Quell’estate Isora e io ci iscrivemmo al corso d’informatica del centro culturale. A dire la verità ci iscrivemmo perché volevamo parlare su messenge. Il pomeriggio non c’era neanche un buco davanti ai computer perché i kinki si erano già presi tuttissimi i posti e quasi non si riusciva a entrare, perché per ogni ragazzo che usava un computer ce n’erano tre dietro a guardare. Al corso di informatica potevamo usare i computer tutto il tempo che volevamo. Era alla prima ora del martedì e del giovedì e non c’era bisogno di andarci tutte le volte perché, anche se stavamo assenti, l’insegnante non si arrabbiava. Le madri mandavano anche i bambini piccoli al corso d’informatica per farli imparare a usare i computer, così in quelle ore a parte me e Isora c’erano solo bambinetti che nemmeno sapevano cos’era messenge. A dire la verità, al corso d’informatica andavamo a cazzeggiare. Facevamo solo finta di ascoltare l’insegnante, ma non imparavamo niente. L’insegnante era un uomo con la camicia blu sempre macchiata di sudore, poverino, con qualunque tempo bolliva sempre dal caldo e ragliava come un asino, ih-oh che afa, diceva, ih-oh che caldura. L’insegnante di internet parlando sputacchiava, era ciccione e andava matto per gli scacchi e la dama, a me invece non mi piacevano quelli che giocavano a scacchi perché era un gioco che non capivo e quindi non mi fidavo. Comunque, la cosa che preferiva era farci fare grechine colorate su Word. Invece la cosa che gli piaceva di meno, lo sapevamo bene perché lo ripeteva di continuo come un ritornello, erano i casini. Io sono un tranquillone, non mi piacciono i problemi, ripeteva. Era un uomo che aveva tanta pazienza, come diceva nonna. E anche se sapeva che io e Isora facevamo una grechina di coccinelle su Word e poi ci buttavamo dritte su messenge, non ci diceva nulla e se ci vedeva con le finestre del messenge aperto faceva finta di non accorgersene e continuava a spiegare altre cose di Word. Un po’ di tempo prima, quando avevano appena portato i computer al centro culturale, verso marzo, una bambina più grande di noi, Zuleyma, la figlia di Antonio quello del bar, ci aveva aperto un accaunt di messenge a tutte e due. A Isora l’aveva fatto il primo giorno. Il secondo me lo ero fatto io, perché avevo dovuto aspettare che i miei genitori tornassero dal lavoro per domandargli se mi lasciavano andare su messenge e siccome tornavano tardissimo per poco non mi addormento guardando la tele con nonna. Isora faceva sempre le cose senza permesso perché sua nonna non si accorgeva di niente e perché lei faceva cose pericolose senza preoccuparsi che i grandi lo sapessero, tanto era famosa e aveva un negozio e alla gente famosa si perdona tutto.
L’accaunt di Isora era più bello del mio. Era iso_pinki_10@hotmail.com e lo sapeva usare meglio di me. Quando andavamo al corso, io dividevo sempre il computer con Isora perché a dire il vero non ci capivo molto di computer. Isora capiva tutto a razzo. Un giorno Acaymo, uno dei kinki, gli aveva spiegato come parlare in chat con gente d’altri posti e lei non se l’era più scordato. Io fissavo lo schermo come il gatto guardava nonna friggere le alette di pollo fritte, mi piaceva quello che vedevo ma non capivo cosa stava facendo.
Quel giorno, non appena l’insegnante di internet si distrasse un attimo, Isora aprì la chat di Terra e entrò come iso_pinki_10@hotmail.com. Subito cominciarono a arrivarle un fiume di richieste su messenge. Così tante che il computer si bloccò. Io avevo paura che l’insegnante di internet se ne accorgesse, ma Isora scoppiò a ridere e mi disse sottovoce non fare la scema, shit, non fare la scema e cominciò a aprire le finestre che interessavano a lei e basta, perché la mia opinione non contava mai niente e cominciò a chattare.
isorettatroietta: ciao
carlossion: ciao cmv?
isorettatroietta: bn e tu?
carlossion: bn xò ke kaloooooor ke ho ;)
Digli che devi scoreggiare e poi torni, gli proposi io. Ma lei nemmeno mi rispose e continuò a scrivere.
isorettatroietta: cm il kalor ke ho io alla fiketta
carlossion: hihihi sììììììì? Anke io kaldooo
isorettatroietta: di dv 6?
Carlossion: mostoles e tu?
Oh, ma che posto è?, dissi io a Isora. Secondo me è dalle parti di Médano o roba del genere, mi rispose lei. Sì, dalle parti di Médano. Ehi, chiedigli se è un millepiedi schifoso o che problemi ha, insistei. Ma lei di nuovo non mi diede retta per niente.
isorettatroietta: del sud
carlossion: età?
isorettatroietta: 25 e sn una gran prka
carlossion: hai la cam?
isorettatroietta: sì la metto se la metti
carlossion: ok
isorettatroietta: ok
Noi non avevamo la cam, ma lui sì. Nel quadratino in cui si vedeva la moto da cross di Carlos venne fuori un pisello gigante come un cannolo ripieno di cioccolata con tanto zucchero sopra. Era viola e pieno di vene. Io non avevo mai visto niente del genere e Isora si stava pisciando addosso dalle risate ma io sapevo che in realtà aveva un po’ paura. Cercai di coprire lo schermo e dissi a Isora di toglierlo per favore che l’insegnante stava balbettando.
carlossion: t piace troietta?
L’insegnante non poté fare a meno di girarsi verso di noi e avvicinarsi al nostro computer.
carlossion: ce l’ho duro x te ;)
L’insegnante tutto sudato come un maiale nero vide il pisello gigante sullo schermo e diventò rosso, rosso pavonazzo, come diceva nonna, rosso di rabbia perché lui era un tipo pacifico e non gli piaceva il casino e noi lo avevamo stufato da un pezzo povero lui.
carlossion: c6?
carlossion: t piace?
Tutte le bambine e i bambini piccoli cominciarono a fissare lo schermo spaventatissimi. L’insegnante ci mise alla porta e ci disse che eravamo in punizione e che non potevamo più tornare a lezione per tutto il resto della settimana. Io mi misi a piangere e gli chiesi per favore di non raccontarlo a mia nonna. Quando ce ne andammo Isora stava ancora ridendo ma io ero molto arrabbiata. Mi accompagnò fino a casa di nonna ma non gli dissi niente per tutta la strada. Ormai era quasi ora di mangiare. Il cielo era tutto grigio, solo nuvoloni, nuvoloni scuri come la notte. Cominciò a schiarire quando eravamo sedute al tavolo di cucina con davanti un piatto di rigatoni e carne in scatola. Notai le goccioline sul vetro della finestrella e mi venne una specie d’angoscia. Che croce sto nebbione schifoso, disse nonna. Questa non è estate né niente, gli rispose Isora.
carlossion: c6??