Bio-bibliografia

María Zambrano nasce a Vélez-Málaga nel 1904. All’età di quattro anni, la famiglia si trasferisce a Madrid e, da lì, a Segovia, ove Zambrano vivrà fino al 1924. Suo padre, Blas Zambrano, ebbe una stretta amicizia con il poeta Antonio Machado, che Zambrano definirà come «un padre morale».

Frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Universidad Central di Madrid e, dal 1927, segue le lezioni di Ortega y Gasset, Xavier Zubiri e García Morente. Zambrano vive intensamente gli avvenimenti politici mentre lavora alla tesi dal titolo «La salvezza dell’individuo in Spinoza». Dal 1931 al 1936 lavora come assistente alla cattedra di metafisica nella medesima università. Arrivano i primi articoli e le prime collaborazioni. Scrive con regolarità nella «Revista de Occidente», «Cruz y Raya» e «Hora de España». Pubblica la sua prima opera, Horizontes del Liberalismo, nel 1930. Di quell’epoca data anche Hacia un saber del alma (1934). In questi anni che precedono il conflitto civile, strinse amicizie con i poeti della Generazione del 27 quali Luis Cernuda, Miguel Hernández e Jorge Guillén. María Zambrano scelse sempre di circondarsi di poeti più che seguire le strette vie dell’ortodossia filosofica. Nel 1936, si sposa con lo storico Alfonso Rodriguez Aldave e viaggia in Cile, fermandosi a L’Avana, dove conosce il poeta José Lezama Lima.

Torna in Spagna nel 1937 durante la Guerra Civile spagnola per collaborare con il bando repubblicano e, fino al giorno in cui lascerà il paese, vivrà successivamente a Valencia e Barcellona. Nel 1939, alla sconfitta della Repubblica, fugge dalla Spagna attraverso il confine francese e dà inizio così a un lungo esilio durato quarantacinque anni. La Guerra Civile e le sue conseguenze è l’esperienza più radicale e decisiva per Zambrano. Dopo due brevi periodi a Parigi e a New York, le viene assegnato un posto come professoressa di filosofia all’Universidad San Nicolás de Morelia. In Messico, conoscerà Octavio Paz e León Felipe. In questi anni ha un’intensa attività intellettuale: pubblica Pensamiento y Poesía en la vida española (1939), Filosofía y Poesía (1939), La Agonía de Europa (1945) e Delirio y Destino (1953). Tra il 1943 e il 1944, impartisce vari corsi all’Universidad de San Juan de Puerto Rico e tiene varie conferenze a L’Avana. Dopo la morte di sua madre nel 1946 a Parigi, s’installa a L’Avana fino al 1953. Nella capitale francese, aveva conosciuto Albert Camus y René Char.

María Zambrano arriva a Roma per la prima volta nel 1949, dopo aver visitato Venezia e Firenze. Vi rimarrà per vari mesi fino al suo trasferimento definitivo nel 1953. Ci resterà, nella città capitolina, per ben dodici anni, fino al 1964. Roma sarà per lei come una patria. Incontra numerosi intellettuali spagnoli in quegli anni: Ramón Gaya, Rafael Alberti, José Bergamín e Jorge Guillén tra altri. Conosce e frequenta il mondo culturale e intellettuale romano. Elena Croce e Cristina Campo, ma anche Elemire Zolla e Victoria Guerrini. A Roma, inizia la fenomenologia del sogno. Collabora con la rivista «Botteghe Oscure» ed è cofondatrice, assieme a Elena Croce, della rivista «Quaderni di Pensiero e Poesia». Tutti gli studiosi concordano in definire il «periodo romano» come uno dei più rilevanti anche se, tante delle idee a Roma intuite, matureranno posteriormente in Svizzera.

Scriverà, tra le altre, El sueño creador (1965), El hombre y lo divino (1955), Persona y Democracia (1958) e Los sueños y el tiempo (1992).

Nel 1964 lascia Roma per installarsi in una piccola casa di campagna vicino a Ginevra, nel Giura, una regione poco popolata e di fitta natura dove ritirarsi. L’isolamento comporta anche uno stato di difficoltà economica molto importante. Scrive España, sueño y verdad (1965) e La tumba de Antígona (1967). Questo periodo è segnato da una svolta mistica nel suo pensiero. Da esso, risultano le opere Claros del bosque (1977) e De la Aurora (1986). Di questi anni sono anche Notas de un método (1989) e Los bienaventurados (1990).

L’articolo I sogni di María Zambrano di José Luis Lopez Aranguren, uscito nel 1966, nella «Revista de Occidente» significa l’inizio di un lento riconoscimento della sua opera e del suo pensiero. Quando il dittatore Francisco Franco morì, nel 1975, María Zambrano lo definì come «un fatto privo d’ogni importanza». Ritorna in patria solo nel 1984.

Tornata in Spagna, si dedicherà all’edizione di certe opere mai pubblicate così come alla scrittura di numerosi articoli. Algunos lugares de la pintura esce nel 1989. Tra le numerose onorificenze ricevute, sono da segnalare il Premio Príncipe de Asturias de Comunicación nel 1981 e il dottorato Honoris Causa dell’Universidad de Málaga. La Spagna democratica culminerà il lungo riconoscimento col Premio Cervantes di Letteratura nel 1988.

María Zambrano muore a Madrid il 6 febbraio del 1991.

Principali opere di María Zambrano in Italia:

I beati, trad. di Carlo Ferrucci, Feltrinelli, Milano 1992. Verso un sapere dell’anima, a cura di Rosella Prezzo, Raffaello Cortina, Milano 1996.

La confessione come genere letterario, a cura di Carlo Ferrucci, Bruno Mondadori , Milano 1997.

Filosofia e poesia, a cura di Pina de Luca, Pendragon, Bologna 1998 e 2002.

Seneca, a cura di Claudia Marseguerra, Bruno Mondadori, Milano 1998.

L’agonia dell’Europa, a cura di Miguel Garcia-Baro, Marsilio, Venezia 1999.

Delirio e destino, a cura di Rosella Prezzo, Raffaello Cortina, Milano 2000.

Dell’Aurora, a cura di Elena Laurenzi, Marinetti, Genova 2000.

Persona e democrazia. La storia sacrificale, trad. di Claudia Marseguerra, Bruno Mondadori, Milano 2000.

La tomba di Antigone, trad. e introduzione di Carlo Ferrucci, La tartaruga, Milano 2001.

L’uomo e il divino, introduzionne di Vincenzo Vitiello, Edizioni Lavoro, Roma 2001.

Orizzonte del liberalismo, trad. di Donatella Cessi, Selene, Milano 2001.

Il sogno creatore, a cura di Claudia Marseguerra, Bruno Mondadori, Milano 2002.

Note di un metodo, a cura di Stefania Tarantino, Filema, Napoli 2003.

Le parole del ritorno, a cura di Elena Laurenzi, Città Aperta, Troina 2003.

Pensiero e poesía nella vita spagnola, a cura di Carlo Ferrucci, Bulzoli, Roma 2005.

Unamuno, trad. di Claudia Marseguerra, Bruno Mondadori, Milano 2006.

Spagna, sogno e verità, a cura di Giovanna Fiordaliso, Saletta dell’uva, Caserta 2007.