Sam tornò a Dunnock Park in preda a un profondo avvilimento, sapendo di avere davanti a sé un'impresa disperata. Come avrebbe fatto a convincere Gemma che non si sarebbe curato di qualsiasi cosa potessero dire gli altri di lei?
Però fu costretto a mettere da parte quella domanda a cui non aveva trovato risposta, come alle tante altre che gli ronzavano nel cervello, perché vide in corridoio davanti a sé la Duchessa di Vale, che stringeva in mano la missiva di Gemma.
«L'avete vista, Lord Ellery?» gli chiese con voce tremula.
Sam dovette mettere da parte il proprio turbamento per placare la sua agitazione. «Sì, e sta bene, se può consolarvi. Non mi ha detto nulla che possa far supporre il contrario.»
La duchessa spostò rapida lo sguardo da lui alla finestra da cui si vedeva il giardino. «Mi ha chiesto di non andare da lei, ma solo di far preparare la carrozza. Anche se c'è solo un giardino che ci separa, si è isolata dalle persone a cui più tiene al mondo.»
Sam notò che aveva detto persone, al plurale, non persona, ma non disse nulla. Era evidente che anche la duchessa, come lui, riteneva erroneamente che Gemma nutrisse dell'affetto nei suoi confronti. «Non posso dire quali sentimenti alberghino nel suo cuore. Ha respinto... il mio invito a tornare qui in villa con me, e sospetto che voglia andare via da Dunnock Park al più presto.»
Appena vide che non erano più soli in corridoio, Sam raddrizzò le spalle e assunse un atteggiamento neutro.
«Perdonate l'intrusione, milord, ma ho pensato che voleste essere informato subito» disse Mrs. Harkens. «Lady Tillmanshire è in camera e sta dando in escandescenze. Parla di una spilla andata perduta e, quel che è peggio, incolpa Miss Desmond perché sostiene di averla trovata nella sua camera.»
«È impossibile!» esclamarono all'unisono Sam e la duchessa. Sam aveva riportato la spilla nella camera della baronessa la sera prima e l'aveva messa sulla toeletta con gli altri gioielli. Lady Tillmanshire non poteva non averla vista.
Purtroppo non poteva rivelare quello che aveva fatto senza coinvolgere Gemma.
«No, no, no» ripeté la duchessa scuotendo la testa. «Non ci credo neanche per un istante. C'è qualcosa sotto, ne sono sicura.»
Mrs. Harkens annuì per mostrarle che era d'accordo e fece un cenno a una cameriera che attendeva da un lato, per farla avvicinare. «È vero, milord. Betsy ha confessato di avere visto Miss Ashbury e Miss Leeds che uscivano dalla camera di Miss Desmond.»
«Ne siete sicura, Betsy?» le chiese Sam.
La cameriera, una ragazza con le gote punteggiate da efelidi, annuì. «Sono rimasta in un angolo del corridoio, all'ombra delle scale, per non farmi vedere, però mi sembrava che stessero complottando qualcosa di losco, milord.»
Furioso, Sam inspirò dalle narici, a denti stretti, poi rispose: «Vi ringrazio entrambe. Più avanti potrei chiedervi di ripetere davanti agli altri quello che mi avete detto. Frattanto fate avvertire le scuderie che preparino immediatamente le carrozze di Lady Tillmanshire e di Lady Cantham».
«Oh, la mia povera Gemma!» gemette la duchessa, affranta, alzando gli occhi al cielo come per implorare un castigo divino che incenerisse le sue nemiche. «Ha già dovuto sopportare tanti soprusi e tante traversie, vivendo con il padre che l'ha tenuta lontana dalla famiglia per molti anni. Quando è cresciuta abbastanza per comprendere i suoi traffici, lui ha cominciato a chiuderla in casa e a leggerne la corrispondenza per assicurarsi che nessuno potesse scoprire i suoi maneggi illeciti. Gemma non desiderava altro che sfuggire alla sua ingerenza, e ora si trova ad affrontare delle odiose accuse.»
Sam era sbalordito. In base ai discorsi fatti con Gemma, aveva immaginato che fosse cresciuta in maniera poco ortodossa, ma lei non gli aveva mai fatto capire quanto avesse subito e fosse stata limitata nei movimenti. Ora poteva comprendere il suo desiderio di fuga. Chiunque al suo posto si sarebbe sentito intrappolato, per non parlare di quelle accuse infamanti...
Strinse i pugni indignato, cercando di dominare l'impulso che lo spingeva a salire di sopra per dirne quattro a Lady Tillmanshire. Se prima era in collera, ora era fuori di sé. Come osavano?
«Miss Desmond non ha nulla di cui preoccuparsi» disse alla duchessa.
Lei fece per voltarsi e andarsene, ma alla fine esitò e lo guardò con aria apprensiva. «Se mia nipote è decisa ad andarsene, la sua partenza sembrerebbe una prova di colpevolezza, una vera fuga. Le malelingue non sarebbero affatto indulgenti con lei.»
«Non permetterò che venga infangata da falsi sospetti» le promise lui. Non sapeva come l'avrebbe difesa, ma era certo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per Gemma. «Troverò il modo di assicurarmi che la sua reputazione non venga intaccata e non subisca alcun danno ulteriore.»
La duchessa fece un cenno deciso. «Allora avrete bisogno di tempo, e farò in modo che lo abbiate.»
Sam si precipitò nel suo studio, maledicendo Albert Desmond tra sé e sé.
Sicuramente quell'uomo abietto non si era mai curato delle ripercussioni che avrebbe subito Gemma a causa dei suoi misfatti. Mentre lui era stato allevato da genitori eccezionali, Gemma era stata affidata alle cure di un criminale egoista e, una volta libera, era finita a dover affrontare donne meschine e intriganti come Lady Tillmanshire e Lady Cantham.
Però non era contento neppure del proprio comportamento. Non avrebbe dovuto perdere il controllo dei nervi né dimostrarsi impaziente, ma essere comprensivo e gettarsi ai suoi piedi per implorare il suo perdono.
Con la coda dell'occhio vide Holt che entrava nello studio alle sue spalle a passo incerto, ma Sam era di pessimo umore e non aveva voglia di compagnia.
«Non è un po' presto per te per essere in piedi?» gli domandò.
«Come mai stamattina non sei allegro e pimpante come sempre?» gli chiese l'amico, accasciandosi nella poltrona davanti al caminetto. «Credevo che dopo il romanticissimo piano ben congegnato che avevi ideato per ieri sera, il tuo cuore smielato ti sarebbe esploso in petto facendo scoppiare le cuciture del panciotto e saresti stato attorniato da domestici affaccendati a organizzare le tue nozze.»
Per tenersi impegnato, Sam prese la penna d'oca dallo scrittoio e cominciò a giocherellare, ma era tanto nervoso che la spezzò. Be', sempre meglio una penna del collo di Lady Tillmanshire, si disse.
«Forse sarebbe stato proprio così se non si fosse messa di mezzo una delle mie ospiti» brontolò.
Prese un'altra penna dal cassetto e l'appuntì con il coltello a serramanico con gesti bruschi, spargendo frammenti opalescenti sulla superficie immacolata della scrivania. Si accorse che torturare la punta era catartico, un piccolo atto di violenza molto soddisfacente.
«Per caso è la stessa invitata che in questo momento sta strillando come un'oca accusando Miss Desmond di averla derubata?»
Sam spezzò anche quella penna con uno spasmo involontario delle dita, chiudendole a pugno. Ringhiando, alzò gli occhi illuminati da un lampo omicida, come se avesse potuto trapassare il soffitto con lo sguardo per incenerire Lady Tillmanshire. «Quell'arpia della baronessa sta tentando in tutti i modi di danneggiare la reputazione di Miss Desmond insinuando che sia una ladra e sperando così di dissuadermi dall'interessarmi a lei.»
«Lo supponi tu oppure prendi per buona la parola di Miss Desmond?» domandò Holt con finta indifferenza, alzandosi e lisciando il panciotto grigio.
Sam buttò la penna d'oca rotta e fece il giro dello scrittoio per fronteggiare l'amico con diffidenza, sulla difensiva.
«Cosa vorresti sottintendere?»
Holt scrollò le spalle con la sua abituale disinvoltura, ma lo guardò con aria guardinga e attenta. «Visto che dormo poco, nelle mie lunghe ore insonni ho infine ricordato dove avevo sentito il nome Desmond. Non rammento esattamente i particolari, ma era collegato in qualche modo a Lord Markham.»
Sam avanzò di un passo con fare minaccioso. «Se ti stanno a cuore i denti e la nostra amicizia, ti consiglio di non dire un'altra parola.»
«Sei così sicuro della sua onestà?» osservò Holt, stupito.
«Sì» disse Sam, deciso.
«Era ora!» esclamò Holt con entusiasmo, battendogli una mano sulla spalla e sorridendogli contento. «Ero stanco dei tuoi continui dubbi e delle tue incertezze. E, per inciso, avevo capito subito dove avessi sentito parlare di Miss Desmond. Sai, a un certo punto girava voce che, durante la prima e unica presenza di Miss Desmond a un ballo, Markham avesse insultato il suo onore. Poi, per coincidenza, Markham si ruppe entrambe le mani e lasciò Londra in fretta e furia. Nessuno sa con certezza che cosa sia successo, ma è chiaro che Miss Desmond debba avere degli amici. E qualsiasi debuttante che abbia delle persone dotate di tale spirito d'iniziativa, pronte a difenderla... be', sembra una donna degna di te, non ti pare?»
Sam ripensò al modo imperdonabile in cui aveva parlato con lei quella mattina. Se ne rammaricava profondamente, specie ora che sapeva quante situazioni sgradevoli avesse dovuto sopportare.
«Ma credi che io sia degno di lei?» obiettò. «Quando Gemma mi ha spiegato di avere trovato la spilla di Lady Tillmanshire nella propria stanza, avrei dovuto affrontare subito la baronessa, restituirle personalmente la spilla e ordinarle senza indugio di lasciare questa casa.»
«Però quella megera si sarebbe chiesta come avessi fatto a sapere che la spilla si trovava nella camera di Miss Desmond» gli fece notare Holt, muovendo le sopracciglia con aria allusiva. «A proposito, che fine ha fatto la spilla?»
«L'ho riportata nella camera di Lady Tillmanshire, ovviamente. Poi, però, stamattina una cameriera mi ha detto che ieri sera ha visto Miss Ashbury e Miss Leeds uscire dalla camera di Miss Desmond.»
«Ah. Quindi le voci sulla loro ferma intenzione di gettare scompiglio in tutta la Stagione mondana distruggendo qualsiasi rivale non erano esagerate.» Holt s'interruppe e lo guardò sollevando un sopracciglio con aria interrogativa. «Che cosa c'è?»
«Pur essendo in viaggio nel Continente, hai avuto più notizie di me sulla Stagione mondana... e considera che io c'ero!»
«È colpa tua se non hai prestato alcuna attenzione ai pettegolezzi perché eri troppo impegnato a cercare moglie. Invece io ho le orecchie tese anche quando sono lontano, e sono sempre pronto a cogliere ogni minima voce che gira. Altrimenti come si fa ad accalappiare un'ereditiera?» Holt lanciò un'occhiata fugace verso la porta aperta da cui si vedevano le scale, come se stesse pensando a una donna che non era un'ereditiera ma aveva in dote due fossette adorabili. Poi scosse la testa con l'espressione decisa. «Quanto a Miss Leeds e Miss Ashbury, ho sentito dire che la loro alleanza micidiale ha fatto fuggire in lacrime molte debuttanti dai saloni e dalle feste in giardino durante tutta la Stagione mondana.»
«A maggior ragione è ora che abbiano ciò che meritano.» Sam ebbe un'illuminazione; ora sapeva esattamente che cosa fare. Non solo avrebbe impedito che le false accuse di Lady Tillmanshire fossero prese in considerazione, ma forse avrebbe definitivamente liberato Gemma dal desiderio di darsela a gambe. «Se sei disposto ad aiutarmi, mi farebbe comodo se mi dessi una mano.»
«Anche due» replicò Holt con aria determinata.
«È malata?» ripeté Gemma guardando i marchesi. Con la borsa pronta che l'attendeva nell'atrio, aveva pensato che Lord e Lady Russford l'avessero chiamata nel salottino per salutarla, non per informarla della fulminea malattia di zia Edith.
Tuttavia accolse con scetticismo quella notizia, conoscendo la tendenza di sua zia a credersi l'incarnazione di Cupido, impareggiabile a creare coppie.
«Nel biglietto che mi ha fatto pervenire stamattina, mi aveva informata che era pronta a partire subito» obiettò.
Lady Russford spostò lo sguardo verso il marito. «Be', vedete, si è trattato di un'indisposizione improvvisa.»
«Ma niente di grave» si affrettò ad aggiungere Lord Russford. «Non c'è da preoccuparsi.»
«È solo un malanno che le renderebbe disagevole mettersi in viaggio» rincarò la dose Lady Russford in tono un po' troppo garrulo, guadagnandosi un cenno di approvazione da parte del marito, che annuì con entusiasmo.
Se fossero stati al tavolo verde, Gemma avrebbe giurato che avessero un asso nella manica. Tuttavia, pur essendo sospettosa, non era certa di aver capito quale fosse il loro intento.
«Allora suppongo di dover andare da lei.» Però al pensiero di tornare alla villa, dove c'era Sam, il cuore e lo stomaco cominciarono a voltarsi verso direzioni opposte. Non era sicura di avere la forza di affrontarlo.
«No, no, non dovete andare a trovarla!» esclamò precipitosamente Lady Russford. «Secondo la sua cameriera, la duchessa non vuole ricevere visite.»
Lord Russford annuì. «Siete la benvenuta se volete rimanere qui.»
«Anzi, insistiamo affinché vi tratteniate da noi.»
Gemma non sapeva come interpretare quello sviluppo inatteso. Forse aveva sbagliato a giudicarli ed erano semplicemente cordiali e ospitali, e zia Edith era davvero troppo malata per mettersi in viaggio. Forse le aveva fatto male qualcosa che aveva mangiato a colazione. Non escludeva che quella vipera di Lady Cantham le avesse versato di nascosto del latte acido nel tè.
Sorrise ai marchesi, rassegnata. «Siete troppo gentili. Avrei dovuto togliere il disturbo già da ore.»
«Che sciocchezza! Io e Lord Russford siamo contenti di avere compagnia. Nel frattempo, vi andrebbe di aiutarmi a finire i ricami del copriletto?»
«Miss Desmond è una ladra, proprio come suo padre» sentenziò Lady Tillmanshire con aria altezzosa. Le comari della sua cricca annuirono con sussiego per manifestare il loro sostegno. Lady Cantham, Miss Ashbury e Miss Leeds erano riunite con lei nello studio di Sam per darle manforte, e Sam si sforzò di dominare l'impulso di ordinare a un domestico di farle sbattere fuori tirandole per i capelli. Le avrebbe mandate via a tempo debito, ma prima avrebbe dovuto proteggere Gemma dalle loro calunnie. «Vi chiedo con educazione di ritrattare le vostre accuse infondate, e non vi ripeterò la richiesta.»
«Infondate?» sbottò Lady Tillmanshire, indignata. «Quella vipera infida si è intrufolata in camera mia in piena notte per rubare...»
«È impossibile» la interruppe Sam. «Ieri notte Miss Desmond non era qui. È ospite dei miei genitori nella dépendance.»
Lady Tillmanshire boccheggiò come un pesce fuor d'acqua. «Nella dépendance? Non può essere. La prima sera, appena siamo arrivate, avete detto che non avreste presentato nessuna delle invitate ai vostri genitori finché non aveste raggiunto... un'intesa.»
«Esattamente» disse Sam spostando lo sguardo verso l'atrio. Dalla porta aperta vedeva una processione di valletti che portava di sotto il loro bagaglio per farlo caricare sulle carrozze in attesa. «Non sarete più mia ospite a Dunnock Park, Lady Tillmanshire» dichiarò, andando al sodo. «Magari non vi è chiaro, ma in società si ha una pessima opinione di chi calunnia qualcuno con false accuse di tale gravità. E non si perdonano in particolar modo gli arrivisti che sfoggiano in giro per la città carrozze dorate che non possono più permettersi, perché hanno scialacquato il loro patrimonio acquisito di recente. Non illudetevi, le vostre difficoltà finanziarie sono sulla bocca di tutti. Ho ignorato tali voci per compassione, perché volevo dimostrarmi equanime nei vostri confronti e verso vostra figlia.»
«E vi ringraziamo umilmente per questo» si affrettò a dire Lady Tillmanshire, senza notare che Lady Cantham aveva preso il braccio della figliastra e aveva fatto un passo indietro con aria altera e sdegnosa per prendere le distanze da lei.
«La verità è che ho avuto torto a comportarmi con indulgenza nei vostri confronti, ma l'ho capito solo ora» continuò Sam come se la baronessa non avesse parlato. «Comunque ho già provveduto a organizzare il vostro vitto e alloggio.»
«Siete troppo generoso» disse Lady Tillmanshire con un sospiro di sollievo. «Forse alloggeremo anche noi nella dépendance?»
Sam era sbalordito dalla sua sfrontatezza. «No, ho preso accordi per farvi ospitare dal fidanzato di vostra figlia, Lord Haggerty.»
Le quattro arpie trasalirono scandalizzate, piene di repulsione. L'uomo nominato da Sam era spregevole e privo delle qualità di un vero gentiluomo. Il barone sembrava il marito ideale per Miss Ashbury, sarebbe stato perfetto per imparentarsi con una famiglia che possedeva le sue stesse caratteristiche abiette.
«Contrariamente a quello che mi avete detto, Lady Tillmanshire, ho saputo che vostra figlia è ancora impegnata con Lord Haggerty. Visto che la sua tenuta non è lontana da qui, gli ho inviato una missiva per informarlo dell'arrivo della sua promessa sposa e futura suocera oggi stesso.»
Miss Ashbury impallidì. Il suo volto aveva assunto una sfumatura verdognola. «Non posso sposarlo, mamma!» esclamò. «È così odioso che non sopporto neanche di vederlo.»
«E non lo sposerai, se potrò impedirlo.» La baronessa si girò verso Sam e si avvicinò a passettini incerti. «Lord Haggerty ci ha mentito riguardo al suo patrimonio. È povero in canna, ma sostiene di possedere un'enorme fortuna e una tenuta grandiosa, altrimenti non l'avremmo mai preso in considerazione.»
Sam scrollò le spalle, privo di pietà. «Purtroppo in società simili bugie sono all'ordine del giorno, ma ci sono crimini peggiori dell'essere poveri, per esempio abbandonare il promesso sposo dopo essersi impegnata. Una fanciulla che pianta in asso il futuro marito è una voltagabbana destinata a rimanere zitella.» Poi si girò verso le altre due. «Quanto a voi, Lady Cantham e Miss Leeds, i miei domestici mi hanno riferito che siete state complici del loro piano per gettare onta su Miss Desmond.» Si diresse verso la porta e fece loro segno di uscire. «Ho ordinato la carrozza anche per voi.»
Lady Tillmanshire si fermò e puntò il dito verso Lady Cantham con indignazione. «Tutto qui? Non subirà altre ripercussioni? È stata lei ad avere l'idea di fingere che mi fosse stata rubata la spilla.»
«Lo dite voi» replicò Lady Cantham, ravviandosi con sussiego i capelli biondi. «Ma chi vi crederà più? Avete perso il vostro patrimonio e vostra figlia sposerà un poveraccio.»
Miss Leeds e la matrigna si guardarono con aria di superiorità.
Improvvisamente Miss Ashbury si lanciò contro Miss Leeds sfoderando le unghie. «E voi rimarrete zitella perché nessun gentiluomo vi vorrà dopo che avrò rivelato la verità sul vostro intrallazzo con l'istruttore d'equitazione!»
Tra le quattro donne si scatenò un parapiglia. Si riversarono nell'atrio strillando, strattonandosi e graffiandosi, tra nastri e piume che volavano e trine strappate. A un certo punto Sam vide persino volare a terra una parrucca castana e si accorse che era di Lady Tillmanshire.
Alzando gli occhi al cielo s'impose la pazienza, chiamò i valletti per fare scortare fuori le donne e chiudere la porta.
Holt ridacchiò, avvicinandosi. «Non credevo che le feste in campagna fossero tanto divertenti. Forse dovrei aprire anch'io la mia casa e organizzare una bella riunione dopo la veglia funebre di mio padre.»
«Non posso consigliarti di farlo, in tutta onestà, è troppo faticoso.» Ma se da tutto quel trambusto fosse riuscito a ottenere Gemma, ne sarebbe valsa la pena. Per il momento aspettava di vedere se il suo piano potesse funzionare. Con l'aiuto di Holt, dei gemelli Hollander e della zia di Gemma, avevano scritto a molti cari amici e a diversi membri influenti della buona società. «Hai mandato le lettere?»
«Sì, la Duchessa di Vale e i gemelli mi hanno dato le loro e le ho fatte spedire in paese, mentre io ho mandato il mio valletto a consegnare a mano le mie. Presumo di ricevere già domani le risposte dei miei conoscenti che abitano nelle vicinanze.»
Sam sperava che Holt avesse ragione. Se tutto fosse andato come previsto, Gemma non avrebbe dovuto preoccuparsi delle ripercussioni dei misfatti di suo padre sulla sua reputazione. Chi si fosse preso la briga di conoscerla ne sarebbe stato conquistato come lui. A Gemma serviva solo di avere l'occasione di dimostrare a tutti chi fosse veramente.
E allora, forse, non avrebbe più avvertito l'esigenza di fuggire.