27.
Un inaspettato fuori menu
Philippe
Arrivò davanti al suo locale e per la prima volta, guardandosi nella vetrata della porta, attraverso cui vedeva già i suoi dipendenti preparare i tavoli, si accorse di avere un sorriso enorme sul viso.
Era una novità, una delle tante che aveva portato Mirta nella sua vita, anche prima che si baciassero.
La verità era che quella ragazza, fin dalle prime battutine al vetriolo che si erano scambiati, era riuscita a scalfire la dura corazza che si era messo addosso dopo Juliette e il matrimonio finito male.
Piano piano, l’aveva distrutta e si era insinuata al di sotto, fino a quando lui non aveva potuto fare altro che cedere a quegli strani sentimenti che provava per vedere dove l’avrebbero portato.
E l’avevano condotto dritto a casa della ragazza.
Prima sotto casa sua e poi su quell’assurdo divano.
Philippe sorrise nel ricordare come, solo quel pomeriggio, aveva improvvisato uno spogliarello per lei. Non era mai arrivato a fare tanto per una donna, ma Mirta l’aveva spinto al limite e poi insieme l’avevano attraversato.
Un bacio. Ecco cosa lo faceva sorridere in quel modo assurdo mentre sostava, in una versione molto più vestita del David, davanti alla porta del suo ristorante.
L’aveva baciata come se la vita di entrambi dipendesse da quel bacio, come se l’unico modo per continuare a respirare fosse posare le labbra le une sulle altre.
Era stato vorace e li aveva storditi così tanto che nessuno dei due aveva sentito la porta aprirsi e si erano ritrovati a dare spettacolo davanti alla nonna di lei che, per sua sfortuna, parlava un perfetto francese.
La donna, sorridente ma dallo sguardo tagliente, li aveva beccati avvinghiati, mentre si divoravano appoggiati contro il muro del salotto.
Era stato assurdo, ma ora non riusciva a smettere di sorridere, nel ripensare a quel momento imbarazzante.
«Capo?» esordì una voce, facendolo quasi sobbalzare. «Stai
bene?» aggiunse Mirko con gli occhi sbarrati.
«Mai stato meglio, perché?»
«Eri qui fuori, guardavi dentro, ma era come se non ci fossi. Si è accorto di te Jacopo ed è corso ad avvertirmi…»
Philippe sorrise. «Io sto benissimo. Ero sovrappensiero, tutto qui!»
«Sovrappensiero?»
Lui annuì. «Sì, capita anche a me, perché mi guardi così?»
«Perché non sembri tu, Phil. Devo preoccuparmi?»
«No. Piuttosto, i ragazzi sono arrivati?» domandò vagamente, anche se in realtà gli interessava solo sapere se Mirta fosse già al ristorante.
«Sì, Jacopo e Carmen sono già all’opera, Mirta è nello spogliatoio a cambiarsi…»
«Bene. Allora, entriamo! Oggi ho voglia di cucinare qualcosa di strano. Abbiamo ancora quegli jalapeño?»
Mirko annuì. «Sì, certo. Che hai in mente?»
«Piccante. Ovunque. Anche nel dolce».
«Beh, interessante. Allora vado a tirarli fuori mentre tu ti cambi…»
«Perfetto» rispose lui, entrando con il suo Sous Chef nel ristorante.
«’Sera» lo salutarono Jacopo e Carmen quasi all’unisono, mentre posizionavano bicchieri e posate sulla tovaglia bianca.
«A voi» esclamò lui in risposta. «Quanti coperti, stasera?»
«Quasi al completo» disse Jacopo «Dato che è domenica sera, ho lasciato un tavolo per il signor Rocca…»
«Hai fatto bene» concordò Philippe prima di lasciarli al loro lavoro per correre a cambiarsi e soprattutto per intercettare Mirta nello spogliatoio.
Era nel corridoio, quando sentì, dalla porta semiaperta, la voce di Mirta, che probabilmente era al telefono con qualcuno.
«Quasi non ci credo, Lucia… Lui è…» s’interruppe per ridere e aggiunse: «Sì, anche figo a livelli estremi, rende bene l’idea! E no, non so dove ciò ci porterà, ma per adesso mi accontento. So anche quello, e glielo dirò presto!»
Philippe si accigliò per un attimo, ma non ebbe il tempo di
chiedersi cosa dovesse dirgli Mirta, perché lei spalancò la porta per uscire.
«Oddio» esclamò quando se lo trovò davanti. «Vuoi uccidermi?»
«No» le rispose facendola indietreggiare e chiudendo la porta dietro di sé. «Voglio solo un bacio».
Mirta sorrise, appoggiandosi al muro, accanto agli armadietti. «Vieni a prendertelo…»
Philippe non se lo fece ripetere due volte, eliminò la breve distanza che li separava e si gettò vorace sulle sue labbra.
Il bacio prese immediatamente fuoco.
Bocche fameliche e lingue intrecciate.
Mani curiose e cuori palpitanti.
Philippe la strinse forte a sé e, mentre la baciava, continuava a immaginare come dovesse essere stare con lei senza alcun vestito addosso, coi corpi liberi di esprimersi al loro meglio.
Oltretutto, si rese conto che, per la prima volta da quando aveva aperto il Sur la rive gauche, avrebbe voluto non essere il proprietario e non avere tutte le responsabilità che, in effetti, aveva. Avrebbe voluto restarsene a casa per perdersi in lei in ogni modo possibile e immaginabile.
Ma la realtà non era quella, perché non erano su un letto, non erano soli, non erano liberi di gestire ciò che li stava facendo strusciare l’uno sull’altra come due adolescenti in preda agli ormoni.
C’era la realtà fuori da quello spogliatoio, una realtà a cui entrambi dovevano far ritorno e fu per quel motivo che, riluttante, la mise giù e posò la fronte sulla sua.
«Non possiamo. Non qui…» le disse in un sussurro, perché non era sicuro che la voce reggesse un tono più alto.
Mirta respirò forte e poi, dopo avergli dato un bacio a stampo, annuì. «Credo tu abbia ragione, anche perché presto verranno a cercarci…»
E come a volerle dare ragione, la maniglia della porta si mosse, dando appena loro il tempo per separarsi e riprendere un atteggiamento meno intimo.
Mirko fece capolino. «Philippe? Smetti di infastidire quella ragazza e vieni in cucina. Ho preparato tutto il peperoncino che mi hai chiesto, manchi solo tu!»
«Non stavamo litigando!» rispose al suo Sous Chef «Giuro!»
Mirta annuì. «Anzi, si può dire che abbiamo firmato una specie di patto di non belligeranza…»
«Beh, meno male, così Julian non si preoccuperà più per voi due e potrà dedicarsi di più al sottoscritto! Mi pare sia sempre distratto anche mentre siamo a letto e…»
Philippe si coprì le orecchie con le mani. «Dio, ti prego! Non dire nient’altro!»
Mirko ridacchiò. «Beh, allora usciamo di qui e mettiamoci al lavoro!» poi si rivolse a lui «Dovresti sistemarti la camicia prima e fare qualcosa per i tuoi pantaloni…»
E fu in quel momento che Philippe si rese conto non solo dei bottoni aperti a mostrare il suo addome piatto, ma anche e soprattutto della vistosa erezione che creava un rigonfiamento sul davanti dei suoi jeans.
Mirta scoppiò a ridere, dopo aver notato la stessa cosa. «Ops?»
Philippe finse uno sguardo di rimprovero e poi, fregandosene di Mirko, la tirò a sé per baciarla ancora una volta, prima di darle uno schiaffetto al sedere per invitarla ad uscire dalla stanza.
Quando lei oltrepassò Mirko, quello inclinò la testa di lato e gli disse: «Dovrò dare dieci euro a tuo fratello!»
«Perché?»
«Perché ha voluto scommettere dieci euro che alla fine vi sareste strappati tutti i vestiti di dosso, e con quello che ho visto, se non l’avete già fatto, vi manca poco!»
Philippe si passò una mano sul viso e poi fra i capelli, tanto disperato quanto felice per l’attaccamento che suo fratello mostrava nei suoi confronti. «Immagino che dirti che ti stai sbagliando sia fuori luogo, vero?»
«Dopo quel bacio? Ma fammi il piacere…»
«Mi piace» sbottò a quel punto lui, sicuro come mai era stato precedentemente. «So quello che ho detto di lei, so che prima non andavamo d’accordo e so quello che ti ho confidato sulla ballerina, ma Mirta è come l’ingrediente perfetto per la ricetta che è la mia vita…»
Mirko s’illuminò. «Quindi dobbiamo prepararci a siparietti romantici e quant’altro?»
«No, non sono nel mio stile, ma potreste vedermi sorridere di più…»
Mirko si finse inorridito. «Cosa? Sorrisi? Dovrai avvertire tutti, perché la gente potrebbe pensare a una tua temporanea infermità mentale!»
«Divertente».
«Oh lo so, e non hai ancora sentito nulla! Ma sarà meglio andare, Phil, perché altrimenti stasera nessuno mangerà!»
Lui annuì e lo seguì in cucina dove trovò, come lui aveva ordinato, tutto il peperoncino che aveva chiesto.
C’era quello classico in polvere, ma anche gli jalapeño che arrivavano direttamente dal New Mexico.
«Bene, ora dimmi cos’hai in mente!» esordì Mirko piazzandosi dietro il tavolo in alluminio.
«Vorrei proporre un primo semplice con pachino e una punta di peperoncino, seguito dal pesce spada con capperi, dadini di peperone e jalapeño e finire con un tortino al cioccolato piccante. Che ne dici?»
Mirko rimase per un attimo in silenzio, poi esclamò con voce allegra: «Dico che sono entusiasta! Adoro questo menu e credo che anche i nostri clienti lo ameranno. È semplice, ma gustoso! Il piccante, poi, magari farà da afrodisiaco anche per Rocca!»
«Oddio, speriamo di no, quel tipo è strano già senza essere sotto gli effetti di un afrodisiaco…»
«Una battuta? Sei impazzito? Non sono pronto a tutte queste novità!» affermò Mirko, dirigendosi verso la cella frigorifera. «Vanno bene?»
Philippe guardò la cassetta coi peperoni rossi che aveva comprato il giorno prima al mercato e annuì. «Sono perfetti…»
«Bene, allora inizio a tagliare questi, poi preparo anche i pomodorini. Mettiamo anche delle olive nere?»
«Sì, buona idea!»
«Tu prepara il dolce, sai che sono negato con la pasticceria!»
Continuarono così a cucinare, scherzando l’uno con l’altro, e, senza accorgersene, fu il momento di aprire il locale per il turno serale.
Jacopo, Carmen e Mirta iniziarono a fare avanti e indietro dalla
cucina per portare ai clienti i piatti che lui e Mirko stavano cucinando con tanta passione, fino a quando la ragazza che desiderava forse più della realizzazione di un perfetto soufflé, non entrò correndo e gli pose una domanda che credeva non avrebbe mai più sentito in tutta la sua vita.
«Facciamo Bouillabaisse?»
Philippe raggelò. «Cosa? Perché?»
Mirta gli sorrise. «C’è una signora, di là, è francese e ha chiesto questo particolare fuori menu. Vuole una Bouillabaisse con gamberi e senza gallinella. Ha anche detto che era solita prenderla al tuo ristorante a Parigi!»
Non può essere vero…
pensò, prima di chiedere a Mirta: «La signora francese, dov’è seduta?»
«Al tavolo centrale» rispose lei tranquillamente, senza capire che, quella donna francese, apparsa nel suo ristorante, altri non era che la sua ex fidanzata.
Ora, doveva solo capire cosa ci facesse Juliette a Firenze e perché fosse andata da lui, dopo tutto quel tempo.