La maturità ci riserva le migliori sorprese della nostra vita, a patto di imparare a volgere lo sguardo sul mondo interno e sui codici della giovinezza autentica, che viene prodotta incessantemente dalle aree più antiche del cervello. C’è un’energia primordiale che ci rigenera incessantemente: a lei dobbiamo rivolgerci per star bene via via che il tempo passa. Allora possiamo raccogliere i doni del frutto maturo: occorrono occhi che sappiano vederli, altrimenti corriamo il rischio di fuggire da ciò che accade dentro di noi, da quell’energia primordiale su cui si basa la nostra esistenza più evoluta e soprattutto la nostra rinascita. Sì, perché invecchiare è un momento evolutivo, è la cosa più preziosa che ci possa capitare, mentre l’illusione infantile di rifarsi, di restare come eravamo un tempo, può portare a profonde crisi depressive. Vivere fuori dal tempo, credere di essere in una stagione che non ci appartiene, ci mette in lotta contro noi stessi, contro il divenire che ci abita. Mentre adesso, proprio adesso, sta maturando il nostro destino, i nostri sogni si stanno avverando. Solo accogliendo il tempo che passa realizziamo ciò che siamo, vale a dire il punto più alto dell’esistenza. Mentre invece, fuori tempo, il giovanilismo è un orco che ci divora.

La nostra fissazione di ringiovanire è del tutto innaturale e può produrre gravissimi danni. L’ossessione del corpo giovane e della faccia perennemente liscia, senza rughe, senza i segni del tempo che passa, è tra le più gravi malattie di questi anni. Non voler invecchiare è andare contro se stessi, contro il nucleo, il Sé, il centro che ci crea e che incessantemente dirige la nostra vita, anche se non ce ne accorgiamo. La maturità è il momento in cui dobbiamo raccogliere i doni dell’età: se non lo facciamo, se rincorriamo il tempo che non c’è più e non tornerà mai più, siamo destinati alla catastrofe psichica, a trasformarci in caricature, angosciati dalla carta d’identità, pateticamente impegnati a nascondere gli anni. Nel giovanilismo esasperato è in agguato la depressione.

Nel profondo del nostro essere, dove vive la nostra sapienza innata, vengono prodotte incessantemente le molecole della giovinezza: ma non si tratta dell’antiage del bisturi, delle facce omologate. La sorgente della giovinezza è un fiume di energia per l’organismo e il cervello, che porta con sé capacità nascoste che risolvono i problemi che ci hanno tormentato per anni. Si matura soltanto se si impara l’arte di stare con se stessi, senza dirsi niente, senza cercare di essere come prescrive il pensiero omologato. Finalmente possiamo imparare ad accettarci come siamo, a rispettare la nostra tristezza, il nostro carattere, la nostra aggressività. Questa accettazione della propria interiorità, così com’è, regala sorprese inimmaginabili e vede svanire molti disagi.

Sentite Nicole:

Dottor Morelli,

a me basta ascoltarla e guardarla per rilassarmi. Lei è in grado di innescare in me una moltitudine di stati diversi che mi fanno bene. Ho tutti i suoi libri e ogni mese vado in edicola a cercare la sua rivista “Riza” come se fosse una pietra preziosa… Guai a chi me la tocca prima che non l’abbia letta io. Con i libri, le riviste e le vostre parole sono molto migliorata: non pianifico più nulla, non giudico e accolgo tutti gli stati d’animo. Ho 51 anni e, grazie a lei, ho iniziato ad andare ai concerti, vincendo la fobia della folla e dando ampio spazio agli imprevisti. Grazie.

Sinceramente non mi riconosco poteri taumaturgici e quindi ritengo che, quando una persona legge i miei libri o guarda i miei video lo faccia perché sta cercando le parole da dirsi per stare con se stessa senza farsi del male. Leggiamo i libri per sentire le parole scritte dentro di noi e che risvegliano la nostra sapienza innata, per anni dimenticata, ignorata o rimossa.

L’avrebbe mai detto Nicole che non “pianificando” più nulla, non giudicando e accogliendo tutti gli stati d’animo, avrebbe visto svanire la fobia della folla?

Cambiando atteggiamento mentale l’anima ringiovanisce e va verso la sua naturalezza. I nostri disagi, le nostre nevrosi dipendono soprattutto dal fatto che siamo diventati artificiali, privi di autenticità. La vera giovinezza è andare sempre di più verso la propria natura, verso il proprio destino. Paradossalmente non siamo mai così giovani, così certi di cosa ci va bene e di cosa rifiutiamo, così soddisfatti, come quando entriamo nel regno della maturità. Abbiamo imparato finalmente a stare con noi stessi e il vero nemico è la tentazione di fermare il tempo. Ringiovanire è accogliere ciò che sta per arrivare, non rimpiangere ciò che è già accaduto.

Quando un uomo è vecchio? Quando vive di ricordi e parla solo del passato. Se incontro qualcuno che mi racconta i suoi successi, la sua storia, i suoi ricordi… trovo una scusa e me ne vado. Intendo la psicoterapia come la via per allontanarsi dal passato, mentre la stragrande maggioranza degli psicologi crede che nell’infanzia, nel rapporto con i genitori, ci sia la spiegazione di ciò che siamo adesso. Tutta la vita della natura è incentrata sul divenire, su radici che diventano fiori, frutti, semi, senza rimpianti, senza se e senza ma… e senza il passato.

Il terreno da cui trae nutrimento l’anima è la vita naturale. Chi non la segue rimane disseccato e campato in aria. Perciò molti uomini s’inaridiscono con l’età: si volgono indietro, con una segreta paura della morte nel cuore. Si sottraggono, almeno psicologicamente, al processo vitale: simili alla mitica statua di sale, si rivolgono ancora vivacemente ai ricordi della giovinezza, ma perdono ogni vivente contatto col presente.1

Il vero valore è diventare esseri indipendenti, maturi, con un altro atteggiamento mentale, che, via via che il tempo avanza, possiamo e dobbiamo imparare.

Nel mio lavoro ho visto persone superare problemi che duravano da tanti anni, quando è arrivata la maturità. Quando Nicole dice “Non pianifico più nulla, non giudico e accolgo tutti gli stati d’animo”, sta parlando di un altro modo di stare con se stessa. Questo “altro modo” si impara non prima dei 40 anni, ancora meglio dopo i 50… Cose che ci facevano soffrire e disperare, come, nel suo caso, la fobia della folla, si volatilizzano, scompaiono come se nulla fosse. È cambiato lo sguardo… lo sguardo interiore… È questo sguardo che ci fa ringiovanire, truccare nel modo più appropriato, vestire secondo il nostro stile, diverso come il nostro volto da tutti gli altri. È questo sguardo che ci fa vedere il mondo in modo diverso. Così è capitato a Franca.

Caro professor Morelli,

vorrei innanzitutto ringraziarla per il suo lavoro che, soprattutto negli ultimi tempi, mi ha molto aiutata. Ho sofferto per alcuni mesi a causa dell’ennesima rottura sentimentale, ma, in realtà, sarebbe meglio dire che soffro poiché la mia vita sentimentale è un disastro da anni, e quest’ultima storia, nata sotto i migliori auspici e, invece, subito improvvisamente finita, mi ha provata moltissimo. Ho 40 anni suonati, sono perseguitata da tristezza, solitudine, pensieri ossessivi (perché, perché, perché…), sensi di colpa (cosa ho che non va?… sono una bella donna, non sono stupida e neanche povera! Come dire… ho tutte le carte in regola!), ricordi nostalgici, senso di totale inutilità e fallimento, insomma… tutto quello che lei sconsiglia di dire e fare per stare bene. Due anni di psicoterapia e non poterne più! Andare dalla terapista per piangere, piangere, piangere e guardarmi l’ombelico senza mai approdare a un cambiamento. Ovviamente ho interrotto la terapia. Infine decido di ascoltare qualche suo video, di leggere “Riza” e di rileggere un suo libro che avevo in casa Nessuna ferita è per sempre. Le sue parole sono state come balsamo lenitivo per la mia anima sofferente. Mi sento di urlare: “Miracolo!”. Ho messo in pratica i suoi consigli: ascoltare il mio corpo quando arriva il dolore, accogliere le emozioni, come tristezza e rabbia, senza giudicarle, senza chiedermi il perché (finalmente aggiungo, può immaginare la fatica e lo sfinimento che vivevo in terapia con un approccio completamente opposto!), portare l’attenzione sul momento presente e l’azione; ho trovato bellissimo il consiglio di immaginare il mio fiore preferito (il frangipane) e portare il mio pensiero a questa immagine sempre più spesso nella giornata, o ancora l’immagine di una presenza femminile protettiva al mio fianco. Sono sbalordita! In poco più di una settimana ho iniziato a stare molto meglio d’umore, ad alzarmi al mattino senza piangere, i momenti di sconforto durante la giornata sono gradualmente diminuiti per numero e intensità, e ho sorpreso me stessa a sorridere così… senza un perché, una figata mai sperimentata prima.

Ho riportato le parole di Franca perché descrivono le azioni da compiere, i codici da seguire, quando si raggiungono i “40 anni suonati”, come dice lei.

Se non dobbiamo più pronunciare la parola “ormai”, è fondamentale stare lontani dal passato, dai ricordi, e dare piuttosto spazio al presente, alle Immagini, uscendo dai confini angusti del nostro Io. È arrivato il momento di farsi condurre dall’anima, da quella presenza femminile che abita ciascuno di noi e che Franca ha immaginato come presenza protettiva.

Mai spiegare ciò che siamo attraverso il passato: era il messaggio del mio libro Nessuna ferita è per sempre. Franca lo ha compreso molto bene. Accogliere i disagi, i dolori, le emozioni senza giudicarle, senza chiedersi perché, è la base di ogni rinascita. E mai come dopo i 40 anni possiamo rinascere per davvero. Percorrere, senza contrastarla, la vita matura è andare verso il frutto, che è la sostanza più ricca di semi che esiste in natura. Vale a dire che ha più energia creativa di tutta l’intera esistenza. Non lo sappiamo, ma proprio mentre invecchiamo stiamo producendo le migliori “sostanze” della giovinezza. Perché non lo percepiamo? Perché ragioniamo da eterni adolescenti e non vediamo la magia che sta arrivando…

Quali sono i consigli che Franca ha messo in pratica? Il primo: “Ascoltare il mio corpo quando arriva il dolore”. È molto diverso dirsi: “Sto male perché lui mi ha lasciato”, rispetto a portare la percezione sul dolore, senza pensare alla causa che lo ha determinato, in questo caso l’abbandono. Sentire il dolore, posare l’attenzione dove si irradia nel corpo, nel petto, nella faccia, nelle braccia… Sentire solo il dolore… senza ragionamenti, senza cercare di mandarlo via. Lasciarlo diffondere, come una nuvola, in tutto il nostro essere… Questo è quello che intendo quando dico “ascoltare il dolore”. Franca lo ha compreso perfettamente, e ha praticato questa accettazione del disagio. Accogliere il dolore senza perché, senza spiegazioni, senza cercare di allontanarlo. Il vero compito della psicoterapia è far accettare al paziente l’impotenza, la sensazione che il suo Io non può farci nulla: allora le forze benefiche e terapeutiche dell’inconscio scendono in campo.

Il terapeuta deve addirittura portare il paziente a confrontarsi con una situazione insolubile, dove sia obbligato ad ammettere di non vedere una via d’uscita, che peraltro neppure il terapeuta conosce. Questo fa precipitare la crisi in senso favorevole, in modo che l’inconscio entri in funzione. A questo punto arriva un sogno, dal quale si può dedurre qualche indicazione sulla via da prendere. È in situazioni del genere che fanno la loro comparsa sogni a carattere religioso, la cui portata è enorme: quelli che i primitivi chiamavano i “grandi” sogni.2

Questo è esattamente quello che è avvenuto per Franca: l’inconscio, come vedremo più avanti, le ha mandato un “sogno cosmico” che l’ha curata e guarita.

Il secondo consiglio è: “Accogliere le emozioni, come la tristezza e la rabbia, senza giudicarle”. È decisivo abbandonare l’idea che ci siamo fatti della nostra condizione dolorosa. Per Franca il suo dolore era causato dall’ultimo abbandono, e descriveva la propria vita affettiva come dominata dall’allontanamento da parte dei suoi partner. La vita sentimentale, definita “un disastro”, era l’elemento dominante della sua vita psichica. Continuare a pensare, a rimuginare su cosa non va bene dentro e fuori di noi, non porta a nulla, se non a cronicizzare il dolore. Accogliere le emozioni, come la tristezza, la rabbia, oppure la paura, il vuoto, la desolazione, senza cercarne il motivo, è l’impronta taoista della propria autorealizzazione. Quella che chiamiamo la causa del fallimento, lo è solo per il nostro Io: non è mai vera. Se vengo lasciato più volte, devo constatare che la relazione univoca non è veramente accettata dal mio nucleo profondo. Molte donne si disperano per i ripetuti abbandoni, perché non accettano di voler vivere più amori… Constatare ciò che ci capita, senza farci domande, è la via maestra dello stare con se stessi, senza interferire. Per questo accogliere le emozioni senza commentarle significa uscire dal pensiero dell’abbandono come causa di infelicità. “Sono triste e basta… L’addio non c’entra”: queste sono le parole da dirsi.

Il terzo consiglio è: “Portare l’attenzione sul momento presente e sull’azione che stiamo compiendo”. Quando cammini, cammina; quando mangi, mangia; quando disegni, disegna: sono questi i pilastri del sapere taoista. Stare nel presente significa essere nelle azioni che stiamo facendo, totalmente persi… Essere lì e basta, senza “secondi pensieri”, come direbbero i maestri zen…

Il quarto consiglio è: “Immaginare il proprio fiore preferito” più volte nella giornata. Significa collegare la coscienza alle aree primordiali della natura presenti nel nostro cervello. Merleau-Ponty ricordava che guardare un fiore significa fiorire con lui. Immaginare il proprio fiore è addentrarsi nel regno della creatività, del nostro lato cosmico: è il miglior antidoto al dolore psichico dell’abbandono. E inoltre, immaginare sta agli antipodi del pensiero: si può ben dire che l’immagine del fiore ci fa rifiorire ed è un balsamo per entrare nel regno antiage. L’altra immagine, cui do molta importanza, è quella di aprire le porte a una figura femminile, senza volto, che sta al nostro fianco, che ci protegge. Così facevano i Greci, i Romani, gli Egizi e le grandi tradizioni.

Ebbene, in una settimana il dolore cronico è quasi scomparso, e il sorriso ha trovato posto nel mondo di Franca. È bastato cambiare l’atteggiamento mentale. Anziché pensare all’uomo che l’ha lasciata e rimuginare sul suo passato di amori finiti, Franca ha aperto le aree del cervello della rinascita, della metamorfosi, della creatività, del divenire.

Così prosegue la sua lettera:

Mi sono capitati due episodi, per me strani, che vorrei raccontarle. Il primo: per scacciare i ricordi nostalgici passeggiavo ponendo l’attenzione sul respiro e su ogni singolo passo. D’un tratto mi fermo perché stavo per calpestare qualcosa, guardo meglio e vedo un passerotto, piccolo piccolo, che immagino fosse caduto dal nido. Mi assalgono stupore e tenerezza, l’uccellino si faceva quasi accarezzare, non era spaventato, ma non si lasciava prendere, anche se non riusciva a volare tanto in alto con quelle sue alucce. Rifletto se spostarlo dalla strada per riportarlo nel giardino vicino, ma decido invece di lasciar fare a madre natura e vado via. Un quarto d’ora dopo sono ripassata nello stesso punto e il passerotto non c’era più! Sparito… magari aveva trovato la strada di casa o la sua strada!

Il secondo: da anni non ricordo quasi mai i miei sogni. Ma in questo periodo, prima di addormentarmi e al risveglio, parlo con il mio angelo custode. Lei direbbe il mio daimon. Ebbene, poche mattine fa mi sveglio ricordando il sogno. Ero dinanzi a un bellissimo e immenso albero di origano da cui prendevo un piccolo ramoscello. La sensazione era di stupore per la bellezza di questo albero (ma l’origano è un cespuglio, non un albero!) e di grande serenità! Completamente sveglia, mi sono domandata: “Origano? Perché?” (qualche perché affiora ancora…!). Ho cercato su Google il significato dell’origano, e sono rimasta stupita dalla forza della sua simbologia. “Secondo la mitologia greca, il profumo dolce e gustoso era stato creato dalla dea dell’amore Afrodite come simbolo della felicità e della fortuna e cresceva abbondante nel suo giardino sulle pendici dell’Olimpo. Un tempo l’origano era definito anche ‘erba della felicità’, tanto che sia Greci che Romani decoravano il capo dei loro amati con origano e ai matrimoni l’erba della felicità era intrecciata negli ornamenti degli sposi. Simbolo del conforto, quest’erba era usata anche per guarire le pene amorose, e in passato si regalava alle ragazze che avevano patito una grave delusione d’amore.”

Adesso, piuttosto che strani episodi, mi piace considerarli come segni di buon augurio per la mia guarigione. Mi sento rinata, il buon umore, che avevo dimenticato cosa fosse, è tornato, i pensieri brutti, tristi, vittimistici e di totale sfiducia in me e nella mia vita sono quasi scomparsi, e ho ricominciato a sorridere per le piccole cose quotidiane. Voglio continuare a stare bene così, a godere delle mie giornate, anche da sola, a stare ogni giorno meglio con me stessa, a lasciarmi guidare verso un destino che non voglio più progettare: che sia quel che dev’essere. La ringrazio per il suo lavoro e per l’impegno che profonde nel divulgarlo. Grazie, grazie, grazie.

Che cosa ringiovanisce il cervello? La vicinanza con l’energia creativa, la sorgente inesauribile, perenne del nucleo, del Sé. Che cosa agisce su di lei? Prima di tutto e più di tutto lo sguardo, gli occhi che vedono il mondo esterno come portatore di senso, come rivelazione dell’invisibile. Franca guarda il passerotto come una manifestazione di “madre natura”, a cui si affida. Non è uno sguardo su di sé, sui suoi fallimenti amorosi, sui sensi di colpa, in preda alla preoccupazione di essere bella secondo i canoni “normali”, di avere i soldi e “tutte le carte in regola”… Non è uno sguardo sul futuro, ma la percezione di se stessa che cammina, sentendo il proprio respiro… senza ragionamenti, senza parole. E avviene l’incontro con il passerotto, dove Franca esercita l’arte taoista del non interferire, dell’affidarsi alla natura. Questo sguardo che non cerca di cambiare le cose, ma che si allontana dal giudizio di sé, che si incentra sul respiro e sui passi del proprio cammino, è lo sguardo della disattenzione, della dimenticanza di sé, dell’oblio.

Dimentica le cose; dimentica il cielo; non dipendere dall’uomo. Possa tu essere chiamato colui che dimentica se stesso. Ecco ciò che si chiama aver raggiunto il cielo.3

Se si sapesse quanto è importante camminare, con lo sguardo perso sui fiori, sugli alberi, affidandosi alla dea celeste, al femminile che è presente in ogni fiore, in ogni animale, in ogni pianta… Allora si incontra un passerotto che è ricco di senso… Ma Richard Wilhelm non traduce il termine Tao proprio con la parola “Senso”?

La maturità richiede l’incontro con il Senso, con il mistero, più che in ogni altra epoca della vita. Ed ecco Franca che sogna… Da anni non ricordava più il suo mondo onirico, ma la sorgente voleva parlare con lei e soprattutto farle incontrare l’immagine naturale della pianta che “si regalava alle ragazze che avevano patito una forte delusione d’amore”. Franca si sveglia e va a cercare il senso di quell’origano, che nel sogno era un albero maestoso. Sacro ad Afrodite, quel ramoscello le parlava della felicità d’amore, esattamente il contrario di quello che era accaduto a lei negli anni. Franca ha ragione: il sogno preannunciava la guarigione che veniva direttamente da Afrodite e dai suoi simboli. Questo deve fare l’età matura… aprire la nostra coscienza sui sogni, che sono i tesori del Senza Tempo e che sono la cura più importante dei mali dell’anima.

Ho fatto esperienza io stesso di come questa seconda parte della vita, che sopraggiunge inaspettata, sia introdotta dai sogni. Si fanno sogni che sono quasi precognizioni, che prevedono come evolverà il futuro.4

I sogni sono Immagini, sono archetipi, sono dei, sono energie: se diamo loro spazio, ci conducono al benessere.

Certi sogni aprono porte, ci fanno vedere che il nostro sguardo sulla vita, nel caso di Franca sul mal d’amore, è limitato. Si aprono nuovi orizzonti, nuove possibilità. La maturità ha bisogno di uscire dalle vedute ristrette, dal pensiero comune. È l’epoca in cui veramente andiamo verso la realizzazione dei nostri poteri dell’anima. Certi sogni, certi incontri, mai come adesso, segnano una svolta.

Un uomo, poniamo, ha una certa idea della vita, dovuta all’educazione ricevuta, o che altro, ma questa idea è troppo angusta, mentre lui non è una persona dalle vedute così ristrette, però non lo sa; a questo punto fa un sogno, che gli fa intravedere, non so, una vita molto più ricca e aspetti del mondo completamente nuovi, ai quali non aveva mai pensato; allora lo colpisce l’idea: “Ah, anche questo è possibile!”.5

Il benessere di Franca è arrivato proprio dalla ricerca del senso, delle Immagini antiche che scorrono dentro di noi e che sono il vero farmaco che agisce sul nostro cervello. E ringiovanire il cervello è ringiovanire il corpo. Afrodite è la dea della bellezza, dell’armonia, del desiderio, del femminile che rigenera l’essere e prepara le più grandi trasformazioni di corpo e mente. L’origano ha via via allontanato i momenti di sconforto: la pianta di Afrodite le ha parlato nel sogno: “Adesso basta attaccamenti d’amore inutili, affidati alla donna che c’è in te e che è la donna di tutte le donne”.

Se lo sguardo si fissa sui problemi, se vive nei disagi, nei rancori, invecchiamo rapidamente. La vera giovinezza è nel mistero, nel sogno, nel distacco dai pensieri. Afrodite così scende in campo, ci rigenera, ci cura, ci ringiovanisce, lenisce i nostri dolori nel sonno, attraverso la pianta più adatta a noi.

Molti mi domandano cosa possono fare per ricordare i loro sogni. Io rispondo che basta aspettarli: magari passano mesi, anni, ma prima o poi arriva il sogno che conta, che apre le porte all’anima. Quel sogno va custodito come un tesoro, e nel caso di Franca viene direttamente da Afrodite, quell’energia cosmica che appartiene al desiderio e regala pace e tranquillità nelle cose d’amore a chi la sa aspettare.

Così ne parlava Walter Friedrich Otto:

Ed ella sola, la Dea del miracolo eterno dell’amore, può – così dice Lucrezio – donare al mondo la pace.6

La “grande serenità” di Franca durante il sogno è il “regalo” della dea, come se dicesse: “Vivi il tuo lato erotico, ma non puoi sposarti con ogni uomo che incontri…”.

Tutte le donne che vivono un eros intenso cadono puntualmente nel bisogno forzato di una vita matrimoniale e vengono puntualmente abbandonate. Probabilmente è questo che accadeva a Franca… Dove è stata la svolta? Nel cambio di sguardo: si leggono i libri che ci chiamano, si sognano le Immagini che ci riguardano nel profondo, che parlano del nostro destino. È utile, prima di dormire, cercare e parlare con il proprio daimon, con quell’energia sconosciuta che crea il nostro essere e il nostro destino.

Il messaggio di Afrodite è che puoi goderti l’amore senza attaccamenti, libero, senza progetti. Così si onora la dea… Ci penserà la sua energia a portarci verso il nostro destino.

A “40 anni suonati” si deve imparare prima di tutto e più di tutto a stare con se stessi, volgendo lo sguardo verso l’energia cosmica, verso le Immagini eterne che ci guidano, senza giudizi, senza parole, con la loro presenza.

L’origano era l’“erba della felicità” che curava le pene d’amore e che cingeva il capo degli sposi. Afrodite porta in sogno non solo la guarigione delle ferite di Franca, ma anche l’annuncio che, pur nella passione d’amore più tormentata, la dea regala gioia, felicità, pace e tranquillità.

Lei, che fa battere i cuori umani l’uno per l’altro, è la stessa che nei grandi cicli cosmici sempre di nuovo ricostruisce l’armonia e la concordia.7

Ma anche il passero che Franca incontra è sacro ad Afrodite: avviene un vero e proprio miracolo sincronico. La dea è origano nel sogno ed è un passerotto che si incontra lungo il cammino. Un’immagine onirica (l’origano) e un essere reale (il passero) contengono la stessa energia, sono per Afrodite due momenti di una stessa realtà che Franca doveva incontrare… Tutto questo è potuto avvenire perché Franca è uscita dall’identità di vittima del mal d’amore e la provvidenza, che è a sua volta un’energia che il cervello secerne in certe condizioni dolorose, le è venuta in soccorso con i codici di Afrodite. Se cambiamo lo sguardo, se usciamo dalla mente omologata, qualcosa ci riporta verso il senso della nostra esistenza.

Il simbolo dell’età matura è un matrimonio con se stessi, con il proprio lato oscuro, che può riservare le migliori sorprese. In ogni notte d’amore l’altro è soltanto l’interruttore per incontrare l’energia dell’amore, per onorare Afrodite; il resto verrà da sé…

Se vogliamo davvero ringiovanire, la via da percorrere è quella che porta al nostro lato nascosto. Niente come il regno della notte è vicino alla sorgente che produce i semi della rinascita.

Facciamo l’amore perché l’intensità erotica produca la metamorfosi, cioè il cammino della nostra unicità verso il suo destino. Facciamo l’amore per entrare nei regni sottili dell’anima, non per stare perennemente con qualcuno. Se un amore finisce, significa che Afrodite aveva altre idee per noi. Si tratta di aspettare. L’affidarsi all’origano e al senso profondo della sua Immagine è stata per Franca la via della guarigione. Così ha spazzato via “pensieri brutti, tristi, vittimistici e di totale sfiducia in me stessa e nella mia vita”. Così è tornato il sorriso e il buonumore anche nelle piccole cose quotidiane. La gioia, la pace, la tranquillità, la bellezza, l’armonia sono prerogative di Afrodite. Cose che si possono capire e fare solo dopo i “40 anni suonati”.

Altre coincidenze significative capitano nei giorni successivi.

“Pensi” mi dice “che ieri sono uscita di casa e ho incontrato più volte una farfalla. Mi seguiva… Giorno dopo giorno sto sempre meglio.”

I sogni producono metamorfosi, cambiamenti: spesso sono vere e proprie cure, messaggi di augurio che vengono dal profondo e che ci rivelano che ci sono energie antiche che provvedono a noi. L’origano è un’immagine terapeutica di Afrodite, che si affaccia nel sonno quando la sognatrice ha cambiato modo di vedere le cose. Appena si è staccata dall’idea degli “amori coniugali”, la dea Afrodite ha potuto parlare alla sua coscienza. Quando Franca ha aperto le porte al mistero, al Senso, il balsamo che risana le ferite d’amore è venuto a trovarla in sogno. Certi sogni curano le nostre energie più sottili con le Immagini come quella dell’origano. La dea ha mandato a Franca l’immagine della pianta della felicità. Basta uscire dalla mentalità comune, dall’ideale omologato dell’amore eterno e perfetto: allora arriva la metamorfosi che porta l’evoluzione del femminile. L’incontro con la farfalla, che rappresenta la psiche, è il segno che il femminile sta volando, maturando e realizzando la sua natura.

La farfalla le racconta che in lei è avvenuta una metamorfosi, una profonda trasformazione. Da allora Franca è stata bene.

1. Carl Gustav Jung, Realtà dell’anima, Bollati Boringhieri, Torino 2015, pp. 154-155.

2. W. McGuire e R.F.C. Hull (a cura di), op. cit., pp. 561-562.

3. Liou Kia-Hway (a cura di), Zhuang-zi, Adelphi, Milano 1992, p. 106.

4. W. McGuire e R.F.C. Hull (a cura di), op. cit., p. 560.

5. Ibid.

6. Walter Friedrich Otto, Theophania, Il Melangolo, Genova 1996, p. 113.

7. Ibid.