Non appena i feriti cominciarono a riprendersi e non ebbero più bisogno di loro, non appena la città cominciò a riorganizzarsi sotto la guida del nuovo Governatore fabbro, Martilo, eletto all’unanimità, salutarono la città festante e si avviarono.

Hania e Rois fecero in letizia la strada, ormai la conoscevano come le loro tasche, ricordavano il grande sasso con l’incavo sotto cui era comodo dormire, il punto con un minuscolo ruscelletto di acqua pulita dove era sensato accamparsi per mangiare.

Giunsero al villaggio delle donne, e già a distanza ne era evidente la desolazione. Non c’erano giochi, non c’erano canti, solo una sbigottita tristezza.

Quando finalmente arrivarono, un silenzio dolente li circondò e finalmente, zoppicando, col viso tumefatto, venne Madama Tara.

«La bambina è stata rapita. Sono venuti a prenderla. Nulla abbiamo potuto».

«Chi?» chiese Rois.

«Uomini molto grossi, biondi, armati di balestra. Parlavano a malapena la nostra lingua, ma avevano le insegne delle Sette Cime».

«Quando è successo?» chiese ancora Rois.

«Solo ieri» rispose la vecchia donna.

Hania si maledisse.

Prendere Roa avrebbe dovuto essere la prima cosa da fare dopo la vittoria, non l’ultima.

Aveva sbagliato, aveva sbagliato di nuovo, un errore enorme, tragico.

Come era possibile che sapessero di Roa? Come era possibile che l’avessero trovata, se neanche avrebbero dovuto sapere della sua esistenza?

Si rispose da sola.

Aveva usato i topi, li aveva scatenati insieme ai gabbiani, ai calabroni e agli scorpioni. Aveva usato l’esercito oscuro che apparteneva anche a suo padre. Aveva vinto la battaglia, ma aveva segnalato la sua presenza alle forze oscure, che fino a quel momento avevano avuto il sospetto, non la certezza della sua presenza a Geno. Fino ad allora, infatti, non erano venuti a cercarla. Avevano solamente inviato delle grida e, ora che ci pensava, era verosimile che lo stesso tipo di messaggio fosse stato inviato a tutti i paesi limitrofi al regno. Fino a quel momento nessuno aveva avuto la certezza.

Muovendo il suo esercito di topi e calabroni, lei li aveva resi certi.

Ma anche sapendo questo, come avevano potuto sapere che la piccola fosse al villaggio dei bambini salvati, proprio lì, e che tra tutti i bambini fosse quella?

«Cercavano una bambina di un anno e lei era l’unica piccola di un anno» singhiozzò Madama Tara.

Simbolo di separazione paragrafi

Hania si guardò intorno. Incontrò lo sguardo attento e maligno di una capra e distolse immediatamente il suo. Ecco qual era l’animale che suo padre aveva scelto, quello diventato i suoi occhi.

Con un gesto appena accennato, fece cenno alla vecchia signora di tacere. Poi, con aria noncurante, estrasse una freccia dalla faretra, la incoccò e abbatté la bestia: un unico colpo nel cuore. Poi le si avvicinò e la decapitò, così che i suoi occhi ormai senza vita non potessero continuare a percepire.

Il suo gesto destò perplessità e qualche timida protesta riguardo al fatto che le capre erano la loro riserva, avevano il latte, facevano compagnia e si abbattevano solo d’inverno, quando non c’era nient’altro da mangiare.

Hania aveva ancora la spada sanguinante in mano e le bastò un’occhiata perché tutte le voci riscoprissero l’adamantina bellezza del silenzio.

«Partiamo immediatamente» disse Rois.

«Vengo con voi» disse Madama Tara.

«Fuori discussione» disse Rois. «Sareste un peso e una preoccupazione, dobbiamo cercare nostra sorella».

«Non posso restare qui, quella bimba è la luce della mia vita. Preferisco morire che starle distante. Non vi rallenterò in nulla, cucinerò per voi. Vi farò la zuppa di polpo. La mia specialità. Se non ci sono polpi dove andiamo, vi farò la zuppa di cavolo. La ricetta è la stessa della zuppa di polpo, ma si mette il cavolo. Andiamo. Non volete che venga? Non potete impedirmi di seguirvi. Tu, non mi impressioni con quella spada. Io vi seguo».

Hania decise che non era il caso di preoccuparsi. Avrebbero seminato la vecchia signora in mezza giornata, così da non farle correre nemmeno il pericolo di traversare la frontiera.

Si rese conto che la vecchia non portava la pietra verde che le aveva regalato. La donna si accorse del suo sguardo e si giustificò.

«La pietra? Ce l’ha la piccola. Gliel’ho messa al collo perché così era più tranquilla, piangeva di meno. Ha perso prima la mamma e poi voi, era triste. Con la pietra al collo sorrideva di più».

Hania ci pensò. Roa aveva la pietra verde su di sé.

Forse quella era una buona notizia.

«Io so scrivere» disse Madama Tara, tirando fuori un pezzo di pergamena che portava nascosto in seno. «E avevo con me la pergamena, l’inchiostro e la penna d’oca. Li avevo portati perché tra qualche anno avrei insegnato alla piccolina. Ho scritto quello che hanno detto quei soldati. Parlavano una lingua dura e ignota, ma ho scritto quei suoni e li ho ripetuti così da essere in grado di ripeterveli quando vi avessi rivisto, e ora siete qui. Ecco, hanno detto: Nen pinnagere kiss luulye, akkor portimao anfádtól. Anfád soldog resz».

La vecchia dama li fissò speranzosa.

Hania cercò nella sconfinata memoria delle sue sconfinate conoscenze. Il Regno delle Sette Cime aveva arruolato tra i suoi armigeri i barbari delle tribù oltre le frontiere. Un’idea folle e gravida di tragedia. La lingua era un ulteriore imbarbarimento di un ceppo già molto rozzo, ma era comprensibile.

Avevano detto: “Non piangere piccola idiota, ti portiamo da tua madre. Tua madre sarà contenta”.

Allora Haxen era viva!

E probabilmente anche Dartred.

Hania avvertì Rois con un gesto della mano. Lo guardò boccheggiare, poi inginocchiarsi per terra, prendersi la faccia tra le mani e piangere per la gioia.

Lei rimase immobile, con la sua apparente consueta impassibilità. In realtà la sua mente era in fermento, forse anche il suo cuore.

Sua madre era ancora in vita.

L’idea di vivere a Geno in pace con i due fratellini, quindi, si dissolveva. Si andava al Regno delle Sette Cime, allo scontro.

«Sto arrivando, madre. Sto arrivando, sorellina» mormorò Hania con la sua bocca senza voce. «E arriverò in tempo, lo giuro».

Come aveva detto Martilo il fabbro, non sempre si potava essere senza macchia, ma si poteva sempre decidere di essere senza paura.