3.          Inaspettatamente gentile
Philippe
Non sapeva cosa gli fosse preso.
Era entrato al mercato rionale di Firenze per acquistare alcuni degli ingredienti che gli sarebbero serviti per il pranzo di quel giorno, quando aveva sentito qualcuno urlare come un pazzo.
Si era presto reso conto che era una donna poco distante da lui a gridare, per giunta contro una ragazzina che sedeva su una cassetta di legno intenta a tagliare quelle che sembravano zucchine.
Philippe, prima di rendersene conto, si era ritrovato lì, davanti a loro, e aveva fermato la donna dal continuare a tormentare la ragazza, che sembrava sul punto di piangere.
E poi era successo, la ragazzina aveva tirato fuori un bel caratterino e aveva rimesso in riga la donna, licenziandosi poco dopo.
Avrebbe potuto finirla lì e tornare ai suoi acquisti, ma non l’aveva fatto, l’aveva seguita e le aveva offerto un lavoro.
Il perché non lo sapeva neanche lui e ora si ritrovava all’interno del suo ristorante a sistemare il menu di quel giorno con un assurdo senso di benessere addosso.
«Capo? Che hai?» gli domandò Mirko avvicinandosi. «Se non ti conoscessi, quello sul tuo volto sembrerebbe un sorriso…»
«Sono solo felice del menu di oggi: non mi aspettavo di trovare delle cernie così succulenti al banco del pesce del signor Taddeo!»
Mirko s’illuminò e poi chiese: «Oh, mio Dio, faremo il tuo filetto di cernia con coulis di arancia e cialda di paprika piccante?»
«Ebbene sì, il piatto che mi ha fatto ricevere la prima stella Michelin in Francia! Spero ne sarete all’altezza».
«Sempre con tutti questi complimenti…» lo prese in giro Mirko, sorridendo. «Prima o poi ci vizieranno!»
Abbozzò anche lui un’espressione felice, perché quel piatto aveva reso famoso il Joir Bien ed era sicuro che quella sera gli avrebbe fatto fare una bellissima figura con l’Onorevole Fanti.
«Basta parlare, abbiamo moltissime cose da fare…»
«A proposito, mi dispiace dirtelo, ma non siamo riusciti a trovare una nuova cameriera per stasera! Se la vedranno da soli, Jacopo e Carmen!»
Philippe alzò una mano e la mosse nell’aria con nonchalance. «Non preoccuparti, ci ho pensato io! Verrà alle venti, credo!»
«Credi?»
«Sì, le ho dato il biglietto del locale e le ho detto l’ora in cui presentarsi…»
«Allora non ci resta che sperare in lei… Allora, dimmi, vuoi che ti aiuti con il filetto?»
«No, tu prepara la linea per il risotto ai funghi e zafferano. Alla cernia, ci penso io!»
E così, mentre il suo Sous Chef si allontanava fischiettando, Philippe tornò a pensare alla ragazza del mercato.
Era stato gentile con lei come non lo era da troppo tempo e non capiva perché, o meglio, supponeva che l’averla vista sbeffeggiata da quella donna così in carne e così acida avesse risvegliato in lui i ricordi del suo primo lavoro a Parigi come aiuto in una cucina di terz’ordine.
Non era nato chef stellato, ci era diventato col tempo e dopo mille lavate di testa di altrettanti chef incompetenti.
Sapeva come ci si sentisse quando qualcuno ti urlava contro.
Non era piacevole.
Era perciò intervenuto in qualcosa che non gli competeva per salvare una ragazza.
«Come un dannato cavaliere dalla scintillante armatura…» mormorò ma non troppo a bassa voce, perché Mirko che passava di lì lo rimbeccò.
«Un bel principe, dopotutto!»
«Ah sì? Moi?» si voltò a guardarlo per un attimo, portandosi una mano al petto per prenderlo in giro.
«Sì, ma non sei il mio tipo, perciò puoi stare tranquillo, Phil!» ridacchiò tornando alle sue padelle e lasciandolo lì a impastare il necessario per la sua famosa cialda.
Si buttarono nelle preparazioni e persero quasi il senso del tempo, almeno fino a quando non piombò nella cucina Jacopo, il suo capocameriere, con un’espressione tesissima in viso.
«Che c’è?» gli chiese Philippe piuttosto duramente.
«Abbiamo un problema…»
«Perché la cosa non mi stupisce?»
«Lo so, Phil, ma ho ricevuto la chiamata…»
«Ti fai prete?» buttò là Mirko per dissipare un po’ del malumore di Philippe, cosa che riuscì, anche se lui non fece molto per renderlo noto anche a loro, piuttosto guardò malissimo il suo Sous Chef che alzò le mani. «Scusate!»
«Mi ha chiamato Fanti per aggiungere altri coperti e ho dovuto accettare…»
«Di quanta gente parliamo?»
«Tanta. Suppongo dovremo aggiungere posti qua e là, per fortuna che avevamo apparecchiato con distanze piuttosto grandi…»
«Va’ in sala, Jacopo, sistema le tue cose, noi qui dobbiamo ricalcolare le porzioni e sfilettare come se non ci fosse un domani!»
«Perfetto, anche perché siamo solo io e Carmen!»
«Forse fra un po’ arriverà qualcun altro…» rispose Mirko raggiante. «Una ragazza che ha trovato Philippe!»
«Speriamo arrivi presto, perché avremo tanti ospiti!» Jacopo uscì e da quel momento non ebbero un minuto di calma, perché anche in cucina erano solo in due.
Non si sarebbe pentito però della mancanza di personale, perché avere solo un aiuto era stata una scelta necessaria dovuta alla sua mancanza di fiducia nel prossimo.
Meno gente c’è, meglio sarà… si era detto, ma iniziò a chiedersi, proprio in quel momento, se non fosse stato un errore.