sera giusta per un bel giretto, eh?» Quando prese posto in testa alla scialuppa, si levò un grido d'incitamento. Sollevarono la scialuppa sulle spalle e iniziarono ad avanzare lentamente.

Robert si voltò indietro, cercando di scorgere Ianthe. Andavano così piano che non esisteva il rischio che rimanesse indietro. Il pericolo principale erano le forti raffiche di vento che minacciavano di scaraventarli nell'acqua del porto. Quando raggiunsero il ponte, tuttavia, la vide, camminava esattamente dove le aveva indicato e stringeva un enorme telo ripiegato fra le braccia. Insieme a lei c'erano un paio di altre donne, e anche loro tenevano in mano dei fagotti. Sorrise, suo malgrado. Sua moglie era imprevedibile e capricciosa, ma era anche impetuosa. Anche se ci avesse provato, non l'avrebbe mai convinta a tirarsi indietro.

Si spostarono sul lato orientale del porto e svoltarono a destra, allontanandosi dalle scogliere ripide e imboccando la strada che costeggiava il fiume Esk prima di arrampicarsi sulla collina. Era la via più lunga, ma non avevano scelta. La tempesta non accennava a diminuire e sui gradini di pietra si era formato un fiumiciattolo. Se uno di loro fosse scivolato e fosse caduto, gli altri l'avrebbero seguito, buttandosi addosso la scialuppa. Non doveva succedere.

E non successe, così continuarono a camminare per quella che sembrò un'eternità, facendo delle brevi pause di tanto in tanto. Il riposo non dava sollievo a Robert, però, contribuiva solo a far aumentare la sua ansia, quando volgeva lo sguardo al mare agitato e pensava ai naufraghi. Perlomeno, quando camminavano, stavano facendo qualcosa di concreto. A ogni pausa, gli sembrava di perdere secondi preziosi, secondi che in seguito avrebbero rimpianto, forse. Ormai, rimanevano solo un paio d'ore di luce e dovevano sfruttarle al massimo.

Finalmente, scorsero la baia, una cala isolata, una mezzaluna di sabbia e roccia. In un altro momento, Robert avrebbe apprezzato la splendida veduta, ma in quel frangente non riusciva a staccare gli occhi dal veliero arenato sul banco di sabbia. Era ancora tutto intero, ma non avrebbe resistito a lungo. Onde altissime si infrangevano sui suoi fianchi, come se volessero spezzarlo in due, riversando torrenti rabbiosi di schiuma sulle sartie, mentre l'albero maestro era già rotto e penzolava su un lato, inutile, come se avesse ammesso la sconfitta. Guardando meglio, Robert vide che vi erano aggrappati degli uomini, la loro disperazione era evidente anche da lontano.

Quella vista sembrò donare nuovo vigore ai suoi uomini, i quali affrettarono il passo sul sentiero angusto che conduceva alla spiaggia, tanto che Robert fu costretto a raccomandare loro di andare piano. Alla fine, arrivarono a destinazione e posarono la scialuppa sulla sabbia, poi la rovesciarono.

«Ianthe?» Mentre gli uomini distribuivano i remi, Robert corse da lei. Prima di andare avanti, doveva assicurarsi che stesse bene.

Lei sorrise, nonostante la grande stanchezza. «Ora siete felice che indossi scarpe sobrie?»

«Estremamente» rispose lui con un sorriso.

«State attento, Robert. Vi prego.»

Quell'incoraggiamento bastò a infiammarlo, e la prese fra le braccia baciandola con un ardore che non sapeva di possedere, assaporando il sapore e la consistenza delle sue labbra finché non restarono entrambi senza fiato.

«Lo farò.»

In modo altrettanto repentino, Robert si staccò e tornò alla scialuppa, saltando a bordo all'ultimo momento.

Ianthe seguì con lo sguardo l'imbarcazione che andava su e giù sulle onde vorticose, terrorizzata e, allo stesso tempo, ipnotizzata dalla scena. Non le sembrava possibile che una barchetta potesse tentare un'impresa tanto ardua, eppure la scialuppa fendeva l'acqua come una freccia diretta verso il proprio bersaglio.

Si voltò, incapace di sostenere quella vista, e cercò un punto riparato sul fianco della collina, un luogo in cui portare l'equipaggio una volta tratto in salvo. Non trovò niente, neppure una fossa in cui poter accendere un fuoco. Non avrebbero avuto modo di riscaldarsi mentre attendevano i carretti, Robert si era già organizzato e sarebbero arrivati non appena la bufera gliel'avesse permesso.

«Li hanno raggiunti!» gridò una delle donne.

«Che sta succedendo?» Ianthe non osava guardare.

«Stanno lanciando loro una corda. Ci vorranno un paio di viaggi per prenderli tutti, credo.»

Due viaggi! Il cuore di Ianthe si fermò. Uno le sembrava già troppo, non poteva reggere.

«La corda tiene?»

«Non capisco. Aspettate...»

«Cosa?» Ianthe si voltò appena in tempo per vedere un'onda più grossa delle altre che si abbatteva sul fianco del veliero, facendo vacillare le sartie. D'istinto, si aggrappò al braccio della donna per sorreggersi.

«Li porterà via!»

«No.» La donna scrollò la testa con aria autorevole. «La nave è conficcata nel banco di sabbia, non preoccupatevi. Vostro marito li trarrà in salvo. Guardate, alcuni li ha già trainati sulla scialuppa.»

Ianthe, agitata, guardò la scialuppa che si rigirava e tornava verso la spiaggia con cinque membri dell'equipaggio a bordo. Quando l'imbarcazione raggiunse la riva, lei e le altre donne corsero a dare una mano, entrando nell'acqua con i piedi per aiutare i marinai sfiniti e portarli sulla spiaggia, e avvolsero delle coperte intorno alle loro spalle mentre gli uomini crollavano a sedere, esausti e felici.

«Qualcuno ha bisogno di essere bendato?» Ianthe passò fra di loro con una bottiglia di gin, cercando di ignorare la scialuppa che si allontanava in mare.

«Grazie, signorina.» Uno dei marinai le afferrò la mano e la strinse. «Pensavamo che fosse la fine.»

«Adesso siete salvi.» Ianthe sorrise per rassicurarlo. «Vi porteremo presto a Whitby.»

Come avrebbero fatto a compiere una tale impresa era un'altra faccenda, pensò, ansiosa. Gli uomini tratti in salvo erano esausti, mezzi congelati e morti di fame, probabilmente, e giacevano immobili sulla spiaggia guardando il loro veliero che affondava con morbosa fascinazione. Alcuni sembravano già mezzi svenuti. Nessuno era in grado di camminare, ma se fossero rimasti lì sarebbero morti di freddo, era sicuro. Per non parlare degli uomini che li avevano salvati, che sarebbero tornati fradici e sfiniti quanto loro. Era chiaro che la poca attrezzatura a loro disposizione non sarebbe mai stata sufficiente. Avevano bisogno di aiuto, subito.

«Stanno tornando!» urlò un marinaio. Ianthe alzò subito lo sguardo. Aveva ragione. La scialuppa stava tornando indietro per la seconda volta. Appena in tempo. Sembrava che il veliero fosse sul punto di cedere e spezzarsi in due per l'impeto delle onde. Si mise subito a contare il numero di teste sull'imbarcazione, e quando vide i capelli neri di suo marito tirò un sospiro di sollievo.

Era fatta. Ianthe non sopportava più di rimanere a guardare. Se non avessero trovato aiuto, o un riparo, tutto sarebbe stato inutile. Sarebbero morti di freddo prima dell'arrivo dei carretti.

«Vado a cercare aiuto!» disse alla donna che aveva accanto, gridando per sovrastare l'ululato del vento.

«Ma è quasi buio!» L'altra donna guardò Ianthe come se fosse impazzita.

«E infatti devo sbrigarmi!»

Sollevò la gonna e si avviò a passi decisi sul sentiero che si inerpicava sulla scogliera, camminando più svelta che poteva. Il cielo era screziato di nero, ma la pioggia era leggermente diminuita, e di tanto in tanto un raggio di luna bucava la coltre di nuvole per illuminarle la strada. Le sembrava che i suoi piedi fossero di piombo, ma si rifiutò di fermarsi e di tornare indietro. Doveva pur esserci qualcuno a cui rivolgersi, qualcuno che potesse aiutarla, alle brutte sarebbe dovuta arrivare fino in paese e ordinare ai carretti di andare con lei, subito!

Finalmente, arrivò in cima alla scogliera e sedette un attimo a riprendere fiato. Strano, in quel frangente stare fuori non la preoccupava. Non aveva più paura degli spazi aperti, né del cielo o della forza selvaggia degli elementi. Anzi, tirò un sospiro di sollievo quando scorse la sagoma scura della scialuppa, giù in fondo, che rientrava per l'ultima volta. Robert era salvo. Fino a quel giorno, non aveva capito quanto tenesse a lui, invece, ora, la profondità e la forza dei suoi sentimenti le erano chiare. Non era andata lì per salvare l'equipaggio, per quanto volesse aiutarlo. C'era andata perché il pensiero di separarsi da lui, di abbandonarlo al pericolo senza stargli accanto, le era intollerabile.

Si alzò in piedi, a fatica, e guardò verso il paese, poi si voltò di scatto, sperando che gli occhi non la stessero ingannando e non avesse solo immaginato ciò che voleva vedere – un gruppetto di luci in lontananza, proprio sotto di lei, nella baia successiva. Luci – cioè case! Si incamminò subito verso di esse, scendendo un sentiero scivoloso che conduceva a una schiera di casette di pescatori.

«Aiuto!» Bussò alla prima porta, disperata.

«Che diavolo succede?» La porta si spalancò subito, e spuntò una donna di mezza età con un'espressione amichevole e i capelli ricci raccolti in un fazzoletto. «Che ci fate fuori con questo tempo, signorina? Venite dentro.»

«C'è stato un naufragio!» Ianthe afferrò la mano della donna. «L'equipaggio è stato salvato, ma hanno bisogno di ripararsi. Aiutatemi... vi prego!»

Un uomo emerse dai recessi bui del cottage, si stava già infilando la cerata e il cappello. «Raduno gli altri.»

«Tutto a posto, signorina.» La donna le rivolse un sorriso rassicurante. «I ragazzi andranno a prenderli. Perché non entrate e non vi riposate? Io sono Nancy.»

«No.» Ianthe scrollò la testa. Non aveva nessuna intenzione di riposarsi, non finché Robert non era al suo fianco. «Devo andare con loro.»

«Va bene.» La donna scomparve per un attimo, e rispuntò con una tazza di tè. «Prima bevete questa, però, ne avete bisogno.»

«Grazie.» Ianthe mandò giù il liquido caldo, grata, e bastò a risollevarla. Un gruppo di pescatori si stava radunando alle sue spalle, munito di lanterne.

«Ci siamo, signorina.» L'uomo in testa confermò con un cenno brusco del capo. «Andiamo.»

Robert fu l'ultimo a scendere dalla scialuppa, grato di sentire la sabbia bagnata sotto ai piedi, mentre si toglieva il giubbotto di salvataggio imbottito di sughero e tornava, barcollante, sulla spiaggia. Era stata una delle missioni peggiori che avessero mai fatto – la corrente era più pericolosa di quanto si aspettasse – ma l'avevano portata a compimento senza neanche una perdita. Quel risultato bastava a renderlo ottimista, nonostante il gelo. La parte più pericolosa era passata. Adesso, dovevano solo andarsene da quel posto maledetto.

Alzò lo sguardo verso la scogliera, e l'orrore lo travolse di nuovo. Aveva lasciato istruzioni, dei carretti sarebbero andati a prenderli una volta passata la bufera, ma di notte sarebbero andati pianissimo e i cavalli non sarebbero riusciti a scendere lungo il sentiero ripido. Quindi, l'equipaggio, per quanto sfinito, avrebbe dovuto salire in cima alla scogliera, al freddo. Non gli piaceva l'idea di doverglielo comunicare, ma era l'unico modo. Dovevano aspettare che qualcun altro andasse a salvarli, adesso.

Prima di fare qualsiasi cosa, però, doveva trovare Ianthe e assicurarsi che stesse bene. No – c'era anche altro – voleva, aveva bisogno di stringerla fra le braccia e di baciarla con più passione di prima. Quella sera, la sua volontà di essere d'aiuto, per non parlare del fatto che gli era stata dietro senza lamentarsi neppure per una volta, le avevano svelato un altro lato del suo carattere. L'aveva sorpreso per l'ennesima volta. In un certo senso, aveva l'impressione che gli sarebbe bastato vederla per ritrovare la forza e scalare la scogliera.

Raggiunse gli altri e si fermò di colpo. «Dov'è mia moglie?»

«È andata a cercare aiuto» rispose una delle donne, evitando di guardarlo negli occhi.

«Cosa?» Sentì un colpo, come se qualcuno gli avesse dato un pugno sul petto.

«Le ho detto di non farlo.»

«L'avete lasciata andare da sola

«Ho provato a farla ragionare.»

Robert lanciò una sfilza di imprecazioni, non riusciva a credere alle sue orecchie. Era pazza? Ci voleva lui, per impedirle di arrampicarsi su una scogliera con il buio? Gli venne la nausea, tormentato da immagini terribili di tutto quello che poteva esserle successo. Se era caduta, non se lo sarebbe mai perdonato.

«Da che parte è andata?»

«Ha preso il sentiero.»

Robert iniziò a correre, il panico gli aveva restituito energia, ed era contento che perlomeno non avesse deciso di avventurarsi su un'altra strada. Con un po' di fortuna, l'avrebbe raggiunta prima che arrivasse troppo lontano.

Udì un rumore e si arrestò di colpo, strizzando gli occhi per guardare uno sciame di puntini gialli che brillavano nell'oscurità, diventando sempre più grandi e luminosi man mano che avanzavano fluttuando verso di lui. Il nodo che sentiva alla gola si allentò. Se avevano le lanterne, probabilmente appartenevano a una squadra di salvataggio, e c'erano buone possibilità che Ianthe fosse con loro, che avesse trovato aiuto, che fosse viva...

«Robert!»

Prima di vederla, sentì la sua voce. Poi, la sua figura esile emerse dalle tenebre e si gettò fra le sue braccia, ancora prima che avesse il tempo di riconoscerla.

«State bene?» Ianthe lo strinse forte, come se volesse assicurarsi che fosse vero. «Mi avete fatto preoccupare tanto!»

«Voi vi siete preoccupata?» Robert si ritrasse, in preda a una rabbia improvvisa, la afferrò forte per le braccia e la costrinse ad abbassarle. «Voi?»

«Che succede?» Ianthe era sorpresa dalla sua reazione.

Il marito la fulminò con lo sguardo, sopraffatto da un torrente di emozioni contraddittorie che non riusciva a esprimere, e sconvolto dall'intensità dei propri sentimenti. Era viva. Robert poteva ricominciare a respirare, il suo cuore poteva riprendere a battere – quel cuore che, secondo lui, non funzionava come quello degli altri uomini, quel cuore che lui pensava non potesse amare. Gli era parso che si fosse fermato, e che adesso si fosse ridestato.

Ma non aveva intenzione di fargliela passare liscia. Ianthe l'aveva spaventato a morte. Lottare contro la tempesta era stato una passeggiata in confronto al timore di perderla, ma nel momento in cui l'aveva ritrovata e aveva capito ciò che provava per lei, il terrore era stato ancora più grande. La sua non era stata banale preoccupazione. Era stata disperazione, angoscia. E adesso era su tutte le furie, oltre ogni razionalità, perché adesso capiva con chiarezza i propri sentimenti. Amava sua moglie, e non c'era niente che potesse fare per cambiarlo.