Da Il bambino in famiglia (2)
Il bambino è sensibilissimo a tutto ciò che sente dall’adulto e vorrebbe tanto obbedirgli; noi non abbiamo idea di come egli sia pronto a obbedirci fin nelle fibre del suo corpo, in modo perfetto, sempre: anzi, questo è ciò che lo caratterizza. Ecco un piccolo aneddoto: un bambino mette la pantofola sul letto e la mamma gli dice: «Questa è una cosa sudicia, la pantofola non si mette lì», e pulisce con una mano la coperta. Allora il bambino ogni volta che vede una pantofola riflette e dice: «È sudicio!» e con le mani va a pulire la coperta del letto.
Che cosa vogliamo di più? Il bambino è sensibile a un punto estremo, impressionabile in modo tale che l’adulto dovrebbe sorvegliare tutti gli atti e le parole, perché esse gli rimangono scolpite nella mente. Egli è tutto obbedienza, perché l’obbedienza è la vita per lui.
L’adulto è un essere venerabile, amato, dalla cui bocca sgorga la sapienza che lo guida; ed egli ne rimane colpito, come se un proiettile spirituale gli entrasse nel cuore.
Dinanzi a un capriccio dobbiamo pertanto pensare che questo possa essere un atto vitale, una difesa profonda, e riflettere che il bambino è sempre pronto ad amarci e obbedirci.
Il bambino ama l’adulto: ciò deve essere presente al nostro spirito. Diciamo: «Come l’adulto ama il bambino! come la madre ama il bambino!». Perfino della maestra si dice: «Come ama i bambini!».
Dicono che bisogna insegnare ai bambini ad amare la madre, il padre, la maestra; bisogna insegnar loro ad amare tutto e tutti. E chi è questo maestro di amore, che vuole insegnare ai bambini ad amare? Colui che giudica capricci tutte le loro manifestazioni e che pensa alla propria difesa contro di loro? L’adulto non può diventare maestro d’amore senza un esercizio speciale e senza aprire gli occhi della coscienza, per vedere un mondo più vasto.
Il bambino ama moltissimo l’adulto. Quando va a letto vuole sempre vicina una persona amata. E la persona amata dice: «Bisogna impedire questo capriccio: il bambino non deve prendere la cattiva abitudine di non sapersi addormentare senza una persona vicina».
Oppure: «Il bambino vuol venire a tavola con noi, e piange se non lo si lascia, come se pretendesse che noi non mangiassimo!». Questa è la voce dell’adulto, senza amore per il bambino.
Il bambino desidera di essere presente quando i suoi cari mangiano; egli non mangia, è un piccino nel primo anno di età e prende solo latte. Eppure piange mentre noi mangiamo e se lo tenessimo a tavola con noi non piangerebbe; oppure piagnucola quando chi mangia si dimentica di lui: egli vuol essere guardato e considerato nella conversazione.
Chi mai piangerà un giorno per l’immenso desiderio di vederci, sia pure digiunando, mentre noi mangiamo?
E quanto tristemente diremo un giorno: «Non c’è nessuno che piange per il desiderio che io gli sia vicino quando sta per addormentarsi. Tutti pensano a sé, si addormentano pieni di pensieri per la giornata trascorsa, nessuno si ricorda di me!».
Solo il bambino si ricorda e ogni sera dice: «Non mi lasciare, sta qui vicino a me!» e l’adulto: «Non posso, ho da fare, e poi, che capriccio è questo?» e si pensa a correggerlo, perché altrimenti farebbe tutti schiavi del suo amore!
Talvolta il bambino si sveglia alla mattina e va a svegliare babbo e mamma che vorrebbero dormire: questo è il capriccio di cui in genere tutti si lagnano. Ma il bambino che scivola dal letto è un essere puro che fa quello che dovrebbero fare tutti; quando sorge il sole tutti dovrebbero alzarsi, ma i genitori stanno ancora dormendo e questo piccolo essere va da loro, quasi per dire: «Imparate a vivere santamente, la mattina ci si sveglia». Il bambino, però, non è un maestro, egli va solamente a guardarli perché li ama; appena desto, il suo desiderio lo porta dalle persone amate; dovrà forse attraversare stanze ancora buie, chiuse per non far penetrare la luce anzi tempo; il bambino va, inciampa, non ha paura delle tenebre, non ha paura delle porte semichiuse e arriva vicino al padre e alla madre e li tocca dolcemente. Quante volte si dice: «Bambino, non mi svegliare la mattina!». E il bambino risponde: «Io non ti ho svegliato, ti ho dato solo un bacio!». E i genitori pensano alla maniera di correggerlo. Ma quando mai succederà nella vita che qualcuno, appena desto, desideri di correre da noi, superando ogni difficoltà, senza l’intenzione di svegliarci, ma solo per vederci e darci un bacio? Chi mai farà questo per noi?
Diciamo che il bambino si deve correggere da questi capricci, eppure questi fatti di amore non sono indifferenti per noi.
Il bambino che ama sveglia, non soltanto al mattino, il padre e la madre, che dormono troppo e spesso si addormentano nella vita! Tutti noi abbiamo la tendenza a dormire sulle cose e occorre un essere nuovo che ci svegli e ci tenga desti, con modi che non sono i nostri, qualche essere che agisca diversamente da noi e ogni mattino venga a dirci: «Guarda, c’è un’altra vita, vivi meglio».
Vivere meglio, perché l’uomo andrebbe degenerando, e il bambino lo aiuta a salire. Se l’adulto non ne fa caso, si perde; a poco a poco si ricopre di una crosta dura e diventa insensibile.