5.

La storicizzazione

Quando due persone sono innamorate, ciascuna vuol conoscere l’altra non solo per come è ora, ma anche come era prima di incontrarla, che amori ha avuto. E, nel caso dell’amore profondo, questo desiderio di conoscerla arriva fino all’infanzia, cerchiamo di immaginarla bambina, adolescente, vogliamo sapere delle sue prime esperienze, del suo primo amore, insomma è come se volessimo ripercorrere al suo fianco tutta la sua vita. E, a nostra volta, vogliamo raccontarle la nostra vita quasi per mostrarle la nostra essenza, la nostra anima, il nostro più vero e profondo essere. In questo modo ciascuno ripercorre la propria esistenza, ripensa e rigiudica tutto ciò che ha compiuto, scopre dove ha sbagliato, dove ha fatto bene, si rende conto di avere anche altre qualità, altre capacità, di aver avuto desideri a cui ha rinunciato per paura, per conformismo, perché non si rendeva conto della loro importanza e, in questo modo, si riconcilia con parti di se stesso che aveva respinte. E poiché partecipa al racconto del suo amato, rivive anche la sua vita, vede le cose come lui le ha viste e arricchisce così la sua prospettiva sul mondo. Questo processo di ricordo, questo costruire criticamente la propria storia di fronte all’amato è la storicizzazione1, un processo in cui gli innamorati si impossessano del proprio passato, si sentono finalmente liberi di essere ciò che vogliono essere. E quando compiono questo processo insieme si comprendono intimamente.

Lo stato nascente infatti ha una straordinaria proprietà. Ci consente di rileggere il nostro comune passato e di poter espellere da esso ciò che rallenta o blocca il nostro amore. È un andare indietro per sciogliere i nodi che ci tenevano legati e quindi poter correre avanti. La storicizzazione è esattamente l’opposto della regressione descritta dagli psicoanalisti. Nella regressione noi torniamo nel passato e ne restiamo prigionieri, nella storicizzazione ci ritorniamo per liberarcene. È grazie a questo meccanismo che i due innamorati si liberano dei legami che li tenevano prigionieri.

Farò un esempio. Un uomo racconta: «Ero innamorato di una donna che non ha voluto saperne di me. Ho sofferto per anni e, nonostante abbia fatto di tutto per dimenticarla, sia stato con altre donne, mi sia perfino sposato, in realtà continuavo a essere profondamente legato a lei, continuavo a esserne “innamorato” e tutti gli altri miei rapporti erano deboli, labili. Finché avevo questo legame nascosto non potevo più amare nessuno. Sono rimasto così per quindici anni. Poi, improvvisamente, mi sono innamorato di un’altra donna. Un giorno in cui le raccontavo di questo mio amore infelice mi sono accorto che non me ne importava più nulla, che il peso che gravava su di me da tanti anni improvvisamente era sparito».

Solo un nuovo innamoramento infatti ha il potere di annullare, guarire la delusione d’amore, la malattia d’amore. Basta parlarne con la persona di cui sei innamorato durante il periodo incantato dello stato nascente. Perché esci dal vecchio mondo, sei in un mondo nuovo. Del vecchio amore ricordi i fatti, ma non provi più i sentimenti, la nostalgia, il dolore. La libido che vi era fissata rifluisce via libera. Lo stato nascente ci rende cioè veramente capaci di rifare il passato, di compiere la redenzione del passato, il “così fu” immodificabile che Nietzsche faceva promettere a Zarathustra2.

Proseguiamo con un altro esempio. È una donna che parla. «Sono innamorata di un uomo che mi ama profondamente. I primi tempi, quando gli raccontavo la mia vita e gli parlavo del mio primo amore, quello che ho avuto a diciannove anni per un uomo che ne aveva quindici più di me, lui aveva un atteggiamento di disprezzo. Mi diceva che ero una povera ragazza inesperta finita in mano a uno spregiudicato. Parlando così sminuiva il mio amore, come se fosse stato una debolezza. Invece io amavo veramente, profondamente il mio fidanzato e lui, sia pure a modo suo, mi ha amata. Certo, mi sono comportata in modo ingenuo, ho fatto degli sbagli. Litigavamo, io volevo fargliela pagare e allora aspettavo per un mese la sua telefonata e, quando chiamava, mettevo giù il telefono. Però ci sono stati lunghi periodi in cui lui era veramente innamorato. Dormivamo insieme, abbiamo fatto bellissimi viaggi nel sud e nelle isole e siamo stati felici. Poi ci siamo lasciati, lui ha sposato un’altra, io ho avuto altre esperienze, ma non mi sono più innamorata e ho capito che quel primo amore era stata forse la cosa più bella che mi aveva regalato la vita. Sono passati tanti anni, non provo assolutamente più nulla per lui, non ho nemmeno voluto rivederlo anche se avrei potuto farlo con facilità, ma ricordo il grande amore che ho provato allora e non lo devo negare o nascondere». La redenzione del passato non è perciò una deformazione, una falsificazione, ma solo la liberazione dai legami che ci tenevano ancora avvinti. Questa ragazza non ama più quell’uomo, ma ricorda il suo primo amore e sa quanto sia stato importante nella sua vita.

Perché nel processo di storicizzazione noi possiamo ascoltare il nostro amato che ci racconta i suoi precedenti amori senza diventarne gelosi? Perché nello stato nascente dell’innamoramento noi rompiamo col passato e quando lui ce li racconta ci trasmette questa esperienza di distacco. Ci dice che è una cosa passata e noi sentiamo che è vero, che non prova più niente, che quell’amore è finito, e finito per sempre. Che non ha più desideri, nostalgie o rimpianti.

Il processo di storicizzazione procede perciò sotto forma di dialogo, in cui ciascuno racconta la propria vita all’altro e ascolta ciò che l’altro dice di sé. Poiché sanno di essere diversi, sanno di avere avuto esperienze amorose che possono essere state importanti, entrambi le raccontano con discrezione e con prudenza, pronti a fare un passo indietro se l’altro rifiuta, pronti a dare più enfasi se si accorgono che l’altro approva. La vera storicizzazione è sempre un rifacimento della nostra vita a quattro mani, attraverso il dialogo, in cui ciascuno si mette in gioco e accetta di cambiare per incontrarsi con l’altro senza rinunciare a se stesso.

In questo processo è implicito un pericolo. Poiché io sono affascinato dalla persona che amo e non voglio assolutamente perderla, posso decidere di non dire tutto di me stesso ma di mostrarle solo la parte migliore, quella che penso possa piacerle. Come avviene durante il corteggiamento, in cui ciascuno cerca di affascinare l’altro. Ma il corteggiamento è una recita, mentre quella che si fanno i due innamorati è una confessione. La storicizzazione dell’innamoramento per essere efficace deve essere fondata esclusivamente sulla verità. L’esempio che abbiamo dato prima ci mostra una donna innamorata che vuole parlare di sé dicendo la verità anche se sa che l’uomo che ama vorrebbe che lei parlasse con disprezzo del suo primo amore. Lei non cede, sa che se lo facesse deformerebbe il suo passato, mentre vuol essere amata per ciò che è realmente, senza nessuna finzione.

1 Il processo di storicizzazione avviene anche nei movimenti collettivi e produce una rilettura e una riscrittura della storia passata. I grandi impulsi allo studio della storia vengono di solito dai movimenti: gli studi sulla condizione femminile, per fare un esempio, sono esplosi con il femminismo, gli studi sulle origini del capitalismo sono esplosi con i movimenti socialisti, quelli sui popoli con i movimenti nazionalisti. Nel momento della passione entusiasta del movimento, più che di studio si dovrebbe parlare di scoperta, revisione, riscrittura del passato. È solo in seguito che nei paesi democratici questa ricerca entusiasta diventa veramente storiografia e storia. Nei paesi totalitari invece la storia viene continuamente rielaborata in rapporto alle esigenze del potere. Ne abbiamo avuto un esempio nella Enciclopedia Sovietica durante l’epoca di Stalin.

2 Friederich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, Milano 1968.