36.
Dammi il tuo amore, il mio cuore è già tuo
Philippe
«Voi siete sicuri che questa cosa mi aiuterà a riconquistarla?»
Tante paia di occhi lo fissarono immobili, solo Gilberto annuì. «Adora quel film e sono sicuro che se farai esattamente quello che ti abbiamo detto, lei ti darà almeno una possibilità…»
«Lo spero anche io».
«Ma se le spezzi il cuore di nuovo» sbottò Umberto, il costumista «stavolta ti ammazziamo, e ricorda che siamo quasi tutti appassionati di CSI!»
«Una serie tv? Come dovrebbe spaventarmi?» domandò lui sorridendo.
«Sappiamo come nascondere le prove e farla franca, Philippe, ecco perché dovresti spaventarti!»
Stava per ribattere, quando la ragazza alta come un folletto, che aveva scoperto chiamarsi Lucia, corse verso di loro sorridendo: «Mirta sta per entrare dal retro! Tutti ai loro posti…»
«Vado ad accoglierla» disse Gilberto, poi aggiunse: «Tu stai qui, di fronte al bar, come abbiamo provato…»
Philippe annuì. «Va bene».
«Tutti voi, nei camerini! Umberto, tu aspetta a mettere la musica…» aggiunse ancora, prima di camminare verso il retro.
Julian, che fino a quel momento era stato in silenzio, lo raggiunse e lisciò il gilet nero che lui indossava. «Stai benissimo vestito così, sai?»
«Imbecille».
Suo fratello sorrise. «In bocca al lupo, fratellone!»
«Viva».
E poi fu solo.
Spero di ricordarmi tutte le battute…
Mirta
Non le sembrava vero di essere lì.
Era solo una settimana che il Morgana era chiuso, ma sembrava
fossero anni che non bussava alla porta sul retro perciò, quando lo fece, si emozionò quasi come la prima volta che l’aveva fatto.
Gilberto aprì e le sorrise. «Ciao, tesoro! Come stai?»
«Io? Io sto bene, tu? Il Morgana? Riapriamo? Chi c’è dentro? Siamo soli?»
«Quante domande, vieni dai, sono già tutti nella sala grande. Manchi solo tu…»
Mirta sorrise e si lasciò guidare verso il palco dove si esibiva ormai da moltissimi anni.
«Ma è buio» constatò quando stavano per varcare la porta. «Perché?»
«Entra, scoprilo da sola!»
«Ma che…»
Gilberto la spinse leggermente e quando entrò nel locale quasi si mise ad urlare perché i suoi amici avevano replicato il set di Burlesque, il suo film preferito, e avevano anche preso un cameriere nuovo, che indossava la divisa che era stata di Cam Gigandet: jeans scuri e gilet di pelle.
«Oddio» si lasciò sfuggire e urlò davvero, quando il cameriere si voltò e in lui riconobbe Philippe.
«Non avrei mai dovuto lasciarti uscire dalla mia vita…» disse lui con voce roca, cambiando un po’ le battute del film. «Voglio che dividiamo il mio letto ogni notte e che facciamo colazione insieme ogni mattina. Voglio che dimentichi che stronzo ottuso e cieco sono stato. Voglio che mi perdoni, perché senza di te non so stare, Mirta. E ti prego, devi farlo. Mirta, dammi il tuo amore, perché il mio cuore è già tuo…»
Rimase per un attimo in silenzio, poi gli si avvicinò piano e quando fu arrivata ad un passo da lui esclamò: «Le battute non erano proprio così, sai?»
«Volevi quelle?»
Mirta scosse la testa. «No».
«Bene, perché ho preferito fare di testa mia e sceglierne altre per te, per dirti quanto sei importante e quanto io ti voglia nella mia vita…»
«Davvero? E chi me lo dice che domani non mi vedrai parlare con un tipo e prenderai, di nuovo, la decisione sbagliata?»
Philippe abbassò gli occhi. «Nessuno. Non posso dirti ciò che non so, ma posso affermare con sincerità che se ho fatto questa cosa per te è perché ti amo e…»
Mirta rimase pietrificata a quelle parole, perdendosi le altre che Philippe stava dicendo. Vedeva le sue labbra muoversi, ma riusciva solo a pensare a ciò che lui aveva appena detto.
«Zitto» gli disse, posando un dito sulle sue labbra. «Cos’hai detto, prima?»
«Che sono sincero?»
«No, l’altra…»
«Che mi sento un idiota vestito così?»
«Scemo» lo rimbeccò Mirta, avvicinandosi ancora un po’ a lui. «La prima cosa che hai detto, Chef, quella importante e che potrebbe farmi capitolare a prescindere dalla tua testa matta che, prometto, ti aiuterò a mettere a posto…»
Philippe l’abbracciò stretta e le sussurrò sulle labbra, prima di baciarla: «Ti amo, Mirta Damiani, in modo totalizzante e piuttosto frustante, a dire la verità».
«Ti amo anche io, Philippe, anche se sei un cretino e vedi cose strane dove non ci sono e…» e poi non parlò più, perché le labbra di Philippe furono sulle sue e fu come se niente fosse accaduto in quel periodo di reciproca assenza.
Tutto tornò al suo posto, mentre le note della canzone finale di Burlesque si diffondevano nell’aria, intorpidendo ancora di più il suo cuore.
Era sicura che, col tempo, avrebbe guarito il cuore di Philippe, cancellando il ricordo del tradimento di Juliette e mettendo al suo posto tanti altri bellissimi ricordi.
Momenti solo loro, in cui la sua paura di essere tradito non avrebbe mai più messo piede.
Ed erano già sulla strada giusta, perché il Philippe che aveva incontrato mesi prima non avrebbe mai preso parte a quella farsa solo per dirle quanto la amasse.
Non era stupida, sapeva che sarebbe passato un po’ prima che si fidasse completamente di lei, ma presto ci sarebbe riuscito e tutto sarebbe stato, finalmente, perfetto.