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La crisi contemporanea

Ma, con la diffusione dei metodi antifecondativi tra le donne, verso la metà del Novecento la sessualità è stata separata dalla procreazione ed è stata sempre di più finalizzata al piacere. Contemporaneamente, la scomparsa degli ostacoli sociali alla libera scelta dei due amanti e la possibilità di avere rapporti sessuali fin dall’adolescenza fa sì che i due innamorati abbiano meno bisogno di scontrarsi con le istituzioni sociali per realizzare il loro amore. Aggiungiamoci inoltre che tutte le scelte definitive, da quelle professionali a quelle amorose o matrimoniali, si spostano nel tempo. La ragazza che, a diciotto-venti anni, sapeva che, se si innamorava avrebbe dovuto sposarsi e poi mettere al mondo dei figli, il ragazzo che sapeva che avrebbe dovuto lavorare e mantenere una famiglia, oggi non devono decidere nulla. Sono inoltre aumentate le occasioni di incontro, di scelta a scuola, nelle vacanze, in internet e quindi possono fare tutti molte prove, molte esplorazioni piacevoli e non è affatto detto che poi vogliano fidanzarsi o sposarsi.

Certo la gente incomincia a innamorarsi, ma il processo che va dallo stato nascente fino all’istituzione molto spesso s’interrompe nelle prime fasi.

Due persone “si piacciono”, provano un’attrazione improvvisa e intensa, che chiamano “colpo di fulmine”, si gettano subito l’uno nelle braccia dell’altro, hanno rapporti sessuali e hanno l’impressione di avere realizzato la fusione fisica e spirituale. Questa esperienza di erotismo straordinario viene spesso confusa con l’innamoramento mentre ne è solo il possibile inizio. Il vero innamoramento nasce da una spinta vitale ostacolata, da una rivolta, e quando si mette veramente in moto produce una rilettura della propria vita e una ricostruzione di se stessi e del mondo. Invece, molto spesso i due giovani amanti, presi dalla loro esperienza meravigliosa, non vogliono progettare il futuro.

Vi sono poi alcuni che non vogliono nemmeno avere rapporti con il loro passato, con la vita quotidiana. Quello che conta è il presente, il qui e ora, il resto è nulla. L’innamoramento, che è ancora allo stato embrionale, appare loro come uno stato piacevole di cui approfittare, a cui abbandonarsi senza pensieri, senza domande. Non vogliono pensare al passato, non mettono in moto il processo di conoscenza reciproca cercando di vedere il mondo con gli occhi dell’altro. Non avviano il processo di confronto che consente di abbandonare le parti di sé incompatibili con l’altro. Non fanno nulla per dare consistenza reale al processo di fusione. Ciascuno, convinto di essere completamente nuovo, resta in realtà quello di prima, e non usa la sua plasticità, la sua capacità di cambiare per adattarsi all’altro, per cercare di costruire insieme un progetto di vita. Perciò entrambi, dopo un certo periodo di tempo, finita la fase di ebbrezza erotica, scoprono che esistono fra di loro differenze intollerabili. E poiché non hanno fatto nulla per risolverle durante lo stato nascente, quando avevano un’immensa capacità di comprendere, si rimproverano di non essere come avevano immaginato e si lasciano pieni di amarezza e di rancore. Poi vanno alla ricerca di un altro partner con cui spesso iniziano un rapporto e talvolta una convivenza senza nemmeno domandarsi se sono veramente innamorati. Anche l’espressione che usano – «ci siamo messi insieme» – indica un rapporto a bassa intensità emotiva, un “legame debole”. Nella migliore delle ipotesi ci troviamo di fronte a un innamoramento che possiamo chiamare parziale o frenato, in cui i due non si abbandonano entusiasticamente all’amore, non si svolge il processo di fusione. Ne nasce una coppia che è contenta di stare insieme, che prova piacere sessuale, ma che non vive un periodo di vita straordinaria, non costituisce un’unità solidale capace di affrontare i fastidi, i dolori, le fatiche che inevitabilmente la vita presenta. Ma soprattutto una coppia fragile, in cui i dissensi non vengono composti facendo del bisogno dell’altro il proprio autentico limite, e che quindi si lacera con facilità.

Solo il vero innamoramento dà a chi si ama una energia, una plasticità, un entusiasmo, una resistenza alla fatica e al dolore che gli consente di essere felice anche in mezzo alle più gravi difficoltà. Il mito di “un cuore e una capanna” nei primi tempi è vero. I due innamorati sono felici anche se hanno una casa miserabile, poco cibo, se sono costretti a fatiche tremende. L’innamoramento dona ai due innamorati un’energia straordinaria che consente loro di fare quello che da soli non sarebbero mai riusciti a realizzare. Invece, la coppia formata da due persone che non sono veramente innamorate, che “si mettono insieme” solo perché si piacciono o per fare all’amore o per non restare soli, sarà subito piena di delusioni, di lamenti e di rimpianti. Di qui il continuo desiderio di evadere, fare viaggi, vacanze, uscire dalla vita ordinaria. Anche la vita erotica in questa situazione diventa rapidamente noiosa, ripetitiva. Se i due sono sposati, compiono il loro “dovere coniugale” più come scarico di tensione che come ricerca dell’ebbrezza. Finché il piacere non viene cercato al di fuori della coppia. Hanno esperienze sessuali con altri partner in occasione di viaggi, convegni, vacanze, oppure instaurano occasionali relazioni erotiche con colleghi, vicini, conoscenti, ma ancora di più con persone conosciute in internet, o altre conosciute in orge o droga-party. Alcuni, per non distruggere il loro rapporto, fatto di affetto e di fiducia reciproca, si dedicano allo scambio di coppia, cioè si tradiscono consensualmente e ciascuno ha il brivido di un’avventura con un uomo o una donna sconosciuti mentre il partner sta facendo all’amore con un “rivale” scelto da lui stesso.

Sempre più spesso in Occidente maschi e femmine hanno incontri sessuali senza innamoramento, cambiando spesso partner, o con diversi partner contemporaneamente, e si diffonde quella che possiamo chiamare amicizia erotica, in cui i due stanno bene insieme, sono amici, e fanno anche all’amore perché provano piacere, ma senza gelosia, senza esclusività1. Naturalmente queste esperienze diventano impossibili se i due si innamorano e perciò essi cercano di evitarlo.

Scrive Ghezzani: «L’incontro occasionale è interamente votato all’esplorazione del possibile, al fascino della novità, al piacere fine a se stesso. In quanto casuale e per lo più effimero, abbatte il limite posto dall’obbligo di avere relazioni sessuali fra persone che si sono conosciute tramite altre conoscenze o in un ambiente comune, quindi all’interno di un sistema di regole. È funzionale al piacere nell’esatta misura in cui esclude il più possibile l’intimità affettiva e la personalizzazione del rapporto, quindi la nascita di una confidenza, una fiducia, un affetto o un amore, la costruzione di un legame che possa trattenere o divenire col tempo istituzione»2.

E in non pochi casi, soprattutto dopo alcune delusioni, l’innamoramento, la storicizzazione, l’istituzione vengono visti come potenziale fonte di sofferenza, di dolore, mentre il rapporto sessuale occasionale non è solo bello e facile ma è anche sereno. Lo vediamo con chiarezza in queste osservazioni riprese dal blog sull’amore:

Paoletta: Io penso che incontrarsi per fare sesso, e basta, è una cosa che ti dà una grande rassicurazione: se viene con te, è perché si trova bene con te. Ti ha preferito ad altre persone, no? È già una scelta che ti permette di dire: nella vita, ho incontrato chi, tra tutti gli altri, per questo incontro sceglie me. E penso anche che ti può far male vedere che dopo che siete stati insieme se ne va, ma è niente rispetto al male che ti farebbe se vivesse con te, e se ne andasse. Allora sì resteresti con le gambe tagliate. Ed è inutile dire che era destino, che non ti amava abbastanza, che siete stati felici. Tu stai male, e basta. Allora vedersi solo per fare sesso è un modo speciale di vedersi, non si fa con tutti. Ti dà un momento di piacere, se vuoi anche di sogno. E poi sei certa che se ne va. Anche se resti male, fa meno male che vivere insieme ed essere lasciata. Perché non difendersi? Chi ti può garantire che la storia non ti farà male? Meglio così.

Daniele: Ho 29 anni e vivo a Milano. Non sempre è facile per uno come me che è arrivato qui da quattro anni conoscere delle persone. E così non mi vergogno di dire che mi sento un poco come descrive questo psicologo, uno che ha dei rapporti solo di sesso, e non ha legami. Ma, devo dire, perché dovrei avere dei legami con persone che conosco veramente molto poco? Quando il sabato o nei week-end esco con una donna, parliamo, sì, ma soprattutto è un gioco pensando a quello che faremo tra qualche ora, o tra pochi minuti. Non sono neanche sicuro che tutto quello che mi raccontano sia verità: e perché dovrebbero? Io però sto bene, mi sentirei molto imbarazzato e preoccupato se mi iniziassero a raccontare della loro vita veramente, dei problemi con le banche, dei conti che non tornano, dei parenti da curare. Io preferisco così, e anche loro. Noi siamo sinceri sempre, perché non diciamo niente. E poi credo che anche loro preferiscano così. Ma cosa dovrei fare, secondo lei, cosa dovrei dire? O meglio, c’è qualcosa che mi perdo? Mi dica lei, perché io credo di no.

Irma: Vivere come se l’unico contatto con un uomo è solo il contatto sessuale, una serata e via, ti porta a pensare che la tua vita vale poco, che i momenti più importanti, più creativi, forse li passi solo con le amiche. O forse sei destinata a “pensarli” fra te e te. Io penso che questa forma di solitudine a due sia un destino che sembra prospettarsi a molti di noi. Forse non con il primo amore, dove sei ancora ragazzina, e dove pensi di iniziare qualcosa che durerà tutta la vita. Ma poi, quando una storia si chiude, indipendentemente da chi la chiude, ma molto di più se la chiudi tu, allora quando inizia qualcosa di altro sei prudente, e il massimo che rischi è proprio quello che una volta non si rischiava mai. Una serata di sesso si può dare, ma lasciarsi andare e credere, investire i propri affetti, è molto più rischioso. Dire «ti amo» e vedersi amata in modo riduttivo rispetto a quello che aspetti è terribile. E lei sa quanti uomini ti dicono e forse credono che ti amano, e al contempo dicono la stessa cosa ad altre? Questo fa molto male, ti porta a non aver fiducia nella vita, a chiuderti. Invece sesso per una sera, poi passa e dimentichi. Ma non ti senti rifiutata o tradita. Puoi ancora vivere.

Monica (è più categorica): Se due fanno l’amore insieme, si piacciono, il sesso è stimolante, viene voglia di rincontrarsi, cosa c’è di meglio a questo mondo? Perché devono mettere insieme tutti i loro pensieri? Perché è obbligatorio pensare a stare insieme? Per lasciarsi? Per rompersi l’anima andando a dare fastidio alla intimità dell’altro? Un’altra cosa è se io ho delle insicurezze economiche, se lui ha dei problemi economici... Allora lui farà di tutto e io farò di tutto per stare il più possibile insieme, per mangiare insieme (soldi di un pasto risparmiati). Sperando di risolvere il problema dell’affitto e (il massimo sogno) del lavoro che non c’è. Ma se bene o male i due sono anche in modo faticoso e incerto autonomi, dove è l’infelicità, dove è la mostruosità?

In queste lettere dietro la scelta del puro sesso c’è il rifiuto esplicito dell’istituzione, del legame poiché è vincolante e fonte di sofferenza. Ci troviamo perciò di fronte al fatto paradossale che, dopo aver posto l’innamoramento alla base del matrimonio, non siamo riusciti a fargli generare un amore erotico intenso e duraturo che sostenga la coppia e il matrimonio.

Perché? Perché negli ultimi cinquant’anni in Occidente è avvenuta una rivoluzione che ha dissolto la società organica dove la comunità dominava sull’individuo e la sua volontà. Stavi nel partito che era stato di tuo padre, nell’impresa dove lui aveva lavorato, nella chiesa dove la domenica vi trovavate tutti alla messa, nella famiglia coi nonni, i bisnonni, gli zii, i cugini e infine nella famiglia coniugale. È prevalsa la società che Lasch chiama narcisista3, Bauman liquida4, Maffesoli dionisiaca5, in cui la collettività organica, tradizionale, obbligatoria non prevale più sui singoli individui. E quindi, secondo questi autori, scompaiono tutti i legami forti con le imprese, con la politica e anche con le persone. Secondo loro tutto si sta dissolvendo e ancor più si dissolverà in un polverume di individui senza obblighi e senza freni.

Io non ci credo. Non ci credo perché lo studio della storia, come ho mostrato nelle mie ricerche sui movimenti collettivi, e in particolare nel libro Genesi, rivela come dopo un periodo di dissoluzioni dei legami sociali, avvengano sempre dei movimenti collettivi che ricompongono la solidarietà e generano nuove istituzioni. Una società polverizzata o “liquida” non può essere uno sbocco, perché è altamente instabile.

Limitiamoci perciò a constatare che in questa epoca storica, in Occidente, gli individui hanno scoperto la propria libertà personale, il diritto di compiere solo scelte volontarie rifiutando ciò che viene loro imposto dall’esterno. Ma gli uomini e le donne di oggi sono ancora capaci di stabilire legami forti, di prendere impegni, di rispettare la parola data a condizione che non gli venga imposto, che sia frutto della loro libera volontà. Lo vediamo bene nell’amore dove ci sono amanti che vivono da anni un grande amore appassionato ma non accetterebbero che quel rapporto fosse loro imposto come obbligo, dovere.

Siamo entrati nell’epoca della libertà personale e dobbiamo ricostruire l’intera società e il rapporto amoroso su questa nuova base. Per questo è importante il compito di questo libro: studiare come sia possibile oggi un grande amore che dura.

1 Jacques Attali (Amori, Fazi Editore, Roma 2008) sostiene la tesi che l’innamoramento esclusivo, monogamico, perderà sempre più importanza rispetto a queste reti aperte di amicizia erotica.

2 Nicola Ghezzani, Grammatica dell’amore, cit.

3 Christopher Lasch, La cultura del narcisismo, Bompiani, Milano 1981; Rifugio in un mondo senza cuore, Bompiani, Milano 1982.

4 Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002; Amore liquido, Laterza, Roma-Bari 2006.

5 Michel Maffesoli, L’ombre de Dionysos, Plon, Paris 1982, trad. it. L’ombra di Dioniso, Garzanti, Milano 1990; Les temps des tribus, Plon, Paris 1988, trad. it., Il tempo delle tribù. Il declino dell’individualismo nelle società postmoderne, Guerini e Associati, Milano 2004.