Uscito a camminare con un freddo cane ho visto un porcospino dentro un albero e gli ho sparato. Lí per lí sembrava morto, ma poi mi sono reso conto che respirava ancora. Tra il pelo fitto e gli aculei non capivo in quale zona della testa fosse il cervello. Ho appoggiato il fucile sul punto che secondo me era quello giusto e ho sparato. Macellarlo è stato difficile perché la pelle non si staccava bene dalla carne e poi dovevo stare attento agli aculei. Aveva diversi vermi solitari dentro la pancia, perciò dopo averlo pulito ho lavato bene le mani e il coltello con una potente soluzione di lisolo. Naturalmente cucinerò la carne alla perfezione.
Stamattina ho arrancato nella neve un paio d’ore. Al ritorno ho bollito il resto del porcospino (cuore, fegato, reni, qualche pezzetto di grasso e un bel grumo di sangue preso dal petto). Ho mangiato i reni e parte del fegato, che erano squisiti. Ho anche mangiato una parte del grumo di sangue, che era abbastanza buono ma aveva una consistenza asciutta che non mi ha fatto impazzire.
Dopo il primo disgelo le esplosioni di dinamite hanno cominciato a risuonare per tutte le colline. Ogni tanto le sentivo dalla mia capanna. La Exxon sta facendo delle esplosioni sismiche per cercare il petrolio. Un paio di elicotteri volano sopra le colline, calano una cosa con la dinamite legata ai cavi e la fanno esplodere a terra. Gli strumenti misurano le vibrazioni. A fine primavera sono andato ad accamparmi nella speranza di crivellare di colpi un elicottero nella zona est del monte Crater. Si è rivelato piú difficile del previsto perché un elicottero non sta mai fermo. Ho avuto giusto una mezza occasione. Due colpi veloci, mentre l’elicottero attraversava uno spazio fra gli alberi. Nessuno dei due è andato a segno. Tornato al bivacco mi sono messo a piangere, un po’ per la frustrazione di non esserci riuscito. Ma soprattutto perché mi dispiace per quello che sta succedendo in questa campagna. È cosí bella. Se trovano il petrolio, però, che disastro.