PARABOLA PER DISINCANTATI

C’era uno studente di Parma che una volta ha letto due romanzi di Knut Hamsun e subito dopo s’è messo a scrivere racconti di notte. È emigrato in Francia, a Montpellier, dove ha trovato lavoro in un grande garage con annessa officina di riparazioni.

Lavorava alla cassa, in una scatola di vetro vicina all’uscita, da cui vedeva le segnalazioni dei meccanici che gli indicavano quale genere di riparazioni avevano fatto, macchina per macchina. Quando i clienti passavano davanti alla sua scatola di vetro, lui doveva conteggiare le spese di manodopera, il prezzo dei pezzi di ricambio, e aggiungere una percentuale per le tasse.

Nell’intervallo di mezzogiorno andava a mangiare alla mensa universitaria, un grande locale di vetro e cemento con lunghe tavole e panche di legno; e qui ha fatto molte amicizie. Qui ha anche conosciuto una ragazza che studiava in quella città, e s’è messo a vivere con lei.

Continuava a scrivere i suoi racconti di notte, ma dopo averne scritti una cinquantina s’è accorto che non gli piacevano. Ha pensato che solo nel deserto, o molto vicini alla morte, valesse la pena di scrivere qualcosa.

Allora è partito per le Cévennes e s’è accampato con una tenda in una grotta tra le montagne. Scendeva nel villaggio più vicino due volte alla settimana per gli acquisti necessari, e per il resto del tempo riempiva quaderni di appunti su tutto ciò che vedeva, sugli aspetti più comuni o insoliti di ciò che gli stava attorno.

Nella grotta gli è venuta una lombaggine che lo bloccava in quasi tutti i movimenti, e un raffreddore che lo faceva starnutire senza sosta. Ha mandato una lettera alla sua compagna per spiegarle come sia impossibile descrivere le apparenze; diceva che le parole sono fatte d’una pasta diversa, e ciò che ti dicono le apparenze non c’è modo di dirlo. Inoltre stando lassù qualsiasi storia gli sembrava falsa.

Un giorno è sceso nella città più vicina e ha gettato i suoi quaderni di appunti nel primo bidone della spazzatura che ha trovato. Poi prendeva un treno per tornare a casa.

A casa ha trovato un piccolo biglietto, col quale la sua compagna gli annunciava d’essersene andata. Per tre mesi è rimasto ad aspettare che tornasse, per lo più a letto a causa della lombaggine e della bronchite che aveva preso sulle montagne.

Un anno dopo aveva ripreso il suo lavoro nel garage, s’era iscritto all’università di Montpellier, ed era a letto bloccato da un reumatismo cervicale. Un pomeriggio è tornata la ragazza fuggita, dicendogli che voleva vivere con lui.

Dopo un altro anno era nato suo figlio, lui stava per completare l’università e la ragazza faceva la bibliotecaria in un istituto scientifico.

E un giorno la ragazza ha lasciato il lavoro e ha attraversato a piedi tutta la Francia, fino in Bretagna. Poi è tornata indietro e ha conosciuto un piccolo gruppo di ebrei che allevavano cavalli, portandoli in transumanza attraverso i pascoli nel sud della Francia.

Gli uomini di quel gruppo credevano che il mondo degli uomini stesse per finire, leggevano la Bibbia ogni giorno, e non volevano aver niente a che fare con la vita organizzata delle città o con i commerci delle industrie. La ragazza stava assieme a loro, aveva imparato a curare i cavalli e andava con gli altri in transumanza.

Erano nella regione del Larzac. Una mattina, mentre la ragazza era andata a far la spesa in un paese vicino, tutti gli uomini di quel gruppo sono stati massacrati a colpi di mitra. Qualcuno pensa sia stata l’opera d’un commando nazista che si addestrava da quelle parti; erano infatti stati visti degli uomini in tuta mimetica che facevano esercitazioni a fuoco in un vallone deserto.

Quando la ragazza è tornata a casa aveva una paresi facciale. Dopo questi fatti, l’uomo che voleva scrivere racconti non è mai più riuscito a scrivere niente.