isora aveva gli occhi verdi come un ramarro verde come una mosca d’agosto su un panino all’insalata di tonno sulla spiaggia di teno come una bottiglia di vino vuota la nonna di isora si arrabbiava e gli diceva io ti faccio secca bruttaputtana oggi ti faccio secca ti bevo il sangue isora aveva le tette rotonde che le erano spuntate come quando la terra sputa un fiore che prima è piccolino poi grande la terra del suo petto asciutta poi smagliature la tetta non entrava nella pelle e piangeva isora aveva i peli sulla patata e a volte se li rasava tutti fino al buco del culo e le pizzicava il culo isora aveva dei peli neri dritti e folti come il pratino finto dei griturismi sulla patata i peli di isora sapevano di mulino di gofio di mandorle tostate di pane biscottato veder arrivare isora mi faceva sentire tranquilla come quando ascoltavo il minestrone bollire a mezzogiorno e mezzo isora aveva i diti grassocci e le unghie come mangiate da una capra a volte la vedevo toccare le cose afferrare la forchetta accarezzare le pagine del sussidiario che in mezzo erano strane al tatto e brillavano segnare la roba a credito sul quaderno in negozio e mi veniva voglia di fargli male di prendergli la mano e torcergliela fino a strappargli i diti fino a ridurla senza mani a volte la odiavo e volevo distruggerla isora aveva le labbra rosse sembrava che gli avessero spaccato la bocca con un cazzotto e io gli davo baci sul rosso dietro il centro culturale isora era la mia migliore amica io volevo essere come lei io avevo gli occhi marroni uno più scuro dell’altro uno più chiaro dell’altro quando ero nata mia madre aveva pensato che fossi cieca e era andata di corsa dal dottore io non avevo quasi peli sulla patata e mia madre me li lasciava tagliare solo con la macchinetta invece io volevo raderli con la lametta di mio padre ma mio padre non voleva isora mi diceva che fortuna tu che non hai le tette e i ragazzi non ridono di te shit shit mi chiamava shit perché la merda era una cosa meravigliosa bella come la foschia tra i pini isora diceva che sulla montagna c’erano streghe che parlavano di sua madre isora a volte parlava da sola e a volte dormiva con gli occhi aperti e m’insultava nei sogni a volte ci vedevamo addormentate alle tre di notte fuori dalla porta del negozio e eravamo fantasmi che si toccavano le ossa sotto la luna isora sembrava una calla era morbida come una calla alta più alta di me in piedi su una roccia su una roccia isora era umida come una tuberosa le spalle strette gli orecchi piccoli un neo sul mento un pelo piccolissimo sul neo del mento che si alzava come un uccello piantato sulla punta della faccia un buco nel mento come una pozza le clavicole come spine aguzza la punta delle sue ossa mi piacevano gli organi di isora anche se non li vedevo dovevano essere rotondi come palloni perfetti mi piaceva l’interno delle sue braccia bianco e con brufoletti morbido e al tempo stesso rugoso isora aveva una voglia sulla natica diceva che era una carezza di sua madre mi piacevano i denti di isora il modo in cui combaciavano quelli di sopra e quelli di sotto meccanismo perfetto puro quasi trasparente isora diceva orgasmo e io pensavo che un preservativo era l’unione fra una patata e un pisello e non sapevo la differenza fra me e isora a volte pensavo che eravamo la stessa bambina isora beveva caffè macchiato con latte normale e latte condensato come le vecchie succhiava il latte condensato con una cannuccia io volevo succhiarmi la testa di isora per infilarmela dentro il corpo come la bambina incinta di lilù che si vedeva alla televisione la pancia grande con dentro il corpo di isora con dentro isora che mi baciava la pancia da dentro io volevo mangiarmi isora e cacarla perché fosse mia conservare la merda in una scatola perché fosse mia dipingere i muri della mia stanza con la merda per vederla da tutte le parti e trasformarmi in lei io volevo essere isora dentro a isora isora isora isora che beveva un bicchiere di latte con gofio e diceva fack iu in mai laif isora che mi calpestava la testa con le scarpe da tennis isora che mi spaccava la testa con le scarpe da tennis isora che mi diceva shit non gridare non fare la scema non ti rendi conto che mia nonna ti sente