1 Sul concetto di realtà reale cfr. H. Bergson, Durata e simultaneità, trad. it. di F. Polidori, Cortina, Milano 2004.
2 Un classico degli studi sui modelli nella scienza è quello di M.B. Hesse, Modelli e analogie nella scienza, trad. it. di C. Bicchieri, Feltrinelli, Milano 1980. Per un’analisi più recente cfr.veda S. Mauricio, Fictions in Science. Philosophical Essays on Modeling and Idealization, Routledge, New York 2008.
3 P. Yourgrau, Death and Nonexistence, Oxford University Press, Oxford 2019, p. 35.
4 J. Bentham, Panopticon ovvero la casa d’ispezione, trad. it. di V. Fortunati, Marsilio, Venezia 1982, p. 36.
5 J. Bentham, Deontology; Or, The Science of Morality, a cura di J. Bowring, Longman, Rees, Orme, Browne, Green, and Longman, London 1834, vol. 2, p. 10.
6 C.K. Ogden, Bentham’s Theory of Fictions, Littlefield, Adams & Co., Paterson 1959, p. 9. Bentham descriveva Dio come un’«entità inferenziale» suprema e «sovrumana». Relegava «gli dei pagani, i geni e le fate» alla categoria del favoloso e considerava angeli e diavoli come «entità inferenziali sovrumane» che però, erano subordinate rispetto a Dio, ibid., pp. 16, 137.
7 A. Meinong, Über Gegenstandstheorie, in Untersuchungen zur Gegenstandstheorie und Psychologie, a cura di A. Meinong, Johann Ambrosius Barth, Leipzig 1904, pp. 1-50.
8 P. Yourgrau, Death and Nonexistence, Oxford University Press, Oxford 2019, p. 13.
9 B. Russell, My Mental Development, in A. Schilpp (a cura di), The Philosophy of Bertrand Russell, Northwestern University, Evanston 1944, p. 13.
10 Per approfondimenti sulla reazione di Russell a Meinong cfr. G. Ryle, Intentionality-Theory and the Nature of Thinking, in «Revue internationale de philosophie», 27, 1973, pp. 104-05. Sulla rivalutazione del pensiero dei due filosofi cfr. N. Griffin e D. Jacquette, Russell vs. Meinong. The Legacy of «On Denoting», Routledge, New York 2009.
11 H. Vaihinger, La filosofia del «come se»: sistema delle finzioni scientifiche, etico-pratiche e religiose del genere umano, trad. it. di F. Voltaggio, Ubaldini, Roma 1967.
12 A. Fine, in M. Suárez (a cura di), Fictions in Science. Philosophical Essays on Modeling and Idealization, Routledge, New York 2008, pp. 19-36.
13 Freud mise sullo stesso piano il De prestigiis daemonum di Weyer sullo stesso piano del De revolutionibus di Copernico e dell’Origine dell’uomo di Darwin. Poté leggerlo quando fu ristampato in seguito all’interesse per i casi di isteria, una malattia i cui sintomi sembravano riprodurre quelli delle descrizioni classiche delle possessioni demoniache. Nel 1922, nel celebre Una nevrosi demoniaca nel secolo decimo settimo, Freud descrisse il caso del pittore bavarese Christoph Haizmann – che sosteneva di aver firmato un patto con il diavolo nel 1668 – dopo esser rimasto colpito «dalla somiglianza di questa storia con la leggenda di Faust». Lo psicologo attribuì la paura che il pittore aveva del diavolo e la sua esperienza di possessione a una nevrosi psicologica. Secondo Freud, Haizmann soffriva di una forma estrema di «proiezione» che lo aveva portato ad attribuire a una figura demoniaca ideale un insieme di caratteristiche associate a suo padre. «Ritorniamo dunque alla nostra ipotesi secondo la quale il diavolo con cui il nostro pittore stringe il patto è un diretto sostituto paterno», concluse Freud. S. Freud, Una nevrosi demoniaca nel secolo decimo settimo (1922), in Opere, ed. diretta da C.L. Musattti, IX: L’Io e l’Es e altri scritti. 1917-1923, Boringhieri, Torino 1977.
14 Da allora, gran parte dei demoni e delle apparizioni è stata eliminata dal contesto religioso. «I progressi compiuti dalle scienze naturali», si leggeva alla voce «demone» della progressista New Catholic Encyclopedia nel 1967, «hanno distrutto per sempre il concetto primitivo di una realtà a tre livelli in cui angeli e demoni si materializzano con una frequenza frutto di ingenuità», a causa delle «attuali conoscenze sull’universo, molto più precise». I demoni erano stati ricacciati quasi tutti nelle profondità della psiche, seguendo le tendenze freudiane: «La psichiatria, inoltre, ha dimostrato che l’operato del subconscio può spiegare se non quasi tutte, molte delle condizioni anomale che le generazioni precedenti avevano attribuito all’attività diabolica». La psicologizzazione sempre più diffusa del demoniaco, inoltre, ebbe come effetto la retrocessione della conoscenza demonologica, anche in ambito teologico. «Per queste ragioni, ed essendo stata riconosciuta la necessità di reindirizzare la teologia su linee più positive, nel xx secolo la demonologia non è stata oggetto di studi molto approfonditi». L.J. Elmer, Demon (Theology of), in The New Catholic Encyclopedia, McGraw-Hill, New York 1967, p. 756.
15 T. Kuhn, Poscritto (1969), in Id., La struttura delle rivoluzioni scientifiche, trad. it. di A. Carugo, Einaudi, Torino 2009, p. 213.
16 P. Hoyningen-Huene, Two Letters of Paul Feyerabend to Thomas Kuhn, in «Studies in the History and Philosophy of Science», 26, 3, 1995, p. 364.
17 Ibid., p. 369.
18 P.K. Feyerabend, Realism, Rationalism, and Scientfic Method, Cambridge University Press, Cambridge 1981, p. 75.
19 Ibid., p. 159.
20 Hoyningen-Huene, Two Letters of Paul Feyerabend cit., pp. 361, 369.
21 Ibid., p. 368.
22 Feyerabend, Realism, Rationalism, and Scientific Method cit., p. 320, n. 58.
23 Ibid., p. 323.
24 Ibid., p. 324.
25 Feyerabend, Realism, Rationalism, and Scientific Method cit., p. 320, n. 58.
26 T. Kuhn, Una funzione per gli esperimenti mentali, in Id., La tensione essenziale. Cambiamenti e continuità nella scienza, trad. it. di M. Vadacchino, Einaudi, Torino 1985, p. 275.
27 K. Popper, Irreversibility; Or, Entropy since 1905, in «British Journal for the Philosophy of Science», 8, 30, 1957, p. 154.
28 Esprimendosi sulle ricerche scientifiche di quegli anni, Popper definì l’esorcismo di Szilard «totalmente insoddisfacente», ibid.
29 P. Feyerabend, On the Possibility of a Perpetuum Mobile of the Second Kind, in P.K. Feyerabend e M. Grover (a cura di), Mind, Matter, and Method. Essays in Philosophy and Science in Honor of Herbert Feigl, University of Minnesota Press, Minneapolis 1966.
30 «La Macchina infernale che sto per presentare», spiegò Feyerabend, «è una variazione della macchina utilizzata da J. R. Pierce». Oltre a studiare Pierce, Feyerabend rimase affascinato dalla ricerca di Smoluchowski di «un’eterna fonte di reddito», una frase che citava in continuazione. L’errore principale dei ricercatori come Smoluchowski risiedeva nel loro «uso ambiguo del termine “informazione” e negli argomenti «circolari» con cui potevano dimostrare il secondo principio solo riferendosi ai suoi effetti. Sulla possibilità di utilizzare la conoscenza per mitigare le forze dell’entropia e le loro conseguenze debilitanti Feyerabend si dichiarò ottimista, schierandosi esplicitamente con Popper e giungendo alla conclusione che l’esistenza del moto perpetuo era «in linea di principio possibile», ibid., p. 412.
31 K. Popper, Nuvole e orologi, in Id., Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico, trad. it. di A. Rossi, Armando, Roma 1975, p. 334.
32 Id., L’universo aperto. Un argomento per l’indeterminismo, trad. it. di A. Festa, il Saggiatore, Milano 1984, p. 46.
33 Id., Il mondo di Parmenide. Alla scoperta della filosofia presocratica, trad. it. di F. Minazzi, Piemme, Casale Monferrato 1998, p. 241.
34 Popper cercò di «dimostrare che esiste un demone di Maxwell che è una variante del demone di Szilárd, ma che non ha necessità di compiere alcun lavoro o di spendere alcuna informazione», ibid., p. 262.
35 Ibid., p. 241.
36 «Una recentissima e assai ingegnosa dimostrazione e confutazione della non-esistenza del demone di Maxwell è dovuta al professor Dennis Gabor, che ha costruito un modello per mostrare che il demone può esistere secondo la fisica classica, ma non secondo la fisica dei quanti». «Il demone di Gabor è sufficientemente bravo da eludere qualunque confutazione classica della sua esistenza; il che dovrebbe dimostrare, come rileva Gabor, che la seconda legge è falsa nella fisica classica e diviene valida unicamente nella fisica dei quanti», ibid.
37 K. Popper, La teoria dei quanti e lo scisma nella fisica, trad. it. di A. Artosi, il Saggiatore, Milano 1984, p. 88.
38 Ibid., pp. 202-03.
39 Ibid., pp. 212-13.
40 A. Danto, Filosofia analitica della storia, trad. it. di P.A. Rovatti, il Mulino, Bologna 1971, p. 204.
41 A.F. Gistau, Paradigms for a Metaphorology of the Cosmos. Hans Blumenberg and the Contemporary Metaphors of the Universe, Aracne, Ariccia 2015, pp. 151-66.
42 H. Blumenberg, Tempo della vita e tempo del mondo, trad. it. di B. Argenton, il Mulino, Bologna 1996, p. 275. «Das Geschichtssubjekt, dessen Funktion sich in retardierenden Störung oder in antreibender Beschleunigung erschöpft, ist ganz durch sein nie zuvor gekanntes Object, “die Geschichte”, bestimmt. Es ist ihr Laplacescher Dämon, denn es kennt sie kraft der Logik, die es mit ihr gemeinsam hat, im ganzen». Cfr. anche F. Fellmann, Das Ende des Laplaceschen Dämons, in R. Koselleck e W.-D. Stempel (a cura di), Geschichte-Ereignis und Erzählung, Wilhelm Fink, München 1973, e F. Fellmann, Wissenschaft als Beschreibung, in «Archiv für Begriffsgeschichte», 18, 1974, pp. 227-61.