«Bentornati, ragazzi, spero che abbiate trascorso delle vacanze fantastiche.» Jen si guardò intorno nell’auditorium e sorrise incrociando lo sguardo degli altri. Si ricordò quanto si fosse sentita estranea la prima volta che si era seduta lì, quanta voglia avesse avuto di andarsene. Adesso, invece, era una di loro. E la cosa non le creava neanche disagio.
«Come sapete» continuò Jay «nelle prossime settimane ci occuperemo di un’altra fase dell’analisi strategica, vale a dire, l’analisi SWOT. Ovverosia, punti di forza e di debolezza, opportunità e minacce. Lo dico per coloro che non lo sanno o che lo sapevano ma hanno bevuto abbastanza durante le vacanze da dimenticarsene. Quindi, per guidarvi attraverso i punti più importanti, vi prego di dare il benvenuto alla dottoressa Mary Frank della London Business School, che questo semestre si unisce a noi.»
Jen tirò fuori carta e penna nuovi di zecca e si preparò a prendere appunti, ma aveva ancora la mente ondivaga, assorta in pensieri su Daniel: mentre la baciava, le sorrideva, le parlava fino alle due del mattino perché nessuno dei due voleva che la serata finisse.
«Buongiorno, signore e signori, e grazie, Jay. Allora, l’analisi SWOT. Bene, molti di voi conosceranno già la SWOT. Ma pochi di voi la utilizzeranno in modo corretto, e ancora meno sapranno trarne il meglio.
«Essenzialmente, l’analisi SWOT aiuta a comprendere l’analisi interna ed esterna. È la vostra opportunità di metterle insieme e di considerarle nel complesso – quali sono i punti di forza e di debolezza dell’azienda, individuati grazie all’analisi interna, e come i punti di forza possano essere massimizzati e quelli di debolezza ridotti. Ma a ciò vanno aggiunte le opportunità e i punti di forza identificati nell’analisi esterna, e a quel punto potrete vedere come è collocata l’azienda, cosa deve fare, se è o meno adatta allo scopo.»
«Adatta allo scopo» scrisse Jen con cura. Dio, se c’era qualcuno adatto allo scopo, era Daniel.
«Facciamo un esempio, okay? Qualcuno mi dia il nome di un’azienda su cui lavorare. Una che abbia punti di forza e di debolezza relativamente semplici, di cui si possa affrontare bene il funzionamento interno.»
Il silenzio che era calato nell’aula fu interrotto dopo pochi secondi da un tizio nel fondo dell’aula che tentò di suggerire la Duracell, ma venne messo rapidamente a tacere a forza di grida.
«Un’azienda di preservativi» disse Lara seria. «L’abbiamo già analizzata, e credo che tutti conosciamo bene il suo funzionamento interno.»
«E alcuni di noi ne conoscono anche troppo bene i punti di debolezza» intervenne dal fondo una donna che sfoggiava orgogliosamente un grosso pancione. Un’ondata di risate attraversò la sala e Jen cominciò a ridacchiare.
Mary parve perplessa. «Preservativi, ha detto? Be’, okay, allora…»
«Ed è il motivo per cui è cruciale far leva sui nostri punti di forza per massimizzare la produttività e ridurre le spese di esercizio…»
Daniel annuì con aria vaga e nascose il Blackberry sotto il tavolo mentre Robert, il presidente della Wyman’s, continuava a parlare animatamente di crescita ed efficienza.
TI VA DI ANDARE A BERE QUALCOSA STASERA, DEA DEL SESSO? SONO A UNA RIUNIONE NOIOSISSIMA. CHIAMAMI! D X.
Spedì l’e-mail e tentò di fare l’indifferente, quando tutto il consiglio di amministrazione udì il familiare ping che proveniva dal suo cellulare.
«Una questione di ordinaria amministrazione a cui dovevo rispondere» si giustificò. «Scusate, ragazzi. Allora, facciamo leva sui nostri punti di forza…»
«Sì, Daniel» lo interruppe Robert serio. «Speravo proprio che tu avessi qualcosa da dire al riguardo.»
«Allora, per la nostra multinazionale dei preservativi leader del mercato, abbiamo i punti di forza: consapevolezza del marchio, elevata qualità, dimensioni – no, non ridete, sto parlando dell’azienda –, leadership nel mercato. I punti di debolezza: dipendenza da un solo prodotto, pensiamo, anche se esaminerei a fondo il commento di James sui sex toys; dipendenza dai fornitori, dimensioni – perché la grandezza può essere un punto di debolezza oltre che di forza – e mancanza di innovazione.»
“Povera donna” pensò Jen, mentre tutti erano scoppiati a ridere, anche se Mary faceva del suo meglio per rimanere seria e andare avanti.
«Le opportunità sarebbero i sex toys cui accennava James e altri prodotti collegati al sesso, una quota di mercato crescente, l’individuazione di nuovi materiali o l’acquisto di una fabbrica di latex e l’aggressione di nuovi mercati. Le minacce sarebbero dei nuovi concorrenti sul mercato, altri tipi di contraccettivi come la pillola maschile e i fornitori che aumentano i costi.
«Vedete che, mettendo assieme questi dati, cominciate ad arrivare alle opzioni. Cominciate a vedere come tutto combaci e come l’azienda sia pronta ad affrontare il futuro che l’attende.»
Jen annuì seria, mentre spostava l’attenzione da Daniel a questioni più urgenti. Lei era un’esperta di minacce e punti di debolezza: suo padre non sapeva ancora niente dell’articolo sulla Bell, ma era solo una questione di tempo prima che lo scoprisse. Le infermiere finora erano state molto accomodanti e lo avevano tenuto alla larga da giornali e televisione perché stesse tranquillo, ma questo escamotage avrebbe funzionato solo finché Jen fosse stata l’unica ad andare a trovarlo. Adesso che erano rientrati tutti dalle vacanze, George avrebbe potuto scoprirlo da un momento all’altro, e lei ancora non aveva deciso esattamente cosa avrebbe fatto, a parte incrociare le dita e sperare tanto.
Abbassò lo sguardo sul cellulare che si era messo a vibrare e, non appena lesse il messaggio di Daniel, le sue preoccupazioni svanirono. Sarebbe andato tutto bene, si disse, con un sorriso ebete stampato in faccia. Come avrebbe potuto andare diversamente?
«Allora, per domani, leggete il manuale da pagina trentatré a novantaquattro e fate gli esercizi consigliati» concluse la professoressa. «Grazie a tutti. Ci vediamo domani.»