22.
Piume, brividi e indecisioni
Mirta
Philippe Tonetti l’aveva baciata e lei aveva risposto con più ardore di quanto avrebbe mai dovuto fare.
Si era lasciata trasportare dal momento e aveva lasciato che le cose si scaldassero così tanto che, se lui non si fosse staccato, di sicuro sarebbe stata lei a portare avanti quello che avevano iniziato.
Lì. Sul posto di lavoro. Su quel ripiano in alluminio che non avrebbe più guardato con gli stessi occhi.
E ora era al Morgana insieme a Julian che aveva gli occhi scintillanti per i costumi e per aver conosciuto le sue amiche e colleghe anche se, con la mente, continuava a tornare a Philippe e alle sue mani.
E se avessero avuto ragione Julian e sua nonna? Se l’odio che provava per Philippe nascondesse altro? Se ci fosse stato qualcosa di diverso sotto tutta quella stizza?
«Terra chiama Mirta… Terra chiama Mirta. Mirta? Ehilà? Ci sei?»
Una mano passò davanti ai suoi occhi, costringendola a sbattere le ciglia per tornare al presente.
Julian le era seduto accanto e probabilmente aveva parlato con lei per un po’ prima di accorgersi della sua totale assenza.
«Eh?» disse lei, vergognandosi di se stessa e della poca attenzione che aveva concesso al suo amico, persa com’era a pensare al fratello. «Cosa stavi dicendo?»
«Dicevo che adoro vedervi mentre indossate i vestiti e vi truccate. È davvero fantastico che Gilberto mi abbia permesso di restare qui! Dovrò ringraziarlo di nuovo, dopo!»
Mirta gli sorrise. «Non credo ce ne sarà bisogno, penso l’abbia capito prima dai tuoi gridolini entusiasti e dall’abbraccio con cui l’hai stritolato!»
«Troppo espansivo?» domandò lui, sistemandosi il colletto della camicia nera che aveva indossato quella sera. «A volte non mi contengo!»
Marcella si avvicinò a loro e accarezzò la testa di Julian prima di dire: «Diciamo che Gilberto non è molto abituato, ma credo che gli
abbia fatto bene tutto quell’affetto, ragazzino!»
«Tornerò più spesso, allora!»
«Quando vuoi…» si aggiunse Mena, che era già pronta per esibirsi dato che il suo balletto sarebbe stato il primo quella sera. «Ci fa piacere conoscere gli amici di Mirta!»
«Ti prenderò in parola! Mi piace qui e magari, se resterò in giro per un altro po’ come spero, potrei chiedere a Gilberto di prendermi a lavorare…»
«Sarebbe perfetto!» esclamò Mirta dispiaciuta per non aver pensato lei a quell’eventualità. In quello stesso momento, dall’altra parte della sala il loro capo iniziava il consueto discorso di presentazione del locale e delle ballerine che vi lavoravano.
Mena si controllò per l’ultima volta la parrucca e corse via, proprio mentre Gilberto la presentava al pubblico: «Siete pronti per la nostra Lady Obsidian? La donna del mistero, coi suoi veli e le sue sinuose movenze. Beh, lo spero per voi, perché sta per presentarsi ai vostri occhi…»
Mirta, che pensava di aver evitato tutte le domande sul suo blackout di poco prima, si ritrovò gli occhi curiosi di Julian addosso e solo in quel momento lei si accorse di quanto fossero simili a quelli di Philippe.
«Mi dici cos’è successo prima?»
«Prima?» chiese lei, facendo finta di nulla e continuando a sistemare il trucco nero che aveva deciso di applicarsi quella sera. «Quando? Non so di cosa parli…»
«Ma dai! Sei seria? Mi hai chiamato e avevi una strana voce al telefono, poi quando siamo venuti qui non hai parlato per tutto il tragitto e mentre ti truccavi sei praticamente andata col pilota automatico!»
«Accade sempre…» provò a dire lei, ma Julian scosse la testa, beccandola in fallo.
«Non ci credo: dai, dimmi che cosa ti è capitato…»
Mirta chiuse per un istante gli occhi e poi, finalmente mollò la presa e asserì con sicurezza: «Philippe, prima al ristorante, mi ha baciato…»
Julian strabuzzò gli occhi. «Giura».
Lei si fece una croce sul cuore e annuì. «Eravamo in cucina, prima
abbiamo litigato e, non so come sia potuto accadere, eravamo appiccicati e…»
«Ti è piaciuto, vero?»
«Più o meno» si difese lei, incerta se rivelare tutto ciò che aveva provato al fratello dell’uomo fra le cui braccia era stata solo poco prima.
«Mirta…»
«Vuoi la verità?»
Julian le sorrise. «Certo! Non preoccuparti, non gli ho detto di Rosa Blu, vuoi che gli dica questo?»
«L’ho adorato» sbottò lei mentre Mena tornava in camerino e Rita raggiungeva il palco nei panni di Rock Girl. «È stato così intenso…»
«Ti piace?»
«Chi?»
«Philippe. Come chi?»
«Non ne ho idea, pensavo di odiarlo fino a cinque secondi fa… Adesso, sinceramente, sono piuttosto confusa!»
«Io credo che fra di voi sia subito scoccato qualcosa, ma che non l’avete capito a causa dei vostri caratteracci!»
«Non lo so. Come potrei saperlo? L’unica cosa certa è che mi ha baciata come se io fossi sua, capisci cosa intendo? Le braccia strette attorno al mio corpo, la bocca esigente ma dolce, i respiri veloci e le mani curiose…»
Julian annuì veementemente. «Ho presente, sì! Mirko mi bacia così…»
«Non so cosa pensare».
«E chi ti dice che devi farlo? Buttati e vedi cosa ne verrà fuori…»
La musica degli AC/DC usata da Rita per il suo balletto terminò e lei si alzò in piedi, assestandosi la parrucca sulla sua testa con delle forcine e mettendosi la maschera.
«Tocca a me».
«Lui è qui, lo sai, vero? Non perde un tuo spettacolo…»
Mirta sorrise. «Spero che gli piacerà anche questo!»
«Gli piaci sempre» esclamò Julian sorridendo. «Forza, va’ a capire cosa provi per lui! Non mi dispiacerebbe averti come cognata!»
Mirta strabuzzò gli occhi, ma non ebbe modo di rispondere, perché la sua presentazione stava per finire e doveva assolutamente
arrivare dietro le quinte.
Camminò sui tacchi vertiginosi e, stando attenta a non pestare il meraviglioso abito rosso che Umberto aveva creato per lei, mentre portava fra le mani il boa di piume nere abbinato, raggiunse Gilberto sul palco.
«Eccola, la nostra stella! Stasera, questa ballerina stupenda ha preparato qualcosa di davvero speciale per voi! Vi ricordate la sinuosa fidanzata di Roger Rabbit?»
«Jessica!» qualcuno urlò dalla sala e Gilberto annuì.
«Sì, proprio lei! Oggi la rivedrete qui, in carne ed ossa, interpretata dalla nostra punta di diamante Rosa Blu!»
Lui lasciò la ribalta e lei prese il suo posto, proprio mentre le note di “Why don’t you do right”, di Peggy Lee, cominciavano a diffondersi nell’aria.
«You had a plenty money 1922… You let other women make a fool of you. Why don’t you do right… Like some other men do?»
Mirta camminò ancheggiando fino a metà del palco, si fermò un istante e poi, proprio seguendo la coreografia della protagonista del film, continuò a muoversi fino a fermarsi sulla sinistra, dove c’erano le scale per scendere fra il pubblico. Accostandosi con le spalle al muro, piegò le gambe, scendendo con il bacino quasi fino a toccare le assi del pavimento col sedere. Con uno scatto, tornò su, dando uno sguardo alla sala alla ricerca dell’uomo che l’aveva scombussolata solo poco tempo prima.
Philippe era seduto al solito posto, la fissava con intensità, mentre sorseggiava un liquido ambrato dal bicchiere che teneva fra le mani.
In un attimo, Mirta decise di infrangere ancora una volta le regole e scese le scale, passando attorno ai tavoli, posando qua e là una carezza col boa di piume agli altri clienti, ma con la precisa intenzione di fermarsi davanti a lui per la fine della sua esibizione.
La musica continuava e lei aveva quasi timore di slacciare il filo che, sapeva, l’avrebbe praticamente lasciata quasi nuda davanti a lui, che già la stava divorando con gli occhi, ma non aveva scelta. Perciò, restando fra i tavoli con lo sguardo sempre incatenato a quello dell’uomo, si abbassò di nuovo, ma stavolta si portò dietro le mani e tirò leggermente il cordoncino.
Quando risalì, il vestito rimase a terra e quasi nello stesso istante
in cui lei fu di nuovo in piedi con indosso solo il boa nero e l’intimo in pizzo rosso, Philippe si mosse sulla sedia e si portò in avanti col corpo, sorridendo e passandosi incredulo una mano sugli occhi.
Mirta a quel punto, giocando col boa di piume, camminò fino a trovarsi davanti a lui, poi gli girò attorno e, mentre tutti attorno a loro fischiavano e la incitavano a continuare quel gioco di seduzione, lei si posizionò alle sue spalle e lo tirò a sé usando le mani.
Era la seconda infrazione di quella sera, ma non sarebbe stata l’ultima, perché aveva avuto un’altra idea, che la portò ad abbassarsi fino a toccare la sua schiena col seno e a cantare a bassa voce solo per lui l’ultima strofa della canzone.
«I fell for you giving and I took you in… Now all you’ve got to offer me is a drink of gin! Why don’t you do right… Like some other men do?»
Sentì i brividi riverberarsi sulla schiena di Philippe e sorridendo, durante l’intervallo musicale prima dell’ultimo ritornello, gli sussurrò: «Provaci di nuovo…»
Seguendo la musica e gli applausi, tornò sul palco. Finì il balletto e poi uscì di scena per tornare dietro le quinte, dove trovo un Julian sorridente e un Gilberto furioso.
«Sei stata incredibile!» disse il primo.
«Tu mi farai morire!» urlò disperato il secondo.
Sono in un mare di guai…
pensò lei, tornando nel camerino e sedendosi sulla sua poltroncina.
Era seduta lì da pochissimo, quando il loro buttafuori si palesò alla porta con un bigliettino.
«Rosa, questo è per te…»
«Lo immaginavo» esclamò prendendolo e leggendo il contenuto.
“Potrei offrirti molto più di un bicchiere di gin e ti giuro che non sono come tutti gli altri uomini. Dammi una possibilità. Philippe.”
«Avete una penna?» domandò lei agli altri nel camerino e fu proprio Julian a dargliela.
«Eccola qua…»
Girò il foglio e scrisse la risposta.
“Presto.”