28
Tyler
Piange nel sonno e si contorce come se provasse dolore. La guardo chiedendomi cosa stia accadendo in questo momento nella sua testa – cosa vede, cosa sente. Ho paura che i suoi demoni interiori le stiano facendo il lavaggio del cervello.
Mi distendo su un fianco e la guardo, gustandomi ogni minimo dettaglio aggraziato del suo viso: le sue ciglia lunghe che premono contro le guance come tante piccole piume, le labbra che si schiudono mentre respira. Voglio averla nel mio letto tutti i giorni, voglio che il sole splenda sui suoi capelli donando loro un’aura luminosa, come sta facendo in questo momento.
Poco fa ho avuto un momento di debolezza, ho rischiato che senso di colpa e rimorso avessero la meglio. Prima mio padre, adesso questo… maledetto rimorso che mi divora come se fosse un virus. La notte dell’incidente col fuoco è un labirinto in cui continuo a perdermi, ma ci penso di continuo, cerco di rivivere ogni istante. Se Wendy non fosse stata una stronza egoista, non avrebbe riso alla richiesta d’aiuto di una bambina terrorizzata. Se io non fossi stato ubriaco non sarei caduto fra le fiamme quando quell’uomo mi ha spinto. Se avessi ricordato quello che era successo quando mi hanno interrogato in ospedale, forse sarebbero riusciti a trovarla.
Quanti cazzo di “se”.
La scappatoia delle droghe rappresenta una forte tentazione. Tornare in un luogo in cui nulla può ferirmi, dove non devo affrontare le ingiustizie della vita. Cadere nella tana del coniglio, in un torpore diffuso, sarebbe di grande aiuto in questo momento.
Tuttavia, se ci cascassi di nuovo finirei per deludere Holly. Questa volta non avrei giustificazioni. La perderei, e con lei tutta la felicità che mi ha regalato. La trascinerei nell’abisso insieme a me. Se non riuscirò a reprimere il senso di colpa che mi attanaglia finirò per danneggiare anche Holly.
Resterò pulito, e lo farò per lei.
Per lei indosserò la maschera dell’uomo forte e felice.
Per qualche incomprensibile motivo, mi ama e si fida di me. Riesce a vedere oltre il mio caratteraccio, l’aspetto ributtante e tutte le cazzate che faccio. È talmente persa nelle favole da essere cieca a tutto il resto? O mi ama davvero e dunque mi accetta per quello che sono?
Neanche mi importa, cazzo, finché resta qui, nella mia vita e fra le mie braccia.
Lei è tutto per me. Il mio passato. Il mio presente. Il mio futuro. La mia anima gemella, la persona destinata ad accompagnare la mia anima nel suo percorso.
Tanner è già andato via quando scendiamo a fare colazione. Holly sta guardando fisso il cibo davanti a sé, solleva il pancake con la forchetta e lo rivolta. Appena si accorge che la sto osservando, posa la forchetta.
«Non è come pensi», dice. «Li stavo solo guardando».
Inarco un sopracciglio. «Pensi davvero che potrei drogarti? O provare a corromperti?».
Abbassa lo sguardo verso il piatto, con espressione colpevole. «Non posso farci nulla. È come un riflesso condizionato, lo faccio sempre».
«Lo so, zuccherino. Vorrei soltanto che riuscissi a mangiare senza aver paura».
«Lo vorrei anch’io».
Taglia velocemente il pancake a pezzettini e ne prende cautamente un boccone.
«Posso farti una domanda?», chiede.
«Certo».
«Se te lo chiedessi, smetteresti di partecipare ai combattimenti?».
Non mi aspettavo proprio questa domanda. «Può darsi. Perché?»
«Perché adoro la tua faccia. Non voglio che ti faccia male di nuovo».
“Mi fai vomitare”.
Le sue parole mi scuotono nel profondo. Non ha la minima idea di quanto significhi per me quello che ha appena detto, ma so che è l’unica persona che sarà mai in grado di capirmi. Siamo fatti della stessa stoffa strappata.
Mastico il pancake e mando giù il boccone. Non riesco a parlare. Mi alzo, mi avvicino e le prendo il viso fra le mani. La bacio fino a toglierle il fiato, fino a sentire le sue mani che mi strizzano le spalle. Le afferro i capelli dietro la nuca e la faccio alzare dalla sedia, senza interrompere il bacio. La faccio appoggiare contro il tavolo, spostando i piatti. Che si fotta la nostra colazione.
«Okay…», sussurro contro le sue labbra. «Smetterò, per te».
Sfodera un sorriso smagliante. «Dici davvero? Non parteciperai più ai combattimenti?»
«No… se farai qualcosa in cambio». La tiro su e la faccio sedere sul tavolo, mi sistemo fra le sue gambe, con le mani le cingo la vita.
«Cosa?», domanda in tono agitato.
Mi chino e le mordo il collo, provocandole un gemito sommesso. «Lascia a casa i tuoi libri». Le percorro il collo con la lingua, fino alla gola. «Abbi il coraggio di dare inizio a una storia tutta nostra».
Inclina la testa mentre le divoro il collo, le scappa un verso dal fondo della gola. «Okay», risponde. «Ci proverò».
«Non devi provarci». Le avvicino la bocca all’orecchio. «Fallo e basta».
Sento le sue mani che scivolano lentamente lungo la schiena, le unghie lasciano una scia di brividi lungo la mia spina dorsale. Le sollevo la camicia e le tocco la pancia, e freme in risposta al mio tocco. Mi tuffo nella sua bocca, le do un bacio appassionato e poi abbandono le sue labbra giusto il tempo di farle passare la camicia sopra la testa. Le aggancio le spalline del reggiseno e glielo abbasso lentamente, baciandole il collo; la mia lingua percorre il suo corpo fino a raggiungere un capezzolo. Appena inizio a succhiare delicatamente sussulta, con le mani mi strizza le spalle. Le afferro un seno con una mano mentre con l’altra scendo verso la vita, fino ad arrivare l’elastico dei pantaloni.
“Dei miei pantaloni della tuta. Ho una ragazza bellissima che indossa i miei vestiti, che mi bacia seduta sul tavolo della cucina, anche se ho una faccia orrenda ed entrambi ci portiamo dietro un passato pieno di guai”.
Solleva leggermente il bacino mentre le tiro giù i pantaloni e le mutandine verde chiaro. Le esploro la bocca con la lingua, stavolta ricambia e mi si avvinghia mentre ci baciamo, finché non gemiamo freneticamente e ci stringiamo ancora di più l’uno all’altra, con avidità, premendo i nostri corpi carichi di desiderio. Le afferro i seni e con i pollici le stimolo i capezzoli. Mi stacco dalle sue labbra per chinarmi e baciarle la pancia, le percorro le cicatrici con la lingua, come per cancellare quella parola incisa nella carne. Mi stringe la testa tra le mani, si china e mi bacia i capelli mentre le dimostro cosa significa la parola “mia”.
Mi metto in ginocchio e la spingo indietro con delicatezza, per farla distendere sul piccolo tavolino della cucina, accanto alla bottiglia appiccicosa dello sciroppo d’acero. Le tremano le gambe mentre le accarezzo le cosce. Mi abbevero di quella visione prima di appoggiare le labbra in quel punto caldo e bagnato che aspetta solo me. Solleva il bacino, afferra il bordo del tavolo appena passo la lingua lungo le pieghe, lentamente, fino a farla eccitare. Le percorro l’interno coscia con le mani, quando raggiungono la mia bocca le divarico le grandi labbra con i pollici per penetrarla con la lingua, leccando quelle pareti mai esplorate. Mi serra le cosce contro le spalle e preme con la mano sulla mia nuca, tirandomi appena i capelli, gemendo e pronunciando il mio nome con un sospiro.
Sono testimone del suo desiderio e so quanto si fida di me per decidere di condividerlo: questa è l’esperienza più bella della mia vita, in grado di soddisfare ogni mio bisogno. Il piacere e l’amore che leggo nel suo sguardo mi eccitano molto di più di quanto non facesse la paura.
Le poso le labbra sul clitoride che pulsa di desiderio, e lo succhio delicatamente mentre la penetro con il pollice. I suoi gemiti e i suoi sussurri riempiono la stanza. Sento la mia erezione che preme con prepotenza mentre la faccio mia con pollice e lingua, muoio dalla voglia di sentire le sue pareti umide che mi stringono.
Non ho alcuna intenzione di scopare una ragazza vergine sul tavolo della cucina.
Non mi importa se sto morendo dalla voglia.
Mi tiro su e nel frattempo risalgo il suo corpo, baciandola dappertutto, finché non arriva alla bocca. Ricambia in maniera famelica mentre mi sistemo su di lei, afferro il cavallo dei pantaloni con una mano per spingere il pollice dentro di lei, mi scosto lentamente e la penetro ancora. Voglio darle un’idea di cosa si provi a essere amata da un uomo. Muovo ritmicamente il dito dentro e fuori. Sento le pareti della sua vagina che si contraggono, le sue mani che scivolano dalle mie spalle verso il collo per tenermi vicino e baciarmi con passione. Appena la sento tremare scosto la bocca per vedere i suoi occhi che si chiudono lentamente, le sue labbra che si muovono appena raggiunge l’orgasmo e la vena del collo che pulsa.
Quando l’orgasmo scema la bacio con delicatezza. Resto con le labbra appoggiate sulle sue, allontano la mano e premo la mia erezione fra le sue cosce. Sento il calore delle sue parti intime bagnate anche attraverso i pantaloncini.
La tiro su e l’abbraccio, la porto in soggiorno e la sistemo sul divano, a cavalcioni su di me. Ha un sapore di sciroppo d’acero e lussuria, voglio divorarla come se fosse il mio ultimo pasto.
«Ti amo», mormora sognante contro le mie labbra. «Come mi fai sentire… non riesco neanche a spiegarlo».
«Hai già detto abbastanza».
Si sistema su di me, i capelli le ricadono sui seni. Le stringo la vita, non voglio che si muova di un millimetro. Ogni parte del mio corpo grida la voglia che ha di lei, anche un semplice movimento sulle gambe mi risveglia l’istinto di possederla.
Mi afferra una ciocca di capelli con aria distratta e mi guarda timidamente da sotto la frangia.
«So cosa fare», dice piano. «Per te…».
Riduco gli occhi a due fessure, sono confuso. Si alza, regalandomi la splendida visione del suo corpo nudo, e si inginocchia ai miei piedi. Torno in me appena sento tirare l’elastico dei pantaloncini, le afferro le mani.
«Holly…». Sento quella parola che mi graffia la gola.
«Voglio farlo». I suoi occhi grigi fissano i miei mentre mi abbassa gli shorts, non ho potere davanti al suo sguardo dolce e appassionato, alla sensazione della sua bocca calda che scende sulla mia erezione.
Fino in fondo.
Mando gli occhi indietro mentre mi stimola con maestria, sento le sue labbra sui testicoli ogni volta che arriva giù.
Oh, cazzo. Non ho mai provato una sensazione più sublime.
Sento la lingua che vortica sull’estremità, la sua bocca che succhia con forza, è perfetta… il mio sesso lotta con il cervello per accaparrarsi quella sensazione di euforia, poi arriva un moto di rabbia… nessuna donna nasce con una tale abilità. Le è stato insegnato. L’ha fatto molte volte. Ha avuto modo di perfezionarsi.
Le afferro la testa con entrambe le mani e la faccio scostare delicatamente. «Piccola, non sei obbligata a farlo».
Le brillano gli occhi, ha le labbra gonfie e bagnate. «Non mi vuoi?»
«Certo che ti voglio, ma…». Non se si sente costretta a farlo.
«Ti prego, trattami come una persona normale», implora mentre arpiona le mie cosce, sta per scoppiare a piangere. «Permettimi di dimenticare. Lasciamoci tutto alle spalle e viviamo la nostra storia. Ti desidero… voglio solo te… in ogni maniera. Ho scelto te. Permettimi di dimostrartelo. Permettimi di amarti. Ti prego».
Le sue labbra che scivolano di nuovo sulla mia erezione fanno fallire ogni mio tentativo di resistere, soccombo alla sua volontà perché ho bisogno di lei e la amo. Voglio tutto di lei, provare tutte le sensazioni che vuole regalarmi, non importa se a volte sarà difficile.
Credo che siamo una coppia perfetta proprio perché i suoi demoni sono abbastanza forti da competere con i miei.