Niniver si svegliò all'alba; ancora assonnata e non del tutto vigile, lasciò vagare la mente e questa tornò ai minuti e alle ore passati con Marcus. Là, in quel letto, nella casa e nella tenuta.
Momenti condivisi, esperienze condivise, piaceri e gioie condivisi.
Tutto reale.
Quella comprensione raggiunse il punto in cui dimoravano le sue emozioni. Dopo un momento Niniver aggrottò le sopracciglia, aprì gli occhi e si guardò intorno nella camera.
Reale? Com'era possibile? Cercò di respingere quell'idea, di trovare validi motivi per negarla e dimostrare la sua falsità.
«Maledizione!» sbottò, ormai del tutto sveglia. «L'ho sentito parlare. E anche Sean.»
Ma il fatto che il clan desiderasse il loro matrimonio era davvero la ragione per cui lui voleva sposarla?
So che il clan desidera che ti sposi, però non è questo il motivo per cui sto chiedendo la tua mano.
«Oh, mio Dio!» Marcus le aveva detto che c'era un altro motivo, ma lei aveva interpretato le sue parole solo come un modo per negare la verità e dare un altro significato alla conversazione tra lui e Sean ascoltata alle scuderie.
Aveva dato per scontato che fingesse, arrivando magari a dichiarare che l'amava, pur di convincerla a sposarlo. E a quel punto lei avrebbe dovuto smascherare quella bugia.
Se invece le avesse detto la verità? Forse voleva davvero sposarla, non per accontentare il clan, ma per qualche altra ragione.
Si era fidata di lui d'istinto e Marcus non l'aveva mai delusa. Non c'era alcun motivo per dubitare dei propri istinti proprio adesso, nessun motivo per continuare a diffidare di lui e pensare che potesse fare qualcosa per ferirla.
C'era una verità che ormai doveva riconoscere: si fidava di Marcus e lui non le aveva dato alcuna ragione per cambiare quell'atteggiamento.
Il fatto che non volesse sposarla solo per soddisfare le aspettative del clan, però, non significava che l'amasse.
Le piaceva averlo accanto. Apprezzava la sua compagnia, così come lo apprezzava come amante. Quando Marcus era con lei si sentiva più sicura di sé, più capace di affrontare ciò che doveva fare per il clan, ma non c'era bisogno di sposarsi per ottenere tutto questo.
D'altra parte era quasi certa che quello era il prezzo che Marcus le avrebbe chiesto... anzi, preteso. Quello che si aspettava da lei.
Niniver non voleva correre il rischio di sposarsi, nemmeno con lui, ma non voleva neanche perderlo.
In quel caso pensare a ciò che era meglio per il clan non l'aiutava. Se la ragione per cui Marcus voleva sposarla fosse stata accettabile, allora averlo come marito avrebbe potuto apportare enormi benefici al clan, a prescindere dal tema della successione.
Se invece la ragione fosse stata inaccettabile, allora sarebbe stato meglio per il clan che lei restasse nubile.
Il punto centrale e decisivo era il motivo per cui Marcus voleva sposarla. E se, a parte tutte le considerazioni legate agli interessi del clan, lei voleva davvero sposarlo, come donna e non come signora dei Carrick.
Nell'ultimo anno non aveva pensato a se stessa, ai propri desideri e bisogni personali. Le sue responsabilità erano così pesanti che la decisione di non sposarsi era stata più o meno una scelta obbligata.
Adesso però le cose erano cambiate. Se fosse riuscita a lasciar perdere per un momento il suo ruolo nel clan e a decidere come la donna più forte e sicura di sé che stava diventando...
«Se mi amasse, lo sposerei anche domani.»
Niniver sapeva poco dell'amore, di cos'era e di come riconoscerlo. Sua madre era morta quando lei era molto piccola e aveva solo un vago ricordo degli zii, i genitori di Thomas. Non aveva una guida reale in quel campo, ma aveva sempre sentito che per una donna l'amore era la massima protezione in un matrimonio.
Se Marcus glielo avesse offerto, l'amore avrebbe potuto indurla ad accettare la sua proposta.
In quel caso avrebbe voluto che lei lo ricambiasse, ma questo non era un problema: lo amava da anni e, se anche lui provava lo stesso sentimento, non avrebbe avuto esitazioni ad ammetterlo.
Se anche lui l'amava...
Come poteva scoprire la verità?
Niniver rimase sorpresa quando la risposta le balzò subito nella mente. La soluzione veniva probabilmente dalla nuova forza che aveva trovato dentro di sé, ma quello era soltanto un altro motivo per adottarla.
Scostò le coperte, si alzò e si avvicinò al portacatino, poi versò l'acqua per lavarsi sorridendo.
La vecchia Niniver non avrebbe mai avuto l'audacia di fare ciò che si proponeva. Voleva sapere la verità, dunque sarebbe andata da lui e gli avrebbe posto una domanda diretta. Mi ami? Due semplici parole da cui dipendeva il loro futuro.
Si fidava abbastanza di Marcus da essere sicura che non le avrebbe mentito. E ormai si fidava dei propri istinti al punto da essere sicura che se ne sarebbe accorta, nel caso lui ci avesse provato.
Avrebbero risolto tutto quella mattina, faccia a faccia.
Posò la brocca, invasa dall'incoraggiante certezza che cominciava ad associare alla sensazione di trovarsi sulla strada giusta. Carpe diem. Affondò le mani nel catino e si spruzzò il viso d'acqua.
Marcus stava facendo colazione quando Mrs. Flyte entrò nella saletta, il viso in genere allegro contratto in un'espressione preoccupata.
«Mindy ha appena trovato questo sotto il portico, signore.» La governante gli porse un pacchetto sigillato. «Era proprio davanti alla porta d'ingresso. Non capisco perché non abbiano bussato. Mio marito ha detto di non aver visto né sentito nessuno da quando siamo scesi da basso.»
Marcus prese il pacchetto e la ringraziò. Mrs. Flyte accennò una riverenza e uscì.
Esaminò il rozzo pacchetto, un foglio di carta avvolto intorno a qualcosa di facile da appiattire e sigillato con una goccia di cera. Il suo nome era scarabocchiato sul davanti con una grafia maschile. Marcus girò la missiva, infilò un'unghia sotto il sigillo, lo ruppe e scosse il pacchetto per farne uscire il contenuto.
Un nastro con attaccato un piccolo cammeo cadde sul tavolo insieme a un biglietto ripiegato.
Non aveva mai visto prima il cammeo, ma riconobbe subito il nastro: lo aveva notato parecchie volte intorno alla gola sottile di Niniver. Posò la forchetta, prese il biglietto, lo aprì e lesse:
Lei è in mano mia. Se volete rivederla, venite alla vecchia miniera dove c'è ancora una gru a cavalletto. Venite da solo e non parlate con nessuno. Siete sorvegliato. Se tentate di lanciare l'allarme, non rivedrete più viva la dolce Niniver.
Il messaggio non era firmato, cosa che non lo sorprese affatto.
Marcus studiò la grafia e pensò alla lettera di Glencrae. C'era dietro McDougal?
Aveva già fatto i bagagli, lasciando la borsa davanti alla porta d'entrata, e avvertito Johnny di sellare Ned. Era davvero sorvegliato così da vicino?
Poteva osare lasciare un biglietto a Johnny perché lo consegnasse e avvertire Flyte? Quando fosse partito per la miniera la persona che lo stava tenendo d'occhio lo avrebbe seguito?
Marcus rimase a tavola a riflettere per diversi minuti. Alla fine si alzò, andò nel suo studio e lasciò sulla scrivania la lettera di Glencrae, il biglietto del rapitore di Niniver e il nastro con il cammeo. Non voleva e non poteva fare niente che la mettesse ancora di più in pericolo, ma se fosse successo qualcosa e lui non fosse tornato, la scrivania sarebbe stata il primo posto che il padre o i fratelli avrebbero controllato.
Poi lasciò lo studio, si chiuse la porta alle spalle e avvertì Mrs. Flyte che andava a fare un giro a cavallo. Sarebbe tornato più tardi a prendere la borsa.
Infilò i guanti da cavallerizzo e uscì. Johnny lo aspettava con Ned. Il ragazzo lo guardò perplesso quando non ricambiò il suo sorriso, ma mentre montava in sella Marcus riusciva a pensare solo al pressante bisogno di trovare Niniver e riportarla indietro. Non aveva importanza chi fosse il rapitore se Ramsey McDougal o chiunque altro. Il primo passo era liberarla.
La vendetta sarebbe arrivata in seguito.
Affondò gli stivali nei fianchi di Ned e si diresse verso le vecchie miniere di piombo.
Abbandonate da molto tempo, le vecchie miniere di piombo si trovavano a nord della tenuta dei Carrick. Le terre appartenevano alla Corona, nessuno se ne occupava e la zona era ormai incolta.
Per Marcus e per la maggior parte dei maschi cresciuti da quelle parti per tutta l'infanzia le miniere avevano esercitato un richiamo potente. Era stato loro proibito di avventurarsi da quelle parti, ma naturalmente lo avevano fatto. Ormai però erano oltre dieci anni che non si avvicinava a quella zona.
Non sapeva quante miniere ci fossero, ma ne esisteva solo una con una gru a cavalletto davanti all'entrata. La gru era dotata di argani che aiutavano a portare i secchi di minerale dalle gallerie scavate in profondità all'interno della collina.
Impiegò più di quindici minuti a raggiungere la miniera. L'ingresso era una curva ad arco scavata nel fianco della collina, al riparo di una sporgenza rocciosa e di fronte alla gru arrugginita menzionata nel messaggio. Sopra l'entrata della miniera il pendio si innalzava ripido, fino a uno degli spuntoni di roccia simili a dita nodose che si stagliavano a ovest.
Per quanto invaso da ciuffi d'erba e circondato da alberi e cespugli, il sentiero che portava all'ingresso era ancora visibile.
Chiunque lo stesse osservando aveva una quantità di punti in cui nascondersi.
Marcus si avvicinò tracciando un ampio cerchio, ma riuscì a distinguere solo un unico cavallo con una sella da uomo, legato a un albero non lontano dalla miniera. Non vide traccia di altri animali o di una carrozza, ma Niniver era così leggera che per un uomo con un solo cavallo non sarebbe stato difficile portarla fin là.
Non gli pareva probabile però che fosse venuta di sua spontanea volontà.
Cercò di non pensare a quello che poteva essere successo, ma quelle terribili prospettive lo spinsero ad avvicinarsi alla miniera, per poi smontare davanti all'ingresso. L'interno era buio, tuttavia una luce fioca proveniva da qualche punto lungo la galleria. «Niniver?» chiamò.
Non rimase sorpreso quando gli rispose soltanto il silenzio.
Marcus fissò cupo le redini di Ned alla sella. Per quanto ribelle e irritabile, il cavallo gli era affezionato e non si sarebbe allontanato troppo. Se avesse fischiato, Ned sarebbe arrivato di corsa e se gli fosse successo qualcosa non si sarebbe lasciato avvicinare da nessuno, se non da Lucilla, che condivideva la sua capacità di ammansirlo. Forse sarebbe tornato a Bidealeigh, o magari alle scuderie di Carrick Manor.
Quando Marcus lo spinse via dall'entrata della miniera, il grande cavallo grigio emise uno sbuffo di disapprovazione, ma poi si allontanò per brucare.
Marcus piegò la testa e tese l'orecchio, tuttavia non riuscì a sentire alcun rumore. Allora si raddrizzò e si fece avanti nel buio.
Dovette fermarsi quasi subito per chinare la testa e non urtare il basso soffitto. La galleria si inoltrava sotto la collina e da qualche parte dietro la prima curva, dove piegava a sinistra, si distingueva una luce piuttosto fissa. Una lampada, probabilmente.
Marcus si fermò nel silenzio profondo per abituare gli occhi; quando si sentì abbastanza sicuro di riuscire a vedere dove metteva i piedi si inoltrò nella galleria.
Era scavata in modo rozzo e sostenuta da pesanti travi. Superò la curva e scoprì che la luce era ancora più avanti, dopo un'altra curva a destra.
Adesso però era più forte. «Niniver?»
Accelerò l'andatura, superò la curva e scorse una lampada appoggiata contro una parete della galleria. Si guardò intorno, però non c'era nessun altro.
Crack!
Un fragore di legno che si spezzava. Si voltò verso l'ingresso della miniera e sentì un altro schianto. Questa volta sembrava che fosse la roccia a crollare.
Marcus imprecò tra i denti e si mise a correre. Arrivò alla prima curva in tempo per distinguere una figura in ombra, stagliata contro la luce del giorno, che colpiva con una pesante mazza il supporto di legno a sostegno del soffitto. Questo crollò con un fragore assordante.
Marcus si gettò al di là della curva, inciampò e cadde a terra. Pezzi di roccia volavano e rimbalzavano da tutte le parti. Si coprì la testa con le mani, sollevò le gambe per ripararsi e cercò di non respirare, mentre una polvere soffocante lo avvolgeva.
Finalmente la pioggia di rocce terminò.
Marcus sollevò piano la testa e sbatté gli occhi, ma ormai era circondato da una profonda oscurità. Lo spostamento d'aria causato dalla frana aveva spento la lampada. Si mise seduto lentamente; era coperto di tagli, sbucciature e lividi, però sembrava non ci fosse nulla di rotto.
Da qualche parte al di là del crollo sentì arrivare la voce eccitata e sinistra di Ramsey McDougal. «Ottimo! Addio, Cynster. Dubito che possiate sentirmi, ma nel caso ci riusciate vi ringrazio per aver abboccato così in fretta. Nel caso siate vivo, vi avverto che ho controllato e con la galleria bloccata non c'è più una via d'uscita. Vi lascio a meditare sui vostri peccati e intanto vado a prendere il vostro posto. In un modo o nell'altro Niniver Carrick e tutto ciò che porta con sé presto saranno miei.»
Marcus non rispose. Ascoltò i passi di McDougal che si allontanavano, poi tutto attorno cadde un silenzio rotto solo da un altro sinistro scricchiolio.
Lui corrugò la fronte: ora che i suoi occhi si erano abituati, non gli pareva più che fosse buio pesto. Un filo di luce proveniva dalla direzione dell'ingresso.
Marcus si mise in piedi lentamente. Rocce e macerie cospargevano il terreno intorno alla curva. Le superò e si trovò davanti un alto cumulo di pietre cadute alla rinfusa. Era praticamente un muro e riempiva lo spazio in cui la galleria si restringeva, ma in alto a sinistra c'era una piccola apertura. Il sostegno di legno a sinistra era rimasto al suo posto e una sezione era ancora attaccata alla strozzatura.
Un enorme sollievo lo invase. Si rese conto di aver trattenuto il fiato solo quando la stretta intorno ai polmoni non si allentò. Trasse un respiro cauto per evitare di ingerire troppa polvere e passò in fretta le mani infilate nei guanti sulla parete rocciosa, tastando e spingendo.
La muraglia era molto più spessa alla sua destra, dove i supporti avevano ceduto completamente. Da quella parte non c'era alcuna possibilità di scavare fino a trovare una via d'uscita. Quando esercitò una pressione in un punto in alto a sinistra, però, una piccola valanga di pietre cadde dall'alto e rotolò lungo la galleria.
Marcus cominciò a tirar via le rocce, lavorando frenetico per ingrandire la piccola apertura.
Un altro profondo scricchiolio, seguito da altri due, lo spinse ad accelerare. Il cedimento parziale della galleria aveva indebolito l'intera struttura. A giudicare da quei rumori inquietanti, presto sarebbe crollata completamente.
Marcus non sprecò il fiato a imprecare.
Spostò cupo le pietre e le macerie, ma dopo un po' il muro appena formato divenne più spesso. Per allargare di poco il buco ora doveva spostarne molte di più.
Non rallentò il ritmo. Non poteva, non voleva arrendersi. A parte il fatto che desiderava vivere, doveva ancora salvare Niniver.
Ramsey McDougal era stato bandito dalle Highlands per aver tentato di violentare una ragazza e costringerla a sposarlo, ma Niniver non lo sapeva. Né lei né i membri del clan avevano motivo di sospettarlo di simili, nefande intenzioni.
Doveva uscire di lì, tornare libero e trovarla; a quel punto era l'unico in grado di salvarla.
Niniver entrò nel cortile delle scuderie di Bidealeigh in sella a Oswald, seguita da cinque dei suoi levrieri. Se li era portati dietro nel caso le fosse servita una scusa per quella cavalcata.
Alla fine era riuscita ad allontanarsi senza che Sean o altri membri del clan l'accompagnassero. Tutti e tre gli stallieri erano nel pascolo sul retro delle scuderie di Carrick Manor insieme ai loro aiutanti e assistevano una cavalla che stava partorendo. Niniver aveva potuto scivolare nelle scuderie, sellare Oswald – non era stata un'impresa da poco – condurlo al montatoio e allontanarsi per i campi senza che nessuno se ne accorgesse. Si era fermata alla fattoria del vecchio Egan per prendere la sua scorta canina e poi si era diretta a Bidealeigh.
Ora che aveva deciso di chiedere a Marcus se l'amava, voleva sbrigare la faccenda al più presto.
Il giovane stalliere infranse subito le sue speranze. «Mr. Cynster è uscito a cavallo non molto tempo fa, milady.»
«Oh.» Niniver si accigliò. «Sai dov'è andato? Pensi che starà via molto?»
«Non so dove volesse andare, ma si è allontanato in quella direzione.» Il ragazzo indicò il nordovest. «Non credo che starà via a lungo. Ho sentito Mrs. Flyte dire che voleva tornare a Carrick Manor e che sarebbe passato presto a prendere la borsa rimasta davanti alla porta.»
Marcus voleva già tornare da lei? Era una notizia promettente. «Magari potrei entrare a lasciargli un messaggio.» Un messaggio incoraggiante.
Lo stalliere tenne fermo Oswald mentre smontava.
«Non mi tratterrò a lungo.» Niniver ordinò ai levrieri di aspettarla. Loro si accucciarono obbedienti, ma uggiolarono vedendola allontanarsi.
Raggiunse la porta principale, tirò il cordone del campanello e sentì un'eco lontana. Poco dopo arrivò Mrs. Flyte.
Il viso della governante si illuminò vedendola. «Lady Carrick!» l'accolse spalancando la porta. «Il padrone se ne è appena andato, ma ha detto che sarebbe tornato presto.» Lanciò un'occhiata alla borsa lasciata accanto al battente. «Mr. Cynster vi aspettava, milady?» chiese.
«No. Ero fuori con i miei cani e ho pensato di fermarmi qui un momento.» Niniver incominciò a sfilarsi i guanti. «Vorrei scrivergli un biglietto, tanto per informarlo della mia visita.»
«Ma certo, milady.» La governante si tirò indietro e Niniver entrò nel piccolo atrio. Mrs. Flyte chiuse la porta e accennò allo studio di Marcus, più avanti lungo il corridoio. «Sono sicura che Mrs. Cynster non se la prenderà se userete la sua scrivania. Tiene la carta nel primo cassetto a destra.»
«Grazie.»
La governante aprì la porta dello studio e la fece entrare. «Se volete scusarmi, milady, ho lasciato una pentola sul fuoco e ho bisogno di mescolarla. Mio marito è andato al mercato e oggi la cameriera non c'è. Sono sola qui, ma se vi serve qualcosa chiamatemi, vi prego.»
Niniver annuì. «Dubito che mi tratterrò a lungo.»
Mrs. Flyte accennò una riverenza e tornò rapida in cucina. Niniver si guardò intorno nello studio mentre si avvicinava alla scrivania. Si tolse il secondo guanto, si fermò davanti allo scrittoio di Marcus, abbassò lo sguardo e vide il suo nastro preferito, ripiegato con cura in un angolo.
Aggrottò la fronte e lo prese. «Ma come...?» Arrotolò il nastro di seta intorno alle dita; c'era anche il cammeo.
Fissandolo tornò con la mente al giorno prima. Lo aveva scelto al mattino perché era il suo preferito e aveva bisogno di tirarsi su il morale dopo che Marcus se ne era andato. Lo aveva portato per tutta la mattina e se lo era tolto in qualche momento dopo pranzo.
Come aveva fatto a finire sulla scrivania di Marcus?
Guardando meglio, Niniver si rese conto che il nastro non era l'unico oggetto lasciato sul tampone di carta assorbente. C'erano anche due lettere disposte con il testo verso l'alto, come per invitare chiunque fosse entrato a esaminarle. Una era una missiva scritta con calligrafia elegante, l'altra un breve biglietto.
Niniver prese la prima e la lesse. La firma di Glencrae in fondo svelava l'identità del mittente e lasciava pensare che l'informazione in essa contenuta fosse accurata. Il che spiegava anche come mai né lei né Marcus si fossero mai fidati di Ramsey McDougal.
Niniver posò la lettera di Glencrae e prese il biglietto. Mentre lo scorreva si sentì gelare il sangue nelle vene.
Giunta alla fine le parve che il cuore si fermasse. Era una trappola. Una trappola per Marcus.
Per un attimo il panico la invase e il cuore prese a batterle all'impazzata, poi la giovane trasse un respiro profondo, lo trattenne e si ingiunse di ritrovare la calma. Doveva aggrapparsi alla nuova donna capace e risoluta che era ormai diventata.
Marcus sospettava che si trattasse di una trappola – lo dimostravano le lettere e il nastro lasciati come prova – ma si era mosso comunque. A quanto le avevano detto Johnny e Mrs. Flyte, non aveva corso il rischio di avvertire qualcuno.
Lei era arrivata a Bidealeigh per chiedergli se l'amava, ma che bisogno c'era di rassicurazioni a parole davanti a un'azione del genere?
Marcus era andato a salvarla. Avrebbe sempre cercato di proteggerla e di difenderla.
Chiunque gli avesse teso quella trappola – Ramsey McDougal? – l'aveva usata come esca. Sapeva che lei costituiva il tallone d'Achille di Marcus... perché lui non solo le era devoto, ma l'amava.
Niniver non aveva più bisogno di prove.
Doveva salvarlo. Marcus voleva condividere il futuro con lei, ma non avrebbero potuto farlo se lui fosse morto.
Posò il biglietto vicino alla lettera e lasciò sulla scrivania anche il nastro, poi uscì in fretta e si avviò verso la cucina. «Mrs. Flyte!» chiamò.
La governante sollevò lo sguardo dalla pentola che stava mescolando. «Sì, milady?»
Niniver trasse un respiro e parlò nel modo più calmo e autorevole che riuscì a trovare. «Credo che Mr. Cynster sia in grave pericolo. Probabilmente in pericolo di vita. È andato a un incontro convinto che un rapitore mi tenesse in ostaggio, ma come vedete sono libera e sto bene. È diretto a una delle vecchie miniere di piombo, quella con una gru a cavalletto davanti all'entrata. La conoscete?»
Mrs. Flyte sgranò gli occhi. «Oh, mio Dio!» Dimenticò il mestolo e si passò le mani sul grembiule. «Mi dispiace, milady, ma non sono mai stata alle vecchie miniere di piombo. So più o meno dove si trovano, niente di più preciso.»
Niniver fece una smorfia. «Lo stesso vale per me.» Tutti i ragazzi del posto avevano frequentato le miniere, ma poche ragazze si erano avventurate in quei luoghi sporchi e bui. «Forse Johnny lo saprà.»
Quando Mrs. Flyte spostò la pentola dal fuoco e si recò con lei alle scuderie, il giovane stalliere scosse la testa. «Mi dispiace, milady, non sono nato da queste parti. Il padrone mi ha portato qui da nord di Ayr perché me la cavo bene con i cavalli.»
Come avrebbe fatto a trovare Marcus, girando per tutta la zona cosparsa di antiche miniere? I levrieri avvertirono la sua ansia crescente e si fecero più vicini. Le due cagne si premettero contro le sue gambe e spinsero la testa sotto le mani.
All'improvviso la soluzione divenne chiara.
Niniver lanciò un'occhiata a Johnny. «Alcuni dei miei levrieri cacciano con il fiuto. Mr. Cynster ha preso Ned?»
Johnny assentì.
«Svelto, portami la coperta del cavallo» gli ordinò lei. Poi si rivolse a Mrs. Flyte. «Mr. Cynster ha riportato qui i vestiti che ha indossato negli ultimi giorni. Li avete già lavati?»
«No, milady. Li ho lasciati in lavanderia. Ci penserà Mindy domani.»
«Ottimo.» Niniver l'afferrò per un braccio e lo strinse implorante. «Per favore, portate qui una delle camicie di Mr. Cynster... una che abbia indossato di recente. Sarà ancora impregnata del suo odore e con un po' di fortuna le mie cagne riusciranno a trovare sia lui sia Ned.»
«Ma non potete andare da sola, milady!» proruppe Mrs. Flyte sconvolta. «Mio marito non c'è e oggi gli altri uomini sono nei campi più lontani, a est» aggiunse sgomenta.
Niniver stava già scuotendo la testa. «Non posso aspettarli.» Non sapeva da dove venisse quella certezza, tuttavia una cosa era chiara: doveva ritrovare Marcus al più presto.
Se voleva essere ricompensata condividendo la vita con lui, doveva raccogliere quella sfida.
Johnny arrivò con una pesante coperta da cavallo.
Niniver accennò con la testa alla ringhiera. «Lasciala là per il momento, vicino ai levrieri, e vai a sellare un cavallo» dispose decisa. «Ho bisogno che porti un messaggio nella valle.» Si girò poi verso Mrs. Flyte, la prese per un braccio e la spinse verso la casa. «Mentre andate a prendere la camicia, io scriverò un biglietto per i genitori e la sorella di Marcus e per mio cugino Thomas. Spiegherò cosa penso stia accadendo e dove sto andando... dove sono sicura che si trovi Marcus... e suggerirò loro di seguirmi là, o magari di passare prima da Carrick Manor.»
Se la persona dietro tutta quella macchinazione era McDougal, allora era lei il suo vero obiettivo. Lo scopo era sbarazzarsi di Marcus e anche avere una scusa per indurla ad accettare le sue richieste.
«Credo che il falso rapitore si presenterà a Carrick Manor convinto di trovarmi là.»
Lasciò andare Mrs. Flyte e rientrò in casa. Cominciava a intuire il piano di McDougal.
«Temo che Mr. Cynster sia intrappolato nella miniera. Preghiamo Dio e la Signora che non sia già morto.» Forse era un pio desiderio, o l'incapacità di credere a un destino diverso, o forse qualcosa di più preciso, ma Niniver era convinta che Marcus fosse ancora vivo. «L'uomo dietro a questa storia non sa che io sono qui e ho capito dove ha attirato Mr. Cynster. Non credo di trovarlo ancora alla miniera, quando ci arriverò.»
Niniver si avviò a grandi passi verso lo studio, elaborando il proprio piano ad alta voce.
«Se non riuscirò a liberare da sola Mr. Cynster andrò a chiedere aiuto ai Bradshaw e ai Canning: le loro fattorie sono le più vicine alle miniere.»
Si fermò sulla porta dello studio e si girò verso Mrs. Flyte.
«Ho bisogno di quella camicia.»
L'altra accennò una riverenza. «Sì, milady.» Poi si avviò rapida lungo il corridoio.
Niniver entrò nello studio e sedette alla scrivania. Trovò carta e penna e vergò rapida un biglietto – non aveva tempo di scriverne altri – descrivendo i fatti di cui era sicura, ciò che pensava fosse successo a Marcus e ciò che si proponeva di fare.
Firmò con il proprio nome, asciugò il foglio e lo ripiegò. Mentre si alzava tenendolo in mano la governante comparve sulla porta dello studio con una delle camicie di Marcus.
«Ottimo.» Niniver si avvicinò veloce e la prese. «Quando Mr. Flyte o gli altri uomini torneranno, dite loro per favore di non muoversi fino a nuovo ordine di Mr. Cynster.»
La donna si torse le mani. «Spero tanto che stia bene, milady. Quelle miniere sono vecchie e infide.»
Niniver si rifiutò di pensare ai pericoli. Infilò i guanti da cavallerizza e si diresse alla porta d'ingresso. «Una volta che lo avremo liberato Mr. Cynster vi farà sapere qualcosa, ne sono sicura.»
Si avviò rapida verso le scuderie, seguita dalla governante.
Johnny l'aspettava stringendo le redini di un cavallo imponente. «Ho pensato di prendere uno dei cavalli più veloci.»
«Bravo.» Niniver gli porse il biglietto. «Il maggiordomo di Casphairn Manor si chiama Polby. Consegnalo a lui e digli che viene da me, che Mr. Marcus è in pericolo e che la lettera va portata subito a Lord Cynster, oppure a Lady Cynster, a Mr. Thomas Carrick o a Mrs. Carrick.»
Johnny infilò la missiva nella tasca dei pantaloni e ripeté il messaggio parola per parola.
Niniver annuì. «Perfetto. Ora vai!»
Il ragazzo balzò in sella e spronò il grande cavallo lungo il viale d'accesso alla fattoria.
Niniver si girò verso i levrieri. Prese la coperta da cavallo e la porse a tutti e cinque, con l'ordine di sentirne l'odore. Poi, mentre Mrs. Flyte l'aiutava a fissarla alla sella, chiamò le due cagne e fece loro odorare la camicia di Marcus. Tornò quindi da Oswald, infilò la camicia nella borsa da sella, condusse il castrone al montatoio e balzò in sella.
Mrs. Flyte sollevò lo sguardo su di lei. «Spero che troviate il padrone e che stia bene. State attenta, milady. E buona fortuna!»
Niniver annuì, chiamò i cani e partì.
Mentre si dirigeva a nordovest attraverso i campi di Bidealeigh, come le aveva indicato Johnny, si concesse finalmente di pensare a quello che avrebbe potuto trovare una volta raggiunta la vecchia miniera.
Immaginava che McDougal, ammesso che si trattasse di lui, avesse messo fuori combattimento Marcus, per poi legarlo e nasconderlo nella miniera. Le pareva lo scenario più probabile. Si rifiutò di indugiare con la mente su ogni altra possibilità... almeno finché non se ne fosse presentata una peggiore. L'avrebbe affrontata solo quando se la fosse trovata davanti.
I cani correvano liberi, diretti verso la zona delle vecchie miniere.
Niniver li incoraggiò, spronò Oswald e si mise a pregare in silenzio.