18

Robert uscì barcollando dalla taverna, si aggrappò alla cornice della porta e sbatté le palpebre per abituarsi alla luce della sera che aggredì i suoi occhi. Forse, l'ultimo boccale di birra poteva risparmiarselo. Non era completamente ubriaco, eh, non ancora. Era ancora abbastanza lucido da sentire una fitta al cuore ogni volta che pensava alla moglie, e purtroppo succedeva spesso, per quanto avesse tentato di affogare la sua immagine nell'alcol.

In quel momento, ebbe l'impressione, per quanto fantasiosa, che uno degli uomini che incrociò vicino al molo avesse il suo viso, gli stessi occhi da cerbiatta e lunghi capelli biondi. E, particolare ancora più strano, l'uomo lo stava guardando come se l'avesse riconosciuto, come se si fossero già visti. Si stropicciò gli occhi, cercando di trovare un senso. Si stava immaginando tutto?

«Percy?» All'ultimo momento, trovò la risposta che stava cercando.

«Felstone?» A giudicare dall'espressione sbigottita sulla faccia del giovane, era difficile dire chi fosse più sorpreso. «Siete voi?»

Robert si innervosì subito. Certo che era lui, per quanto potesse comprendere la confusione del ragazzo. Aveva ancora indosso gli abiti del salvataggio, quanto al suo atteggiamento... be', era un po' diverso dal suo solito contegno sobrio e rispettabile. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che si era fatto vedere ubriaco in pubblico – o non in pubblico, se era per quello.

«Che ci fate qui, Percy?»

Il giovane cambiò faccia all'istante. «Devo parlare con Ianthe. È a casa?»

«Credo di sì.» Robert sospirò. «Stasera abbiamo ospiti a cena.»

«Avete?»

Robert ignorò l'espressione scettica del ragazzo. «Adesso, più o meno, immagino. Venite, andiamo insieme.» Fece un passo, perse l'equilibrio e si attaccò al muro perché la terra aveva iniziato a tremare sotto ai suoi piedi. Per un attimo, gli parve di essere tornato sulla scialuppa. Prima che il suo mondo crollasse.

«Secondo me sarebbe meglio se aspettaste un po'.»

«Forse avete ragione.» Robert si appoggiò al muro della taverna, con gli occhi socchiusi. «Cos'è successo di tanto importante da spingervi a farle visita di persona? Non siete neppure venuto al nostro matrimonio.»

«No, mi dispiace. Lavoro, sapete. Quanto a oggi...» L'espressione di Percy si fece diffidente. «Devo solo dirle una cosa.»

«Cioè?»

«È personale, mi dispiace... Oh!»

Quando Robert lo prese per il bavero e lo spinse contro il muro, Percy lanciò un gridolino.

«Sapete» la voce di Robert era simile a un ruggito, «non mi siete mai piaciuto, dalla prima volta che vi ho visto. Non mi piaceva il modo in cui trattavate vostra sorella, e non mi piacete ora. Quindi, se siete venuto per farla arrabbiare, vi consiglio di tornarvene a Londra prima che debba mandarvici io.»

«Non sono qui per farla arrabbiare!»

«E allora perché?»

«È in pericolo!»

«Cosa?» Robert sentì una fitta al cuore. «Che tipo di pericolo?»

«Non lo so. Non ne sono sicuro, ma credo di essermi comportato proprio male, stavolta.» Percy scrollò la testa, con un lamento. «Avete ragione, sono stato un fratello orribile. Avrei dovuto prendermi cura di lei, dopo la morte dei nostri genitori. Se l'avessi fatto, forse tutto questo non sarebbe successo.»

«Con "tutto questo" intendete me

«Cosa? No, io non ho avuto niente a che fare con il vostro matrimonio. Ha deciso da sola. È molto più intelligente di me.»

«Allora, di cosa state parlando?» Robert scrollò il ragazzo per le spalle. «Cosa avete fatto?»

«Ho raccontato una cosa a una persona, e non avrei dovuto, poiché penso che voglia usarla contro di lei.»

«Una cosa a una persona.» Robert si stava spazientendo. «Percy, se mia moglie è in pericolo, voglio sapere tutto per filo e per segno.»

«Non posso dirvelo. Ho promesso che non l'avrei mai raccontato a nessuno, ma Charles mi ha fatto bere un sacco di vino, mi ha tempestato di domande, e alla fine mi è scappato. Non dovrei neanche dirvele, certe cose, ma adesso che lui lo sa...»

«State parlando di Lester?»

«Sì. Stavamo giocando a carte. Stavo perdendo malamente, e lui ha detto che se gli avessi raccontato qualcosa di Ianthe, una cosa che lei non vuole si sappia... un segreto...»

«Avrebbe annullato il debito?»

«Sì.» Percy chinò la testa, afflitto. «È stato di malumore per settimane, dopo il vostro fidanzamento. Abbiamo anche litigato, devo dire. Stavo tentando di evitarlo, di rimettermi in piedi, ma quel giorno mi è sembrato che fosse ritornato quello di una volta. E ho pensato, che c'è di male in una partita a carte? Non giocherò mai più, lo giuro.»

«Cosa gli avete detto, Percy?»

«Non posso.»

«Potete, invece.» Robert serrò la presa sul bavero. «E lo farete, adesso.»

«È scappata

Dieci minuti dopo, Robert non aveva ancora digerito il racconto di Percy, in preda a una miscela letale di rabbia e gelosia che gli rendeva difficile concentrarsi.

«Sì, ma non sono arrivati molto lontano.»

«È scappata.»

«Sì!» Adesso, era Percy che stava per perdere la pazienza. «Se volete rimanere qui a sbraitare, fate pure, io mi avvio.»

Robert si arrestò di colpo. L'ultimo boccale di birra era stato un errore, non c'era dubbio. Si stava sforzando di assorbire le parole di Percy, come se il suo cervello non riuscisse a stare al passo delle sue orecchie. Non poteva capire, figurarsi crederci. Non era possibile, semplice. Percy non poteva parlare di sua moglie. La sua rispettabile e morigerata sposa non poteva celare un segreto tanto scandaloso. Tuttavia... un ricordo sbiadito si affacciò alla sua coscienza. Una frase che Percy aveva pronunciato il primo giorno, quando si erano incontrati sul treno – qualcosa a proposito di uno scandalo...

«Non è vero.» Si rifiutava ancora di crederci.

«Ve l'ho già detto.» Percy sbuffò, esasperato. «È vero. E adesso Sir Charles ne è al corrente.»

Quelle parole ebbero l'effetto di una secchiata d'acqua fredda e gli fecero passare la sbronza all'istante. «Credete davvero che lui possa essere un pericolo per vostra sorella?»

«Non ne sono sicuro, ma sapete che gli è sempre piaciuta. Voleva sposarla, ancora prima che arrivaste voi, ma pensavo che l'avesse superata. Quando glielo stavo raccontando, però, la sua espressione era strana, quasi minacciosa, come se stesse pensando di usare questa informazione contro di lei.»

Robert aggrottò la fronte, cupo. Un ricatto? Sembrava una bassezza degna del baronetto. E chissà cosa avrebbe voluto in cambio...

«Quando è successo?» Robert girò sui tacchi e prese a salire la collina con ritrovata energia.

«Aspettatemi!» Percy gli corse dietro. «È stato due sere fa. La mattina seguente sono tornato a casa sua, per chiedergli di mantenere il segreto, ma mi hanno detto che era partito per Bournemouth. È stato allora che ho cominciato a preoccuparmi.»

«E perché non siete venuto subito?» Robert lo guardò in cagnesco.

«Dovevo andare in ufficio. Ho dovuto supplicarli per avere la giornata libera, oggi. Non sono molto contenti di me, ve lo dico.»

«Non mi riesce difficile crederlo.»

Percy arrossì. «Cosa avete intenzione di fare?»

«Con Lester? Se le torce anche solo un capello, lo butto in mare con queste mani.»

«Non con lui. Con Ianthe.»

Robert non rispose. Cosa avrebbe fatto con lei, la donna che non solo gli aveva tenuto nascosto un segreto, bensì un grave scandalo che aveva il potere di distruggere la reputazione di entrambi, per non parlare dei suoi progetti per il cantiere? La donna che aveva avuto il coraggio di dire che lui non era degno del suo amore?

No. Per un attimo, perse il passo, alcuni ricordi riemersero dalla nebbia della sua coscienza. Lei non aveva detto niente del genere. Era stato lui a balzare alle conclusioni. Non gli aveva dato una spiegazione convincente per il suo cambiamento repentino d'atteggiamento. Anzi, gli era sembrata soprattutto preoccupata per la cena, decisa a portare a termine la missione, come se comprare l'azienda di Harper importasse più a lei che al diretto interessato. Aveva detto qualcosa a proposito delle sue obbligazioni, come da contratto – parole che in quel momento gli erano parse bizzarre – come se avesse avuto paura di deluderlo. E se il suo fosse stato... senso di colpa?

«Non è così tragico, se ci pensate bene.» Percy era ansioso. «È vero, è scappata, ma non ha mai condiviso il letto con un uomo.»

«Credete che alla gente importi di questi dettagli?» Gli lanciò un'occhiata sarcastica. Non voleva neppure considerare il pensiero che la moglie condividesse qualcosa di più profondo e intimo di una stretta di mano con un altro uomo.

«No... Credo di no, ma la colpa è stata mia, quanto sua.»

«Che volete dire?»

«Sono stato io a cacciarla di casa. Dopo la morte dei nostri genitori, mi sono ritrovato sommerso dalle responsabilità. Non volevo occuparmene. L'ho fatta sentire indesiderata, credo. Sapevo che si sentiva sola a Bournemouth, ma non ho fatto niente per aiutarla. Non mi meraviglia che sia scappata con il primo venuto.»

Robert sentì l'ennesima fitta di gelosia. «Questo non spiega perché non me l'abbia detto.»

«Forse, non pensava che ce ne fosse bisogno. Tutto è stato messo a tacere, comunque. Sono l'unico che l'ha spifferato.»

«Bravo.»

«Sentite...» Percy sospirò, «... non so perché non ve l'abbia detto, quello che so è che quando è tornata da Bournemouth, Ianthe era un'altra persona. Quando è partita, era in lutto, ma era sempre mia sorella. Quando è tornata era irriconoscibile, come se nel frattempo si fosse tramutata in pietra. Prima era piena di vita, sempre affettuosa, sorridente, felice.»

Robert sentì una stretta allo stomaco. Adesso la riconosceva – quella donna nascosta dietro alla facciata di rispettabilità, ne aveva colto qualche fuggevole scorcio nelle settimane precedenti. Sentì un'ondata di sollievo, come se si fosse tolto un peso di dosso. Se quella era la vera Ianthe, forse c'era ancora una speranza. Quella era la donna che voleva, la donna con cui era andato a letto, non quella che l'aveva rifiutato, la donna dal passato scandaloso che in un momento aveva il potere di distruggere tutto quello che lui aveva costruito – la donna che amava, nonostante tutto.

«Andiamo!» Prese Percy per il braccio e iniziò a correre. «Se passiamo da dietro facciamo prima.»

«Mr. Harper.» Ianthe si stampò in faccia un sorriso ed entrò nel salottino, facendo del suo meglio per non mostrare che la sua vita si stava sgretolando a vista d'occhio.

«Mrs. Felstone.» Il vecchio sembrava sconcertato. «Iniziavo a pensare che voi e vostro marito vi foste dimenticati di noi. Dov'è?»

«L'hanno trattenuto al cantiere, mi dispiace. Dopo la tempesta e il naufragio di ieri, ha avuto molto lavoro da fare, ma sono certa che arriverà appena può.» Sperava, almeno...

«Ho fame. Se sapeva che non sarebbe arrivato in tempo, avrebbe fatto meglio ad annullare la cena.»

«Oh.» Ianthe sbatté le palpebre, sorpresa. Da parte sua, aveva dato per scontato che salvare la vita a dodici uomini fosse una giustificazione sufficiente per un ritardo. «In questo caso, possiamo iniziare senza di lui, che ne dite? Sono sicura che Robert non ci resterà male, sempre che la mia compagnia vi faccia piacere. I Loveday saranno qui a momenti.»

«Certo che ci fa piacere.» Violet si affrettò a intervenire. «Tutta la città parla del salvataggio di ieri e di quanto sia stato coraggioso Mr. Felstone. Ma è vero che anche voi siete andata con loro?»

«Sì, ma sono rimasta a riva. Li ho aiutati a occuparsi dell'equipaggio, una volta a terra.»

«Dei semplici marinai?» Mr. Harper le rivolse un'occhiata di disapprovazione. «Un compito poco adatto a una signora.»

«Io ho pensato che siate stata molto coraggiosa.» A Violet brillavano gli occhi per l'ammirazione.

«Grazie, ma credo che voi avreste fatto lo stesso in quella situazione.»

«Lei?» Mr. Harper sbuffò. «Prima dovrebbe alzare il naso dal libro! Sapete che adesso deve mettersi gli occhiali? Gli occhiali! Per una donna, ah!»

«Sono sicura che sarà molto graziosa.» Ianthe si morse l'interno della guancia per calmarsi, sconvolta dalla mancanza di tatto del vecchio. La povera Violet era mortificata.

«Mangiamo?» La prese a braccetto, con decisione, e la condusse nel salone. «Anch'io sono affamata.»

«Sì, grazie.» L'espressione turbata di Violet non cambiò. «Magari dopo potremmo fare due chiacchiere...» Lanciò un'occhiata alle sue spalle, poi abbassò la voce. «In privato?»

«Certo. È successo qualcosa?»

«Non lo so. È solo una cosa che ha detto mio padre.»

«Allora certo, parleremo...» Ianthe si bloccò a metà frase, distratta dal trambusto che proveniva dalla scala sul retro, che portava in cucina. Sentì delle voci concitate e un rumore di passi svelti...

«Robert...! Percy?» Quando i due uomini fecero irruzione nell'atrio, sudati e con il fiatone, Ianthe lasciò andare il braccio di Violet.

«Che sta succedendo?» Mr. Harper era indignato. «Mr. Felstone, mi sembra alquanto disdicevole.»

«Ianthe...» Suo fratello si rivolse a lei, per prima. «Mi dispiace tantissimo.»

«No!» Lei alzò una mano per azzittirlo, all'improvviso aveva capito come aveva fatto il baronetto a sapere di Albert. Fino a quel momento, si era rifiutata di credere alla conclusione più ovvia, ossia che fosse stato il fratello a tradirla. Adesso, era chiaro come il sole. Che ci faceva insieme a Robert, tuttavia? Cosa stavano tramando, quei due?

«Ma guardate, Percy.» La voce strascicata e inconfondibile del baronetto giunse dal salotto, e Ianthe si sentì sprofondare. «Non mi aspettavo di rivedervi così presto.»

«Ho detto...»

«Fuori di qui.» Robert gli andò incontro, minaccioso. «Fuori dalla mia casa, subito!»

«Mr. Felstone!» Il vecchio Harper sembrava scandalizzato. «Attento a come parlate! Buonasera, Sir Charles. È un onore incontrarvi qui.»

«Non me ne importa niente del suo rango!» La voce di Robert era tesa, riusciva a malapena a contenere la sua furia. «Gli ho detto di andarsene.»

«Se fossi in voi, starei molto attento a quello che dite.» La sicurezza del baronetto ebbe un cedimento, e indietreggiò di un passo. «Se il nostro amico qui presente, Percy, vi ha ragguagliato su certi fatti, dovreste studiare con estrema attenzione la vostra prossima mossa.»

Il cuore di Ianthe iniziò a battere all'impazzata, travolto da un'ondata di panico. Da come parlava Sir Charles, sembrava che Robert fosse già al corrente della verità sul suo passato – come se Percy l'avesse raccontata anche a lui! In quel caso... Inspirò, tremante, ed ebbe l'impressione che nella stanza non ci fosse aria a sufficienza. Non avrebbe più nemmeno avuto l'opportunità di dirglielo lei stessa. Era terribile – più terribile di quanto avesse immaginato. Se Robert sapeva tutto, non la meravigliava che fosse così furioso. Aveva un aspetto livido, nei suoi occhi ardeva una furia cieca. Più tardi, quelle pupille l'avrebbero guardata dritta in faccia.

Il campanello suonò di nuovo, e Ianthe si girò di scatto. Dovevano essere i Loveday – altri testimoni della sua vergogna, come se non ce ne fossero già abbastanza! Sollevò la gonna, incapace di sopportare la tensione un attimo di più, e si avviò a passi decisi alla porta, superando Kitty e Giles e scendendo i gradini di pietra per allontanarsi, sconvolta, fra le aiuole che conducevano al lungomare. Doveva andare via – non poteva rimanere a guardare mentre il suo passato distruggeva tutta la sua vita! Ormai, era troppo tardi per rimediare ai danni che aveva causato. Harper non avrebbe mai acconsentito a vendere. E Robert... non l'avrebbe mai perdonata, questo era certo!

«Ianthe!»

Udì il marito che la chiamava, in lontananza, ma lei continuò a correre, in testa aveva solo la fuga. Se Percy gli aveva raccontato di Albert, era troppo tardi per scusarsi o per spiegarsi. Non che avesse delle giustificazioni. Aveva rovinato tutto, era solo colpa sua!

Alla fine della passeggiata, si arrestò di colpo. Sotto di lei, la distesa del mare assomigliava a una coperta verde scintillante, solcata da piccole increspature fino all'orizzonte. Forse, se fosse salpata, avrebbe potuto trovare una nuova casa, in un posto lontano dove a nessuno sarebbe importato del suo passato, dove avrebbe potuto iniziare tutto da capo e dimenticarsi del suo cuore spezzato...

«Ianthe, tornate indietro!» La voce di Robert era pericolosamente vicina.

«Andatevene!» gridò lei, voltandosi indietro, rifiutandosi di guardarlo.

«Va bene, non mi avvicino, ma allontanatevi dal ciglio, Ianthe, vi prego. Dopo la pioggia di ieri, il terreno potrebbe essere instabile.»

Ciglio? Lei abbassò lo sguardo, e con sua grande sorpresa si rese conto che i suoi piedi erano proprio sull'orlo del precipizio. Nella sua angoscia, non aveva notato dove stesse andando. Il ciglio della scogliera aveva subito un cedimento e sembrava sul punto di crollare, di tanto in tanto un sasso o una zolla di terra cadevano nel mare del Nord.

Ianthe spostò il peso all'indietro, e quando si voltò si accorse che Robert era a pochi passi di distanza. La guardava fisso attraverso la pioggia fine, teso, come se fosse pronto a saltare e ad acciuffarla.

«Prendete la mia mano.» Avanzò di un passo, muovendosi lentamente, come se avesse paura di spaventarla.

«No.» Lei ignorò la mano che le tendeva. «Mi sposto, ma prima dovete andarvene.»

«Prendete la mia mano, Ianthe.»

«Voi non capite!» gridò la donna. «Ho rovinato tutto. Non volevo, ma l'ho fatto. È finita, Robert! Lasciatemi da sola, per favore.»

«No.» Lui scrollò la testa, determinato. «Percy mi ha raccontato tutto, e non c'è problema, non mi importa.»

«Cosa?» Il cuore le balzò in gola.

«Mi ha raccontato cos'è successo a Bournemouth, e non mi importa.»

«Com'è possibile che non vi importi?»

«Perché è così. Non quanto il pensiero di perdervi.»

«Mi sono comportata da svergognata.»

«Avete commesso un errore.»

«Non sono rispettabile!»

«Neppure io!» Si sforzò di sorridere. «Non lo sono mai stato fino in fondo, ma adesso non mi interessa minimamente.»

«Non siete arrabbiato?»

«Furioso, ma questa è un'altra storia.»

Ianthe scrollò la testa, resistendo alla tentazione di credergli. «Avrei dovuto dirvelo. Lo sapevo, ma non ci riuscivo. All'inizio, non avevo capito quanto la rispettabilità fosse importante per voi, e poi... poi ho pensato che se fossi riuscita a essere la donna che desideravate, sarebbe stato irrilevante.»

«Voi siete la donna che desidero, Ianthe. Vi amo.»

«Ma Sir Charles ne è al corrente, e lo dirà a tutti. Inizieranno a spettegolare!»

«Lasciamoli spettegolare.»

«Harper non vi venderà il cantiere!»

«Se crede che non siamo alla sua altezza, può tenerselo, il suo maledetto cantiere. Non possiamo cancellare il passato, ora l'ho capito, ma almeno sul nostro futuro qualche potere l'avremo! E non permetterò a Harper, Lester e quelli come loro di rovinarlo.»

«Quindi... mi volete ancora?» Non riusciva a crederci...

«Sì! Con tutto il mio cuore, Ianthe. Prendete la mia mano, adesso.»

Lei tirò un sospiro di sollievo, e allungò le dita verso di lui nell'attimo esatto in cui la terra sotto ai suoi piedi iniziò a tremare e a spaccarsi. Spaventata, tentò di buttarsi in avanti, ma ormai era caduta e stava precipitando nel vuoto insieme alle rocce della scogliera.

«No!» Robert afferrò la sua mano in aria. «Reggetevi!»

«Ah!» Ianthe lanciò un grido di dolore, andando a sbattere contro la parete di roccia. Le dita erano scivolose, le sfuggivano di mano.

«Aggrappatevi a me!» Si era disteso a pancia in giù sull'orlo del precipizio, reggendo tutto il suo peso.

«Siete troppo lontano!» Alzò la mano libera, ma lo mancò. «Robert, dovete lasciarmi andare. Non voglio portarvi giù con me!»

«Se cadete, allora cado con voi!» La sua voce era implacabile. «Non vi arrendete, Ianthe.»

«Non voglio arrendermi!» Ianthe abbassò lo sguardo e scorse le onde che si infrangevano sugli scogli, duecento piedi più giù. Le sembrò che si ingrandissero e che si facessero più minacciose, come se volessero raggiungerla e trascinarla via con loro. No, non voleva arrendersi. Se Robert la voleva ancora, allora voleva dimostrargli che il sentimento era reciproco. Aveva ragione lui. Albert era stato un errore. Uno stupido errore. Perché doveva permettere che distruggesse la sua vita? Se Robert poteva perdonarla, forse non era una creatura tanto spregevole, in fin dei conti. Forse, poteva smettere di vergognarsi e di torturarsi e poteva tornare a essere se stessa – la donna che voleva essere...

Alzò la mano per l'ennesima volta, impiegando tutta la sua forza, in un ultimo, disperato tentativo di raggiungerlo. Stavolta non lo mancò.

«Tenetevi forte!» Robert iniziò a tirare, e la trascinò sopra la scogliera, in salvo.

«Ho avuto paura di perdervi.» Non appena fu al sicuro, Robert la prese fra le braccia, e la cullò avanti e indietro, in attesa che i tremori indotti dallo spavento si calmassero.

«È stato un incidente. Non volevo avvicinarmi al precipizio. Stavo correndo, volevo solo scappare.»

«Dovete smettere di scappare, Ianthe.»

«Lo so.» Lei alzò la testa. «Ma avevo tanta paura che mi odiaste. Ecco perché mi sono comportata in quel modo stamattina. Ero stanca dei miei inganni, ma avevo troppo timore di dirvi la verità. Sapevo di doverlo fare, e ho pensato che se avessi convinto Mr. Harper a firmare il contratto, almeno, non avrei fallito su tutti i fronti.»

«Non avete fallito, e se è successo, allora sono felice che l'abbiate fatto.»

«Siete felice che vi abbia ingannato?»

«Adesso non esageriamo.» Robert scoppiò a ridere. «Se mi aveste detto la verità all'inizio, forse non avrei mai avuto l'occasione di conoscervi per come siete davvero. Ero convinto che ciò che pensava la società di me, ciò che uomini come mio padre pensavano di me, fosse importante. Invece non è così. Adesso, l'unica cosa che mi importa è ciò che voi pensate di me. Ditemi la verità, Ianthe. Ditemi cosa provate per me. Se potete amarmi, allora non me ne importa un fico secco degli altri.»

«Certo che posso amarvi!» Gli strinse le braccia al collo. «Vi amo già

«Anch'io.» La voce di Robert era roca. «Per quanto possa sembrare assurdo, vi amo sin dall'inizio.»

«Mi avete dato dell'opportunista!»

«Un'opportunista a cui ho chiesto di sposarmi. Dovevo avere dei buoni motivi, sebbene al tempo non me ne sia reso conto. L'unico mistero è perché abbiate accettato.»

«Oh...» Ianthe si morse il labbro, restia a raccontargli la storia. Tuttavia, glielo doveva. «Per colpa di Sir Charles. La mattina dopo il ballo, mi ha seguito al castello di Pickering e mi ha aggredito. Mi ha detto che era stato innamorato di mia madre per anni – che se non poteva avere lei, allora avrebbe avuto me. Era ossessionato.»

Robert serrò i denti, furioso. «Percy era della stessa idea.»

«Percy? Aspettate che gli metta le mani addosso...»

Robert la strinse forte, baciandole i capelli. «Non siate troppo dura con lui. Se non fosse stato per lui, sarei ancora a bere in quella taverna del porto.»

«Ecco cos'era quell'odore!»

«Temo di sì.» Lui fece un ghigno sarcastico. «A quanto pare, sono perfettamente in grado di rovinarmi la reputazione, anche senza il vostro aiuto. Ma credo che Percy sia pentito sul serio.»

«E meno male.» Ianthe fu colta da una nuova paura. «E Lester?»

«Eccomi.» Alle loro spalle, la voce del baronetto ebbe il potere di raggelarli. «Lester? È una scena toccante, ma non cambia niente.»

«Cambia tutto.» Robert spostò Ianthe di lato, e si alzò in piedi. «Se fossi in voi, inizierei ad andare.»

«Certo, me ne vado subito.» Il baronetto estrasse una piccola pistola dalla tasca del cappotto. «Ma vostra moglie viene con me.»

Ianthe lanciò un grido disperato. Il baronetto teneva l'arma puntata su di loro, e dava le spalle alla schiera di palazzi. Se qualcuno si fosse affacciato alla finestra, non avrebbe visto la pistola. Non sarebbe accorso in loro aiuto. Al contrario, avrebbero pensato che quell'uomo si era avvicinato per soccorrerli.

«Sono stanco di aspettare, Ianthe. Adesso, venite con me.»

«Lei non va da nessuna parte.» Robert la coprì con il suo corpo, proteggendola. «Potete diffondere tutti i pettegolezzi che volete.»

«Sono pronto a ben altro.» Il baronetto agitò l'arma con fare minaccioso. «Sarebbe davvero un peccato se cadeste dalla scogliera, soprattutto dopo aver appena salvato la vostra adorata mogliettina, ma si sa, gli incidenti capitano.»

«Se mi sparate, il mare mi riporterà a riva. Troveranno il proiettile.»

«Forse, oppure potrei convincerli a non trovarlo. Ho amicizie potenti. E adesso fatevi da parte.»

«No.»

«Robert...» Ianthe gli posò la mano sul braccio.

«Voi non andrete da nessuna parte con lui!»

«Non voglio che vi spari!» Ianthe balzò in piedi e corse verso il baronetto, fermandosi al suo fianco. «Non sapete di cosa è capace!»

«E questo dovrebbe convincermi?» Robert aveva l'odio scolpito sul volto.

«Non abbiamo scelta!»

«Dovreste dare ascolto a vostra moglie, Felstone. È una donna intelligente.»

«Ecco perché non vi ha mai voluto.»

«Come osate?»

Il dito sul grilletto ebbe un fremito, e Ianthe reagì d'istinto buttandosi di lato, nell'attimo stesso in cui Robert si scagliava sul nemico con una tale forza che entrambi rovinarono a terra.

Rapida, lei si lanciò sulla pistola, ma Robert arrivò per primo, bloccando il polso di Sir Charles con una mano, mentre con l'altra lottavano senza tregua, rotolando sempre più vicini all'orlo del precipizio.

«Attento!»

Ianthe gridò, e vide Robert che alzava la testa al suo avvertimento, rendendosi conto del pericolo. Un attimo dopo, il baronetto gli diede un pugno fortissimo in faccia. Terrorizzata, lei vide il marito accasciarsi di lato, e Sir Charles che alzava la pistola e prendeva la mira. Barcollò e indietreggiò senza accorgersene verso l'orlo della scogliera.

A un tratto, sembrò che la scena si svolgesse al rallentatore. L'attimo prima, il volto di Sir Charles era contorto in un'espressione trionfante e colma di disprezzo, e quello dopo, partì un colpo e lui cadde giù dalla scarpata, precipitando nel vuoto con una faccia sorpresa.

«Robert!» Ianthe si gettò a terra, accanto a lui. «Siete ferito?»

«Cos'è successo?» Il marito si alzò a sedere, sfregandosi piano la guancia.

«La pallottola vi ha colpito?»

«Pallottola?» Sembrava leggermente confuso. «No, non credo.»

«Non credete?» Ianthe gli passò le mani sul corpo, febbrile, in cerca di tracce di sangue.

«Sto bene, Ianthe.» Fece una risata roca. «Non c'è bisogno di palpeggiarmi in pubblico.»

«Cosa?» Lei gli sferrò un pugno sulla spalla. «Sto solo controllando se state bene! Brutto ingrato!»

«Dov'è finito Lester?»

«È caduto.» Ianthe rabbrividì. «Voleva spararvi, ed è caduto.» Gli diede un altro cazzotto.

«E questo per cosa?»

«Perché vi siete quasi fatto ammazzare. Avreste potuto farvi sparare e cadere dalla scogliera. Dovevate lasciarmi andare!»

«Mai più.» Robert la prese fra le braccia, e la strinse forte al petto. «Siete tutto ciò che voglio, adesso, Ianthe. Potete scegliere la versione che preferite, ma non ve ne andate, vi prego.»

Lei si trattenne per un attimo, poi gli gettò le braccia al collo. «Anche voi siete l'unica cosa che voglio. Vi amo, Robert. Andiamo a casa.»