Andò prima da sua madre, perché glielo aveva promesso da un pezzo. Lei sapeva che era andato a stare a Camilla, a pochi minuti di strada, e non aveva scuse per non farsi vedere. Bell Callis viveva al margine orientale di San Jacinto County, lungo una strada in terra rossa affiancata da pini gialli e tigli della Carolina i cui rami strusciavano contro i fianchi del pick-up. Al di là degli alberi, Darren poteva scorgere i tetti catramati del vicinato di sua madre, i piccoli capanni a ridosso delle abitazioni e i casotti rettangolari immersi nell’erba alta. Qualcuno nei paraggi stava bruciando l’immondizia: il fumo acre filtrava nell’abitacolo, portando con sé l’odore familiare di vita dura. Superata una curva, Darren rivolse un cenno di saluto a un bianco sull’ottantina, Puck, che aveva affittato a Bell un pezzetto di terra dietro casa sua. L’uomo ricambiò agitando la mano dal portico frontale, poi tornò a fissare gli alberi, attività che occupava buona parte delle sue giornate. Darren svoltò a sinistra nella proprietà, poi seguì i due solchi paralleli, tracciati dagli pneumatici sulla terra polverosa, che conducevano alla roulotte di sua madre.
Lei era seduta sui gradini di cemento di fronte alla porta d’ingresso, a fumare una Newport mentre grattava via lo smalto scheggiato dall’unghia di un alluce. A terra c’era una lattina di birra, ma Darren conosceva i suoi polli: la roba forte era in casa. Bell alzò lo sguardo e vide avvicinarsi il pick-up grigio argento con a bordo il suo unico figlio; dall’espressione di sciatta indifferenza non si sarebbe detto che lo avesse tempestato di telefonate per gli ultimi quattro giorni.
“Sei magrolino,” gli disse quando scese dal pick-up.
“Senti chi parla,” la rimbeccò.
Avevano soltanto sedici anni di differenza, e lo stesso fisico longilineo: entrambi alti e smilzi, eccetto per i muscoli che Darren aveva sviluppato nel tronco e le gambe, e l’imbottitura di grasso intorno ai fianchi che Bell era riuscita a conservare quando ogni altra parte di lei sembrava aver battuto in ritirata, sopraffatta dall’avanzare del tempo. Darren non aveva conosciuto il padre, ma gli zii paterni, William e Clayton, erano di statura media.
Almeno per l’aspetto esteriore, aveva preso tutto dai Callis.
“Quando è stata l’ultima volta che hai fatto la spesa, mamma?”
“Mamma”: quella parola non mancava mai di ammorbidirla.
Si erano incontrati per la prima volta quando lui aveva otto anni, e fino ad allora la curiosità di Darren riguardo ai genitori naturali si era rivolta solo alle storie sul padre, meglio se incentrate su qualche spacconata. In realtà, Darren “Duke” Mathews non aveva fatto molto nei suoi diciannove anni di vita, eccetto mettere incinta una ragazza di campagna con la quale si era divertito una volta o due e poi schiantarsi con l’elicottero negli ultimi disgraziati giorni del Vietnam. La madre era rimasta a lungo una figura curiosa, avulsa dalla sua vita reale quanto la lontana ascendenza indiana – della tribù caddo – nella genealogia dei Mathews. Era stata “signora Callis” per i primi anni, poi “Bell” quando lui era alle superiori e al college. Ma a un certo punto, oltre la soglia dei quaranta, la parola “mamma” era sbucata dalla bocca di Darren, come un seme tenace che fosse rimasto incastrato tra i denti per tutto quel tempo e alla fine fosse riuscito a liberarsi.
“Ho giusto delle salsicce con i fagioli sui fornelli,” disse Bell, raccogliendo la lattina di Pearl lager. Si potevano ancora comprare lattine singole all’emporio accanto allo Starfish Resort, il complesso di bungalow e roulotte sul lago Livingston dove lavorava tre giorni alla settimana come addetta alle pulizie. “Hai fame? Ne vuoi un piatto?”
“Non posso fermarmi, mamma.”
“Certo, non puoi.”
Si alzò, a piedi nudi, scansando la mano che Darren le aveva teso in un gesto cavalleresco. Scolò il resto della birra e si girò ad aprire la porta a zanzariera dell’abitazione. “Ma ti fermerai abbastanza per bere qualcosa, scommetto.” Vacillò un poco sull’ultimo scalino prima di scomparire all’interno. Darren la seguì nella roulotte di due stanze con il pavimento rivestito di una logora moquette color mastice.
“A quanti sei, oggi?” domandò dando un’occhiata all’orologio.
Se aveva già superato gli otto drink prima di mezzogiorno, avrebbe dovuto confiscarle le chiavi della macchina e accompagnarla da Puck perché la tenesse in custodia, cosa che non avrebbe fatto piacere né a lui né a sua madre, sebbene per motivi diversi. “Mi sto rilassando,” disse lei per tutta risposta, lasciandosi cadere sul materassino sottile della panca ad angolo che correva lungo due pareti della zona giorno con cucinotto annesso. La donna di cinquantasette anni era stata un’alcolizzata per buona parte della sua vita adulta, fatto che aveva sconcertato Darren da ragazzo e lo aveva spaventato a morte da grande. Bell prese una bottiglietta di whiskey Cutty Sark a forma di proiettile e vi si attaccò come a un biberon. All’emporio vendevano i mignon da aereo a cinquanta centesimi, e Bell ne aveva una collezione, in fila sul davanzale della finestra come un caricatore da fucile pieno di cartucce.
“È il mio giorno libero.”
“Che cosa volevi, mamma?”
“Non ti degni nemmeno di bere un goccio con tua madre?” Bell batté la mano sul cuscino foderato in tessuto a stampa paisley, invitandolo a sedere accanto a lei. Aveva i capelli intrecciati e raccolti in una crocchia. Sul tavolo c’era una boccetta di smalto per le unghie. Quella sera aveva in programma di andare da qualche parte, immaginò Darren.
“Sono in servizio.”
“No, non lo sei. Me lo ha detto Lisa.”
Un’eventualità senza precedenti, Lisa e sua madre che si parlavano. Bell non era neanche stata al loro matrimonio, esclusa dalla lista degli invitati per insistenza tanto di Lisa quanto di Clayton, il quale nutriva un’ostilità inflessibile nei suoi confronti. Lo zio William era solito darle qualcosina ogni mese, per tirare avanti, ma alla sua morte ogni aiuto era cessato. Clayton l’aveva sempre tenuta a distanza, irrigidendosi quando la sentiva nominare, come se ancora temesse che un giorno le sarebbe potuto venire in mente di rivendicare i suoi diritti di madre, sconvolgere l’infanzia di Darren e portarsi via quello che per Clayton era il figlio mai avuto. Ogni anno, Natale era riservato ai Mathews: Clayton, la vedova di William, Naomi, e i loro due figli, Rebecca e Aaron. Pasqua la trascorrevano con i genitori di Lisa nella loro seconda casa nel New Mexico. Il Ringraziamento invece era dedicato agli amici, di solito Greg e i ranger che formavano la famiglia allargata di Darren. Non ricordava che la madre e la moglie si fossero mai trovate insieme nella stessa stanza. L’idea che Lisa avesse confidato alla suocera i suoi problemi professionali gli suggeriva due possibili spiegazioni: o sua madre stava mentendo, o Lisa era molto più furiosa di quanto lui pensasse.
“Non mi farò dare della bugiarda in casa mia, Darren,” lo ammonì Bell. “Ho chiamato un paio di volte lì a Houston, quando tu non rispondevi a casa Mathews.” Si riferiva sempre in quel modo piuttosto formale alla fattoria di Camilla, rimarcando la propria estraneità alla famiglia. Lei e il padre di Darren non erano mai stati una vera coppia, e Duke non l’aveva mai presentata a casa. La loro era stata una breve storia di baci rubati nei boschi, la schiena di lei premuta contro la corteccia ruvida di una quercia, poi lui la riaccompagnava a casa. Quando Duke era morto e, qualche mese dopo, era nato Darren, Clayton si era fatto avanti – a pochi giorni dal parto – per reclamare il nipote. “Lisa mi ha parlato di non so che guaio al lavoro, qualcosa su un tizio ammazzato e Rutherford McMillan, e non sapeva dove fossi. Ma io ho visto la tua macchina a Camilla.”
“Ci stiamo prendendo una pausa di riflessione, tutto qui.”
“Lo sapevo io che non era una facile da accontentare.” Bell si protese a sfilare un’altra sigaretta dal pacchetto di Newport, l’accese e sbuffò una boccata di fumo. “Ma tu non mi hai chiesto cosa ne pensavo, giusto?”
Darren si era fermato appena oltre la soglia, con il cappello sotto il braccio; la testa quasi toccava il soffitto. “Mi stavi cercando, e adesso sono qui. Allora, cosa vuoi, mamma?”
“Ho bisogno che parli con Fisher.”
“Non voglio immischiarmi.”
“Ma non mi sta pagando regolarmente. Qua faccio la fame, Darren.”
“Hai detto che avevi qualcosa sul fuoco.” Lanciò uno sguardo al cucinotto: il fornello a due fuochi era incrostato di qualcosa preparato almeno una settimana prima. Le salsicce con i fagioli erano state un pio desiderio, una proiezione della madre che avrebbe voluto essere. “Perché non ti ha pagato?” s’informò, sapendo che c’era sotto qualcosa, come sempre. Fisher era il datore di lavoro di Bell allo Starfish Resort. Ma era anche il suo amante, nonché il marito dell’altra cameriera. Una soap opera con cui Darren non voleva avere niente a che fare.
“Dice che gli ho preso cento dollari dal portafoglio.”
“Santo cielo, mamma, ti va bene che non ti abbia licenziata. O non abbia chiamato la polizia.”
Lei risucchiò l’aria tra i denti, le labbra atteggiate a un piccolo sorriso canzonatorio, e prese un’altra bottiglietta dal davanzale. “Non lo farebbe mai, sapendo che ho un ranger per figlio.”
“Non ce l’hai. Non al momento, almeno.” Darren annaspò in cerca di una scappatoia.
“Lui questo non lo sa,” replicò lei con aria furba. “Per quanto ancora te la faranno portare, quella?” Accennò alla stella d’argento appuntata sul suo petto.
“Se non vado a consegnarla entro domani, verranno a cercarmi.”
“Hai tutto il tempo.”
“Quanto ti serve?” tagliò corto Darren, sapendo che sarebbe stato più facile così. Non fare niente significava scatenare la sua petulanza: il broncio di una donna adulta che si sentiva costantemente sminuita, e non riusciva a mandarlo giù. Riteneva che gli uomini della sua vita, in particolare il figlio, le dovessero più di quanto le veniva riconosciuto. E – anche se non lo aveva allevato, e per anni non si era nemmeno presa la briga di mandargli un biglietto di auguri per Natale – Darren dal canto suo sentiva di doverle qualcosa per avergli dato la vita. Solo non sapeva cosa, di preciso. Quel giorno erano duecento dollari in contanti, quasi tutto quel che aveva con sé.
La madre prese il denaro senza complimenti e lo infilò nel taschino della camicia. “Compraci qualcosa da mangiare,” le disse. “Usane almeno metà per fare la spesa.” Forse lo avrebbe fatto, forse no, rispose Bell, e allungò di nuovo la mano alla fila di bottigliette sul davanzale.