26.

La bolla

In questo tipo di amore i due amanti sono così esclusivi l’uno per l’altro da costituire, in certi periodi, un loro mondo separato in cui nessuno riesce a penetrare. Un mondo in cui essi trovano le radici profonde di se stessi, la sicurezza di fronte alle minacce del mondo esterno e la pace. È la bolla, la sfera incantata della loro intimità, della loro unicità, il luogo della loro verità e della loro purificazione.

La parola purificazione non viene più usata oggi. Ercole, tornato dalle lotte, sporco di sangue, ancora posseduto dalla furia omicida, non riconosce i suoi figli e li uccide. La violenza aveva impregnato il suo essere e, per tornare alla vita civile, pacifica, avrebbe dovuto liberarsene compiendo un rito di purificazione. Ogni religione conosce questi riti. In epoca cristiana la purificazione veniva realizzata con la confessione e ritirandosi per qualche tempo in convento. Il mondo moderno è convinto di non avere più bisogno di purificazione. Il manager, il professionista, il commerciante, dopo una giornata di lavoro, tornano a casa portandovi le loro tensioni, i loro problemi, i loro crucci e hanno tempo solo per poche parole con la moglie o con i figli. Poi si stordiscono davanti al televisore. Il politico passa ininterrottamente da una riunione, da una manovra all’altra e, anche quando cena o quando va in vacanza, non smette mai di pensare o di parlare dei suoi problemi. E lo stesso il finanziere, il giornalista politico, l’accademico impegnato in manovre concorsuali. Gli intrighi, le paure, le frustrazioni, i rancori, il desiderio di rivalsa e di vendetta non svaniscono quando entra in casa, quando entra in chiesa, quando si corica sulla riva del mare, quando passa davanti a un paesaggio o a un monumento meraviglioso. Non svaniscono nemmeno quando fa all’amore. A volte la donna non riesce a distendersi, ad abbandonarsi, resta intimamente rigida, assente, dà il suo corpo, non tutta se stessa. E a volte non riesce neppure a darsi, dovrebbe dire: «Non ne ho voglia, non sono pronta, non mi sento» ma, di solito, trova un’altra scusa: «Ho mal di testa». L’uomo si limita a essere frettoloso, distratto. Questo perché il loro corpo, come il loro spirito, è irrigidito dalle incrostazioni velenose che sono rimaste loro addosso. Tutte queste incrostazioni tossiche devono essere lavate via per poter vivere nella bolla, perché nessuno può restarvi se è carico di impurità. L’uomo può cercare di entrarvi ma, se il processo di purificazione non è compiuto, vi si trova a disagio e sente fortissimo il bisogno di purificazione, di liberazione. Di solito è la donna che compie il lavacro purificale.

C’è un passaggio ne I dialoghi degli amanti che indica il momento di purificazione, quando Rogan arriva dalla sua amata teso, rigido come fosse di ghiaccio o di legno perché è ancora “contaminato” dalle tensioni del mondo esterno e Saky gli dice: «Amore mio caro, quante volte ti ho visto in questo stato! Come se la tua mente fosse ferita, il tuo animo disseccato, il tuo corpo quasi privo di vita, freddo. E allora non parlavi, mi mettevi la testa in grembo e mi abbracciavi stretta stretta la vita, i fianchi, come volessi entrare dentro di me. Quante volte è successo! A poco a poco riprendevi un po’ di forza, quanto bastava per coricarti sul grande divano. Allora mi spogliavo, mi distendevo accanto a te, tu mi venivi vicino, mi guardavi, mi accarezzavi e a poco a poco ti tornava la vita, la forza, il buonumore». «Sì» risponde Rogan, «uscivo da quel mondo falso e avvelenato. Ed era il tuo corpo a liberarmi»1.

Una volta avvenuta la purificazione, tutte le potenzialità del nostro animo che erano anchilosate, irrigidite, congelate, tornano fluide, si liberano. Le nostre sensazioni, la vista, l’udito, il tatto, le più incredibili forme del piacere cenestesico, le nostre percezioni del bello, le nostre emozioni amorose si moltiplicano e riacquistano il vigore, l’irruenza, la forza elementare che avevano nella infanzia e nella adolescenza ma con la consapevolezza matura. Ritorniamo capaci di stupirci, di ridere, di gridare la nostra meraviglia, la nostra ammirazione, il nostro amore, la nostra felicità. Senza doverci proteggere o difendere da pericoli e totalmente aperti all’altro, totalmente fiduciosi, ci abbandoniamo a qualsiasi sfrenatezza e a qualsiasi eccesso perché per noi sono solo teneri atti d’amore.

La bolla non è in un posto, non la si crea andando in un luogo speciale, fosse anche la più stupenda camera del più stupendo albergo su un mare incontaminato, come non è la camera nuziale desiderata e amata. È il luogo in cui i due amanti si separano da tutti i legami, i rancori, le ansie del mondo e restano solo loro due, uno di fronte all’altro, in uno stato di purezza, di trasparenza, di candore, di totale abbandono. E questo può avvenire nel luogo dove i due amanti si trovano abitualmente, o invece una sera qualsiasi in un piccolo ristorante in cui non erano mai stati, e perfino a una festa in cui sono con altri, ma in cui si isolano e restano loro due soli chiusi in una capsula trasparente, irraggiungibili, in intimità totale.

I due amanti nella bolla restano naturalmente personalità distinte, libere, autonome, con propri gusti, proprie esperienze di vita, in modo da poter mettere in comune con l’amato tutta la loro ricchezza di pensieri, di emozioni, di riflessioni. Talvolta essi si trovano nella bolla come fosse un fatto abituale, altre volte invece vivono la netta sensazione di entrarvi, e si accorgono di esservi entrati per l’intimità totale, la totale fiducia, l’abbandono e la felicità che li avvolge, tanto che sembra loro di essere innamorati di nuovo e si guardano stupiti e felici di amarsi.

La bolla è un’esperienza possibile esclusivamente nel grande amore erotico che si raggiunge spesso solo dopo anni di confidenza, di intimità, di saggezza amorosa. Essa sola ha il potere di far sperimentare di nuovo, anche dopo anni o decenni di vita in comune, lo stato paradisiaco che gli innamorati provavano all’inizio del loro amore. Quando esplode l’amore in tutti i suoi aspetti. Quello della scoperta, della rivelazione, della commozione, dell’incanto. Poi quello della confidenza serena, della dolcezza, del sollievo, del riposo e della gioia, l’amore pacificato, l’amore sicuro. E, infine, l’amore senza confini, scatenato, sfrenato, l’amore che è eccesso, esagerazione, estasi.

Ho sempre sostenuto in tutti i miei libri, fin da Innamoramento e amore, che l’amore dura solo se rinasce, se i due amanti si re-innamorano. E questo si realizza effettivamente nella bolla. L’amore non è uno stato come una lastra di marmo, ma un sistema ricco di energia, quindi è fatto da onde come il mare, come la luce. È un continuo distanziarsi e riavvicinarsi, un continuo entrare e uscire, è un continuo cercarsi e trovarsi, ma un cercarsi vero perché l’altro ti manca e un trovarsi vero perché l’incontro è una vera scoperta. E tutto sfocia nell’intimità straordinaria e purissima della bolla.

Nel grande amore totale, a ogni incontro, anche dopo venti anni, i due amanti si guardano stupiti e si dicono: «Perché ti ho incontrato così tardi? Perché non sei venuto da me prima, perché non mi hai chiamato prima? Io ti avrei riconosciuto subito, ti avrei amato subito, amore mio. Anche se tu fossi stata distratta da cento feste, corteggiata da cento corteggiatori, ci sarebbe stato un momento in cui i nostri sguardi si sarebbero incrociati e tu avresti capito che in quegli occhi c’era indicato il luogo in cui mi avresti trovato, in fondo, quasi sulla riva del mare, dove ti stavo già aspettando».

1 Francesco Alberoni, I dialoghi degli amanti, cit., p. 279.