C’è un uomo molto vecchio e sdentato che dice di sapere com’è cominciato tutto quanto esiste. Se n’è accorto una notte guardando il cielo, e dopo l’ha studiato nei libri.
Quando l’ho conosciuto questo vecchio era all’ospedale da molti mesi, avvolto in garze e dentro un pigiama di tela grigia fornitogli dagli infermieri. Nello stanzone dove mangiavamo il suo posto era in un angolo, sotto una statuetta di Cristo col lumicino verde. Nello stanzone la televisione era sempre accesa e gli infermieri, servendo il cibo, scherzavano sempre sul fatto che a lui così vecchio le donne non interessavano più, e dunque era in pace col mondo. Il vecchio sorrideva appena e alzava gli occhi a guardare la televisione.
Dopo pranzo andavamo a passeggiare sul viale maggiore dell’ospedale, lui in pigiama col cappello in testa e le mani dietro la schiena. Se qualche altro malato lo invitava a prendere un caffè nel bar sul viale, frequentato da dottori, infermieri, studenti di medicina e visitatori, lui rifiutava dicendo che è meglio se i malati non si mescolano con i sani. Beveva il caffè d’un distributore automatico, in piedi, dentro uno sgabuzzino pieno di scritte oscene sui muri.
Secondo lui tutto è cominciato in questo modo: che c’era un polverone lassù, nel buio senza fine. Quando dice buio senza fine vuol dire che non si può immaginare dove quel buio finiva.
Il buio era freddissimo, e c’era un freddo che avrebbe fatto congelare anche i sassi. Anche questo freddo noi non lo possiamo immaginare, perché non possiamo immaginare come succede che un sasso si congeli di dentro.
Attraverso il buio arrivava da tutte le parti un vento fortissimo che avrebbe portato via qualsiasi cosa, e anche quello non si può immaginare.
Nel buio freddo e battuto dal vento, l’unica cosa esistente era un gran polverone, forse sospeso in un punto. Non sa se c’era sempre stato.
Comunque secondo lui è successo che il vento, spirando così forte da tutte le parti, ha spinto i granelli di polvere l’uno contro l’altro. E i granelli, sbattendo con una forza incredibile, si scalfivano e facevano scintille.
È come quando si sfregano due pietre, perché infatti le pietre sono granelli di polvere pressati assieme.
Da quelle scintille secondo lui è nato il fuoco. Ma deve anche essere successo che i granelli di polvere pressati assieme dal fortissimo vento hanno formato dei pietroni lanciati nel buio senza fine, i quali poi scontrandosi si incendiavano per l’urto.
Così dunque sono nate delle piccole stelle.
Adesso bisogna guardare come fa il fuoco. Intorno al fuoco ci sono sbuffate di caldo che si possono sentire con la mano. Lo stesso è successo lassù: sono sorte sbuffate di caldo che hanno poi fatto evaporazione per il grande freddo, come quando i vetri si appannano.
Per via del grandissimo freddo tutt’attorno, le sbuffate di caldo hanno formato una vescica. È una vescica con una pellicola di ghiaccio: perché il caldo che va verso il freddo contrasta, ma se il freddo è forte gela. Basta guardare la pellicola di ghiaccio che si forma sui vetri d’inverno.
L’universo è una grande vescica spinta qua e là nel buio dal fortissimo vento, ma stando quaggiù noi non possiamo accorgercene. Però se non fossero nella vescica le stelle si spegnerebbero per via del fortissimo vento.
Quando guarda le stelle di notte vede che brillano, e questo vuol dire che sono pietroni incendiati. Poi se uno guarda come gira tutto il cielo nella notte, vede che in questa vescica tutto si muove sempre.
Lui non sa perché quei pietroni continuano a girare dentro la vescica. Dicono che c’è anche la forza di gravità che spinge, ma questo lui non può dirlo perché non è uno scienziato.
Un giorno la vescica scoppierà e tutto ricomincerà da capo. È anche possibile che, andando sugli altri pianeti a esplorare, un giorno gli astronauti buchino la vescica e allora tutto finirà di colpo.
Forse il fortissimo vento che ha creato tutto è Dio. Ma non sarebbe Dio come lo insegnano in chiesa, perché non si riesce a immaginarlo.
Dio sarebbe un grande vento che viene dal buio senza fine.
Un giorno passeggiando per i vialetti dell’ospedale il vecchio ha visto della polvere per terra, spostata a mulinello dal vento. Si è fermato a guardarla e mi ha detto che quella polvere viene dagli spazi tra le stelle, come tutta la polvere che esiste, e a questo nessuno ci pensa mai.
Sulla terra ognuno è fatto di polvere venuta giù dal cielo, e quando uno muore la sua polvere continua ad esistere ma deve cambiare di apparenza. Lui sa che quando muore diventerà una zanzara.
I vecchi e suo padre dicevano che le zanzare sono i morti che tornano; ma questo forse solo dalle sue parti dove c’erano molte zanzare per via delle paludi. Poi hanno bonificato tutto e prosciugato le valli del delta, e adesso ci sono pochissime zanzare e lui non sa cosa può succedere.
Comunque ha già detto ai suoi amici: “Quando io muoio e tu vedrai una zanzara che ti viene in casa, non mandarla via perché sono io che ti vengo a trovare.”