16

Quando Ianthe si svegliò, era buio. Non sapeva quanto avesse dormito, ma fuori sembrava che la tempesta si fosse calmata, e l'ululato del vento si era ridotto a un mormorio. Tuttavia, la pioggia continuava a battere sul tetto d'ardesia, e chissà quando avrebbe smesso.

Aveva dei vaghi ricordi della lunga camminata sul fianco della scogliera, e di come il gruppo, sfinito e inzaccherato di fango, si fosse diviso, quando era giunto ai cottage. Nancy l'aveva portata con sé, le aveva dato una scodella di zuppa e una camicia da notte, poi l'aveva messa a letto, visto che Ianthe non riusciva a tenere gli occhi aperti. A un certo punto, qualcosa l'aveva svegliata, non un rumore, né il tocco di qualcuno, ma la fastidiosa sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto... Dov'era Robert?

Si sforzò di aprire gli occhi, e si guardò intorno alla luce tremolante delle candele, ma l'unica stanza del cottage sembrava deserta. Era da sola? Robert le aveva stretto forte il braccio per tutto il viaggio di ritorno, ma non aveva detto una parola e l'aveva consegnata alle cure di Nancy con uno sguardo cupo. Nel vedere la sua espressione, lei non aveva osato protestare, ma non aveva capito che cosa gli fosse preso. Perché si era arrabbiato così? Il salvataggio era stato un successo, e tutti erano salvi. Cosa l'aveva fatto infuriare? Robert avrebbe dovuto festeggiare, non guardarla come se fosse stata lei a causare il naufragio!

La porta si spalancò all'improvviso, facendo entrare una ventata d'aria fredda. Una figura alta si fermò sulla soglia per togliersi il soprabito.

«Robert?» Ianthe strizzò gli occhi, cercando di scorgere il suo viso nell'oscurità.

«Siete sveglia?» La sua voce profonda era inconfondibile, per quanto suonasse stranamente lontana.

«Sì.»

L'uomo esitò, come se cercasse di stabilire se entrare o meno e avvicinarsi, poi il vento che entrava dalla porta agitò il fuoco e lui si decise, chiudendola con un colpo secco.

«Dovete stare al caldo.»

Ianthe scese dal letto e corse al focolare, spostando la gruccia su cui erano appesi ad asciugare i suoi abiti. «Non so dove sia Nancy.»

«È andata a dormire da un'altra parte. Ha detto che per stanotte il cottage è nostro.»

«Tutto nostro?» Si voltò, e per poco non andò a sbattere contro il petto di Robert. Senza volere, accostò le labbra alla sua pelle nuda, e il suo respiro accelerò. Aveva dimenticato che il marito era nudo sotto il soprabito. Le fattezze armoniose del suo corpo sembravano ancora più marcate alla luce del camino, erano madide di sudore e di pioggia, e avevano un vago sapore di sale.

Robert si irrigidì, ma il suo sguardo severo non vacillò. «Tutto nostro.»

«Oh.» Ianthe cercò di allontanarsi, ma scoprì che era impossibile. Era intrappolata fra il suo corpo e il focolare. «Volete mangiare qualcosa?» Lei si schiarì la voce, nervosa. «Dovrebbe esserci del pane...»

«Ho mangiato.» Robert fece un altro passo avanti, e appoggiò le mani sul camino alle spalle della moglie. «Dobbiamo parlare, Ianthe.»

Lei indietreggiò, fermandosi contro la canna fumaria, leggermente allarmata dalla vicinanza improvvisa. Cosa gli prendeva? Probabilmente era solo stanco, ma la sua voce dura e l'espressione arcigna le ricordarono la prima volta che si erano incontrati. Era lo sguardo di un uomo che stava per perdere la pazienza.

«Cosa succede?» Ianthe sollevò il mento in atteggiamento di sfida. Dopotutto, anche lei era stanca! Qualunque fosse la causa, se il marito pensava di sfogare il proprio malumore su di lei, si sbagliava di grosso. Come osava metterla all'angolo come se avesse fatto qualcosa di male?

«Cosa succede?» Robert era sbigottito. «Volete davvero farmi credere di non saperlo?»

«Non so perché siete così furioso, no! Stiamo tutti bene, giusto? Non so perché vi comportate così, allora!»

«Perché non vi sareste dovuta allontanare da sola!» Alzò la voce, iniziando a gridare. «Avete idea di quanto sia pericoloso? Di cosa poteva succedervi?»

«Cosa?» Ianthe era esterrefatta. Era andata a cercare aiuto – anzi, l'aveva trovato – e lui reagiva in quella maniera? Un bel modo di ringraziarla!

«Ve ne siete andata da sola, al buio!»

«Per cercare rinforzi!»

«Potevate farvi male!»

L'insolita nota di angoscia nella voce di Robert la paralizzò. Era per quello che si era arrabbiato, perché l'aveva fatto preoccupare? Teneva a lei tanto da preoccuparsi? A quel pensiero, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata.

«Ma non mi sono fatta male.» Gli posò una mano sul braccio, per calmarlo. «Sto benissimo.»

«È stato comunque un gesto da stupidi. Se foste caduta, avremmo dovuto passare tutta la notte a cercarvi. Avreste potuto mettere a repentaglio altre vite!»

I battiti di Ianthe rallentarono di nuovo. Altro che tenere a lei. Era arrabbiato perché non aveva avuto abbastanza buonsenso!

«Avreste dovuto aspettarmi, Ianthe.»

«Era quasi buio!» gridò lei in risposta, furiosa, alzando la voce come lui. Nonostante fosse stata un'azione sconsiderata, Robert non aveva il diritto di aggredirla per aver fatto quella che secondo lei era la cosa giusta – e che, tra l'altro, si era rivelata tale.

«Non è questo il punto.» Lui non sembrava disposto a cedere. «Non conoscete la scogliera.»

«Qualcuno doveva andare a cercare aiuto!»

«Non voi!»

«Nessun altro si è offerto.»

«Siete stata irresponsabile.»

«Be', mi dispiace se non sono abbastanza giudiziosa o rispettabile per voi, ma volevo salvarvi la vita!»

Tentò di scavalcarlo, ma Robert la prese per un braccio, e la riportò davanti al camino.

«Mi avete fatto spaventare, Ianthe.»

Lei rimase di sasso. La voce di Robert era cambiata, era roca, e il suo corpo fu scosso dalla testa ai piedi da un brivido.

«E credete che io non avessi paura quando eravate in mare con la scialuppa?»

«Non capite.» Robert chiuse gli occhi per un attimo, e la sua rabbia sembrò sbollire tutta insieme. «Non sono arrabbiato soltanto perché vi siete allontanata da sola. Sono arrabbiato perché mi sono spaventato da morire. Non potevo sopportare il pensiero di perdervi.» Le sfiorò la guancia con una mano, accarezzandola con il dorso delle dita prima di circondarle la nuca.

Ianthe chiuse gli occhi, e piegò la testa all'indietro. A separarli, c'era solo la camicia da notte, un sottile strato di stoffa fra i loro corpi nudi, talmente vicini che lei udiva il battito del suo cuore, rapido quanto il proprio. Robert teneva a lei. Non l'aveva detto chiaramente, ma dalle sue parole risultava ovvio. Non perché fossero soci d'affari, ma per come era fatta... O, perlomeno, per come fingeva di essere. Il pensiero la fece irrigidire.

«Promettetemi che non farete mai più una cosa del genere.» Non sembrò che Robert l'avesse notato, intento a sfiorarle la gola con le labbra e a ricoprirle di lievi baci lo zigomo.

«Prometto.» Ianthe non sapeva cosa dire.

«Ho bisogno di voi, Ianthe.»

Lo disse con una specie di ruggito, e lei sentì le ginocchia cedere. Gli posò le mani sul petto, cercando di racimolare la forza necessaria a spingerlo via, e invece le dita salirono verso il collo. Non poteva dire sul serio! Non faceva parte dell'accordo. Lei era una donna assennata, rispettabile. Lui invece... doveva essere impazzito. Era stanco morto. E anche lei, se era per quello, nonostante dormire fosse il suo ultimo desiderio in quel momento.

Ianthe socchiuse le labbra, ma non trovò le parole. La sua bocca sulla pelle era piacevole, e non voleva che si fermasse. Le sembrò che un nodo, dentro di lei, si allentasse, come se la paura e l'ansia della serata si sciogliessero al suo tocco. Lo voleva più vicino, non voleva allontanarsene. Anche se era sbagliato, anche se Robert pensava che fosse un'altra donna, lei non riusciva a staccarsi.

«Ianthe?» La bocca di Robert indugiò sulla sua, come se volesse chiederle qualcosa.

«Sì» rispose lei, ancor prima di capire quale fosse la richiesta, e incollò le labbra alle sue, abbandonandosi con un gemito.

Per un istante, rimasero fermi, stretti in un abbraccio tenero, quasi commovente, prima che un'ondata di emozioni si abbattesse su di loro, nello stesso identico momento. E allora, le loro mani e le loro bocche iniziarono a toccare, ad accarezzare, a baciare, febbrili, a esplorare il corpo dell'altro, sempre più frenetiche.

Ianthe passò le mani sul suo petto, eccitata dalla sensazione dei muscoli saldi sotto le dita. La sua pelle era calda e liscia, come un cuscino su cui avrebbe voluto posare la testa. In risposta, Robert sfiorò la curva della sua schiena, fino alle natiche, e le cinse mentre la sua lingua si faceva strada nella sua bocca, sempre più ardita e impetuosa, come se volesse assaporarla fino in fondo. D'istinto, Ianthe premette il corpo contro il suo, e i capezzoli si fecero turgidi sotto la stoffa leggera, come se il suo corpo volesse schizzare fuori dagli abiti.

Robert, come se l'avesse capito, allungò una mano e prese un lembo della camicia da notte per sfilargliela dalla testa, prima ancora che lei se ne rendesse conto.

«Aspettate!» Ianthe cercò di riacciuffarla, ma ormai era volata sul pavimento.

«Aspettare?» All'improvviso, lui si fece diffidente.

Lei alzò le mani e coprì i seni turgidi, imbarazzata. Robert sorrise, comprensivo.

«Avete ragione, non è giusto che solo uno di noi due sia nudo.»

«Oh.» La bocca di Ianthe era talmente secca che riusciva a malapena a parlare. Non poteva neppure distogliere lo sguardo, perché era attratto in modo irresistibile da Robert, che si stava sfilando i pantaloni e li lasciava cadere a terra, presentando ai suoi occhi sbigottiti il suo evidente desiderio.

Lei tornò a guardarlo in volto, spalancò la bocca, e la richiuse senza emettere un suono, con le guance paonazze.

«Vi voglio, Ianthe» ripeté lui, passandole sul corpo uno sguardo infuocato, che lasciò una scia di tensione dietro di sé. «Se però non volete...» La sua voce gracchiò leggermente, come se parlasse a fatica. «... ditemelo subito.»

«Io...» Ianthe esitò, non riusciva a pensare con tutto il baccano che faceva il suo cuore. Certo che lo voleva, avrebbe voluto gridare. Lo desiderava così tanto da farle male. Ma non era la nuova Ianthe, quella che aveva sposato, a parlare. Era la vecchia – quella vera, capì all'istante – una donna che sbatteva con tutte le sue forze contro la porta della sua prigione, e lei sentì i muri angusti, le barriere che nel corso dell'ultimo anno aveva costruito, crollare pezzo dopo pezzo.

Però, se gli si fosse concessa, sarebbe stato come ammettere la verità – che era una sgualdrina, come l'aveva definita la mamma di Albert. Se avesse ceduto al desiderio, non sarebbe più stata capace di nascondere o negare la sua vera natura, né ai suoi occhi né a quelli di Robert. Lui avrebbe scoperto chi era in realtà: non la sposa giudiziosa e rispettabile che credeva, ma una dissoluta, una svergognata. E sarebbe stato un punto di non ritorno. Probabilmente, era troppo tardi. Ianthe sentì anche l'ultimo chiavistello saltare via dalla porta della prigione, e la vecchia se stessa fu finalmente libera di uscire...

«Ditemelo, Ianthe.»

Lei non ce la fece più. Prima ancora che finisse di parlare, si gettò fra le braccia di Robert, abbandonandosi all'ondata di desiderio che pulsava nelle sue vene. Anche se fosse stato solo per una notte – una notte, prima che Robert si svegliasse e capisse che razza di donna aveva sposato – voleva fondersi a lui, donarsi a lui e scoprire tutti i segreti dell'amore, prima che fosse troppo tardi.

Gli cinse il collo con le mani e lui la prese in braccio, portandola verso il letto. Ianthe si aggrappò alla sua vita con le gambe, tempestandogli di baci il collo e le spalle, mentre cadevano insieme sul materasso.

Lui si staccò subito e si distese accanto a lei. Le loro bocche si unirono, si avventarono fameliche l'una sull'altra, mentre Robert accarezzava i suoi seni, titillando i capezzoli fino a farle inarcare la schiena per chiederne ancora.

«Robert?» ansimò, contro la sua bocca.

Lui fece una risatina e la lasciò andare, poi si spostò in basso, sfiorandole la pancia, e poi il ventre, con le labbra.

«Robert!» Stavolta, per poco Ianthe non gridò, e si ritrasse all'istante, ma lui la tenne ferma, continuando a scendere con la bocca, fino ad arrivare in un posto che lei non aveva mai immaginato si potesse baciare.

Ianthe prese fiato, cercando di capire cosa stava succedendo. Il suo cervello non sembrava disposto a collaborare. Il suo corpo aveva preso il sopravvento, e aveva oscurato tutto il resto, lasciandole solamente una voglia irresistibile e incontrollabile di muoversi.

«Anch'io vi voglio.» Stava ansimando. Era inutile negarlo. Poteva rimanere in silenzio, ma il suo corpo l'avrebbe tradita. Aveva già preso a dimenarsi in modo indecente, mentre le dita di Robert si avventuravano fra le sue gambe, dischiudevano la fessura e stuzzicavano i suoi intimi recessi. Non sapeva che cosa stava facendo, tuttavia non voleva che smettesse. Qualunque cosa fosse, ne voleva ancora. Lo voleva. Subito.

Si divincolò, e allungò una mano per accarezzargli le spalle. Lui smise subito di muoversi, e Ianthe, a un tratto, ebbe paura. Gli aveva fatto male? O ancora peggio, lui aveva cambiato idea? Se era così, sperava che la terra si aprisse e la inghiottisse.

«Ianthe?» Robert tornò su, e si distese sopra di lei con uno sguardo in cui Ianthe lesse una domanda, e tanto bisogno. «Siete pronta?»

Lei sorrise, sollevata, cercò la sua bocca e lasciò che fossero le labbra a rispondere per lei. Lui, in risposta, emise un gemito, si abbassò con delicatezza su di lei ed entrò lentamente dentro di lei. Lei sentì una specie di ferita, un dolore improvviso e lancinante, mentre il suo corpo si apriva a lui. Si morse il labbro per impedirsi di urlare, mentre lui la penetrava più a fondo. Riusciva a malapena a muoversi, tanto era il dolore. Non avrebbe mai immaginato che fosse così. Com'era possibile che, dopo averlo voluto tanto, adesso le facesse così male? Non era di gran lunga meglio baciarsi?

«Vi sto facendo male?» Robert la guardò, preoccupato, e lei scosse la testa, sforzandosi di mentire.

«Va tutto bene.»

«Se volete che smetta...»

«No.» Ianthe alzò una mano e gli accarezzò dolcemente una guancia. «Lo voglio.»

«Non voglio farvi male.»

Robert rimase immobile, quindi fu Ianthe ad avvicinarsi, sollevando le anche, e in quel momento il dolore iniziò a diminuire. Più che altro, sentiva uno strano sfarfallio dentro il ventre, un calore attraente, che cominciava a diffondersi nel suo corpo. Ecco, così era meglio, molto meglio.

«Ianthe.» Le braccia e le gambe di Robert la immobilizzavano, e il suo peso la premeva sul materasso. «Ditemi la verità.»

«Non vi fermate.» Ianthe iniziò a ondeggiare, per dimostrargli che era vero. Non le faceva male, non più. E adesso voleva che fosse lui a muoversi. Gli cinse la vita con le mani per incoraggiarlo, e vide un'espressione sorpresa passare sul suo volto, prima che Robert facesse per staccarsi.

«No!» Lei lo strinse per fermarlo, e lui tornò a distendersi, e con un sorriso malizioso si spinse di nuovo dentro di lei.

«Meglio?»

«Pensavo che voleste smettere.» Ianthe si imbronciò.

«Non ancora.» Le sorrise di nuovo, era bello da mozzare il fiato. «Fidatevi di me, Ianthe.»

«Mi fido.» Lei sorrise, non voleva parlare più. Inarcò la schiena, mentre Robert la penetrava con movimenti forti e ritmici. Lo sfarfallio allo stomaco era cambiato, era più energico ed elettrizzante, come se stesse aumentando d'intensità, riempiendo tutto il suo addome. D'istinto, gli cinse il corpo con le gambe, sollevando i fianchi e seguendo i suoi movimenti.

«Aspettate.» La voce di Robert era roca, ma Ianthe continuò a oscillare, incapace di fermarsi. Il formicolio stava aumentando, stava arrivando all'apice. Mancava poco... Ianthe slanciò la testa all'indietro e gemette. Le bastavano solo pochi secondi. Solo pochi e poi...

A un tratto ebbe un sussulto, e il suo corpo, spontaneamente, ruppe gli argini, mentre la mente, offuscata, lo guardava a distanza. In lontananza, sentì Robert che chiamava il suo nome. Il corpo tremante del marito si abbandonò e ricadde su di lei, ma Ianthe non rispose, poté solo aspettare che quella spirale, quel turbine di sensazioni si placasse e lentamente svanisse, consegnandola a un sonno profondo ed esausto.

Quando Ianthe si svegliò per la seconda volta, faceva freddo. Il fuoco era piccolo, e lei sentì la pelle d'oca sulle braccia. Robert era ancora sdraiato accanto a lei, a pancia in giù, E la cingeva con un braccio, possessivo, come se non volesse farla scappare. Dormiva profondamente.

Lei prese con cura la trapunta e coprì i loro corpi. Che aveva fatto? Le faceva male tutto il corpo. Scalare la scogliera le aveva spezzato le gambe, ma adesso le faceva male anche in mezzo. Al solo ricordo, le sue guance avvamparono. Non aveva avuto alcun tipo di preparazione sulla questione. Le poesie, i romanzi, la musica, non si avvicinavano neanche lontanamente alla realtà. Quello che aveva sentito non lo si poteva esprimere a parole, era come se il suo corpo fosse tornato alla vita, come se la vecchia Ianthe fosse tornata alla riscossa, più agguerrita che mai, evadendo dalla sua prigione con la violenza dirompente delle emozioni che aveva represso per mesi.

Eppure, non sarebbe dovuto succedere. Si coprì gli occhi con la mano, afflitta dal senso di colpa. Finché aveva rispettato il loro accordo, stranamente, era riuscita a dimenticare il suo inganno. Adesso, dopo aver abbandonato qualsiasi pretesa di rispettabilità, le sue bugie le sembravano ancora più gravi. La sera prima, Robert le aveva dimostrato di tenere a lei, ma aveva scoperto solo dopo che razza di donna fosse. Al suo risveglio, ricordando come si era comportata – come una vera libertina – ne sarebbe rimasto disgustato.

Ianthe allungò una mano e scostò un ricciolo nero dalla sua guancia. Come aveva potuto innamorarsi così velocemente? Per qualche istante, si era illusa che anche lui la amasse, ma adesso doveva mettere da parte i sogni. La sera prima, gli aveva mostrato quanto fosse poco rispettabile. Una volta firmato il contratto con Harper, gli avrebbe dovuto raccontare anche di Albert. Poi, gli avrebbe proposto di divorziare. Non ci avrebbero fatto una bella figura, ma lui avrebbe avuto il suo bel cantiere per consolarsi. Non gli sarebbe parso vero, sicuramente.

Nel frattempo, doveva indossare la sua nuova maschera, arrivare alla fine di quella cena e cercare di non fargli scoprire quanto tenesse a lui. Dentro di sé, era tutto chiaro. Non appena gli avesse detto la verità, sarebbe finita.