Diciamolo subito: Guicciardini (1483-1540) era più machiavellico di Machiavelli. Era infatti un superpragmatico, uno che non aveva alcun interesse per gli argomenti cosiddetti metafisici. Da bravo razionalista qual era, credeva più nel Caso che nel Destino. Tutti i discorsi su Dio, sull’anima e su ogni cosa che non si può toccare con mano, non lo interessavano affatto. A suo dire, servivano solo a fregare i più semplici, e lui quando diceva «semplici» intendeva dire «stupidi». Ma, dal momento che gli stupidi sono anche la maggioranza, non poteva fare a meno di studiare i metodi di coloro che se ne approfittano.

Scrive Guicciardini: «Tre sono le cose che più desidero al mondo. E precisamente: vivere in una Repubblica ordinata, tenere i barbari fuori dall’Italia e avere un mondo liberato dalla tirannide di questi scellerati preti. Pur tuttavia, non mi faccio molte illusioni: sono desideri che non si realizzeranno mai». Quest’ultima frase, all’epoca, bastava e avanzava per finire in carcere. Ma lui non ebbe alcuna paura a scriverla nero su bianco. Poi, per maggiore precisione, avvisò i lettori che per ottenere questi risultati era indispensabile usare più il cervello che il cuore e, soprattutto, tener conto che ogni uomo agisce per il «particulare», ovvero per il proprio interesse personale. Questo in sintesi il suo pensiero politico.

Terzogenito di otto figli, Guicciardini ebbe un’adolescenza piuttosto difficile. In casa non c’erano soldi sufficienti per tutti e quindi, fin da ragazzo, dovette darsi da fare per sopravvivere. Lui era nato primo della classe: dovunque andava finiva con l’essere il migliore. Non a caso fu soprannominato «Alcibiade» dai suoi stessi compagni di scuola. Come primo mestiere fece l’avvocato, poi si dette anima e corpo alla politica, e qui, tra i Medici che avevano ripreso il potere, e i Papi che facevano il bello e il cattivo tempo, si guadagnò la stima di tutti. Fu uno dei propugnatori di una lega antimperiale promossa da Clemente VII.

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Francesco Guicciardini (1483 - 1540)

Anche lui ebbe numerose amanti e si racconta che ne abbia avuta una in società con Machiavelli. Si chiamava la Maliscotta e si faceva anche pagare.

Negli ultimi dieci anni di vita, tra il 1530 e il 1540, scrisse una Storia d’Italia e i Ricordi politici e civili, a mio avviso più politici che civili.