Il non più comandante della Brigata del Sud vide arrivare l’armata dell’est in una luminosa giornata di sole, piena di luce accecante e torrida, esattamente come accecante e torrido era stato il giorno prima e sarebbe stato quello successivo.

I nuovi arrivati erano divisi in fanteria, cavalleria, arcieri ed erano ricchi di stendardi che sarebbero stati magnifici se un alito di brezza li avesse gonfiati. Le loro corazze erano interamente di metallo. Al sole brillavano in maniera abbagliante.

«Sono splendide» mormorò Gari.

«Certo, l’armatura ideale per un deserto. In un certo senso sono una prova. Se un soldato riesce a stare lì dentro senza crepare né di sete, né di caldo, vuol dire che è invincibile» commentò sereno il non più comandante Ardo.

Per fortuna gli ufficiali non dovevano camminare: loro stavano a cavallo e quindi si limitavano a boccheggiare.

Nessuno di loro cadde a terra senza più forze come invece capitò a un paio di fanti. Di cavalli ce ne erano decine

«Sono bellissimi» mormorò Gari.

«Certo» confermò di nuovo suo padre. «Sono bellissimi. Adesso. È stato intelligente portarli in un posto senza erba, così potremo vedere quanti giorni ci vogliono perché diventino dei ronzini scheletrici come i nostri per poi trasformarsi in spezzatino; magari potremmo scriverci un trattato: Come non si organizza un esercito».

«Davvero scriveremo un libro?» chiese Gari impressionato. Il padre gli carezzò la testa: il soldato perfetto, obbedienza assoluta e mai nessun dubbio sui superiori.

Il comandante della Brigata dell’Est, ora comandante anche di quella del sud, era un tizio ben più giovane di Ardo, i capelli neri, un grosso neo sulla guancia, qualcuno più piccolo sul mento, un giustacuore infiocchettato fradicio del sudore che la sua corazza gli aveva fatto colare. Il suo nome bizzarro, pieno di K, Kinnik, dimostrava che le ascendenze non erano tutte delle Sette Cime.

Squadrò la piccola guarnigione con infinito disprezzo, anche se le alabarde erano lucide, i pavimenti spazzati, i due ronzini splendidamente strigliati.

«Siamo venuti noi perché da queste parti credo che di guerra ve ne intendiate poco».

«Certo, è vero. Dopo la Guerra dei Due Inverni, che però voi non potete avere combattuto perché eravate troppo giovane, non ne abbiamo avuta nessuna. Perché voi all’est ne avete avuta una? Dovete essere stati bravissimi a vincerla tutta da soli, perché non ce ne siamo nemmeno accorti».

Il tizio pieno di nei e di K perse il sorriso. Informò acido Ardo che non solo non era più comandante, ma che sarebbe stato un soldato come gli altri, poi prese possesso della guarnigione. Gli ufficiali dovevano essere gente forte: un monco, per di più anche zoppo era già tanto che avesse l’onore di servire nell’esercito. Dichiarò che l’armata delle Sette Cime non includeva ragazzini e che gli levassero dai piedi Gari.

Ardo osservò che il “ragazzino” era il migliore arciere della guarnigione. Kinnik si mise a ridere, ma accettò di farlo provare, ordinandogli un tiro assurdo: centrare una moneta da un soldo che lui stesso tirò verso il cielo torrido.

Gari centrò la monetina in volo con due frecce, tirate una dopo l’altra. La prima centrò il soldo mentre saliva verso il cielo, la seconda lo prese nella imprevedibile traiettoria che le aveva inferto il primo colpo. Nel silenzio assoluto del cortile, il rumore sordo della punta della freccia contro il metallo risuonò due volte lieve e allegro.

Il tizio col neo divenne veramente livido, ma non si rimangiò la parola.

«Puoi restare, ma resti assegnato alle stalle. Non sei un soldato» sibilò alla fine.

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Anche Ardo, Baio e tutti gli armati più anziani della vecchia Brigata del Sud finirono nelle stalle a pulire i cavalli e a passare la giornata a cercare di nutrirli. Li portavano a nord, a contendere la poca erba con le pecore del villaggio natale di Gari.

Questo aveva il doppio vantaggio di sfamare un po’ i cavalli e tenere loro fuori dalla portata del nuovo comandante, che con i suoi fedelissimi batteva tutta la regione alla ricerca della principessa maledetta e della sua bambina.

Gli uomini tagliavano il fieno, lo raccoglievano in balle, lo caricavano su un carro tirato dai due famosi ronzini per poi riportarlo al Castello dell’Acqua Perduta. Un lavoro da servi.

Mentre se ne stavano ad aspettare che la giornata passasse, dopo aver caricato il carretto di tutto il fieno possibile, dall’alto dell’unica collina della regione, li videro: un uomo, una donna e una bambina che camminavano guardinghi sulla strada da Kaam verso la Valle degli Zampilli. La donna alzò il velo che le copriva la testa, per avere qualche istante di tregua dal calore che quel velo aumentava, e si vide il suo bellissimo viso incorniciato da capelli biondo scuro che erano stati tagliati corti come quelli di un maschio.

L’uomo si trascinava, sembrava malato o ferito. Sia pure da lontano, anche se dall’alto, Ardo riconobbe Dartred. Era stato il suo comandante, nell’altra guerra, sulle montagne, in un freddo maledetto, contro dei barbari enormi. Era stata una guerra dannatamente difficile, piena di dolore e sangue, che pure, a guardarla ora sembrava magnifica. In quella guerra i nemici erano fuori e gli amici dentro. Chi aveva la tua divisa era con te e chi non ce l’aveva era contro. Ora il pericolo era dentro, ora il male era già arrivato.

Evidentemente, Dartred era riuscito a fuggire. Tanto di guadagnato. Lui, Ardo, non era pronto a saperlo impiccato e poi stava portando la principessa lontano da lì. Lui non ci credeva che la figlia di re Ari potesse essersi venduta al male. Gli altri dicevano il contrario? Gli altri dicevano il falso. E poi se l’unica maniera di uscirne era ammazzare la bambina, allora sarebbero crepati tutti e pazienza, perché i bambini non si ammazzavano e basta. Quella schifezza lì, se la volevano fare, la facevano senza di lui.

Gari guardò i tre, li fissò a lungo, continuò a guardare le loro ombre mentre si allontanavano: una qualsiasi famigliola di gente sporca e povera.

Potevano farcela.

«Che facciamo?» domandò Baio di fianco a lui: anche lui doveva aver riconosciuto Dartred.

«Prendiamo il fieno per i cavalli» rispose il non più comandante. «Questo ci hanno detto di fare e questo facciamo. Noi eseguiamo gli ordini».

Nessuno dei due pensò di dire a Gari di tenere la bocca chiusa. Era un ragazzino, aveva ancora la testa piena di sogni, e l’obbedienza totale del soldato perfetto. Sarebbe stato difficile spiegargli che avrebbero tenuto un segreto, che nutrivano il sospetto atroce che gli ordini fossero sbagliati e che era per lealtà che non li avrebbero eseguiti. E poi Gari non sembrava nemmeno averli visti, quei tre.

Fu alla sera, al diroccato Castello dell’Acqua Perduta, che Ardo rimpianse quella che risultò essere stata una decisione scema.

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Kinnik li radunò pieno di eccitazione e li informò che Dartred il traditore era riuscito incredibilmente a fuggire. Anzi, nessuna incredulità in quella fuga. La bambina era una strega e aveva usato tutti i suoi poteri. Da quel momento si dovevano ricercare tre persone, non due. L’ipotesi ovvia era che fossero diretti a nord, verso la reggia, cosa che avrebbe dimostrato che anche la regina era complice, oppure, più probabilmente, alle montagne del nord, che il traditore Dartred ben conosceva perché in quelle terre aveva sviluppato una luminosa carriera di bracconiere.

Ardo pensò che Dartred era stato un cacciatore. Il termine bracconiere indicava un divieto alla caccia che non era mai esistito nelle terre del nord. Bracconiere era una menzogna, e c’era una regola nel mondo: se qualcuno dice il falso, vuol dire che lo sa fare. Difficilmente è falsa una cosa sola. Lì era tutto confuso e strano.

Era talmente intento a fissare il comandante, con gli occhi che non riuscivano a spostarsi dal movimento che faceva il suo neo mentre lui sciorinava la sua interminabile serie di fesserie, che non si accorse che Gari aveva alzato il braccio e lo teneva ostinatamente verso l’alto con le cinque dita spalancate e che lo tenne talmente a lungo che finalmente fu preso in considerazione.

«Come osi disturbare…» sibilò furioso il comandante, ma Gari non lo lasciò finire.

«Noi li abbiamo visti, Signore, un uomo che aveva visibilmente subito procedimenti punitivi, una donna e una bambina molto belle. La donna aveva i capelli corti, come se avesse avuto interesse a camuffarsi da uomo. Sono transitati sulla via diretta alla Valle degli Zampilli, più o meno all’ora nona della giornata di oggi» disse sereno e trionfante.

Il desiderio di catturare i fuggitivi era tale che le parole furono ascoltate. Con infinita fierezza Gari le ripeté.

Il comandante aveva dei dubbi, il sud gli pareva una scelta insensata, la demoniaca bambina avrebbe dovuto temere l’Acqua Sacra.

Anche Argo ci pensò: se la bambina non era demoniaca, invece, era ovvio che quella fosse la sua meta.

Cercò di riprendersi il figlio, per farlo tacere, riuscì ad agguantarlo per un braccio.

«Non possiamo essere sicuri fossero loro, non vorrei che le argomentazioni di mio figlio che è solo un bambino portassero le ricerche fuori dal ragionevole. Nulla dimostra che tre persone su una strada siano i fuggiaschi, che in nessun caso si dirigerebbero verso un luogo mortale, per che fare?»

«La principessa Haxen è stata avvistata alla Valle degli Zampilli due lune fa, dove ha vilmente assassinato il valoroso che doveva condurla in arresto» disse il comandante. «Quindi quello non è un luogo che evita».

Ardo pensò che il valoroso che si batte contro una donna, oltretutto per finirne ucciso, di valore non doveva averne troppo.

Mentre cercava le parole per rispondere Gari, che non voleva mollare la parte di quello che ha risolto il problema, pensò bene di riaprire di nuovo la bocca.

«Se io fossi la principessa Haxen, vorrei andare alla Valle degli Zampilli per sporcare le fonti, per ostruirle con dei massi» propose.

«Non è un’idea ragionevole» cercò di dire Ardo, ma ormai il disastro era fatto.

«Non è un’idea stupida» disse gelido il comandante. «Voi della Brigata del Sud avete raccolto abbastanza fieno, domattina all’alba tutti in marcia per la Valle degli Zampilli. Potete portarvi i vostri due ronzini, uno per lo zoppo e uno per la principessa. Se il moccioso ha ragione e trovate i fuggitivi, la Brigata del Sud potrà ritrovare l’onore perduto. Gli altri due ammazzateli subito».

Ardo pensò che l’onore perduto lo avrebbero ritrovato ammazzando una bambina e quello che era stato l’eroe della Guerra dei Due Inverni.

«Be’, sempre meglio che pulire stalle e raccogliere erba» bofonchiò Baio di fianco a lui.

Ardo scosse la testa in un quieto disaccordo.

L’unica consolazione era che senza il loro fieno, a quegli idioti i cavalli non sarebbero durati a lungo.