L’erotismo nella letteratura moderna non rassomiglia né all’erotismo della letteratura pagana né a quello delle letterature successive; se mai più al primo che al secondo, ma con questa differenza, che l’erotismo della letteratura pagana ha tutta l’innocenza, la brutalità e la compattezza di una natura che il senso cristiano del peccato non ha ancora divisa e rivolta contro se stesso; mentre l’erotismo della letteratura moderna non può non tener conto dell’esperienza cristiana.
In altri termini l’erotismo della letteratura moderna nasce non già da una situazione di natura, bensì da un processo di liberazione da preesistenti divieti e tabù. La libertà dei pagani era un fatto inconsapevole, ingenuo; quella dei moderni è invece recuperata, ritrovata, riconquistata. In compenso l’erotismo della letteratura moderna ha o dovrebbe avere il carattere proprio agli argomenti che non fanno scandalo né spicco, che sono, insomma, normali; intendendo con questa parola la trasformazione del fatto sessuale in qualche cosa di scientificamente noto e di poeticamente valido e per questo insignificante dal punto di vista etico.
Da questo deriva o dovrebbe derivare che per la prima volta dopo le letterature pagane, il sesso diventa materia di poesia senza che ci sia bisogno di ricorrere ai puntelli dei simboli, alle mascherature della metafora. Per la prima volta dopo molti secoli oggi si può rappresentare direttamente, esplicitamente, realisticamente e poeticamente in un’opera letteraria il fatto sessuale ogni volta che l’opera stessa lo renda necessario. A questo punto qualcuno domanderà: ma è proprio necessario parlare del fatto sessuale?. E quando è necessario? Rispondiamo che non sempre è necessario parlare del fatto sessuale come non è sempre necessario parlare di questioni sociali o di avventure africane; ma che quando è necessario, poiché oggi non sussistono più i tabù e i divieti che lo impedivano, tacerne, non è più, come un tempo, una questione morale, bensì una insufficienza espressiva. Per fare un esempio: lo scrittore che oggi non parla del fatto sessuale, quando l’argomento del proprio libro lo rende necessario, si comporta come il cittadino che si astiene dal parlare di politica in tempo di democrazia, dopo che la dittatura che aveva sinora proibito di parlarne è caduta definitivamente. Naturalmente, ripetiamo, non è affatto necessario parlare del fatto sessuale; ma è necessario parlarne, quando, ci si perdoni il bisticcio, è necessario.
Il nostro obiettore allora domanderà perché mai sembra essere così spesso necessario parlare del fatto sessuale nella letteratura moderna. A questo rispondiamo con molta semplicità che il sesso, nel mondo moderno, è sinonimo dell’amore ; e chi potrebbe negare che l’amore non sia un argomento molto frequente nelle letterature di tutti i tempi e di tutti i luoghi?
Ma come mai, dirà ancora qualcuno, l’amore nella letteratura moderna si è trasformato in sesso, ossia ha perduto il carattere indiretto, metaforico, idealizzato che aveva nel passato e ha finito per identificarsi con l’atto sessuale? Le ragioni di questa identificazione sono molte; la principale, come abbiamo già accennato, è la caduta dei tabù e dei divieti che troppo spesso determinavano, in maniera artificiosa, false idealizzazioni del fatto erotico.
Questi tabù e questi divieti soltanto apparentemente erano di origine cristiana; in realtà il cristianesimo si limitò a consigliare la castità. Probabilmente tabù e divieti erano invece il risultato di una lenta involuzione di specie sociale; involuzione non tanto diversa da quella che, per esempio, si nota nei rapporti di classe di certe società occidentali.
Comunque la caduta di questi tabù e divieti è stata soprattutto provocata dalle cosiddette psicologie del profondo, ossia dalla psicanalisi e dalle scienze psicologiche affini. Le scoperte delle psicanalisi hanno avuto un duplice importantissimo risultato: da una parte hanno infranto i tabù; dall’altra hanno sollevato il fatto sessuale dall’ignominia nella quale, a causa dei tabù, era precipitato e l’hanno ricollocato tra i pochi modi di espressione e di comunione di cui disponga l’uomo.
Il fatto sessuale nella letteratura moderna è o dovrebbe dunque essere non più la tentazione diabolica degli asceti medievali né la delizia quasi gastronomica delle borghesie ottocentesche, bensì quale esso si rivela allorché si riesce a separarlo cossi dall’orrore moralistico come dall’edonismo volgare: un’azione di inserimento in un ordine cosmico e sovrumano. Inteso da questo punto di vista il fatto sessuale è effettivamente qualche cosa di più alto, di più misterioso e di più completo dell’amore; specie se s’interpreta l’amore come il semplice rapporto fisico-sentimentale tra l’uomo e la donna.
(1961)